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Autore: AleEchelonAle    11/01/2013    1 recensioni
Daniele è un giovane ragazzo di Taranto che s'innamora, secondo molti, della persona sbagliata.
Si puo' andare avanti dopo la perdita di una parte di sè stessi?
Si puo' continuare a sognare anche dopo aver perso tutto ciò che si amava?
Si può cadere per poi rialzarsi ancora?
Imparerà, un giorno, il mondo a capire che l'amore va oltre i limiti di molte persone?
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nel 2013 ci si aspetta che le discriminazioni razziali, sessuali o di qualsiasi altro genere siano ormai belle che andate, no?!
Scherzone burlone.
Avevo diciassette anni la prima volta che mi sono innamorato veramente. Abitavo a Taranto, in un piccolo appartamento vicino al centro, con mia madre e mio padre. Ho sempre amato le scienze: frequentavo un liceo scientifico.
Ero a metà del quarto anno quando alla mia prof di Biologia venne diagnosticato un tumore al midollo.
Era una prof fenomenale, sapeva come prenderti e ti faceva sentire in qualche modo… Speciale! Fu un colpo basso per l’intero Istituto, tutti gli studenti del suo corso, o quasi, andarono a trovarla almeno un paio di volte dopo il ricovero. Io andai più e più volte, una di queste, quasi per scherzo m’innamorai d’un paio d’occhi neri.
Era il figlio di Sara, la mia prof. Aveva quindici anni, si chiamava Luca, andava ad un liceo artistico a due ore dal mio.
Non fui l’unico ad innamorarmi, anche lui cadde vittima di questo ‘’tranello’’ .
Cominciammo ad uscire, fortunatamente casa sua non era distante dalla mia quanto la scuola e vederci non era poi così difficile.
Un paio di mesi più tardi del nostro primo incontro  ci fidanzammo ufficialmente, beh, almeno secondo noi era ufficiale, perché agli occhi della gente non restavamo altro che ottimi amici. Nessuno sembrava sospettare nulla, eppure io credo che praticamente tutti, in fondo, sapessero della nostra relazione, solo avevano paura di ammetterlo.
Già immaginavo le parole derivate dall’ignoranza delle persone:
"Un’altra coppia gay! Ora Dio ci punirà con la Peste!"
Passavamo intere giornate a casa mia dato che i miei erano spesso fuori per lavoro. Questo prima che Sara morisse, cinque mesi dopo il nostro fidanzamento, poi le cose cambiarono radicalmente: la parte migliore di me si stava spegnendo poco a poco, faticavo a trovare quella scintilla che prima marcava i suoi occhi ogni giorno. Stringevo il mio ragazzo forte al petto e gli promettevo che non l’avrei mai lasciato.
A cinque giorni dalla morte di sua madre Luca mi fece giurare che avrei detto ai miei genitori di NOI.
Lui non ebbe ne il tempo ne il coraggio di farlo, voleva che io lo facessi per entrambi: glielo giurai, l’avrei detto ai miei non appena fossero rientrati dal loro ultimo viaggio di lavoro.
Fu la prima cosa che feci non appena varcarono la soglia di casa la sera seguente. Non mi guardarono neppure negli occhi e la misera risposta di mia madre fu:  - Tienilo per te, non farlo sapere in giro. -
Mio padre non si prese neppure il disturbo di rispondermi, si tolse il cappotto e si sedette a tavola, con il giornale tra le mani aspettando che mia madre preparasse la cena.
Sarei dovuto sentirmi male, sarei dovuto crollare a terra, sulle ginocchia, con la faccia affondata tra le mani, eppure l’unica cosa che sentii fu un leggero brivido all’altezza della spina dorsale, nient’altro.
Forse non m’importava effettivamente nulla del sostegno di due persone troppo poco presenti nella mia vita per continuare ad amare la persona, secondo molti sbagliata, che mi aveva cambiato la vita: a me importava avere al mio fianco Luca, non contava nient’altro.
Otto giorni dopo aver dato la Grande Notizia ai miei, Luca venne trovato morto nella vasca da bagno di casa sua da suo padre.
Quando trovai finalmente il coraggio di rientrare in casa quel giorno notai una lettera scritta a mano su un foglio di quaderno sul mio cuscino: - L’ha lasciata Luca…- Furono le uniche parole che mi rivolse mia madre, col trucco un po’ colato e un mezzo sorriso di conforto sul volto.
Il giorno del funerale faticai ad aprire gli occhi. Non mi rimaneva più nulla se non la verità: era ora di smettere di fingere, uscire dal nascondiglio e urlare a tutti quanto male facesse perdere la persona che si ama, quanto male facesse amare in segreto.
Quando arrivò per me il momento di dire addio a Luca per l’ultima volta portai con me la sua lettera fin davanti all’altare e stando attento a non bagnare il foglio con le lacrime cominciai a leggere:
“ Caro Daniele, mi manchi."
Uno sguardo alle persone sedute tra le panche: non capivano.
“Ce la farai ad andare avanti senza di me? Ti prego, dimmi di si. Ti guarderò, sai? Ogni giorno, ad ogni singola ora. Sarà il mio passatempo preferito star a guardare la tua bellezza, i tuoi occhi color rame, le tue mani che così tante volte hanno stretto le mie. Ci morirei ancora, se potessi, guardandoti sorridere. Me ne starò tra un respiro e l’altro a ridere di quanto stupida sia la gente a pensare che amarti possa costarmi il Paradiso.
Gliela dici tu la verità? Forse dovrei farlo io prima di andarmene, almeno uno dei bastardissimi compiti che dovrai affrontare da solo quando non ci sarò più dovrei svolgerlo io, ma sai che non sono forte abbastanza senza di te, quindi ti va di farlo assieme a me?"

Cerco tra gli occhi spalancati e confusi dei presenti i due neri che tanto amo, ma non li trovo, così chiudo i miei, e li rivedo, finalmente gli occhi di Luca, a due centimetri dal mio volto, che sorridono più di quanto due di labbra possano fare, ed è in quel momento che trovo la forza ed il coraggio di guardare tutte queste persone ed urlare finalmente la verità.
Ripiego la lettera, la poggio al petto, sopra al cuore.
“E’ con immenso piacere, signori e signore, che mi sono innamorato di Luca, quasi otto mesi fa, e con orgoglio vi giuro che è stata la cosa migliore che mi sia mai successa, lasciatemi dire anche che, se per aver amato il sesso sbagliato con tutta l’anima, finirò tra le fiamme, ne sarà valsa la pena, perché godere di quelle labbra come nessuno più potrà mai fare potrebbe valere mille volte più del paradiso stesso.’’
Sembrano offesi nell’anima, questi presunti esseri umani.
Chiudo gli occhi: quasi sento la sua mano stringere la mia e questo basta a far sparire tutto il resto.
  
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