Introduzione: Come già detto nella presentazione,
questa storia contiene spoiler sulla
seconda stagione, precisamente sulla puntata 2x06 “Tallahassee”, dopo la quale questo missing moment si colloca. Qualora non l’aveste ancora
vista, andatevene immediatamente da qui, mi raccomando!
Detto
ciò, vi auguro una buona lettura.^^ Spero abbiate voglia, alla fine, di farmi
sapere cosa ne pensate, dato che sono nuova in questa sezione.
A
presto!
Sara
Ti voglio bene
Emma
stringe quel frugoletto tra le braccia, e sorride amaramente tra le lacrime.
Non riesce a smettere di piangere e non sa se ciò è dovuto alla stanchezza
derivata dal parto o alla dolorosa scelta che ha preso.
Vorrebbe
dormire, è davvero esausta, ma non vuole sprecare nemmeno un secondo del tempo
che le resta da trascorrere in compagnia del bambino, in compagnia di suo figlio. Tra poche ore, infatti, non
appena sarà mattino, un’assistente sociale verrà a prenderlo per darlo in
adozione, e lei non lo rivedrà mai più.
È
meglio così. Sa che è la decisione giusta da prendere, perché lei non sarà mai
una buona madre.
Come
può, del resto? Non ne ha mai avuta una, di madre. I suoi genitori l’hanno
abbandonata, neonata, sul ciglio della strada, senza curarsi minimamente di
quel che le sarebbe potuto accadere. Avrebbe potuto morire.
Non è quello
che stai facendo anche tu, ora, con tuo figlio?, le chiede
una vocina subdola, insinuandosi nella sua mente, ma Emma la mette subito a
tacere. Non è la stessa cosa, lo sa. Suo figlio verrà dato in adozione, sarà
affidato ad una famiglia che gli vorrà bene e che gli darà una vita migliore di
quella che lei gli può offrire.
Lei,
Emma Swan, non è altro che una giovane delinquente
che ha dato alla luce il proprio figlio dietro le sbarre. E dietro le sbarre,
per ironia della sorte, ce l’ha fatta finire proprio il padre del bambino,
Neal. L’ha incastrata, dopo quello che avrebbe dovuto essere il loro ultimo
furto, quello che finalmente avrebbe concesso loro una vita normale, da persone
oneste. Emma era stata così stupida da crederci davvero, senza accorgersi che
Neal si stava servendo di lei, che la stava usando e per poi gettarla via, così
da godersi il bottino da solo.
E
ora Emma è in una cella buia, illuminata solo dalla luce della luna, e fra le
braccia stringe il frutto di quella relazione che è stata la sua rovina. Ha giurato
a se stessa che non si fiderà mai più di un uomo, che rimarrà da sola, perché
può contare solo sulle proprie forze.
No,
con queste premesse non può essere una buona madre. Orfana, con un passato da
delinquente, disoccupata, senza una casa e senza un uomo al proprio fianco
educherebbe il figlio nel peggior modo possibile. Sta facendo per lui quello
che è più giusto.
Continua
a ripeterselo per convincersene sempre più.
Guarda
il neonato per l’ennesima volta, per imprimersi a fondo nella mente l’immagine
di quel volto rugoso, ancora rosso per lo sforzo dovuto al parto.
Non
gli ha nemmeno dato un nome; farebbe troppo male. Significherebbe dargli un’identità,
affezionarsi a lui per poi separarsene di lì a poche ore. Così facendo
rischierebbe di convincersi a tenerlo, a tentare di crescerlo, e il risultato
sarebbe pessimo. E se così non fosse, se lo desse comunque in adozione, quel
nome diventerebbe il suo peggiore incubo, si incuneerebbe nella propria mente e
le rinfaccerebbe ogni giorno quel che ha fatto. Dare un nome al bambino
aggiungerebbe tormento al dolore e alla solitudine che già prova.
-
Spero tu sia felice, piccolo mio – sussurra, cullandolo. È avvolto in una copertina
celeste e dorme beatamente, ignaro del destino che lo attende.
-
Ti voglio bene – gli dichiara, prima di posargli un bacio sulla fronte.