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Autore: MissSyl    11/01/2013    2 recensioni
E' sotto il cielo della Francia che scoppierà la passione travolgente e intensa tra due giovani. 1900, Josephine era sdraiata sotto i primi raggi primaverili ed proprio in quel momento che la sua vita cambiò del tutto.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Francia, 1911.

-Signorina Josephine-  una voce e delicata interruppe il silenzio in cui si era celata la camera. La donna si avvicinò alla enorme finestra e aprì le tende ricamate a mano, quando il fasciò di luce colpì la ragazza che dormiva serenamente pronunciò qualche parole incomprensibile e tirò su le lenzuola in modo da coprirsi del tutto. La donna di servizio sospirò e si avvicinò al suo letto, - signorina vostra madre mi ha chiesto personalmente di dovervi svegliare. Forse devo ricordarle che giorno è oggi?- Dopo poco le lenzuola si mossero e una testa spuntò da sotto esse, - non ce ne è bisogno, lo ricordo perfettamente.- disse lei seccata e poi tirò giù le coperte – vado a prepararle il bagno .- disse chinandosi e andando nel bagno. La ragazza sospirò e poi trovò la forza di alzarsi, poggiò i piedi sul pavimento freddo e si avvicinò alla grande finestra. Era una fantastica mattina di primavera, i fiori stavano sbocciando e con essi anche le rose bianche che man mano crescevano rampicandosi sulla finestra. Sospirò e si voltò, - signorina il vostro bagno è pronto.-  lei fece un leggere cenno di testa, - grazie.- .
 
I due uomini  erano comodamente seduti sulle sedie del l’ufficio del signore Andrè, mentre bevevano whisky  e fumavano sigari. – Penso che mio figlio sia adatto alla vostra bellissima, figlia.-  disse l’uomo per poi fare un  tiro, - anche io ne sono pienamente convinto. Adrien è un bravo ragazzo, saprà sicuramente far felice mia figlia, poi diciamocelo, cosa meglio di questo matrimonio che unire ancora di più la nostra amicizia?- - sarà tutto perfetto.- disse sorridendo, - ma  fatelo anche entrare in ragazzo per favore.- disse ed il ragazzo fu accompagnato dentro, - signore – disse salutandolo con una stretta di mano, l’uomo gli diete una pacca sulla spalla e gli fece cenno di accomodarsi. – dopo gli studi cosa pensi di fare?- il ragazzo sorrise – credo che intraprenderò la carriera di mio padre, diventare un brillante dottore è il mio obbiettivo.-  Andrè annuì  e guardò poi l’amico – complimenti ancora amico mio.-  poco dopo fece ingresso una donna dai capelli color ebano raccolti in modo complicato, gli occhi radiosi e la bocca serrata in un sorriso. Alla vista della signora,  gli uomini si alzarono baciandole la mano e poi si avvicinò a suo marito Andrè. – cara sai se nostra figlia è pronta?- la donna si girò verso la cameriera, - Josephine non ancora pronta?- -sì signora, sta arrivando.- appena finito di pronunciare quelle parole la ragazza fece il suo ingresso. Teneva lo sguardo basso e le mani congiunte, i capelli color miele lasciati sciolti dove erano stare raccolte solo le ciocche e fermate dietro alla testa con un fermaglio. Aveva la pelle color porcellana e un fisico formoso che in quel momento era “intrappolato” sotto il vestito. – Adrien presentati .- disse il padre quasi ad spingerlo con forza tra le sue braccia, il ragazzo le prese la mano quasi con paura di farle del male e la baciò  - è un piacere incontrarla signorina Josephine.- lei sorrise forzata – il piacere è mio, signor Adrien. –
-cosa studia?- chiese lei sotto braccio a quel ragazzo che aveva conosciuto da poco, ma così poco da odiare quella situazione. Il matrimonio combinato era una delle cose, di cui, aveva paura. Anzi, più che paura aveva un senso di odio verso tutto quello. Ma ogni volta che cercava delle spiegazioni plausibili, si sentiva rispondere che era un dovere e che doveva servire per continuare a portare alto il nome della famiglia. –ho appena finito gli studi. Ora desidero solo intraprendere la carriera di medico, come mio padre.- disse fiero e lei annuì – bene.- erano solo dieci minuti che passava con lui e già era incredibilmente annoiata e pensare di doverci passare il resto della vita, la uccideva dentro. Adrien passò l’intero pomeriggio a parlare dei suoi studi e su come una moglie dovrebbe essere nei suoi confronti, di quanti figli avrebbe voluto e in quale scuola di altissimo livello avrebbe voluto mandarli. Josephine si limitava ad annuire, ma in verità avrebbe voluto urlargli in faccia che non le fregava assolutamente   niente dei suoi studi, che non avrebbe voluto avere figli da lei e tanto meno sposarsi con lui. Ma tutto questo accadeva solo dentro di lei, mentre fuori sorrideva e qualche volta accennava un sorriso. Quando arrivarono le cinque gli venne servito del thé, in quel momento alla ragazza venne da fare la domanda che si portava dietro da sempre, - Adrien, lei ha mai provato a vivere davvero?- quella domanda spiazzò il ragazzo, - cosa intende per vivere davvero?- lei alzò le spalle e una volta preso un sorso di thè riposò la tazzina sul piattino, - nel senso ha mai fatto qualcosa che sentiva di fare, senza dar conto a nessuno. Magari prendendo il cavallo e andarsene a galoppare negli immensi prati, ha mai vissuto come fosse il suo ultimo giorno sulla terra, ha mai amato qualcuno così tanto da sentire lo stomaco far male ogni volta. Ha mai baciato qualcuno sotto il cielo stellato di una calda estate?-  ad ogni parola il ragazzo arrossì visibilmente e vederlo così in difficoltà la faceva divertire. –Credo di non averlo mai fatto. Ma quando staremo insieme potremo far tutto questo insieme.- la ragazza nascose la sua espressione infastidita dietro alla tazza di thè che stava per portare alla bocca.
- ma ti sembra il modo?- disse sua madre continuando a far avanti e indietro con le mani poggiate sui fianchi. Josephine si stava spazzolando lentamente i capelli lunghi e roteò gli occhi stufa. – non ho fatto niente di che.- la madre le si avvicinò e la osservò riflessa nello specchio, -ti sembrano domande da fare? – disse lei spazientita e quando vide che sua figlia non le rispose le si avvicinò, -ascoltami bene, questo matrimonio è per il nostro bene, cerca di non mandare tutto a l’aria signorina.- concluse e poi si alzò uscendo. Poco dopo la ragazza si girò verso la cameriera, - te cosa ne pensi?- la donna spalancò gli occhi –signorina io non saprei .- -anche te la pensi come i miei genitori?- -non mi sono mai ritrovata in una situazione del genere.-  alzò le spalle sospirando, - vado a dormire, almeno cercherò di non pensarci.- la cameriera sorrise e poi chiuse la porta.
 
Passeggiava sotto il sole tiepido di primavera, aveva un capello in testa e l’aria spensierata tra i fiori, che di tanto in tanto osservava o ne sentiva l’odore. – ehi figliolo non ti incantare e pensa a lavorare, più tosto.- disse un uomo dando un colpo alla spalla del ragazzo, lui lo guardò nervoso come ad averlo interrotto da un’apparizione magica. – devo andare in bagno, sostituiscimi per un po’.- - ehi non puoi fermarti così! Alexis torna qui!- cercò di chiamarlo l’uomo più adulto ma fu inutile, - lascialo andare a divertire un po’ non gli capita mai!- esclamò un altro ridendo – ma non può divertirsi durante l’ora di lavoro!-
Josephine raccoglieva di tanto in tanto le margherite bianche che spuntavano nel grande prato, poi le portava vicino alla bocca e sorrideva chiudendo gli occhi mentre ne sentiva l’odore delicato. Si inginocchiò e senza aver paura di rovinare il bel vestito che indossava, si sdraiò a terra. Chiuse gli occhi e si lasciò riscaldare dal sole tiepido di primavera. Improvvisamente sentii un’ombra  posarsi davanti al suo sole e interrompere quella magia. Aprii gli occhi e davanti ad essa trovò la persona più bella che abbia mai visto in tutta la sua vita. Un viso d’angelo la scrutava in silenzio, con un sorriso appena pronunciato. Si alzò facendo pressione con i gomiti, - lei sarebbe?- domandò la ragazza,a quella domanda lui spalancò gli occhi e guardò altrove - mi scusi non volevo interromperla.- disse lui e fece per ritornare indietro, Josephine si alzò e gli corse dietro, poi le poggiò la mano sulla spalla facendolo girare, - non le ho mica detto che mi ha disturbata. – disse poi sorridendo con dolcezza e tranquillità. Lui abbassò la testa e si rigirò il capello che aveva tra le mani, - devo ritornare a lavoro signorina, non posso stare qui a parlare con lei .- senza aggiungere altro fece un lieve cenno con la testa e si girò e ritornò al suo posto. Josephine lo guardò andarsene non capendo. Forse era stata troppo brusca,  sospirò e poi si aggiustò il vestito stropicciato e senza tornare indietro se ne riandò a casa.
-          Dove sei stato si può sapere?- il ragazzo sospirò cercando di non risponderle male a quel che era il suo capo e tornò al suo lavoro, -vuoi rispondermi!- urlò l’uomo avvicinandosi minacciosamente dietro le sue spalle, - non sono affari che ti riguardano.- -se si mette in gioco il mio lavoro, sono affari che mi riguardano!- urlò e Alexis continuò ad ignoralo, ma il suo capo preso dalla rabbia lo fece voltare e lo sbatté con le spalle contro il muro –non ti azzardare mai più a non rispondermi.- gli altri operai si avvicinarono ad esso staccandolo dalle prese del ragazzo, - andiamo lascialo stare.- il suo capo si scrollò le loro braccia da dosso quando fu abbastanza lontano da Alexis e tornò al suo lavoro.
 
 
 
 
 

 
 
 
 
  
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