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Autore: _Hope_Infinity    12/01/2013    1 recensioni
Ho passato sedici anni con il timore che mia madre entrasse d'improvviso nella mia camera ed incominciasse a picchiarmi, dipendente com'era da tutte quelle droghe e l'alcool. Non uscivo di casa, mangiavo poco, pochissimo perché lei non cucinava quasi niente essendo sempre impegnata nei suoi "affari". A tredici anni e mezzo mi vestì in un modo diverso dal solito, troppo scoperto, troppo esagerato per la mia età. Diceva che lo faceva per il nostro bene, per un po di soldi. A tredici anni e mezzo persi la verginità.
Mio padre? Chissà dov'era, o se c'era ancora. Non l'ho mai conosciuto e nemmeno lui ha mai voluto conoscermi. Ero tutto uno sbaglio.
Genere: Drammatico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti
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Perché sono ancora qui? Che senso ha? Le domande che mi ripetevo ogni giorno.

La mia vita non ha mai avuto un senso, sin da quando sono nata. Sono stata un errore di mia madre, commesso con qualche scappatella con un uomo. Una botta e via. Non mi voleva, non se lo aspettava. Lui nemmeno voleva sentire più mia madre e se ne era andato, non impordandogliene nulla della situazione, di me.

Ho passato sedici anni con il timore che mia madre entrasse d'improvviso nella mia camera ed incominciasse a picchiarmi, dipendente com'era da tutte quelle droghe e l'alcool. Non uscivo di casa, mangiavo poco, pochissimo perché lei non cucinava quasi niente essendo sempre impegnata nei suoi "affari". A tredici anni e mezzo mi vestì in un modo diverso dal solito, troppo scoperto, troppo esagerato per la mia età. Diceva che lo faceva per il nostro bene, per un po di soldi. A tredici anni e mezzo persi la verginità. 

Mio padre? Chissà dov'era, o se ancora c'èra. Non l'ho mai conosciuto e nemmeno lui ha mai voluto conoscermi. Ero tutto uno sbaglio.

Le poche volte che mi presentavo a scuola mi guardavano tutti male, mi giudicava anche chi mi conosceva da un giorno, per via delle storie che si raccontavano su di me. Ero diventata la "puttanella emarginata" dell'istituto. Incominciai a dimagrire spaventosamente; ogni notte, mentre mia madre era a casa di qualche sconosciuto, e quando non dovevo "entrare in servizio" io, concedevo al mio sangue di scorrere silenzioso sulle braccia, bagnando i vestitini esageratamente corti. La lametta scorreva rapidamente sui polsi e in poco tempo comparivano segni rossi che si allargavano sempre di più. La mia vita stava andando a rotoli.

Per quanto ne so, ero figlia unica, ero sola al mondo. Ero sola.

Ormai avevo finito tutte le lacrime, mi rimanevano solo le gocce rosse dei numerosi tagli. Finii due volte in ospedale, solo perché mia madre se ne accorse quasi all'ultimo momento. Il dottore le disse che soffrivo di anoressia leggera ed ero un autolesionista. Lei mi guardò con disprezzo, sapevo che a casa mi avrebbe sgridato con le sue maniere, anche perché l'ospedale aveva voluto dei soldi per la mia visita non prevista.

Tornate a casa iniziò ad insultarmi pesantemente, diceva che ero una figlia terribile, viziata, capricciosa e disobbediente. Una piccola puttana svogliata. E mi picchiava, mi tirava ceffoni così forti da farmi girare la testa, mi tirava i capelli. 

Una sera era ubriaca, molto ubriaca, ed aveva appena litigato con un suo cliente che non aveva voluto pagarla. Io ero chiusa in camera, terrorizzata. Lei continuava a piangere nervosamente e sbraitava dal soggiorno, ogni tanto sentivo il rumore di cose che cadevano rovinosamente a terra. Poi aprì la mia porta, furiosa, volendo scaricare la sua rabbia sull'unico problema: me.

Mi fece alzare e mi diede ceffoni sulle mie guance rigate ormai dalle lacrime. "Non piangere puttana!" ripeteva. Sembrava pazza. 

"Non meriti di vivere!" 

"Hai causato solo problemi!"

E in quel momento avrei voluto morire, volevo che la mia vita finisse. La pressione era tanta: non studiavo, in quel periodo era l'ultimo dei miei problemi; venivo usata dagli uomini, anche molto più grandi di me; mia madre mi odiava e mi picchiava; mi tagliavo e soffrivo di anoressia. Stavo lentamente morendo.

Poi decisi di fare il grande passo che mi avrebbe salvata dal mondo orribile in cui mi ritrovavo, mi avrebbe portata lontano da dolore, lontano da tutto…

Cinque giorni dopo quella sera, mi ritrovarono nella mia camera. Avevo una lametta in una mano e dalle braccia e le gambe usciva copiosamente tanto sangue, troppo sangue. Fui portata in ospedale dove cercarono di richiudere le mie ferite, ma la mia anoressia e i tagli troppo profondi lo impedirono. Il mio cuore smise di battere, non riuscendo a pompare sangue a sufficienza. Mi spensi velocemente, e finalmente sentii la pace, il silenzio.

Sono Fage Henneson, o almeno questo è il cognome che era scritto sull'anagrafe, ho ancora sedici anni. Come mai? 

Sono un angelo. Un angelo custode.



Buonzalve pipols :))
Uhm.. non so che dire. Mi è venuta sul momento e volevo condividerla con tutte le 0 persone che leggono le mie cose LOOL No apparte gli scherzi, eccola qui, se vi va recensite :'))

Anyway, un bacio:3
*tira un bacio alle schermo* <3
SCIAUZ!
  
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