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Autore: Lux_e_Nox    12/01/2013    2 recensioni
Claire si è appena trasferita a Londra; è timida ma decisa, e grazie a ciò la sua vita verrà stravolta da 6 nuovi amici.
Dal testo:
"Lui si girò, mi mise una mano sulla spalla per spostarmi, diede una lieve botta e lo aprì. Lo guardai.
-un grazie basterebbe- se ne uscì, togliendomi qualcosa tra i capelli.
-certo, come no. Grazie- borbottai, sarcastica.
Lui mi guardò divertito, scuotendo la testa –a domani mattina!- disse, e se ne andò."
Eccomi qui con una nuova ff! Spero vi piaccia :D
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La campanella suonò, e mi diressi all’interno della scuola.
Ero nuova, fresca di trasferimento, e non conoscevo nessuno. Non sapevo neanche dove andare.
Vidi una ragazza apparentemente gentile, e mi avvicinai –scusa, puoi indicarmi dov’è la segreteria?-
-in fondo a destra, e di nuovo a destra-
-grazie- le sorrisi e mi allontanai.
Riuscii a trovare la segreteria, entrai –buongiorno, posso chiedere a lei? Mi sono appena trasferita, sono Claire Smith-
-ah si, Claire! Piacere, sono Margareth-
-piacere- porsi la mano.
-tieni, questo è tutto l’occorrente: orario e chiavi dell’armadietto, all’interno del quale troverai i libri. Buona fortuna!-
-grazie mille!- presi foglio e chiavi e mi diressi verso l’armadietto.
Fortunatamente capii presto dove era posizionato, il numero 68 al primo piano. Aprii e, dopo aver preso il libro, cercai la classe.

Cazzo, questo posto è enorme! Pensai, e dopo 10 minuti a fare su e giù dai corridoi la trovai: stanza 54, inglese. Presi un respiro profondo ed entrai, pronta alla prima strigliata di capelli dell’anno.
-permesso, scusi il ritardo, mi sono trasferita oggi e ho impiegato un po’ di tempo per trovare l’aula- balbettai.
Ero una ragazza timida e trovarmi di fronte a 30 sconosciuti mi metteva agitazione.
-tu devi essere miss Claire Smith, giusto?-
-si, sono io-
-ragazzi datele il benvenuto, è la nuova ragazza italiana- annunciò il professore, rivolto alla classe –parli molto bene l’inglese- mi disse.
-mio padre è madrelingua- sorrisi e andai a cercare un posto. Mi girai intorno e vidi l’unico affianco ad una ragazza, sicuramente cheerleader, la si riconosceva dall’abbigliamento: divisa della squadra, fisico slanciato capelli lunghi castani raccolti in una coda ordinata, trucco delicato.
-posso?-
-mmh mmh- disse, con indifferenza.

Sentivo le occhiate di tutti, e cercai di sprofondare il più possibile sotto il banco. Il professore continuò imperterrito la sua lezione, e tentai invano di prendere appunti. Quando la campanella annunciò la fine della prima ora, tutti si scapicollarono fuori dalla classe, tutti tranne la mia compagna di banco e 5 ragazzi che ci si avvicinarono. O meglio, le si avvicinarono.
Cercai di fare l’indifferente, e di non udire i loro discorsi, raccogliendo la mia roba. Ma involontariamente seguii tutto.
-fino a che ora hai le prove oggi?- chiedeva con interesse un tipo moro ed affascinante. A dir la verità lo erano tutti. Ma non mi soffermai molto a guardarli, altrimenti avrei destato troppo sospetto.
-fino alle 5, poi vi raggiungo, ok?- rispondeva lei.
Io intanto avevo finito di mettere a posto  le cose, e corsi fuori dall’aula, dopo aver scambiato una fugace occhiata con uno dei ragazzi, un riccio.

Ecco che riprendeva il quesito dell’aula: dove dovevo andare?
Quasi avesse letto i miei pensieri, la ragazza sconosciuta mi parlò –secondo piano, aula di fronte alle macchinette-
La guardai interrogativa, ma ringraziai.
-scusa, prima non mi sono presentata. Candice, piacere-
-piacere mio, non preoccuparti- le sorrisi.
-ti va di venire al nostro tavolo oggi?-
-si, ok. Spero di trovare almeno quello!- tentai di sdrammatizzare.
-lo troverai, non ti preoccupare- e se ne andò.

Nelle ore successive trovai più facilmente le altre aule, e giunse il momento di andare in mensa. La stanza era enorme, piena di studenti accalcati al bancone per servirsi il cibo. Poi individuai Candice, e la raggiunsi.
-ciao- la salutai con un sorriso.
Rise –ma che vuoi? Davvero credevi di poterti sedere QUI? Vai via!-
Tra lo sbalordito e l’imbarazzato, corsi fuori dalla mensa, in giardino, senza voler udire le risate di scherno dietro di me.
-sei stata davvero una stronza Can! Poverina!- disse il riccio, ridendo.
-giààà!- fece lei, continuando.
Mi sentivo umiliata. Vai a fidarti della gente! Sentivo gli occhi bruciarmi, ma mi opponevo alle lacrime che volevano scendere con tutta me stessa. Non potevo mostrarmi debole. Mai. Così entrai di nuovo in mensa, presi un vassoio, e feci la fila per prendere il pranzo.
-ancora qui?-
-scusa se è un luogo pubblico- la fulminai.
-non fare l’impertinente con me, tesoro-
-non chiamarmi tesoro- continuai.
Lei, di tutta risposta, mi si avvicinò e ‘per sbaglio’ mi sporcò la maglietta con la sua crocchetta di patate.
-ma che ti ho fatto, dico io?- urlai. Tutti mi fissavano, e improvvisamente nella mensa calò il silenzio più totale. Vedendola continuare a ridere, avevo avuto l’impulso di scaraventarle tutto il vassoio addosso. Purtroppo però non volevo rovinarmi la reputazione per una come lei, quindi semplicemente iniziai a ridere e tirai avanti, indifferente.
Presi il vassoio pieno e mi diressi nel cortile, su una panchina. Mangiai, poi andai in bagno tentando di rimuovere la macchia sulla maglietta, con scarso successo. La gente continuava a fissarmi, tra stupore e curiosità. Ad un certo punto, mi si avvicinò un ragazzo.
-posso farti una foto?-
-perché?-
-per il giornaletto della scuola! Ho già il titolo ‘nuova arrivata….’-
-no grazie- lo interruppi, e me ne andai.
Non volevo essere scortese ma proprio non avrei sopportato altro in quella giornata. Mi avvicinai all’armadietto e arrivò la terza batosta di benvenuto. Com’è che si dice? Non c’è due senza tre! il mio compagno d’armadietto, il numero 69, era l’amico riccio di Candice. Feci finta di nulla e iniziai a combattere con l’apertura. E muoviti! Pensai, imprecando.
Lui si girò, mi mise una mano sulla spalla per spostarmi, diede una lieve botta e lo aprì. Lo guardai.
-un grazie basterebbe- se ne uscì, togliendomi qualcosa tra i capelli.
-certo, come no. Grazie- borbottai, sarcastica.
Lui mi guardò divertito, scuotendo la testa –a domani mattina!- disse, e se ne andò.
-non vedo l’ora!- gridai di rimando, con un lieve sorriso sulle labbra.
-wow, complimenti!- disse una ragazza passando.
-cosa?- chiesi, confusa.
-Harry Styles ti ha parlato! Ritieniti fortunata ragazza!-
-e chi sarebbe?-
-solo uno dei ragazzi più fighi e desiderati della scuola- rispose, con un tono del tipo ‘sfigata, ma non l’avevi capito?’
-ah ok- chiusi l’armadietto e andai alla fermata dell’autobus per tornare a casa.

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Ciiiiiiiiiiao :3
nuova ff! :D vi avverto: i primi capitoli potrebbero risultare privi di grandi avvenimenti, ma la storia vera e propria si svilupperà in seguito, don't worry ;)
Buona lettura :)
  
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