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Autore: aylee    01/08/2007    14 recensioni
SPOILER H.P. 7!! - SPOILER H.P. 7!! - ...qualcuno non è daccordo con la rowling!
Genere: Comico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Prima di cominciare, alcuni avvertimenti:
1) QUI C’è UN GRANDE SPOILER RIGUARDO ALLA MORTE DI UN PERSONAGGIO MOLTO AMATO IN H.P. 7, non andate avanti se non avete letto il libro (a questo punto vi ho avvertito in tutti i modi  )
2) Come molti di voi trovo che la Rowling si sia soffermata troppo poco su questa morte, e dal momento che già alcune bellissime ff sono state scritte per ricordare come merita questo personaggio, ho deciso di provare a sdrammatizzare un po’! Inizialmente può non sembrare, ma il vero protagonista della fic è lui…
3) La storia è scritta senza NESSUN intento di offendere la Rowling (a cui sono immensamente grata per la creazione dei nostri eroi), né la sua famiglia. TUTTO quello che dirò su di loro è chiaramente di mia invenzione, a parte i nomi dei familiari che sono pubblici ormai da molti anni (Neil, il marito, Jessica la figlia maggiore, David e Mackenzie i figli piccoli, che, come la Rowling ha recentemente sottolineato, data la loro età sono ancora abbastanza all’oscuro di tutta la ‘faccenda Harry Potter’).

VENDETTA, TREMENDA VENDETTA

J. K. Rowling assaporò lentamente gli ultimi sorsi del suo tè, mentre lo sguardo vagava distratto sul giornale aperto di fronte a lei. Era stata una settimana faticosa. Un piccolo sorriso le increspò le labbra mentre ripensava alla valanga di mail che aveva ricevuto –ed era solo la prima settimana, mio Dio!

Sospirò mentre un lungo brivido le correva lungo la schiena, quello stesso brivido di felicità, emozione ed incredulità che negli ultimi anni era stato un compagno fedele: la scrittrice più famosa del pianeta, i suoi romanzi letti in tutto il mondo, i suoi personaggi amati da milioni di lettori… a volte le sembrava ancora impossibile.

E adesso era finita. Fine. The end.
Una settimana prima “The Deathly Hallows” era uscito nelle librerie, e a lei a volte sembrava un secolo: le conferenze, gli autografi, gli incontri, e poi ancora altre conferenze ed altri autografi…aveva davvero molto, molto bisogno di una vacanza.

Senza contare che sembrava che un’entità superiore avesse deciso di riportare lei e tutta la sua famiglia con i piedi ben piantati a terra, scatenando proprio negli ultimi sette giorni una serie di piccoli incidenti domestici che, sommati a tutto il resto, l’avevano quasi fatta impazzire.

Era cominciato tutto la mattina dello stesso 21 luglio.
Si stava dirigendo in bagno ancora assonnata quando aveva colto il suo riflesso in un bagliore dello specchio, e quasi le era preso un colpo: una quantità impressionante di macchie rossastre di ogni forma e dimensione le ricopriva il viso.

Dopo lo shock iniziale, e dopo essersi assicurata che si trattasse di un semplice sfogo probabilmente dovuto alla stanchezza e alle emozioni, aveva riflettuto sul da farsi: non era più una ragazzina, pronta ad imbarazzarsi per un brufolo sul naso, ma, accidenti, ritrovarsi ricoperta di bolle il giorno in cui avrebbe dovuto comparire davanti alle telecamere di mezzo mondo, era un po’ troppo!
Decisa a non farsi rovinare una delle giornate più belle della sua vita, si rassegnò all’idea di sottoporsi ad una lunga seduta di trucco.

La mattina seguente era stato peggio: David e Mackenzie che erano piombati nella sua camera da letto strepitando che c’era dappertutto un odore ‘schifosissimo’. E non esageravano, come lei suo marito avevano presto scoperto: l’odore sembrava venire dal bagno, era di quelli della peggior specie e si stava rapidamente insinuando in ogni angolo della casa.

Mentre Joanne cercava di preparasi per un’altra impegnatissima giornata, nonostante il caos generale, era arrivato l’idraulico, che dopo una mezz’ora di attenta indagine aveva dichiarato con aria piuttosto perplessa che proprio non riusciva a capire, sembrava non ci fosse nulla fuori posto.

“Signora Rowling, qualcuno le avrà lanciato una maledizione”, aveva aggiunto con un sorriso, e lei si era sforzata di annuire educatamente nonostante trovasse molto poco divertente che, in quella che doveva essere la sua settimana di trionfo, si fosse ritrovata a perder tempo dietro a problemi assurdi per ben due volte in due giorni. E ancora non sapeva cos’altro la aspettava.

Quando era tornata a casa la sera, non desiderando altro che una cena tranquilla ed il suo letto accogliente, aveva scoperto che meno di un’ora prima il cane era stato colto da un attacco di diarrea fulminante e incontenibile, e l’intera famiglia lo osservava con apprensione mentre afflitto si aggirava per casa. Con cadenze regolari di poco più di mezz’ora si lanciava verso la porta abbaiando disperatamente, per poi fare pochi passi nel giardino e liberarsi del contenuto del suo intestino, che sembrava improvvisamente diventato inesauribile. La scena si ripeté diverse decine di volte fino a notte alta, e nonostante suo marito si fosse offerto di occuparsi lui della faccenda, la mattina dopo Joanne non di sentiva affatto riposata.

Da quel momento si erano verificati talmente tanti piccoli e grandi disastri che non riusciva nemmeno a ricordarseli tutti: qualcuno aveva dimenticato la vasca aperta e avevano trovato il bagno allagato (il che aveva causato l’inevitabile scatenarsi di accuse incrociate); l’irrigatore del giardino era impazzito proprio mentre erano lì a prendere il tè con alcuni ospiti, inzuppandoli tutti; un passero distratto era entrato in casa attraverso una finestra e, c’erano volute due ore di vera e propria caccia per riacchiapparlo e rimetterlo in libertà; qualcuno aveva distrattamente messo il sale nella zuccheriera, mentre la lavastoviglie e la lavatrice avevano deciso di rompesi a distanza di poche ore; e poi… e poi cos’altro?

Eh sì, era stata davvero una lunga settimana…e a quanto pare i guai non accennavano a finire, pensò Joanne alzando gli occhi al cielo mentre Jessica irrompeva nel suo studio seguita da una strillante Mackenzie.

“Mamma”, quasi gridò la ragazza più grande, “Mackenzie ha fatto un disastro!”

“Non è vero, non sono stata io!!”, ribatté la bambina con le guance in fiamme e gli occhi lucidi.

“Come no! Eri in bagno a giocare con la tua bambola, e poco dopo guarda un po’, mi ritrovo la schiuma da barba di papà mischiata con la mia spuma anticrespo!”

“Ti… ti sei messa la schiuma da barba di papà in testa?”, domandò Joanne che cominciava a capire quale fosse il problema, e tentava disperatamente di non scoppiare a ridere mentre girava intorno alla figlia maggiore osservando il disastro che aveva al posto dei capelli.

“Certo, come facevo ad immaginare una cosa del genere! E adesso guarda cosa è successo, e fra mezz’ora devo uscire, e…”

“Va bene, va bene”, la interruppe la madre prima che cominciasse a gridare di nuovo, “ascolta, sono sicura che hai tutto il tempo per lavarti di nuovo i capelli, e se farai un po’ di ritardo le tue amiche ti aspetteranno. Nel frattempo”, proseguì alzando leggermente la voce per prevenire altre proteste, “io farò due chiacchiere con tua sorella, va bene?”

Con un ultimo sguardo furioso Jessica uscì dalla camera, e Joanne poté finalmente portare la sua attenzione sulla figlia più piccola.

“Allora Mackenzie? Poco fa eri davvero in bagno, ti ho vista anche io…”

“Non sono stata io…”, borbottò ancora una volta la bimba imbronciata.

“Sei sicura, tesoro? Magari è stato solo un errore, stavi facendo un gioco e…”

“Ma ti ho detto di no!! È stato lui!”

“Lui?”, domandò perplessa Joanne sollevando un sopracciglio.

“Il ragazzo con i capelli rossi!”

“Ah… lui, certo”, rispose la madre cercando di nascondere un sorriso.

Mackenzie aveva tirato fuori questa storia del ‘ragazzo con i capelli rossi’ fin dalla seconda mattina, quando si erano svegliati soffocati da quell’odore nauseante.
Nello scompiglio generale che ne era seguito ad un certo punto si era accorta che la figlia più piccola, con la fronte appoggiata ad una finestra del soggiorno, sorrideva ed agitava una mano, come a salutare qualcuno.

“Chi saluti amore?”, le aveva chiesto dissimulando l’apprensione che qualche fan invadente fosse riuscito a penetrare fin nel loro giardino.

“Saluto lui!”, aveva risposto la piccola girandosi a guardarla e puntando un ditino verso il prato che però, quando Joanne si affacciò, risultò deserto.

“Oh… è andato via!”, aveva mormorato la bambina con aria delusa.

“Ma chi era? Lo conoscevi?”

“No, era un ragazzo con i capelli rossi e una faccia molto simpatica, l’ho visto seduto di fronte alla finestra e rideva tantissimo, e poi mi ha visto anche lui e ha cominciato a fare un sacco di smorfie divertenti!”

“Capisco…”, aveva mormorato la donna.
Si era ripromessa di indagare, ma il caos della mattinata le aveva fatto dimenticare quel piccolo episodio.

Se n’era ricordata nei giorni seguenti, quando, poco dopo l’incidente del passero, la figlia l’aveva raggiunta nella sua camera da letto con un espressione molto seria, affermando che l’animale non era entrato in casa da solo.

“E’ stato lo stesso ragazzo dell’altro giorno, quello con i capelli rossi. L’ho visto mentre si sporgeva da una finestra e liberava il passero in casa. Anche lui mi ha visto, mi ha sorriso e ha fatto l’occhiolino, e poi è… poi è…”

“Poi cosa, tesoro?”, aveva domandato la donna, che stava ancora cercando di capire se doveva divertirsi per il racconto improbabile della figlia, o se doveva preoccuparsi.

“…poi è sparito!”

C’era stato un attimo di silenzio, poi Joanne aveva ripetuto, per essere sicura di aver capito bene: “Sparito. Nel senso di scomparso.”

“Sì, proprio così!”, aveva annuito la bimba con slancio, “Come una magia! È la verità mamma, l’ho visto, sono sicura!”

Ecco, lo sapeva: ce l’aveva messa tutta per non far sentire trascurati i suoi figli, ma alla fine gli effetti di tutto quel ‘caos potteriano’, come lo chiamava sua sorella, si facevano sentire lo stesso, e adesso sua figlia fantasticava di ragazzi con i capelli rossi che apparivano e sparivano in casa, guarda un po’ la coincidenza!

“Tu non mi credi…”, la voce scocciata di Mackenzie la distolse dalle sue riflessioni, e si rese conto che la bambina sembrava esserci rimasta davvero male.

“Vedi”, cominciò, cercando di essere diplomatica, “è che è una cosa molto difficile da… ehm… da credere…”

“Ma sono sicura!! Non me lo sto inventando, davvero!”

Si guardarono negli occhi qualche altro secondo, quel tanto che bastò per farle sorgere un piccolo, piccolissimo dubbio –insomma, credere in una fantasia del genere era troppo anche per una bambina che ha una madre molto famosa e molto impegnata- e si disse che forse Mackenzie poteva davvero aver visto qualcosa -certo, non quello che pensava di aver visto, ma comunque qualcosa.

“Allora dirò a papà di controllare, va bene?”

La figlia aveva intuito la serietà nella risposta, e con un sorriso era corsa via.

E lei aveva davvero parlato con Nail, e insieme avevano controllato il sistema di sicurezza e le telecamere che le circostanze li obbligavano a tenere sempre in funzione, soprattutto in quei giorni, ma alla fine era risultato assolutamente impossibile che qualcuno di sconosciuto si fosse introdotto nel giardino o nella casa. E ancora una volta Joanne aveva accantonato il pensiero, limitandosi a quel che le interessava –coccolare Mackenzie all’infinito quando fossero stati in vacanza.

E adesso eccola di nuovo alla carica, e ovviamente era stato il fantomatico ragazzo, e non lei, a scambiare la spuma della sorella con i prodotti da barba del papà…
Guardando la figlia che ancora imbronciata se ne andava dalla stanza a passo qusi correndo, chiaramente consapevole di non essere stata creduta, decise che forse non avrebbe aspettato le vacanze per risolvere la questione.

Con un sospiro si diresse verso sua camera da letto per finire di prepararsi, dopo pochi minuti sarebbero venuti a prenderla per portarla ad un altro incontro con i lettori. Infilò distrattamente una mano nella borsa alla ricerca degli occhiali, ma la ritrasse subito dopo con un’esclamazione sorpresa: all’interno della borsa una penna era chiaramente esplosa, e Joanne si ritrovò a fissare la sua mano sporca di inchiostro scuro e appiccicaticcio con aria perplessa.

Prima ancora di aver avuto il tempo di formulare un qualunque pensiero al riguardo, qualcosa di molto simile ad una risata soffocata sembrò crepitare e poi rimanere sospesa nell’aria, alla sua destra, facendole rizzare i capelli sulla nuca.

Rimase un attimo immobile, sentendosi stupidamente ma inevitabilmente spaventata, prima di voltarsi e percorrere la stanza con lo sguardo.
Nulla.

…nulla davvero?

Per un attimo, un folle attimo, fu tentata di aprire la bocca e chiamare un nome, quel nome, il nome che le era balenato nella testa fin dalla prima volta che Mackenzie aveva tirato fuori la sua incredibile storia.

Ma fu, appunto, un attimo.
L’attimo dopo Joanne stava scuotendo energicamente la testa, ripetendosi che questo era quello che succedeva quando si passa troppo tempo con i proprio personaggi, e che decisamente sua figlia non era l’unica ad avere bisogno di un po’ di relax.

Tornò ad osservare la mano macchiata, e con un sospiro rassegnato si diresse in bagno.

* * *

Qualche secondo dopo, nella camera rimasta vuota, due occhi penetranti e divertiti presero lentamente forma nel punto esatto da cui era arrivato lo strano suono, seguiti da una bocca che sembrava esser fatta apposta per ridere.

Mentre finiva di tornare visibile, il ragazzo si concesse un’altra risata.
Gli piaceva quella donna, gli piaceva quella famiglia. Gli ricordava un po’ la sua.
Ma ancora per un po’ sarebbe rimasto in circolazione, quel tanto che fosse bastato per essere sicuro che la Rowling si ricordasse di lui per molto, molto tempo.
Perché nessuno, nemmeno lei, poteva permettersi di ignorare Fred Weasley.

  
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