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Autore: Pikky    11/01/2013    2 recensioni
Spoiler 2x06
Flashfic sui pensieri di Emma poco dopo aver dato alla luce Henry, scritta alla luce di ciò che abbiamo scoperto finora sul passato di lei, nella seconda stagione.
Dalla storia:
Emma stringe quel frugoletto tra le braccia, e sorride amaramente tra le lacrime. [...]
Vorrebbe dormire, è davvero esausta, ma non vuole sprecare nemmeno un secondo del tempo che le resta da trascorrere in compagnia del bambino, in compagnia di suo figlio. Tra poche ore, infatti, non appena sarà mattino, un’assistente sociale verrà a prenderlo per darlo in adozione, e lei non lo rivedrà mai più.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Emma Swan, Henry Mills
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Introduzione: Come già detto nella presentazione, questa storia contiene spoiler sulla seconda stagione, precisamente sulla puntata 2x06Tallahassee”, dopo la quale questo missing moment si colloca. Qualora non l’aveste ancora vista, andatevene immediatamente da qui, mi raccomando!

Detto ciò, vi auguro una buona lettura.^^ Spero abbiate voglia, alla fine, di farmi sapere cosa ne pensate, dato che sono nuova in questa sezione.

A presto!

Sara

 

 

 

 

Ti voglio bene

 

Emma stringe quel frugoletto tra le braccia, e sorride amaramente tra le lacrime. Non riesce a smettere di piangere e non sa se ciò è dovuto alla stanchezza derivata dal parto o alla dolorosa scelta che ha preso.

Vorrebbe dormire, è davvero esausta, ma non vuole sprecare nemmeno un secondo del tempo che le resta da trascorrere in compagnia del bambino, in compagnia di suo figlio. Tra poche ore, infatti, non appena sarà mattino, un’assistente sociale verrà a prenderlo per darlo in adozione, e lei non lo rivedrà mai più.

È meglio così. Sa che è la decisione giusta da prendere, perché lei non sarà mai una buona madre.

Come può, del resto? Non ne ha mai avuta una, di madre. I suoi genitori l’hanno abbandonata, neonata, sul ciglio della strada, senza curarsi minimamente di quel che le sarebbe potuto accadere. Avrebbe potuto morire.

Non è quello che stai facendo anche tu, ora, con tuo figlio?, le chiede una vocina subdola, insinuandosi nella sua mente, ma Emma la mette subito a tacere. Non è la stessa cosa, lo sa. Suo figlio verrà dato in adozione, sarà affidato ad una famiglia che gli vorrà bene e che gli darà una vita migliore di quella che lei gli può offrire.

Lei, Emma Swan, non è altro che una giovane delinquente che ha dato alla luce il proprio figlio dietro le sbarre. E dietro le sbarre, per ironia della sorte, ce l’ha fatta finire proprio il padre del bambino, Neal. L’ha incastrata, dopo quello che avrebbe dovuto essere il loro ultimo furto, quello che finalmente avrebbe concesso loro una vita normale, da persone oneste. Emma era stata così stupida da crederci davvero, senza accorgersi che Neal si stava servendo di lei, che la stava usando e per poi gettarla via, così da godersi il bottino da solo.

E ora Emma è in una cella buia, illuminata solo dalla luce della luna, e fra le braccia stringe il frutto di quella relazione che è stata la sua rovina. Ha giurato a se stessa che non si fiderà mai più di un uomo, che rimarrà da sola, perché può contare solo sulle proprie forze.

No, con queste premesse non può essere una buona madre. Orfana, con un passato da delinquente, disoccupata, senza una casa e senza un uomo al proprio fianco educherebbe il figlio nel peggior modo possibile. Sta facendo per lui quello che è più giusto.

Continua a ripeterselo per convincersene sempre più.

Guarda il neonato per l’ennesima volta, per imprimersi a fondo nella mente l’immagine di quel volto rugoso, ancora rosso per lo sforzo dovuto al parto.

Non gli ha nemmeno dato un nome; farebbe troppo male. Significherebbe dargli un’identità, affezionarsi a lui per poi separarsene di lì a poche ore. Così facendo rischierebbe di convincersi a tenerlo, a tentare di crescerlo, e il risultato sarebbe pessimo. E se così non fosse, se lo desse comunque in adozione, quel nome diventerebbe il suo peggiore incubo, si incuneerebbe nella propria mente e le rinfaccerebbe ogni giorno quel che ha fatto. Dare un nome al bambino aggiungerebbe tormento al dolore e alla solitudine che già prova.

- Spero tu sia felice, piccolo mio – sussurra, cullandolo. È avvolto in una copertina celeste e dorme beatamente, ignaro del destino che lo attende.

- Ti voglio bene – gli dichiara, prima di posargli un bacio sulla fronte.

 

 

   
 
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