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Autore: Jocelyn Loxley    11/01/2013    2 recensioni
E tra Serpeverde e messer Grifondoro
l’unione era salda, l’affetto un ristoro.
Ma poi cosa accadde, che cosa andò storto
per rendere tale amicizia gran torto?
Io c’ero e ahimè qui vi posso narrare
com’è che il legame finì per errare…

Ennesima Godric ♥ Salazar...
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Godric, Salazar, Serpeverde
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
- Questa storia fa parte della serie 'Dame, cavalieri & intrighi amorosi a corte'
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Questa nuova fic è per Payton,
per la sua crisi d'astinenza,
per la sua voglia di leggere flash-fic
quasi poetiche e devastanti.
I ♥ you dear!


 



 

Orgoglio e Pregiudizio
Godric
Salazar
 


Or son mill’anni o forse più
che l’ultimo punto cucito mi fu:
i gran fondatori del nobil maniero
sortivan tra loro un patto sincero.
«Insieme insegnare, vicini restare»
il motto riuscì i quattro amici a legare:
perché mai vi fu sodalizio più vero
che tra Tassorosso e fier Corvonero.
E tra Serpeverde e messer Grifondoro
l’unione era salda, l’affetto un ristoro.
Ma poi cosa accadde, che cosa andò storto
per rendere tale amicizia gran torto?
Io c’ero e ahimè qui vi posso narrare
com’è che il legame finì per errare… [1]
 

Pioveva. La luna in cielo era oscurata da coltri di nubi cariche d’acqua.
 
In riva al Lago Nero due figure: la prima, possenti spalle ricurve in atteggiamento di supplica, tra le mani un medaglione; la seconda, una schiena snella ed eretta in atteggiamento di regale superiorità.
 
Le gocce di pioggia infuriavano impetuose, infrangendosi sulla superficie immacolata del lago, tuffandosi nelle profondità della vasta distesa d’acqua, risuonando dolcemente di una angosciosa e cupa melodia. La stessa melodia che, greve, incombeva sul cuore infranto del valoroso Godric.
 
«Ho lottato invano… E’ inutile! I miei sentimenti non possono più essere soffocati, dovete permettermi di dirvi quanto ardentemente io vi ammiri e vi ami…» [2]
 
Con un filo di voce, finalmente il cavaliere riuscì ad esprimere quei sentimenti che gravavano così sbagliati nelle segrete fantasie del suo animo; riuscì ad esprimersi solo nel buio di una notte piovosa, a dispetto del così famoso coraggio, di modo che nessuno potesse osservare meglio quel volto: deformato dal dispiacere e rassegnato alla devastante verità di quel rifiuto.
 

Perché nemmeno l’audacia, o l’impavido carattere
una simil disgrazia posson combattere.
Messer Godric visse l’imprevedibile sfavore
di non veder ricambiato il suo vero amore.
Con tali parole l’amante lo sentì supplicare,
ma orgogliosa la serpe non volle accettare…
 

«Se i vostri sentimenti son gli stessi di Aprile, ditelo ora. Il mio affetto ed i miei desideri sono immutati, ma una vostra parola mi farà tacere per sempre. Se invece i vostri sentimenti fossero cambiati, devo dirvelo: mi avete stregato anima e corpo e vi amo… Vi amo… Vi amo… E d’ora in poi non voglio più separarmi da voi!»[2]
 
Come se si fosse ridestato, Godric ritrovò quello stimato coraggio per cui era noto e pronunciò queste ultime parole prima di cadere sulle proprie ginocchia, gli occhi spenti fissi sugli stivali di Salazar. In risposta il nobile cavaliere non ottenne parole di conforto, bensì uno sguardo carico di tutto il velenoso disprezzo che una serpe può portare in corpo.
Gli occhi del mago, vuoti e spietati, osservarono l’uomo inginocchiato ai suoi piedi e riconobbero il medaglione dorato, regalo che Salazar fu ben felice di rifiutare al tempo, e, con ostentata superbia prese a dire:
 
«Non so dimenticare presto come dovrei le sciocchezze e i mancamenti degli altri, né le offese arrecate alla mia persona. I miei sentimenti non si esaltano al minimo sforzo che si faccia per metterli in moto! Il mio carattere potrebbe essere detto un carattere risentito…» [2]
 

Ecco la sentenza del vil carceriere:
le parole calarono sul cavaliere,
come del boia la fredda lama
dei disgraziati la fine proclama.

 

«Come potete pronunciare una simile condanna. Vi baciai… E voi ricambiaste quel bacio. Vi confessai i miei sentimenti, vi ho confessato il mio amore…»
 
«Per l’appunto! Mi baciaste contro la mia volontà, disprezzabile uomo contro natura… Io non ho mai ricambiato ne il bacio ne null’altro!»
 
Ecco, un altro travolgente castigo gravò sul cuore di Godric, la mano di Salazar fu tanto crudele da estirparlo dal petto, tanto debole e già devastato da innumerevoli ferite. Vittima degli attacchi ripetuti del suo castigatore, il mago crollò rovinosamente a terra, inerme.
 
Il bel viso era immerso nel fango, la bocca respirava la pesantezza della vergogna, le vesti regali imbrattate di disprezzo, gli occhi serrati per ripararsi dall’imbarazzo, che colava come pioggia sul suo volto sfigurato dall’amarezza.
L’ultima cosa che le orecchie udirono fu il suono di passi che si allontanavano da quel luogo intriso di biasimo e desolazione. Godric fu lasciato da solo, abbandonato alla deprimente, quanto brutale, realtà: l’impavido cavaliere, mai vinto in battaglia, abbattuto da dure parole cariche di superbia, disarcionato da uno sguardo saturo di sdegno, umiliato da un uomo avvelenato dal rancore e dall’orgoglio.
 
Rimase così nella pozzanghera di pioggia, lacrime e fango per il tempo necessario ad arginare le perdite; quella notte, infatti, il valoroso Godric perse moltissimo, a partire dalla sua fierezza. Ritrovando poi una forza che non credeva nemmeno di avere e si rialzò lentamente e la sua figura iniziò a riprendere le nobili sembianze del cavaliere che fu: testa alta, spalle possenti e schiena eretta.
 
Nelle mani ancora quel medaglione dorato.
Osservandolo decise di metterlo al collo e questo volle essere da esempio, con quel gesto Godric volle dare a se stesso un memorandum: mai più alcun uomo si sarebbe avvicinato tanto al suo cuore (o a ciò che ne rimaneva), mai più sarebbe esistito alcun Salazar Serpeverde pronto ad umiliarlo.
Quel medaglione al collo volle significare tutto questo per il mago, ma non si rese conto che, allo stesso tempo, quell’oggetto rappresentava anche un ricordo del più nobile dei sentimenti, che mai più Godric Grifondoro riuscì a provare per uomo alcuno.
 

E infine quel tetro mattino si alzò
che Sal Serpeverde di qui se ne andò,[1]
col cuore spezzato Grifondoro lasciò
che invano l’attese, ma non ritornò.
Questo  accadde, ciò andò storto
 rendendo l’amore un fare contorto.
E adesso il Cappello Parlante vi appella
e certo sapete qual è la novella
che a voi tutti quanti dovrò annunciare [1]
e permettervi poi di continuare a sperare:
amate, sbagliate e innamoratevi ancora
perché è così che è andata finora.
Io qui ve l’ho detto, avvertiti vi ho
e lo Smistamento or comincerò! [1]
 



 




NdA: eccomi qui con l'ennesima Godric Salazar questa volta però mi ci hanno quasi costretta.... u.u
A perte gli scherzi, mi è piaciuto scrivere questa nuova fic, un pò diversa dal solito, con un Sal fin troppo orgoglioso che rifiuta l'amore di Godric e un Godric che ne esce sconfitto, quello che più mi è piaciuto, però, è stato inventare parti della canzone del Cappello Parlante, per rendere la storia quasi poetica - come piace dire a qualcuna... XD

Beh spero di non avervi annoiato troppo, spero di essere stata all'altezza delle aspettative.
Le note che trovate sono citazioni: [1] Spezzoni delle canzoni originali del Cappello Parlante. [2] Frasi tratte dal film Orgoglio e Pregiudizio.

Vi bacio e vi abbraccio tutti!

Jo..

   
 
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