Fandom: supernatural
Pairing: Dean/Castiel
Personaggi: Dean Winchester, Castiel,
Rating: giallo
Genere: romantico, sentimentale, fluff (ma non scherziamo).
Avvertimenti: slash, lime
Note: terza one-shot del ciclo "le storie ripubblicate di Naka" ho pensato di aggiungere questa un po' perché la canzone da cui nasce mi sta aiutando molto in questo periodo, e un po' perché è una delle storie da me scritte che mi piacciono di più. Spero che vi farà piacere ricordarla (se l'avete già letta) o leggerla se è la prima volta che la incontrate. Le recensioni, come sempre, sono una cura per l'animo devastato di una povera "scrittrice" in difficoltà.
Disclaimer: i personaggi non mi appartengono, quanto scritto è tutta fantasia e non ci guadagno nulla.
Da leggere con a message in sottofondo. Perché questa musica fa piangere anche gli angeli.
Dean
si strinse nelle spalle e strofinò i palmi delle mani sulle
braccia
scoperte, era uscito senza indossare il suo giubbotto e ora ne pativa
le conseguenze.
Guardò la sala giochi dietro di sé, le luci
erano spente e dentro non c'era più nessuno ma pioveva a
dirotto e
lui non aveva un ombrello, si sarebbe preso un malanno.
Sospirò
decidendo di farsi coraggio e affrontare il temporale, sperando solo
di non doversela vedere con un brutto raffreddore o -peggio ancora-
l'influenza, l'indomani.
Papà sarebbe tornato presto e non poteva
ammalarsi o ammettere di essere uscito, lasciando Sam da solo
e,
come se non bastasse, essersi preso un raffreddore. Avrebbe firmato
la sua condanna a morte.
Un lampo illuminò il cielo buio e il
tuono che arrivò poco dopo rombò nell'aria
facendola vibrare; Dean
socchiuse gli occhi dallo spavento, ma s'impose di mantenere la calma
“sei un uomo, non devi aver paura dei tuoni. E'
stupido.”
ripeté nella propria mente, prendendo un bel
respiro e
cominciando a correre verso il motel nel quale suo padre aveva
parcheggiato lui e Sam.
La pioggia picchiava violenta su di lui,
l'acqua s'insinuava sotto la sua esile t-shirt e si scontrava con il
suo volto, pioveva intensamente e le sue palpebre grondavano la
pioggia che cascava su di lui e che le appesantiva. Non ci vedeva
quasi più.
Un altro tuono accompagnò l'ennesimo lampo e lui si
portò le mani alle orecchie cercando di smetterla di
tremare; la
pioggia era talmente fitta da non lasciargli capire dove fosse
finito.
Trovò un riparo di fortuna sotto il tetto spiovente di
una palazzina e respirò tentando di mantenere la calma,
doveva
tornare prima che Sammy si svegliasse a causa del temporale, e
soprattutto doveva evitare di bagnarsi così tanto.
Faceva freddo,
oltretutto, e la pioggia sul suo corpo accentuava quella spiacevole
sensazione irritando la sua pelle.
- Dannazione! - imprecò a
denti stretti sospirando dalla frustrazione.
Un altro tuono si
librò nell'aria ma il suono venne attutito da due mani che
si
posarono sulle sue orecchie.
Il Winchester sussultò, voltandosi
di scatto. Osservò con occhi sgranati la figura dietro di
sé che
non aveva notato prima – Chi sei? - chiese circospetto.
Era un
ragazzino proprio come lui, forse più grande di qualche
anno, aveva
i capelli neri e gli occhi di un blu tanto acceso da ipnotizzarlo per
alcuni lunghi secondi.
- Mi chiamo Castiel – osservò il
ragazzo, piegando il capo di lato.
Il Winchester si allontanò di
qualche passo, non era saggio fidarsi degli sconosciuti, soprattutto
se comparsi dal nulla – E' stato un piacere. Ora
però devo tornare
a casa – gesticolò il piccolo cacciatore,
arretrando, prima di
venire colpito dalla pioggia gelata e sibilare per il freddo. - Sei
Dean Winchester? - chiese Castiel, ignorando le parole di Dean che lo
fissò confuso. Gli occhi dell'altro brillarono nel buio, al
piccolo
umano sembrarono innaturali ma, allo stesso tempo, confortanti.
Il
ragazzo pensò di non doversi fidare: suo padre lo aveva
addestrato
proprio per non lasciarlo cadere in trappole così banali.
Eppure
quel ragazzino aveva qualcosa in sé, qualcosa di bizzarro
che
non lo faceva apparire come un nemico.
- Che ci fai tutto solo
sotto la pioggia? - chiese il Winchester spavaldo, come se non fosse
stato nella stessa situazione.
- Ho disobbedito agli ordini, non
dovrei essere qui. Ma oggi ho letto il tuo destino ed ero curioso di
conoscerti. - spiegò il ragazzo con le braccia penzolanti
lungo i
fianchi.
Dean non capì, ma non obiettò. Si
limitò a guardarlo
come fosse impazzito – Ti senti bene, amico? -
Castiel avanzò
verso di lui continuando a fissarlo – Hai paura della
pioggia?
-
Dean arrossì sotto l'insistenza di quello sguardo
– No, certo
che no. Le femmine hanno paura, io non lo sono. -
- Certo
che no, perché dovresti esserlo? -
- No, era... era un modo di
dire. Io devo andare ora, quindi se non hai un ombrello da
condividere, striscia via -
Castiel assottigliò le palpebre
nascondendo a metà le iridi blu –
Perché dovrei strisciare se ho
delle gambe? -
Dean lo guardò scioccato, doveva essere stupido, o
forse si stava semplicemente prendendo gioco di lui.
- Se vuoi
posso accompagnarti io a casa – mormorò il ragazzo
mantenendo il
contatto con i suoi occhi e camminando verso la pioggia lasciando che
questa lo colpisse.
Dean lo osservò sempre più convinto che
l'altro fosse pazzo, ma quando lo vide alzare il capo al cielo e
spiegare dal retro delle sue spalle due immense ali bianche,
sentì
il cuore perdere un battito.
Le piume risplendettero nel buio, la
pioggia non le scalfiva ed erano completamente asciutte, limpide,
immacolate.
Come attratto da una forza invisibile e sconosciuta,
in Dean crebbe la voglia irrefrenabile di affondare le dita tra
quelle piume. Sarebbe dovuto scappare, era evidente che quell'essere
non fosse umano, eppure quelle ali lo richiamavano come se, in
qualche modo, gli appartenesse.
- Io sono un angelo del Signore.
Un giorno ci incontreremo e io ti salverò. -
spiegò Castiel,
aprendo le ali in due immensi archi che si estendevano verso il
piccolo cacciatore.
Dean camminò verso di lui, passeggiò come
incantato sotto gli archi formati da quelle ali, le guardò
brillare
nell'oscurità e arrivò a pochi passi dall'angelo.
- Come fai a
saperlo? - chiese il Winchester alzando una mano e allungandola fino
a sfiorare le piume più vicine a lui. Il contatto li fece
fremere
entrambi; Castiel tremò abbassando il capo e Dean
percepì una
scarica elettrica scivolare lungo l'arto che aveva toccato qualcosa
di così candido. Qualcosa d'irreale.
- I nostri destini
sono scritti, Dean. Noi saremo insieme, un giorno. -
- Insieme.
-
La pioggia picchiettava sulle ali che ora si erano chiuse
intorno al giovane uomo formando un bozzolo luminoso. Era un riparo
caldo e rassicurante, avrebbe voluto sentirsi sempre così,
pensò
Dean, giocherellando con le piume che lo circondavano.
- E' un
sogno? - chiese, con una vaga incrinatura nella voce.
Paura che lo
fosse davvero, paura che tutto quello non fosse vero.
Castiel
sorrise di nuovo in quel modo tutto suo – No, non lo
è. -
Dean
si avvicinò a lui e lo guardò attentamente
– Se sei un angelo,
puoi portare indietro mia mamma? -
L'altro abbassò lo sguardo e
scosse il capo, in quegli occhi brillò qualcosa che al
giovane
sembrò dispiacere, ma non ne era sicuro.
- Un giorno capirai
tutto, Dean. -
Il piccolo cacciatore allungò una mano verso i
capelli neri e la poggiò tra questi – Se devi
proteggermi, perché
non resti con noi? -
Le ali di Castiel fremettero al contatto con
il Winchester – Piaci molto alle mie ali. -
Dean sorrise e le
accarezzò dolcemente lasciando scorrere i polpastrelli tra
le piume,
provando ad arruffarle, giocando con il loro senso, quelle piume
perfette che non si lasciavano scompigliare, che non perdevano il
loro candore al contatto con le mani del ragazzino.
- Anche a me
piacciono molto le tue ali. -
Dean sorrise e gettò il suo sguardo
in quei mari blu che lo fissavano come incantati – Sei a
casa, ora
– sussurrò l'angelo aprendo le ali e facendo
sì che l'umano si
ritrovasse nella camera di motel che aveva tentato disperatamente di
raggiungere.
La pioggia continuava a cadere violenta, fuori.
-
Ci rincontreremo – mormorò Castiel guardando il
soffitto e
chiudendo gli occhi.
- Quando? - chiese agitato il Winchester.
Non
voleva lasciarlo andare. Non voleva dirgli addio.
- Quando
sarai pronto.- sussurrò l'angelo, prima di
scomparire in una
bolla di luce che fece chiudere gli occhi del ragazzo.
Quando li
riaprì l'unica cosa che vide, fu una piuma immacolata
giacente sul
pavimento.
[…]
Castiel
era fermo sotto la pioggia, la guardava scivolare dal cielo in tutta
la sua furia. Le sue ali si libravano nell'aria godendo della
sensazione di libertà e consistenza.
- Voi angeli non vi
ammalate mai? - chiese una voce familiare alle sue spalle.
Si
voltò e vide Dean sotto un ombrello nero guardare
meravigliato
qualcosa alle sue spalle: le ali.
- Mi piace la pioggia –
-
Le tue ali sono bianche – mormorò il cacciatore
avvicinandosi
lentamente, come ipnotizzato dalla loro visione – e sono
bellissime.
Castiel stirò le labbra in un sorriso – Assumono
consistenza solo con la pioggia. - spiegò camminando verso
l'altro e
incontrandolo a metà strada.
L'umano aprì le labbra ma non
parlò, guardò le ali che sfidavano la pioggia
senza bagnarsi, le
ammirò librarsi nell'aria in tutta la loro
maestosità.
- Tutto
questo mi ricorda qualcosa, ma non riesco a capire. - disse,
allungando una mano, titubante.
Al contatto con le piume morbide,
sentì salire una sensazione di nostalgia all'interno del
petto
mentre Castiel tremava di piacere.
- Ti piace? - chiese Dean,
continuando ad accarezzarlo senza soffermarsi a pensare alla
situazione imbarazzante in cui si trovavano entrambi.
- Piaci
molto alle mie ali, Dean.
Il Winchester sorrise e osservò gli
occhi blu di Castiel guardarlo con la stessa espressione nostalgica
che gli si agitava nel cuore.
- Anche a me piacciono le tue ali,
Cas.
Si guardarono a lungo, mentre Dean accarezzava le piume
candide senza accennare a fermarsi. Era attratto da loro, dalla loro
lucentezza, dalla loro morbidezza, era attratto e, in un modo che non
sapeva spiegarsi, sapeva di appartenergli.
L'angelo
allungò una mano a sfiorare le sue labbra – Certe
cose non
cambiano mai. - disse mentre il suo intero tramite godeva del
contatto.
L'uomo lo guardò senza capire, ma si avvicinò a
lui e
poggiò le labbra contro le sue in una carezza quasi
impercettibile.
Castiel sentì il cuore del proprio tramite
stringersi in una morsa di piacere e qualcosa d'indefinibile,
un'emozione cui non riusciva a dare un nome.
Si guardarono stupiti
mentre la pioggia cadeva intorno a loro e le ali del guerriero di Dio
si chiudevano intorno alla figura del cacciatore come a creare una
tana luminosa e sicura.
Dean lasciò cadere l'ombrello, senza
lasciar andare lo sguardo di Castiel ma, anzi, avvicinandosi a lui di
alcuni passi.
- Perché lo hai fatto? - sussurrò
l'angelo.
L'altro piegò il capo di lato e si sporse ancora una
volta poggiando di nuovo le labbra sulle sue in un contatto che
durò
di più, mentre le loro bocche si saggiavano e i loro respiri
si
scontravano.
L'umano abbracciò i fianchi dell'angelo e lo spinse
contro di sé, aprì le labbra e
accarezzò con la lingua quelle del
guerriero celeste; il sapore d'incenso e sale che filtrava sulla sua
lingua.
Era come baciare un cavo elettrico scoperto, Castiel era
elettricità pura.
Le ali vibrarono e l'angelo aprì le
labbra e lasciò entrare Dean, accogliendolo nel suo antro e
accarezzando la sua lingua con la propria, in un abbraccio pieno di
nostalgia e ricordi.
Dean si rivide da piccolo, immagini di un
temporale e di un ragazzo che lo accompagnava a
casa, le
immagini di ali candide e immacolate che lo proteggevano dalla
pioggia.
Si staccò da lui e lo guardò sconvolto
– Ci siamo già
visti, tempo fa. - mormorò, incredulo.
Castiel annuì schiudendo
le palpebre umide.
Dean guardò le ali intorno a loro e sorrise –
Grazie per avermi accompagnato a casa, Cas. -