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Autore: nakahime    11/01/2013    3 recensioni
Ci sono cose che la pioggia non può occultare: le ali, ad esempio. E anche i ricordi.
[Destiel; slash]
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: Lime, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Autrice: nakahime/nakashima
Fandom: supernatural
Pairing: Dean/Castiel
Personaggi: Dean Winchester, Castiel,
Rating: giallo
Genere: romantico, sentimentale, fluff (ma non scherziamo).
Avvertimenti: slash, lime
Note: terza one-shot del ciclo "le storie ripubblicate di Naka" ho pensato di aggiungere questa un po' perché la canzone da cui nasce mi sta aiutando molto in questo periodo, e un po' perché è una delle storie da me scritte che mi piacciono di più. Spero che vi farà piacere ricordarla (se l'avete già letta) o leggerla se è la prima volta che la incontrate. Le recensioni, come sempre, sono una cura per l'animo devastato di una povera "scrittrice" in difficoltà.
Disclaimer: i personaggi non mi appartengono, quanto scritto è tutta fantasia e non ci guadagno nulla.
Da leggere con a message in sottofondo. Perché questa musica fa piangere anche gli angeli.

Ali e pioggia.

Dean si strinse nelle spalle e strofinò i palmi delle mani sulle braccia scoperte, era uscito senza indossare il suo giubbotto e ora ne pativa le conseguenze.
Guardò la sala giochi dietro di sé, le luci erano spente e dentro non c'era più nessuno ma pioveva a dirotto e lui non aveva un ombrello, si sarebbe preso un malanno.
Sospirò decidendo di farsi coraggio e affrontare il temporale, sperando solo di non doversela vedere con un brutto raffreddore o -peggio ancora- l'influenza, l'indomani.
Papà sarebbe tornato presto e non poteva ammalarsi o ammettere di essere uscito, lasciando Sam da solo e, come se non bastasse, essersi preso un raffreddore. Avrebbe firmato la sua condanna a morte.
Un lampo illuminò il cielo buio e il tuono che arrivò poco dopo rombò nell'aria facendola vibrare; Dean socchiuse gli occhi dallo spavento, ma s'impose di mantenere la calma “sei un uomo, non devi aver paura dei tuoni. E' stupido.” ripeté nella propria mente, prendendo un bel respiro e cominciando a correre verso il motel nel quale suo padre aveva parcheggiato lui e Sam.
La pioggia picchiava violenta su di lui, l'acqua s'insinuava sotto la sua esile t-shirt e si scontrava con il suo volto, pioveva intensamente e le sue palpebre grondavano la pioggia che cascava su di lui e che le appesantiva. Non ci vedeva quasi più.
Un altro tuono accompagnò l'ennesimo lampo e lui si portò le mani alle orecchie cercando di smetterla di tremare; la pioggia era talmente fitta da non lasciargli capire dove fosse finito.
Trovò un riparo di fortuna sotto il tetto spiovente di una palazzina e respirò tentando di mantenere la calma, doveva tornare prima che Sammy si svegliasse a causa del temporale, e soprattutto doveva evitare di bagnarsi così tanto.
Faceva freddo, oltretutto, e la pioggia sul suo corpo accentuava quella spiacevole sensazione irritando la sua pelle.
- Dannazione! - imprecò a denti stretti sospirando dalla frustrazione.
Un altro tuono si librò nell'aria ma il suono venne attutito da due mani che si posarono sulle sue orecchie.
Il Winchester sussultò, voltandosi di scatto. Osservò con occhi sgranati la figura dietro di sé che non aveva notato prima – Chi sei? - chiese circospetto.
Era un ragazzino proprio come lui, forse più grande di qualche anno, aveva i capelli neri e gli occhi di un blu tanto acceso da ipnotizzarlo per alcuni lunghi secondi.
- Mi chiamo Castiel – osservò il ragazzo, piegando il capo di lato.
Il Winchester si allontanò di qualche passo, non era saggio fidarsi degli sconosciuti, soprattutto se comparsi dal nulla – E' stato un piacere. Ora però devo tornare a casa – gesticolò il piccolo cacciatore, arretrando, prima di venire colpito dalla pioggia gelata e sibilare per il freddo. - Sei Dean Winchester? - chiese Castiel, ignorando le parole di Dean che lo fissò confuso. Gli occhi dell'altro brillarono nel buio, al piccolo umano sembrarono innaturali ma, allo stesso tempo, confortanti.
Il ragazzo pensò di non doversi fidare: suo padre lo aveva addestrato proprio per non lasciarlo cadere in trappole così banali. Eppure quel ragazzino aveva qualcosa in sé, qualcosa di bizzarro che non lo faceva apparire come un nemico.
- Che ci fai tutto solo sotto la pioggia? - chiese il Winchester spavaldo, come se non fosse stato nella stessa situazione.
- Ho disobbedito agli ordini, non dovrei essere qui. Ma oggi ho letto il tuo destino ed ero curioso di conoscerti. - spiegò il ragazzo con le braccia penzolanti lungo i fianchi.
Dean non capì, ma non obiettò. Si limitò a guardarlo come fosse impazzito – Ti senti bene, amico? -
Castiel avanzò verso di lui continuando a fissarlo – Hai paura della pioggia? -
Dean arrossì sotto l'insistenza di quello sguardo – No, certo che no. Le femmine hanno paura, io non lo sono. -
- Certo che no, perché dovresti esserlo? -
- No, era... era un modo di dire. Io devo andare ora, quindi se non hai un ombrello da condividere, striscia via -
Castiel assottigliò le palpebre nascondendo a metà le iridi blu – Perché dovrei strisciare se ho delle gambe? -
Dean lo guardò scioccato, doveva essere stupido, o forse si stava semplicemente prendendo gioco di lui.
- Se vuoi posso accompagnarti io a casa – mormorò il ragazzo mantenendo il contatto con i suoi occhi e camminando verso la pioggia lasciando che questa lo colpisse.
Dean lo osservò sempre più convinto che l'altro fosse pazzo, ma quando lo vide alzare il capo al cielo e spiegare dal retro delle sue spalle due immense ali bianche, sentì il cuore perdere un battito.
Le piume risplendettero nel buio, la pioggia non le scalfiva ed erano completamente asciutte, limpide, immacolate.
Come attratto da una forza invisibile e sconosciuta, in Dean crebbe la voglia irrefrenabile di affondare le dita tra quelle piume. Sarebbe dovuto scappare, era evidente che quell'essere non fosse umano, eppure quelle ali lo richiamavano come se, in qualche modo, gli appartenesse.
- Io sono un angelo del Signore. Un giorno ci incontreremo e io ti salverò. - spiegò Castiel, aprendo le ali in due immensi archi che si estendevano verso il piccolo cacciatore.
Dean camminò verso di lui, passeggiò come incantato sotto gli archi formati da quelle ali, le guardò brillare nell'oscurità e arrivò a pochi passi dall'angelo.
- Come fai a saperlo? - chiese il Winchester alzando una mano e allungandola fino a sfiorare le piume più vicine a lui. Il contatto li fece fremere entrambi; Castiel tremò abbassando il capo e Dean percepì una scarica elettrica scivolare lungo l'arto che aveva toccato qualcosa di così candido. Qualcosa d'irreale.
- I nostri destini sono scritti, Dean. Noi saremo insieme, un giorno. -
- Insieme. -
La pioggia picchiettava sulle ali che ora si erano chiuse intorno al giovane uomo formando un bozzolo luminoso. Era un riparo caldo e rassicurante, avrebbe voluto sentirsi sempre così, pensò Dean, giocherellando con le piume che lo circondavano.
- E' un sogno? - chiese, con una vaga incrinatura nella voce.
Paura che lo fosse davvero, paura che tutto quello non fosse vero.
Castiel sorrise di nuovo in quel modo tutto suo – No, non lo è. -
Dean si avvicinò a lui e lo guardò attentamente – Se sei un angelo, puoi portare indietro mia mamma? -
L'altro abbassò lo sguardo e scosse il capo, in quegli occhi brillò qualcosa che al giovane sembrò dispiacere, ma non ne era sicuro.
- Un giorno capirai tutto, Dean. -
Il piccolo cacciatore allungò una mano verso i capelli neri e la poggiò tra questi – Se devi proteggermi, perché non resti con noi? -
Le ali di Castiel fremettero al contatto con il Winchester – Piaci molto alle mie ali. -
Dean sorrise e le accarezzò dolcemente lasciando scorrere i polpastrelli tra le piume, provando ad arruffarle, giocando con il loro senso, quelle piume perfette che non si lasciavano scompigliare, che non perdevano il loro candore al contatto con le mani del ragazzino.
- Anche a me piacciono molto le tue ali. -
Dean sorrise e gettò il suo sguardo in quei mari blu che lo fissavano come incantati – Sei a casa, ora – sussurrò l'angelo aprendo le ali e facendo sì che l'umano si ritrovasse nella camera di motel che aveva tentato disperatamente di raggiungere.
La pioggia continuava a cadere violenta, fuori.
- Ci rincontreremo – mormorò Castiel guardando il soffitto e chiudendo gli occhi.
- Quando? - chiese agitato il Winchester.
Non voleva lasciarlo andare. Non voleva dirgli addio.
- Quando sarai pronto.
- sussurrò l'angelo, prima di scomparire in una bolla di luce che fece chiudere gli occhi del ragazzo.
Quando li riaprì l'unica cosa che vide, fu una piuma immacolata giacente sul pavimento.

[…]

Castiel era fermo sotto la pioggia, la guardava scivolare dal cielo in tutta la sua furia. Le sue ali si libravano nell'aria godendo della sensazione di libertà e consistenza.
- Voi angeli non vi ammalate mai? - chiese una voce familiare alle sue spalle.
Si voltò e vide Dean sotto un ombrello nero guardare meravigliato qualcosa alle sue spalle: le ali.
- Mi piace la pioggia –
- Le tue ali sono bianche – mormorò il cacciatore avvicinandosi lentamente, come ipnotizzato dalla loro visione – e sono bellissime.
Castiel stirò le labbra in un sorriso – Assumono consistenza solo con la pioggia. - spiegò camminando verso l'altro e incontrandolo a metà strada.
L'umano aprì le labbra ma non parlò, guardò le ali che sfidavano la pioggia senza bagnarsi, le ammirò librarsi nell'aria in tutta la loro maestosità.
- Tutto questo mi ricorda qualcosa, ma non riesco a capire. - disse, allungando una mano, titubante.
Al contatto con le piume morbide, sentì salire una sensazione di nostalgia all'interno del petto mentre Castiel tremava di piacere.
- Ti piace? - chiese Dean, continuando ad accarezzarlo senza soffermarsi a pensare alla situazione imbarazzante in cui si trovavano entrambi.
- Piaci molto alle mie ali, Dean.
Il Winchester sorrise e osservò gli occhi blu di Castiel guardarlo con la stessa espressione nostalgica che gli si agitava nel cuore.
- Anche a me piacciono le tue ali, Cas.
Si guardarono a lungo, mentre Dean accarezzava le piume candide senza accennare a fermarsi. Era attratto da loro, dalla loro lucentezza, dalla loro morbidezza, era attratto e, in un modo che non sapeva spiegarsi, sapeva di appartenergli.
L'angelo allungò una mano a sfiorare le sue labbra – Certe cose non cambiano mai. - disse mentre il suo intero tramite godeva del contatto.
L'uomo lo guardò senza capire, ma si avvicinò a lui e poggiò le labbra contro le sue in una carezza quasi impercettibile.
Castiel sentì il cuore del proprio tramite stringersi in una morsa di piacere e qualcosa d'indefinibile, un'emozione cui non riusciva a dare un nome.
Si guardarono stupiti mentre la pioggia cadeva intorno a loro e le ali del guerriero di Dio si chiudevano intorno alla figura del cacciatore come a creare una tana luminosa e sicura.
Dean lasciò cadere l'ombrello, senza lasciar andare lo sguardo di Castiel ma, anzi, avvicinandosi a lui di alcuni passi.
- Perché lo hai fatto? - sussurrò l'angelo.
L'altro piegò il capo di lato e si sporse ancora una volta poggiando di nuovo le labbra sulle sue in un contatto che durò di più, mentre le loro bocche si saggiavano e i loro respiri si scontravano.
L'umano abbracciò i fianchi dell'angelo e lo spinse contro di sé, aprì le labbra e accarezzò con la lingua quelle del guerriero celeste; il sapore d'incenso e sale che filtrava sulla sua lingua.
Era come baciare un cavo elettrico scoperto, Castiel era elettricità pura. 
Le ali vibrarono e l'angelo aprì le labbra e lasciò entrare Dean, accogliendolo nel suo antro e accarezzando la sua lingua con la propria, in un abbraccio pieno di nostalgia e ricordi.
Dean si rivide da piccolo, immagini di un temporale e di un ragazzo che lo accompagnava a casa, le immagini di ali candide e immacolate che lo proteggevano dalla pioggia.
Si staccò da lui e lo guardò sconvolto – Ci siamo già visti, tempo fa. - mormorò, incredulo.
Castiel annuì schiudendo le palpebre umide.
Dean guardò le ali intorno a loro e sorrise – Grazie per avermi accompagnato a casa, Cas. -

   
 
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