Serie TV > Grey's Anatomy
Ricorda la storia  |      
Autore: _Trixie_    13/01/2013    3 recensioni
[Spoiler nona stagione]
Dopo la morte di Adele, Richard è entrato a far parte delle vite di Meredith e Derek e soprattutto della piccola Zola. Passano gli anni, Zola cresce e Richard scopre di essere affetto da un tumore e di avere pochi mesi di vita.
Zola gli confessa di aver trovato i diari di nonna Ellis in soffitta e chiede a zio Richard di parlarle di lei.
Genere: Angst, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Ellis Grey, Richard Webber
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio, Nel futuro
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Nickname: _Trixie_
Titolo: You still love her.
Personaggi: Richard Webber, Ellis Grey, Zola Shepherd
Pairing: Richard/Ellis
Tipo di coppia: Het
Genere: Angst, malinconico
Lunghezza storia: One-Shot
Rating: Giallo.
Avvertimenti: -
Note: -
Contesto: Nel futuro, Prima dell’inizio.
Introduzione: Dopo la morte di Adele, Richard è entrato a far parte delle vite di Meredith e Derek e soprattutto della piccola Zola. Passano gli anni, Zola cresce e Richard scopre di essere affetto da un tumore e di avere pochi mesi di vita.
Zola gli confessa di aver trovato i diari di nonna Ellis in soffitta e chiede a zio Richard di parlarle di lei.
 

You still love her

 
L'amoureuse de tous le romans,
l'héroïne de tous le drames,
le vague ellede tous le volumes de vers.*

 
 
«Riesci a parlare, zio Richard? Sei stanco?»
«Ma certo, Zola, cosa c’è?»
La invitai con un cenno della mano a sedersi accanto a me sul letto, in quella familiare stanza del Seattle Grace Mercy West, l’ospedale in cui avevo trascorso la mia intera vita.
E dove stavo morendo per un tumore scoperto troppo tardi.
«Si tratta della nonna, in realtà» aggiunse lei una volta seduta, guardandosi le mani che teneva appoggiate sulle ginocchia.
Aveva ormai compiuto i vent’anni, ma ancora stentavo a credere che non fosse più una la piccola Zola. L’avevo vista crescere tra le braccia di Meredith e Derek, che mi avevano accolto nella loro vita dopo la morte di Adele.
Ero affezionato a quella bambina, anzi, a quella giovane donna come se fosse mia figlia.
Annuii nuovamente per incoraggiarla, ma non feci altre domande.
Sapevo che si stava riferendo a nonna Ellis.
«Ho letto i diari della nonna, tutti, dal primo all’ultimo. Ma ancora non capisco… io non capisco chi fosse » disse dopo un attimo di esitazione.
«Tua nonna era un ottimo chirurgo, Zola, la migliore che io abbia mai conosciuto. Era rigida con i colleghi, ma mai crudele e-».
«Scusa se ti interrompo, zio Richard. Questo lo so, questo lo sanno tutti. Ma io sono sua nipote. E di Ellis Grey so soltanto quello che il resto del mondo sa. Ma…»
Zola lasciò la frase in sospeso, come a cercare le parole più adatte.
«Ma vuoi sapere di più. Vuoi che ti parli di Ellis, vero? Non della dottoressa Grey» conclusi.
Lei si limitò ad annuire, in attesa, con uno sguardo fermo negli occhi.
Io esitai.
Erano passati anni, decenni, da quando avevo rotto con Ellis eppure il mio amore per lei era ancora lì, pronto a divampare nuovamente si fosse avvicinata una scintilla.
Zola fu quella scintilla ed io sospirai rassegnato.
«Ellis era.. Ellis era l'innamorata di tutti i romanzi, l'eroina di tutti drammi, lo sfumato leidi ogni raccolta di versi*. Ellis era una protagonista, anche nella vita. Lei non si accontentava di essere e basta, né di vivere una vita sola, lei voleva essere qualcuno, Zola, e voleva vivere per sempre. Nei ricordi degli altri, nelle loro parole, nella storia della Medicina, nel…» alzai gli occhi, prima di proseguire, per incontrare quelli di Zola, «nel mio cuore».
«Come ci si può innamorare di una donna così? Che soffoca il mondo perché lei possa avere più ossigeno? Una donna così competitiva da volere che tutti attorno a lei vivano nella mediocrità?» chiese arrossendo.
Le lanciai uno sguardo indagatore.
«Ho letto anche i diari della mamma» aggiunse, titubante.
Io mi limitai a sorridere.
«Con uno sguardo, ecco come ci si innamora di una donna così»
 
Mi aspettavo di trovarmi a condividere la specializzazione con aspiranti dottori bianchi, di famiglia benestante e colmi di disprezzo nei miei confronti: un povero nero che aveva fatto i lavori più disparati per mantenersi gli studi.
E le mie aspettative si rivelarono corrette fino a quando non la vidi.
Gracile, tra quei ragazzi dalle spalle larghe e la voce profonda, pensai che si sentisse impaurita, così mi presentai.
«Richard Webber, piacere» dissi, tendendole le mano con un sorriso cordiale.
Lei non mi rivolse lo sguardo altero che aveva riservato a tutti fino a quel momento, né piegò la bocca in segno di sfida e sufficienza.
No, lei mi sorrise, non solo con la bocca, ma anche con quegli occhi luminosi.
«Ellis Grey» rispose, stringendo la mia mano.
 
Fui strappato dal mio ricordo dalle parole di Zola.
«E poi? D’accordo, il colpo di fulmine, può succedere, ma poi? Mia nonna ti amava, l’ho letto nei diari, era evidente. Ma era comunque…»
«Prepotente? Tirannica? Dittatoriale?» la incalzai, con un mezzo sorriso.
«Sì» confermò Zola con una smorfia, io ridacchiai.
«Sì, Ellis sapeva essere estremamente autoritaria, non c’è dubbio, ma…»
 
Fu lei a baciarmi per prima. Accadde nello spogliatoio degli specializzandi.
Chiuse la porta e mi si avvicinò togliendosi la maglietta, come se fosse abituata a mostrarsi nuda di fronte a me.
Risposi al bacio e vi misi tutta la passione che avevo provato a soffocare in quei mesi.
Mi prese le mani e le posò sul suo fondoschiena. Io strinsi, strinsi fino a farle male.
Lei si staccò dalle mie labbra e sorrise.
«Ero stanca di aspettare che facessi la prima mossa» disse, premendo più forte il suo corpo contro il mio, le sue braccia esili a cingermi il collo, una mano affondata nei miei capelli.
«Ellis, non possiamo. E Adele? Thatcher?» le ricordai. «E lui o lei?» aggiunsi, spostando una mano ad accarezzarle la pancia.
Era incinta di pochi mesi. Ellis cercava di nascondere la gravidanza con vestiti larghi e pancere, ma quel cambiamento non mi era sfuggito.
Lei si stupì.
«Come fai a saperlo?» chiese, ritraendosi leggermente.
Io non le permisi di allontanarsi di più.
«Ti osservo spesso» confessai imbarazzato.
Lei sorrise.
«Io voglio te, Richard».
«Ellis, se solo potessi vi prenderei, tu e la piccola creatura che cresce dentro di te, e ti porterei via, lontano, dove nessuno ci consoce. Ma non posso farlo, ok? Perché uno dei due finirebbe per pentirsene» le sussurrai, accarezzandole i capelli e attirandola a me. «E di sicuro non sarò io».
«Richard, io non…»
«Non dirlo, tanto non cambierebbe le cose» la fermai, stringendola più forte.
«D’accordo».
Rimanemmo in silenzio, stretti l’uno tra le braccia dell’altra, come se quello fosse lo scopo della nostra vita. E probabilmente lo era.
«Dillo di nuovo, di’ che mi porterai via, ma dillo come se fosse possibile» disse poi, scostandosi per guardarmi negli occhi.
Ricambiai lo sguardo e feci come aveva chiesto.
 
«Zio? Zio Richard? Ti senti bene?»
Ritornai nuovamente nel presente al suono della voce incalzante di Zola.
«Sì, scusami, mi ero, mi sono, un attimo, distratto. Cosa stavo dicendo?»
«Dicevi che mia nonna era una donna autoritaria, lasciando una contraddizione in sospeso» mi ricordò Zola.
«Giusto, sì, infatti. Era disposta a tutto, per le persone che amava…»
 
Bussai a casa sua una sera di dicembre. Pioveva e faceva freddo, io ero bagnato da capo a piedi e furioso, per essere stato sbattuto fuori da casa mia da Adele dopo una tremenda lite nata per una futilità.
«Richard! Cosa ci fai qui?!» domandò Ellis aprendo la porta e scostandosi velocemente per farmi entrare.
La casa era estremamente accogliente. Nel camino ardeva un fuoco scoppiettante, dal quale si spandevano calore e un dolce profumo di legna per tutta la casa.
«Ho litigato con Adele, mi ha cacciato fuori di casa» le spiegai, alzando leggermente la valigia.
Mi ero fermato sullo zerbino di casa, non volevo disseminare acqua in giro rovinando quella casa perfetta.
Credei di vedere brillare i suoi occhi per qualche secondo, ma mi convinsi che si trattava solo del riflesso del fuoco.
«Oh, mi dispiace. Ma forza, entra, scaldati davanti al fuoco» mi invitò. Era in camicia da notte e si teneva le mani sulla schiena, all’altezza della vita.
Mancavano pochi giorni al parto e la sua pancia era enorme.
Protestai, ma lei mi tolse il cappotto e lo sistemò su una sedia accanto al camino. Pochi istanti dopo levai le scarpe e la seguì, accomodandomi sul divano accanto a lei.
«Thatcher è via per lavoro, tornerà tra qualche giorno. Non vuole perdersi la nascita di sua figlia ed è terrorizzato al pensiero di perdersela» mi spiegò, accarezzandosi la pancia distrattamente.
«Scusa se sono piombato a casa tua a quest’ora, ma non sapevo dove altro andare» tentai di scusarmi.
«Non importa» mi rassicurò. «Puoi rimanere qui tutto il tempo che serve».
«Grazie, Ellis» dissi, con il cuore gonfio. Era amore, amore autentico, ora posso dirlo, ma allora non lo riconobbi. Appoggiai una delle mie mani, ormai calda e asciutta grazie al fuoco, sulla sua e la strinsi brevemente, ma lei non lasciò che la spostassi.
«Senti» disse, guidando la mia mano sulla sua pancia, direttamente a contatto con la sua camicia da notte. La bambina dentro di lei scalciò, io sorrisi entusiasta.
Era la sensazione più pura che avessi mai provato in vita mia.
«Diventerà un chirurgo» disse, sorridendo nel reprimere una lieve fitta di dolore, «a giudicare da come sta già prendendo confidenza con il mio addome».
 
«…perdonava anche chi le infliggeva le umiliazioni più dure…»
 
«Non hai lasciato, Adele?» domandò fredda, non appena scese dalla giostra dove aveva accompagnato Meredith.
«Ellis, mi dispisce…»
«Va’ al diavolo, tu e il tuo dispiacere, andateci entrambi! Del tuo dispiacere non me ne faccio proprio nulla, Richard!» esclamò con rabbia.
«Ellis, ascoltami, per favore».
«Avevamo preso una decisione, Richard! Io ho lasciato Thatcher e non ho intenzione di tornare indietro, quindi ascoltami bene, te lo chiederò per l’ultima volta: lascerai Adele, per me?»
Non risposi, abbassai lo sguardo a terra.
Lei urlò, scosse la testa, vidi un paio di lacrime fare capolino dai suoi occhi, ma non rinnegò mai l’amore che mi portava.
Mi maledisse e maledisse quell’amore insieme al mio nome, fino a quando sua figlia urlò, cadendo dalla giostra.
Mentre soccorreva Meredith io scappai.
Scappai da Ellis, scappai dalla famiglia che avrei potuto avere, scappai dall’amore.
Il giorno seguente trovai una busta bianca nella cassetta della posta.
Dietro c’era scritto solo il mio nome, ma riconobbi la calligrafia rigida di Ellis.
 

Quando mi cercherai sarò ancora lì ad aspettarti,
con amore, Ellis.

 
«… e amava tua madre Meredith. La amava come se, anche dopo la nascita, fosse ancora una parte di lei. Per questo era così rigida nei suoi confronti, così inflessibile: perché non riusciva ad individuare dove finiva lei e iniziasse tua madre. Ecco chi era tua nonna: un’innamorata senza amante, un eroina senza lieto fine, il più bel verso della più sublime poesia, ma senza la sua rima».
«Sei ancora innamorato di lei».
Non era una domanda, ma un’affermazione.
«L’aver lasciato andare Ellis è l’unico rimpianto della mia vita».
Sentii Zola rispondere, ma i miei occhi si chiusero e il suono della sua voce divenne sempre più flebile e lontano.
Sto venendo a cercarti, Ellis, sei ancora lì ad aspettarmi?
 
 
NdA
Iniziamo dalla citazione (*) che è tratta da Madame Bovary di Gustave Flaubert, uno dei libri più belli che abbia mai letto.
Spero che la storia vi sia piaciuta, a presto,
Trixie :D 

   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Grey's Anatomy / Vai alla pagina dell'autore: _Trixie_