NdT: Questa
fanfiction rimane una delle mie preferite. E' stata tradotta con il
consenso (e l'assistenza) dell'autrice. Non si è rivelato un
lavoro semplicissimo a causa di due particolarità: la storia
è scritta al presente, un tempo tanto carino e semplice da
leggere in inglese, ma quasi orribile da leggere in italiano. Tuttavia
ho deciso di mantenerlo, ho fatto del mio meglio e spero che vi
abituerete dopo qualche paragrafo; è piena zeppa di termini
scientifici. Alcuni di questi sono sicuramente stati tradotti male.
Siete liberi di accusarmi di ignoranza, ma fortunatamente questa non
sortirà effetti negativi sulla storia.
Yuri
Storia originale: Equilibrium by augustbird
Equilibrium
John
giura di vedere la gigantesca ombra di una creatura a quattro zampe proiettata
sul muro quando mormora: “Gesù Cristo,” e inciampa all’indietro. Il retro della
sua gamba colpisce il cassetto di un tavolo da laboratorio e allunga una mano
per recuperare l’equilibrio.
Non
lo registra subito perché il mastino ringhia e i peli sul retro del suo collo
sono ritti. Il suo cuore martella e lui deve muoversi, deve uscire da lì. La
porta non si aprirà per cui si chiude nella gabbia e prega Sherlock si
sbrigarsi, per favore, per favore-
È
solo quando una forte luce illumina il laboratorio e Sherlock insiste che andrà
tutto bene che lo nota.
È
affondato per metà nel suo polso.
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Hanno
dei protocolli da seguire per le punture da aghi all’ambulatorio. John ricorda
un powerpoint sulle patologie ematiche visto prima di iniziare a lavorare. Al
tempo era soltanto un altro modulo informativo, stampato in piccolo, da leggere
prima di firmare il contratto. Avrebbe dovuto prestarci più attenzione.
“È
sicuro di non volerlo fare in privato?” chiede la dottoressa Stapleton,
guardando Sherlock.
“Lo
verrebbe a sapere comunque,” risponde John.
“Capisco”
dice lei, tornando a guardare gli appunti che tiene in mano. “Bene, dottor
Watson, devo iniziare informandola che la sostanza sull’ago ha un livello di
classificazione molto alto. Abbiamo diverse sostanze controllate con impieghi
che potrebbero corrispondere a diversi standard etici di tradizionali gruppi di
ricerca.”
“Per
favore, ci risparmi il teatro,” dice Sherlock.
La
dottoressa Stapleton, bisogna riconoscerlo, non distoglie lo sguardo dal volto
di John mentre gli comunica che è stato infettato da un virus.
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Incremento
delle funzioni cognitive correlato all’infezione NTV
Abstract
Il Neurotargeting Virus (NTV) fu scoperto nel 2009
in una famiglia isolata di comuni scimpanzé. La letteratura precedente ha
mostrato che il virus è difficile da trasmettere, ma può essere trasmesso
attraverso lo scambio di fluidi corporei. Il meccanismo di infezione è ancora
da stabilire, ma il virus ha dimostrato di infettare primariamente il sistema
nervoso. Questo studio compara le abilità cognitive degli scimpanzé infettati
con NTV (n=4) con animali controllati (n=5). In una serie di prove, senza
eccezioni indicate, gli animali infetti hanno mostrato funzioni cognitive
consistentemente più alte. Questi risultati sono significativi per possibili
applicazioni del virus o per il meccanismo di azione nel trattamento di
disturbi neurologici degenerativi.
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“Non
ci credo,” dice John nel taxi di ritorno al 221B. “Come diavolo ha fatto la
notizia del virus a non essere ancora esplosa nella comunità scientifica? Ho
letto quasi tutti gli articoli del BMJ,
da quando sono tornato, e non era menzionato da nessuna parte.”
“Non
essere così sorpreso da ciò che il governo ti nasconde, John,” dice Sherlock
guardando fuori dal finestrino. “Faccio fatica a pensare che questa sia la
parte peggiore.”
“Questo
è - questo potrebbe cambiare l’intero campo della neurologia! E loro se ne
stanno seduti lì, sperando di fare cosa? Super soldati?”
Sherlock
si volta e sorride a trentadue denti. “Non è molto giusto, no? Per quelli come
noi che hanno speso anni coltivando il proprio genio.”
John
si prende il viso tra le mani e ride. “Lo prendi come se fosse un tuo
problema.”
Sherlock
guarda John. Si allunga per appoggiare una mano sul suo braccio, ma lo tocca a
malapena.
“Sono
praticamente certo che starai bene,” assicura Sherlock. “C’è solo una minuscola
possibilità che sull’ago ci fosse abbastanza sostanza da infettare un essere
umano. Combinato col fatto che l’ago non ha colpito vasi sanguigni maggiori e
che la distanza che dovrebbe percorrere per penetrare la barriera
ematoencefalica - tutto mi suggerisce che il tuo sistema immunitario
localizzerà il virus prima che possa causare un vero e proprio danno. Non sei
d’accordo, dottore?”
John
si massaggia la fronte, ma nella sua voce risuona una punta di gratitudine
quando dice: “Credo di sì.”
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John
lo nota per la prima volta quando riesce a smaltire le sue scartoffie mediche
arretrate in meno di tre ore. Non che il lavoro sia meno noioso del solito o
che, improvvisamente, lui abbia acquisito una nuova intuizione per la gestione
delle cartelle cliniche dell’ospedale. Le parole gli sembrano più semplici,
come se bypassassero interamente il suo cervello saltando dalle dita alla
carta.
Consuma
il pranzo al self-service. Sarah si siede con lui quando le loro pause
coincidono, alle volte Molly si unisce a loro. Ma ci sono sempre due dottori
indiani che si siedono al tavolo vicino a lui, parlando in punjabi. John si
sorprende ad ascoltare a metà la loro conversazione e realizza che riesce a
seguire la cadenza di quella lingua. Sta capendo quelli che potrebbero essere
nomi e quelli che suonano più come verbi, soltanto ascoltando le inflessioni
nella loro voce.
Ha
una nuova paziente che gli dice che ha perso più di due chili nell’ultimo mese
senza fare nulla di diverso. Gli dice che ha una diarrea costante, e alle
volte, quando è sdraiata a letto durante la notte, le fa male inghiottire. Lui
sta a malapena guardando i risultati del laboratorio sulle sue analisi del
sangue quando pensa sindrome di
Zollinger-Ellison e ha ragione. Non l’ha mai incontrata prima come medico -
ma ora ricorda perfettamente la pagina sul libro di testo che ha letto durante
il tirocinio anni e anni prima.
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Mycroft
si presenta al 221B con un fascicolo in mano.
Sherlock
non alza lo sguardo dal libro che sta leggendo e dice: “Va’ via, Mycroft.”
“Ciao,”
saluta John. Sta pulendo del sangue di maiale coagulato dal lavello perché
Sherlock non afferra il concetto di rischio biologico. Il suo braccio è stanco
per aver strofinato mezza cucina.
“Non
mi tratterrò a lungo,” Mycroft assicura a Sherlock, “sono qui sono per dare
questo a John. Brucialo dopo averlo letto.”
“Se
solo potessi sederti al tavolo - sì, grande, grazie.”
Nel
momento in cui Mycroft lascia l’appartamento, Sherlock getta a terra il libro e
si avventa sul fascicolo. John vorrebbe togliersi i guanti e domandare a
Sherlock di pulirsi da solo il proprio casino, per una volta. Invece getta altro
bicarbonato di sodio su un’errante goccia di sangue e spia Sherlock con la coda
dell’occhio.
Sherlock
sfoglia le pagine, sparpagliando le graffette. Getta occhiate alle figure, si
ferma solo una volta a leggere qualcosa su una pagina. John continua a
strofinare per qualche minuto, indeciso per il terrore di scoprire qualcosa in
più sul virus.
Non
esiste uno scenario di “nel migliore dei casi”.
Alla
fine fa cadere la spugna nel lavello e afferra la sedia di fronte a Sherlock.
Sherlock gli porge la pila di fogli che ha già esaminato e John inizia a
leggere.
Quindici
minuti più tardi, Sherlock cattura la sua attenzione picchiettandogli il dorso
della mano. John solleva lo sguardo e Sherlock gli mostra l’articolo che sta
leggendo.
John
fa scorrere lo sguardo sul pezzo (…esemplari
di scimmia producono animali in grado di comprendere la comunicazione scritta
nella forma di pittogrammi a partire da quattro settimane dopo l’infezione…),
e poi ride, senza entusiasmo.
“Bene”,
esordisce John, tornando a fissare il foglio che ha in mano, “qualcosa a
proposito di scimmie con macchine da scrivere e Shakespeare.”
E
poiché Sherlock lo sta fissando formulando congetture, John mantiene gli occhi
ancorati all’articolo di fronte a lui fingendo di leggere.
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“Ti
senti diverso?” chiede Sherlock, due settimane dopo Baskerville.
John
scrolla le spalle e macina altro pepe nell’olio d’oliva. Sono seduti in un bel
ristorante dove Sherlock sta aspettando che il suo ultimo sospettato si mostri
per confermare alcune teorie a proposito dell’uomo. John sta morendo di fame e
Sherlock sta riducendo a pezzetti la sua metà di pane.
“Nessune
intuizioni improvvise?” insiste Sherlock, “nessun pensiero galoppante con cui
non riesci a tenere il passo?”
“Riesco
a leggere più velocemente,” risponde John. E poi: “Perché hai tre pezzi di pane
se non hai intenzione di mangiarli?”
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È
un martedì mattina in ufficio quando John scopre di poter leggere un’intera
pagina scritta in pochi attimi. È come se la sua mente passasse fisicamente su
tutte le parole della pagina e delegasse sezioni differenti a differenti parti
del suo cervello, dove vengono tutte processate simultaneamente. Vede schemi di
parole, riesce a recitare singole frasi a memoria.
Non
sa se sentirsi sollevato o contrariato quando memorizza quattro pagine della Critica alla ragion pura di Kant per
curiosità e non la capisce più di quanto non abbia fatto prima.
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Mutazione
nell’NTV permette l’infezione di topi attraverso l’incrocio di specie
Abstract
La modifica di un tratto di carica positiva (35-40,
152-157) nella glicoproteina virale 72 permette al virus NTV di compiere salti
di specie da scimpanzé a topi. Anche se il meccanismo di infezione virale non è
ancora del tutto caratterizzato, si crede che, a causa dello scarso fattore di
trasmissione e sintomi comuni, il virus NTV murino si comporti similmente
all’originale. Questa scoperta segna un progresso significativo nello studio
del virus NTV poiché permette agli studi in
vivo di essere condotti su più esemplari.
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Il
messaggio di Sherlock lo porta a Battersea dove si sono verificate morti
relative alla droga - non la normale attività di bande, ma tre ricchi esponenti
della società che sono stati scaricati nei bidoni dietro ad alcuni nightclub,
una rosa rossa cucita sulla pelle sopra al cuore e una piccola busta di
plastica con un misto di eroina e cocaina infilato in bocca. Sherlock si sporge
sul corpo più recente con la sua lente d’ingrandimento. John arriva appena in
tempo per sentire Sherlock rimproverare Lestrade con un: “Avreste dovuto
chiamarmi prima.”
“Sono
stato trasferito a questo caso solo questa mattina,” replica Lestrade e fa un
cenno di saluto a John. John ruba un paio di guanti da uno dei membri della
scientifica e si inginocchia vicino al corpo nudo.
“Ora
del decesso?” chiede Sherlock, usando un dito per spingere verso il basso la
mandibola della donna. I suoi occhi sono fissi sul pacchetto di polvere bianca
e John pensa, per un assurdo secondo, che Sherlock stia per chiedergli se può
provare la droga.
John
flette il braccio della donna - è un po’ rigido. “Stimo almeno otto ore.
Nessuno a preso la temperatura?”
Sherlock
agita la mano. “Ha piovuto presto, oggi. Inutile.” Fa scorrere un dito sopra la
rosa. “Causa della morte?”
Non
ci sono segni sul corpo che suggeriscano uno strangolamento. “Una tossina?”
“Tutte
le altre vittime sono pulite,” comunica Lestrade, cercando di essere d’aiuto.
“Asfissia,”
suggerisce John.
“Mh,”
risponde Sherlock.
“Il
sospettato è probabilmente un becchino,” aggiunge John.
Questa
volta Sherlock lo guarda, ma John non riesce a capire se sia sorpreso. “Vedo
che non perdiamo tempo, oggi.”
Lestrade
incrocia le braccia. “Cosa mi sto perdendo?”
“I
punti attorno alla rosa sono troppo netti per essere fatti da qualcuno che non abbia
una mano esperta,” dice John. “Questo e il fatto che il suo trucco sembra
inalterato. Se era, probabilmente ha pianto, al momento della morte. Qualcuno
l’ha ritoccato. Il becchino coincide con entrambi.”
“O
potrebbe trattarsi di un chirurgo donna,” dice Sherlock. “Sarebbe solo un
tentativo fortunato se tu non avessi notato la formaldeide.”
John
osserva il corpo. E poi: “Il pacchetto nella bocca.”
“Una
sfumatura viola”, concorda Sherlock.
Dopo
aver ripulito la scena del crimine, e mentre John chiama un taxi, Sherlock gli
tocca la spalla e chiede: “Sei sicuro di non sentirti diverso?”
“Forse
un po’,” ammette John.
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La
dottoressa Stapleton inizia la sua conversazione telefonica giornaliera con un:
“Apprezziamo molto che lei sia stato così generoso col suo tempo, durante
l’ultimo mese, John,” e John sa che sta per compiere un viaggio a Baskerville.
Se lo aspettava da quando Mycroft si era presentato con le carte.
“Il
trentesimo giorno cade questa domenica,” continua la dottoressa Stapleton. “Non
dovrà sottrarre tempo al lavoro o altro. Le procureremo una sistemazione e la
ricompenseremo.”
“Okay,”
dice John. “Dovrete fornirmi il trasporto.”
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“Vengo
con te, è ovvio,” dice Sherlock quando John gli comunica che se ne andrà per il
weekend. Sta leggendo il giornale con addosso la sua vestaglia, il telefono in
bilico sul suo ginocchio. Nessun nuovo caso, quindi.
“Non
devi farlo per forza,” dice John, appoggiano la sua ventiquattrore al solito
posto, vicino alla sua poltrona. “Sono sicuro che sarà noioso. Probabilmente mi
chiederanno di ripercorrere i miei passi per tutto il giorno. Ti annoierai a
morte.”
“Stupidaggini,”
replica Sherlock, chiudendo il giornale. “Sono sicuro che, se mi annoierò,
troverò un modo per intrattenermi.” È un’infausta prospettiva di cui John, è
sicuro, si pentirà più tardi, ma non vuole passare da solo le quattro ore di
viaggio, perciò comunica a Sherlock che partiranno sabato pomeriggio.
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John
non ascolta le istruzioni della dottoressa Stapleton prima di iniziare il test
del QI perché è distratto dall’assistente ricercatore che dice: “Per favore,
non tocchi, signore,” ogni volta che Sherlock vagabonda troppo vicino a un
costoso pezzo d’equipaggiamento. Alla fine scopre che gli sono state preparate
le Matrici Progressive di Raven su un computer e tutto quello che deve fare è
cliccare la risposta corretta su una serie di immagini e il test lo porta alla
domanda successiva.
Quando
John conclude, trova Sherlock seduto al tavolo della dottoressa Stapleton che
curiosa vergognosamente tra i suoi appunti. Alza lo sguardo quando John entra.
“Dov’è
la dottoressa Stapleton?”
“Non
ne ho idea,” risponde Sherlock, tornando a girare le pagine del quaderno di
appunti del laboratorio. “Com’è andata?”
“Non
sono sicuro che me lo diranno,” dice John, sedendosi di fronte a Sherlock. “Test
‘doppio cieco’?”
“Non
può chiamarsi ‘doppio-cieco’ se sai di essere stato infettato,” fa notare
Sherlock. “E ti hanno dato un’ora intera, ma sono passati appena 45 minuti. Non
c’è bisogno di fare i modesti, John.”
“Non
era così difficile,” dice John, prendendo una rivista dalla scrivania. “Mi
chiedo se mi faranno vedere qualcuno degli animali infetti.”
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“Ci
vediamo tra due settimane,” dice la dottoressa Stapleton a mo’ di saluto quando
John lascia la struttura di Baskerville. Il maggiore Barrymore li scorta fuori
dal locale ma non dice una parola - aggrotta solo le sopracciglia in direzione
di Sherlock quando porge a John le chiavi del veicolo che li ha condotti lì.
Sherlock
ha rubacchiato ciò che, John è sicuro, siano dati confidenziali e li sta
sfogliando ora che John sta guidando di ritorno alla locanda. John si domanda
se riceveranno una chiamata a proposito dell’importanza di mantenere private
informazioni potenzialmente segrete.
Durante
la cena, Sherlock tagliuzza il suo pesce in piccoli pezzi and ne mangia forse
due forchettate. John termina il suo antipasto di lasagne vegetariane in dieci
minuti e resiste all’impulso di lamentarsi per la scarsità di carne sul menù
del locale. Inoltre, prova a trattenersi dal fissare troppo spesso il piatto di
Sherlock.
“Capisci
perché uso il palazzo mentale?” chiede Sherlock, rompendo un altro pezzo di
delizioso pesce. John vorrebbe allungarsi sul tavolo e afferrargli il polso,
dirgli di smetterla di rovinare il proprio cibo.
“Più
o meno, sì,” risponde John. “È più facile organizzare le cose in uno spazio,
credo. È più facile catalogare memorie in questo modo e poi ritrovarle quando
ne hai bisogno.” Ripulisce il fondo del piatto con la forchetta.
“Potrei
insegnarti, se vuoi,” si offre Sherlock. “Penso che ne saresti capace, adesso,
no?” Beve un sorso del Pinot Grigio che ha scelto come accompagnamento per il
pesce che non ha mangiato e inclina la testa. “Puoi ordinare qualcos’altro.”
John
non sa perché è così affamato e si sente un po’ in imbarazzo per essere stato
scoperto. “Non ordinerò nient’altro.”
Sherlock
appoggia il suo bicchiere di vino e spinge il suo piatto verso John. “Prendi il
mio, allora.”
John
prende in considerazione l’idea di protestare, ma desidera davvero tanto quel
pesce. Lancia un’occhiata attraverso la stanza prima di prendere il cibo dal
piatto di Sherlock.
“Ti
va di imparare?” domanda Sherlock, alzando di nuovo il bicchiere. “Sarebbe un
modo molto più efficiente di organizzare la tua mente.”
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John
inizia a usare il 221B come luogo per organizzare i suoi pensieri. Il salotto è
per le memorie associate a Sherlock: le carte sul tavolo descrivono i vecchi
casi, i foglietti piegati sotto al teschio sono per i luoghi in cui Sherlock
potrebbe recarsi quando non è nell’appartamento. Tiene le sue memorie della
guerra chiuse nel comodino assieme alla sua pistola, sotto i libri e i fogli scribacchiati.
Nella sua mente, può chiudere a chiave il cassetto.
La
cucina è riservata alle conoscenze mediche, i suoi ultimi pazienti sono lettere
sul bancone, una per ognuno di loro e se apre le buste può vedere ogni cartella
clinica con l’occhio della mente. Tiene i libri di testo nella credenza, e
quando termina lo spazio lì, li sposta nel forno.
Ma
John divora articoli di ricerca nel suo tempo libero, perché comprenderli
mantiene la sua mente occupata e diventa ansioso se non pensa. Creare puzzle
del corpo umano è infinitamente più interessante che pensare a cosa cucinare
per cena o cosa penserà Sarah della sua nuova tendenza a rimanere immobile e a
fissare fuori dalla finestra per lunghi periodi di tempo dopo pranzo.
È
così che ci si deve sentire ad essere Sherlock, realizza John.
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L’NTV
si insinua nei neuroni legandosi ai recettori Ap52, NF25 e LGUR-gamma
Abstract
Il Neurotargeting Virus (NTV) fu scoperto nel 2009 e
rimane un lentivirus poveramente caratterizzato con obiettivi specifici nel
tessuto cerebrale. Questo documento identifica tre potenziali recettori a cui
il virus si lega, i quali si trovano principalmente sul tessuto nervoso: Ap52,
NF25 e LGUR-gamma. Potenziali recettori sono identificati dalla scansione
dell’interazione proteina-proteina e verificati dalla co-localizzazione via
microscopio confocale. La riduzione dell’espressione è stata raggiunta nelle
cellule HCN-1 attraverso trasfezione di siRNA per ogni recettore identificato. Wild
type e cellule HCN-1 sono state infettate con l’NTV e caratterizzate 48 ore
dopo l’infezione. L’infezione virale induce una rapida proliferazione e una
limitata differenziazione nelle cellule WT, mentre le cellule abbattute hanno
proliferato a un ritmo molto minore. I risultati andranno verificati in vivo usando topi.
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Sherlock
ha liberato metà del tavolo della cucina per ricostruire il modello in
miniatura di una scena del crimine con un portapane e pezzi di teste di
broccolo. John lo osserva, quella mattina, quando va a preparare il caffè prima
di incamminarsi verso l’ambulatorio e chiede: “Ne vuoi un po’?”
“Zucchero,
per favore,” risponde Sherlock dal luogo dove è disteso sul divano, un braccio
a coprire gli occhi.
“Cos’è
questo, sul tavolo?” domanda John quando la caffettiera inizia a gorgogliare.
“Un
omicidio,” replica Sherlock, profetico.
John
prende due tazze dalla credenza e le appoggia sul bancone. Si protende sul
tavolo della cucina e studia i pezzi – la saliera è stata piazzata su un lato e
Sherlock ha attaccato dei post-it sul portapane a indicare ogni entrata del
pianterreno dove la vittima è stata assassinata. Sherlock ha disegnato le
possibili traiettorie dal portapane alla saliera, equazioni scritte a casaccio.
La saliera dev’essere la vittima, quindi.
John
ritorna alla caffettiera e ne versa un po’ per sé in una tazza. Aggiunge due
cucchiaini di zucchero nella tazza di Sherlock e mescola prima di porgergliela.
Sherlock
alza lo sguardo verso di lui e prende la tazza.
“Sei
sicuro che la vittima sia stata colpita dall’edificio?” chiede John, avvolgendo
le mani attorno alla sua tazza di caffè. “E se invece fosse stata solo messa
lì?”
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Trovato bossolo di proiettile nelle
fogne. Chiedi a Molly se può mettermi da parte un cadavere. – SH
Non può. – JW
Il Bart ha il gel balistico. – SH
Non ho intenzione di rubarlo. – JW
Prendi della gelatina quando vai a
fare la spesa. L’ho finita. – SH
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Sherlock
manda un messaggio per richiedere la sua presenza, ma John rifiuta a causa di
un mal di testa che ha sviluppato a un certo punto durante la visita delle
4.30. Quando torna a casa dall’ambulatorio, prende due aspirine e dorme
mezzora. Quando si sveglia si sente un po’ meglio.
Sherlock
continua a infastidirlo con la gelatina e hanno finito le verdure, perciò si mette
in spalla lo zaino che usa per portare la spesa a casa e si incammina. Sta
pensando a un modo per diminuire le turbolenze nel flusso nella progettazione
di stent cardiovascolari mentre fa compere, nel tentativo di tenere la sua
mente lontana dal pensiero che il mal di testa è probabilmente causato
dall’infezione.
Fa
la spesa in automatico. Ricorda di prendere la marca di succo d’arancia
stupidamente costosa che a Sherlock piace così tanto, ma è così impegnato a non
pensare al suo mal di testa che dimentica la gelatina finché non si trova a una
strada di distanza. Prende in considerazione l’idea di dire chissenefrega ma alla fine si gira e
torna indietro.
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“Cosa
usi come dispositivo di memoria?” chiede Sherlock. Ha fatto rimbalzare una
palla sul muro del loro appartamento negli ultimi venti minuti in completo
silenzio.
“Cosa?”
John alza gli occhi dal giornale che ha finito di leggere quindici minuti
prima, dall’inizio alla fine. Stava pensando all’effetto degli embarghi
commerciali sullo sviluppo globale della tecnologia – appena accennato in uno
degli articoli – e, guardando Sherlock, tutto ciò che riesce a vedere è
l’equazione parabolica della palla, dal moto al potenziale e di nuovo al moto e
distoglie lo sguardo.
“Il
luogo dove organizzi spazialmente i tuoi pensieri.”
“Oh,”
dice John, “uso il 221B.”
Sherlock
lancia la palla ancora un paio di volte. Poi dice: “Mi aspettavo qualcosa di
più grande.”
“Uso
anche l’Afghanistan,” aggiunge John. “Non è propriamente collegato ma ho
spostato là alcune delle mie conoscenze mediche.”
Sherlock
posa la palla da un lato e osserva John. “Non ci sono molti dettagli
riconoscibili in un deserto.”
“Non
mi piace dare confini arbitrari alla scienza,” concorda John.
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Roehampton Club, 10 minuti. – SH
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Il
retro della testa dell’uomo è stato fracassato con una mazza da golf.
“Raccapricciante,”
continua a ripetere il manager capo quando Sherlock sollevo il lenzuolo che
ricopriva l’uomo. “Assolutamente raccapricciante. Non era mai successo niente
di simile nella storia di questo stabilimento.”
“Chi
l’ha trovato?” chiede Sherlock. “Quando? Veloce.”
“Il
custode,” risponde il manager, “appena mezzora fa.”
“È
morto da molto più tempo,” dice John senza piegarsi a controllare la
temperatura o lo stato di rigor mortis del corpo. Sherlock rimuove interamente
il telo e gira intorno al corpo, lente d’ingrandimento in mano.
“Non
permettiamo a nessuno di venire sul campo a meno che non sia un membro del
circolo o dello staff,” dice loro il manager. “Il signor Keinon ha firmato il
suo punteggio da solo e non c’era nessun altro quando ha firmato alla stessa
ora vicino a questa buca.”
John
osserva Sherlock sollevare la mano dell’uomo per ispezionare le unghie,
aprirgli la bocca per vedere i denti, rottisi nel momento in cui il suo volto
ha sbattuto contro il suolo. Non ha bisogno di pensarci per individuare la
traiettoria della mazza che ha distrutto il teschio dell’uomo, l’altezza da cui
il colpo è stato inferto, l’esatta area del cervello che è stata danneggiata,
fascio assone e nuclei. Osserva l’uomo e
lo ricollega a centinaia di altri casi.
“Dov’è
il custode?” domanda Sherlock.
“Vado
a prenderlo,” dice il manager e corre via.
“Allora?”
chiede Lestrade.
“Ho
tre teorie,” risponde Sherlock.
John
sposta lo sguardo dal corpo a Sherlock. Si avvicina, appoggia una mano sulla
spalla di Sherlock sussurrando: “Non è ovvio?” al suo orecchio. “Ti ricordi
quell’omicidio a Wormwood – quello con la casa con l’edera e i due gatti?”
“Credi
che sia la moglie.” La voce di Sherlock è bassa mentre lancia un’occhiata a
Lestrade.
“Guarda
la posizione del colpo,” dice John accennando al corpo, “guarda l’orologio che
porta. La sua camicia. Aveva una relazione con una donna trent’anni più giovane
e sua moglie l’ha scoperto. Lo schema combacia.”
“Forse
dovremmo considerare ogni caso su basi individuali e indipendenti,” risponde
Sherlock, richiudendo la lente d’ingrandimento con un colpo secco.
Ma
alla fine, John ha ragione.
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John
si domanda per un istante se Sarah potrebbe fargli una prescrizione per l’Imitrez,
se glielo chiedesse – e la sua mente gli proietta la struttura del sumatriptan
e infrange le piccole molecole, creando il più efficace materiale precursore
per sintetizzarlo, suggerisce possibili solventi e catalizzatori. È ridicolo
perché John non studia chimica organica dall’università e solo recentemente si
è cimentato nella lettura di riviste di chimica. È molto più noiosa della
biologia molecolare, con cui ha già avuto a che fare – ma gli piace scoprire i
meccanismi, gli piace sbrogliare le regole a base della sintesi, gli piace
immaginare modelli tridimensionali di ogni composto.
Adesso,
concluso il suo turno all’ambulatorio, ha l’emicrania. Stabilisce una nuova
routine: due Nurofen dopo aver posato la ventiquattrore e un sonnellino di
venti minuti sul divano.
Sherlock
non è mai all’appartamento. Non scrive, ma John sa che è fuori a investigare su
un altro caso o a fare ricerche.
John
non ha più bisogno di inventarsi scuse. È Sherlock che non lo invita più a
seguirlo.
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A
John non dispiace cenare da solo. Non gli importa nemmeno il fatto che Sherlock
abbia smesso di mandargli richieste per sms. Si preoccupa, tuttavia, del fatto
che Sherlock stia passando troppo tempo sulle scene del crimine e non abbastanza
mangiando o dormendo.
Comunque,
a John importa quando Sherlock si siede al tavolo in soggiorno e ignora i “Oh,
ciao,” e “Nuovo caso, dunque?” e “Su cos’è?” di John. Quindici minuti dopo John
riprova con “Allora, cosa facciamo per cena?” e “Ti serve aiuto?”
“Non
mi serve il tuo aiuto,” lo aggredisce Sherlock.
John
è troppo stanco per arrabbiarsi. “È questo il problema, quindi? Hai paura che
ti scavalchi e che ti rubi la gloria?”
“Risolvo
casi da mezza decade,” dice Sherlock, “so cosa sono capace di fare, John.”
“Cristo,”
dice John. “Sherlock, posso ricordarti chi è che mi ha rinchiuso in un
laboratorio per un esperimento? Chi mi ha terrorizzato a morte solo per testare
un’ipotesi?”
Sherlock
si irrigidisce sulla poltrona, le nocche si imbiancano attorno ai braccioli.
“Non
sono stato io a chiederlo,” scatta John e se ne va nella sua stanza.
-----
John
evita Sherlock rimanendo fino a tardi all’ambulatorio, leggendo libri sulle
patologie ai quali Molly fa ancora riferimento, ogni tanto.
“Per
cosa state litigando?” chiede Molly scrutando, attraverso un microscopio, un
campione mandato dalla polizia. “Sherlock mi ha chiesto di prestargli il mio
tesserino. Credevo che avesse te, per questo genere di cose.”
John
è semi distratto dalle statistiche epidemiologiche e sta pensando alle
possibilità per i trattamenti anti-malaria. “Ho minacciato il suo ego e ora
tiene il broncio.” Vorrebbe anche dirle ciò che Sherlock gli ha fatto, ma i
documenti confidenziali che ha firmato a Baskerville gli vietano di aggiungere
altro.
“Non
credevo che il suo ego potesse essere minacciato,” dice Molly, alzando lo
sguardo e sorridendogli. “Credevo che fosse un po’ come un buco nero – non può
essere distrutto, ma risucchia ogni cosa attorno a lui.”
“Evidentemente
no,” dice John, e accennando al libro: “Sono statistiche molto vecchie, vero?”
-----
Porto di Chelsea, rapimento, 5
minuti. – SH
John? – SH
Bloccato all’ospedale. Divertiti. –
JW
-----
John
prende due Nurofen e prova a dormire, ma non riesce a smettere di pensare
abbastanza a lungo per assopirsi. Dopo dieci minuti di tentativi, John rinuncia
e va in cucina. Può per lo meno cercare di fare qualcosa di produttivo.
Il
tavolo della cucina è un disastro da due settimane – i campioni di Sherlock si
sono disidratati nelle loro capsule petri e John è pronto a scommettere che ci
sia della corrispondenza dispersa sotto la confusione di giornali e carta per
appunti.
Uno
svolazza fino a terra. John lo raccoglie e lo riconosce come una delle pagine
degli articoli che Sherlock ha rubato da Baskerville, quando vi si sono recati
per il primo check-up. L’articolo è incompleto, ma ci sono due figure che
occupano la metà in basso del foglio, due pannelli di immunoistochimica: gene
wild type e tessuto cerebrale infetto di scimpanzé.
John
lo fissa per lungo tempo. Il suo cervello sta riempiendo tutti i vuoti – i
coloranti usati, i coloranti che avrebbero potuto usare per ottenere
un’immagine migliore, la funzione della struttura cerebrale dalla quale la
figura era stata presa. Sta esplorando implicazioni, possibili trattamenti, usi
terapeutici. Ma una sola conclusione continua a ripresentarsi, ancora e ancora
e improvvisamente l’emicrania si fa più intensa.
La
dottoressa Stapleton risponde al terzo squillo: “Pronto, John? È successo
qualcosa?”
John
sta ancora fissando il giornale quando dice: “Mi avete tenuto nascosti dei
dati.”
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“Sto
andando a Baskerville,” John comunica a Sherlock.
“Ho
un caso,” ribatte Sherlock.
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“Dov’è
il fidanzato, allora?” domanda il locandiere assegnando John a una delle loro
stanze. “È tutto a posto?”
“Stiamo
bene, grazie,” risponde John prendendo le chiavi.
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“Sembra
cancro,” dice John, schiaffando la pagina che ha conservato nella tasca della
sua giacca durante tutto il viaggio da
Londra. La dottoressa Stapleton abbassa gli occhi a guardarlo.
“Mi
ha detto che non sapeva da dove venisse la mia emicrania,” sibila John. “Mi ha
detto che nessuno degli animali ha mostrato segni di disagio. Perché diavolo mi
ha mentito?”
“Abbiamo
pensato che sarebbe stato più umano,” dice la dottoressa Stapleton in un
mormorio, “se lei non lo avesse saputo. Se non avesse saputo cosa succederà.”
John
stringe i punti fino a sbiancare le nocche quando abbassa lo sguardo su di lei.
“E cosa succederà?”
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Sequenziale
proliferazione e degenerazione dei neuroni nell’infezione prolungata da NTV
Abstract
L’infezione da NTV è stata precedentemente
caratterizzata da un significativo cambiamento nel comportamento dei topi nel
corso di due mesi. La letteratura precedente ha mostrato che, durante il primo
mese, le abilità cognitive sembrano aumentare prima di raggiungere un picco e
poi precipitare. I nostri studi hanno mostrato che questo cambiamento
comportamentale è rispecchiato da cambiamenti nel tessuto neurale. Analisi
istologiche su campioni di murini infetti, eseguiti ogni due settimane nel
corso di due mesi, mostrano due fasi distinte. La prima fase avviene
inizialmente dopo l’infezione ed è caratterizzata dalla crescita dell’assone,
alta proliferazione degli astrociti, e limitato rientro dei neuroni nella fase
G1. La seconda fase avviene approssimativamente un mese dopo l’infezione
iniziale ed è caratterizzata dalla degenerazione del tessuto neurale. Studi
futuri serviranno a determinare l’origine del tessuto degenerato durante la
fase 2.
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“Sarà
doloroso?” chiede John. La guarda in faccia, spalle dritte.
“Deve
capire che i nostri risultati, finora, si sono limitati solo a pochi studi,”
inizia la dottoressa Stapleton.
“Non
mi addolcisca la pillola,” dice John. La sua voce è piatta. Gli sembra di avere
ancora ventotto anni, con il vento afgano che gli soffia la sabbia in faccia e
il ruggito degli elicotteri sopra di lui. “Sarà doloroso?”
Lei
esita, ma alla fine ammette: “Verso la fine dell’infezione, i nostri animali
sono apparsi sofferenti.”
-----
C’era
una tecnica di sopravvivenza che John aveva adottato quando era medico da
campo.
Era
quella di pensare di essere già morto. Soltanto che il proiettile non lo aveva
ancora trovato.
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“Perché?”
chiede Sarah quando le dice che deve lasciare il laboratorio. “Sei stato un
grande medico! Sei stato sommerso di lavoro nelle ultime due settimane. Terry e
io abbiamo parlato di promozioni per la fine dell’anno e il tuo nome è saltato
fuori.”
“Motivi
personali,” dice John al telefono. “Non credo che starò a Londra ancora per
molto.”
“Va
tutto bene, John?”
“Sì,”
dice John e si obbliga a sorridere, “sto bene, non preoccuparti.”
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Credevo che tornassi stamattina. –
SH
Non so per certo quando tornerò. –
JW
È successo qualcosa? – SH
Altri test. Com’è il tuo caso? – JW
Non noioso. – SH
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Legge
quella neurologia evolutiva che ha soltanto sfiorato durante l’università, quello
di cui si è farcito la testa durante il tirocinio, ma che non ha mai appreso
del tutto. Legge dei marcatori epigenetici nella biologia del cancro, legge
ogni rivista di virologia su cui riesce a mettere le mani. Esaurisce tutti gli
articoli remotamente rilevanti di Science,
Nature e Cell prima di passare
metodicamente a Neurology e Annals of Neurology.
“Ha
dormito?” domanda la dottoressa Stapleton quando vengono a prepararlo per una
valutazione cognitiva. “Ha un aspetto terribile.”
John
è troppo impegnato a pensare a come usare i coni di crescita nella creazione di
specifiche sinapsi per concederle più di un sorriso assente.
Lo
testano con una serie diversa di Matrici Progressive di Raven. È preoccupato,
ma riesce a concludere comunque in quindici minuti.
-----
John
non lascia la struttura di ricerca da più di 36 ore. Ha consumato due panini,
cinque Nurofen e diverse tazze di caffè. Sta discutendo la possibilità di
archiviare la memoria in forma di marcatori epigenetici con una dei neurologi
quando lei inclina la testa e dice: “Ha del-“
Lei
si tocca il naso e John si acciglia. Solleva la mano per asciugarsi il naso e
la scopre sporca di sangue.
Cinque
minuti dopo, è colpito dalla peggior emicrania che abbia mai avuto. È come se
tutta la testa avesse dei crampi che cercano di comprimergli il cervello in uno
spazio ancora più stretto nel suo cranio.
“Sta
bene?” chiede la neurologa.
Sta
per farle cenno di allontanarsi, dirle che va tutto bene – e poi tutto diventa
nero.
-----
Quando
John si sveglia, è steso su un letto d’ospedale con gli occhi chiusi, sperando
che il silenzio nella sua testa rimanga tale.
Apre
gli occhi e riconosce l’ospedale dal colore dei muri e dalla forma della
stanza. Non è il Bart, ma è tornato a Londra.
Sherlock
è seduto su una sedia di fianco a lui, fissando il telefono.
“Per
quanto tempo sono rimasto incosciente?”
Le
dita di Sherlock si fermano e lui guarda John. “Diciotto ore. Ti hanno fatto
una puntura lombare per diminuire la pressione intracranica.”
John
sussulta all’idea e resiste al bisogno di toccarsi le bende.
Sherlock
mette da parte il telefono e si avvicina al letto di John. “Mycroft mi ha detto
tutto.”
John
chiude di nuovo gli occhi.
“Perché
non l’hai fatto tu?”
John
non sa come rispondere a quel tono sincopato. Non deve niente a Sherlock e al
momento non ha né tempo né energia per fronteggiare l’ego di Sherlock.
“Quanto
tempo?” chiede Sherlock.
John
tiene gli occhi chiusi.
“Quanto
tempo?” domanda di nuovo.
“Cinque
mesi.”
Apre
gli occhi. Non riesce a decifrare l’espressione di Sherlock.
“Sono
stato io a causarlo,” dice Sherlock.
John
deglutisce. Pensa che dovrebbe negarlo, che dovrebbe assolvere Sherlock. Ma ciò
che dice, invece, è: “Va tutto bene.”
“Non
è vero,” dice Sherlock e John non sa più cosa dire.
-----
“Oxford,”
sentenzia Mycroft porgendo a John una busta contenente delle carte. “Hanno
un’eccellente struttura e diversi scienziati esperti nel campo. Ho già
predisposto tutto con uno dei gruppi di ricerca. Sanno della tua situazione e
non vedono l’ora di iniziare a lavorare con te.”
John
estrae la prima pagina e scorge il profilo di un’elegante donna indiana più
vecchia di lui – dottoressa Patel, istruita negli Stati Uniti, dottorato di
ricerca in neuroscienza. Sul suo curriculum riconosce alcune delle
pubblicazioni che ha letto.
“Ho
ordinato il mobilio per un appartamento vicino alla struttura,” continua
Mycroft, reggendo una serie di chiavi. “Sono un po’ economici, ma spero che
andranno bene.”
“Grazie,
Mycroft, davvero,” dice John, “ma non sarà troppo?”
Una
pausa, poi Mycroft dice: “Mio fratello mi ha rivelato le circostanze
dell’infezione iniziale.”
“È
per questo?” Le dita di John tastano le chiavi. “È questa la penitenza per le
sue azioni?”
Mycroft
abbassa lo sguardo sul pavimento e si schiarisce la voce. “Suppongo che sia un
buon momento come un altro per comunicarti che Sherlock ti seguirà a Oxford.”
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Lestrade non avrà bisogno di te? –
JW
Londra è sopravvissuta per
centinaia di anni senza di me. –SH
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Sherlock
organizza una piccola borsa di vestiti. Lascia i suoi esperimenti e il suo
violino al 221B.
John
impacchetta alcune camicie e il computer e mette tutti i suoi effetti personali
in una borsa sportiva.
Dicono
alla signora Hudson che stanno partendo per una vacanza in campagna e lei fa
loro l’occhiolino e raccomanda loro di divertirsi. John si reca a firmare le
dimissioni e Sarah lo abbraccia prima che lui se ne vada. Dice di chiamarla se
volesse tornare, o se gli servisse qualsiasi cosa.
La
mattina dopo il trasferimento, John si sveglia con Sherlock che pulisce il
bancone della cucina.
“Non
pulisci mai,” fa notare John.
“È
un appartamento nuovo,” risponde Sherlock e il suo sguardo non incontra quello
di John.
John
accetta le mute scuse.
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“Questo
edificio è stato costruito negli ultimi cinque anni, quindi tutte le strutture
sono nuove,” dice la dottoressa Patel facendo far loro un giro del laboratorio.
“Ho appena ottenuto il dottorato quindi posso concederle questo tavolo da
lavoro. Abbiamo ripulito la scrivania.” Lancia un’occhiata a Sherlock, il quale
sta esaminando la radioattività del bancone. “Possiamo far ripulire anche il
tavolo dietro di lei, per Sherlock. Il tecnico si siede qui, ma possiamo farla
spostare sull’altro lato.”
John
si siede alla sua nuova scrivania. Qualcuno ha lasciato dei fogli per appunti e
una penna a quattro colori vicino alla tastiera. Raccoglie la penna,
immaginando già come riempire i fogli bianchi.
“Il
signor Holmes mi ha detto di essersi accordato con l’università, pertanto avete
accesso a qualsiasi struttura,” dice la dottoressa Patel. “Il governo non sta
badando a spese per finanziare il suo progetto. Sono stata incaricata di
procurale collaboratori esperti e farglieli incontrare prima della fine della
settimana.”
“Grazie.”
“Siamo
tutti molto emozionati di averla qui, John.”
John
alza lo sguardo su di lei. Lei gli sorride.
Inizia
a sentirsi ottimista.
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femtometro – basso,
isolamento delle proprietà di rotazione
dimensioni,
quale?
modifica
C
coni
di crescita
obiettivo
atomico
materiali
scientifico, bioingegnere, programmatore
monitoraggio dei
neuroni –
danio rerio
murino
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L’assistente
ricercatrice che la dottoressa Patel assume si chiama Clarinda. È sulla fine
della trentina ed era impegnata nel processo di ammissione al MIT prima di
avere la chance di lavorare con John.
“Hanno
divulgato l’esistenza dell’NTV nella comunità scientifica appena il mese
scorso,” dice la prima volta che incontra John. “Ho capito subito che si
trattava dell’argomento che stavo aspettando da tutta la vita. Poi sono stata
chiamata per questo posto e, beh –“ sorride e gli stringe la mano, “ – è un onore, dottor Watson.”
Più
tardi, quando John ha la testa appoggiata sul tavolo della cucina e gli occhi
chiusi nel tentativo di riorganizzare i pensieri, Sherlock prepara due aspirine
e un bicchiere d’acqua vicino al suo braccio e dice: “Non mi piace quella
donna.”
“A
te non piace nessuno,” risponde John, senza sollevare la testa.
“In
te non vede altro che un curioso esperimento.” John sente la sedia grattare il
pavimento quando Sherlock si siede. “Un unico campione da essere testato.”
“Non
è così che mi vedi anche tu?” chiede John, mezzo distratto.
Sherlock
non risponde. Alla fine John alza la testa.
Sherlock
lo scruta, le labbra strette in una linea sottile.
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“Il
suo amico, Sherlock,” dice Clarinda un giorno, mentre taglia fette di paraffina
che incorporano del tessuto cerebrale. “Non ha una qualifica tradizionale,
vero?”
“Ha
una laurea in chimica,” risponde John, leggendo un articolo su un farmaco mirato
che utilizza nanoparticelle magnetiche. “È un bravissimo patologo forense.”
“Senza
offesa,” dice Clarinda, “ma lei ha bisogno di ricercatori che hanno dedicato la
vita allo studio del cervello. Nel suo caso, intendo.”
John
appoggia il foglio. “Sherlock è qui per mettere a disposizione il suo tempo.”
La sua voce è più tagliente di quanto voglia.
Le
mani di Clarinda sono immobili sulla macchina e non alza gli occhi dal suo
lavoro. “Se devo aiutarla, mi occorre una squadra. Una che sappia quello che
sta facendo. Una con cui possa comunicare efficacemente, senza fermarmi a
spiegare concetti neurologici che dovrebbero essere stati affrontati durante un
dottorato di ricerca.”
John
torna a guardare il foglio. Non vuole ammettere che ha ragione.
“Mi
perdoni, John,” aggiunge, “ho capito quanto siete legati.”
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Sherlock
combatte con la retina per capelli mentre si vestono per andare a vedere gli
scimpanzé di Baskerville che sono stati spediti alle strutture per animali di
Oxford. Clarinda si sfila un elastico per capelli dal polso e glielo offre, ma
Sherlock si acciglia e lo ignora.
“Alcuni
di questi animali sono stati infettati diversi mesi fa,” dice loro la
dottoressa Stapleton. Si trova ad Oxford solo per la settimana di transizione
degli animali, ma John sta lavorando con la dottoressa Patel per offrirle una
posizione nel gruppo di ricerca. “Vi avverto che non sono tra i più energici.”
John
raddrizza la postura quando si aprono le porte. Sta soltanto esaminando i
pazienti, niente di più.
“Queste
sono le gabbie dei tre mesi post-infezione,” dice la dottoressa Stapleton
mentre superano cinque scimpanzé divisi in due gruppi. “Gli scimpanzé girano le
teste al loro passaggio – due di loro si avvicinano per avere una visuale
migliore. Le gabbie sono organizzate ordinatamente, il cibo in una zona, la
parte adibita a dormire in un’altra. Qualcuno ha dato agli animali una matita e
dei fogli e John riesce a vedere i riconoscibili pittogrammi scarabocchiati tra
le pagine.
“Queste
sono quelle dei cinque mesi post-infezione,” dice la dottoressa Stapleton non
appena si fermano vicino ad un'altra serie di gabbie. I tre scimpanzé sono
raggomitolati su loro stessi, separati gli uni dagli altri. Il cibo è intatto.
Gli animali fissano il vuoto.
John
li guarda e si sente male.
Sherlock
aggira la gabbia dei cinque mesi. Cammina verso quella dei tre mesi. Uno
scimpanzé si sporge nella sua direzione. Lo guarda, poi tutti lasciano la
stanza.
“Loro
sanno,” si sente dire John. La sua mente sta rallentando, svuotandosi
curiosamente.
“Come,
prego?” chiede la dottoressa Stapleton.
“Loro,”
John accenna nella direzione delle gabbie dei tre mesi post-infezione, “loro
sanno cosa sta per succedere. Dovreste separare i due gruppi.”
Cala
il silenzio. Poi Clarinda dice: “Vedrò se è possibile richiedere un’altra
stanza.”
John
fissa gli scimpanzé immobili e, per la prima volta dopo settimane, non pensa ad
altro.
-----
Ordinano
cinese take-away. Sherlock non va oltre ad aprire la scatola di riso fritto
all’ananas. John riesce a mangiare due pezzi di broccolo dal suo manzo con
broccoli prima di rinunciare.
“Sono-”
inizia Sherlock, lo sguardo fisso sul pavimento, “-inutile, vero?”
“No,”
dice John.
“Non
posso risolverlo,” continua Sherlock, “ho messo in moto tutto questo e adesso
mi devo fare da parte e guardare mentre si compie.”
“Ho
bisogno di te,” dice John, “qui. Con me.”
Sherlock
lo scruta. “Non merito il tuo perdono.”
“Ti
prego,” dice John, e lo spaventa capire quanto Sherlock dica sul serio.
-----
Sto andando a prendere il mio
violino e alcune cose che ho lasciato là. – SH
A dopo allora. – JW
-----
Dimmi che non mi hai mentito a
proposito di Londra e che non sei andato dritto a Baskerville. – JW
A cosa stavi pensando? – JW
No, so perfettamente a cosa stavi
pensando e: SEI IMPAZZITO? – JW
Dove sei? – JW
-----
Il
taxi arriva a Londra a notte fonda. John ha speso tutto il giorno a parlare con
uno dei più talentuosi scienziati informatici ad Oxford e non è nemmeno sicuro
che Sherlock sia al 221B al suo arrivo. Non sa cosa intende dire all’altro uomo
al di là dell’esplosione di folle panico nel suo petto, il modo in cui la sua
mente era andata automaticamente alle scadenze del progetto, fase uno, fase due
– e poi, con un nauseante distacco clinico, quanto assolutamente brillante
Sherlock potrebbe essere diventato.
Sale
gli scalini due alla volta e trova Sherlock seduto al buio con il solo chiarore
della luna a illuminare l’intero appartamento. Non si volta quando John accende
la luce.
“Gesù
Cristo,” dice John tirando un sospiro di sollievo.
Sherlock
unisce le dita a creare una guglia e guarda dritto davanti a sé.
“Non
l’hai fatto,” dice John
“Non
sono riuscito ad andare oltre le guardie,” afferma Sherlock
“Tu
– cosa credevi che sarebbe successo, Sherlock?”
Sherlock
lo guarda. “Avrei trovato una risposta. La cura.”
“Fottiti,”
dice John incredulo. “Fottiti, bastardo.”
Sherlock
si alza, a faccia a faccia con John. “Ho sbagliato? Chi meglio di me può
provarci?”
“Non
posso,” John tenta di dare fermezza alle sue parole, ma queste lo soffocano.
“Il tuo istinto suicida. Non starò qui a sopportarlo, Sherlock.”
“E
preferiresti che rimanessi a guardarti morire?” ruggisce Sherlock avanzando.
“Preferiresti che restassi a guardarti diventare come uno di quegli scimpanzé
che non sanno distinguere la loro testa dal loro culo, lasciarti deperire nel
modo meno dignitoso possibile?”
“Posso
sistemarlo,” urla John di rimando. “Ho ancora tempo! Perché non puoi fidarti di
me?”
Sherlock
lo spinge e le sue scapole colpiscono il muro. Sherlock si avvicina, le mani
attorno al collo di John. John lo sente tremare. La sua voce è incerta quando
parla.
“Non
posso perderti,” dice Sherlock, “riesci a capirlo?”
-----
Oggetto:
Carte importanti e domanda
Salve Keith,
ho
allegato due documenti importanti riguardo alla discussione di ieri. Il documento
Kaiser 2003 ecc è simile al tipo di struttura che credo sarebbe appropriata per
questo sistema, sebbene non proprio così complessa come sarà la nostra. Mi
faccia sapere cosa ne pensa. Inoltre, si tratta di un azzardo, ma conosce per
caso materiali scientifici che potrebbero risultare utili per questo progetto?
Mi incontrerò con un paio di biochimici alla fine della settimana, ma tutti
loro hanno lavorato per lo più per scopi farmaceutici mentre io sono più alla
ricerca di un ingegnere.
Grazie,
John
-----
Oggetto:
Specificità?
Salve John,
ho molto apprezzato la nostra
discussione di ieri e mi ha fatto pensare a misure non invasive di
monitoraggio, specialmente con il problema della barriera ematoencefalica. Nel
tentativo di trovare modi in cui il meccanismo da lei proposto non sarebbe
fattibile, mi sono imbattuto in un documento che allego per una sua valutazione.
Mi faccia sapere come procederebbe in merito al problema della specificità
affrontato nel documento.
Michael
-----
Oggetto:
spedizioni
Ordinati i primer che voleva. I
quattro anticorpi che abbiamo ordinato martedì sono arrivati. Ho ordinato anche
altri venti topi e pensiamo di iniziare i tox screen con le miscele che abbiamo
sintetizzato.
Clarinda
-----
Cinque
mesi e tre settimane dopo l’incidente di Baskerville, John è seduto alla sua
scrivania e raccoglie il giornale da cui era stato distratto il giorno prima.
Lo fissa per lungo tempo. Poi lo ripone ed esce a fare una lunga passeggiata attorno
al campus.
Ha
perso la capacità di leggere il mandarino.
-----
Perde
l’urdu e l’hindi prima di chiamare la dottoressa Stapleton da parte.
“Credo
che stia iniziando,” dice. “Quanto ci vuole perché sia pronto?”
“Subramanian
non ha ancora mandato gli schemi revisionati,” risponde la dottoressa Stapleton,
“e sono ancora in corso i negoziati con l’ospedale per usare la loro rete
energetica.”
Gli
afferra il braccio e lui si volta, “John. È sicuro?”
John
deglutisce e fa cenno di sì.
-----
John
trascorre la maggior parte della giornata copiando i suoi appunti stenografici
in una forma che anche le altre persone possano comprendere. Qualche volta si
scopre a fissare un’abbreviazione o un acronimo, una stringa di parole che per
lui hanno significato qualcosa, un tempo, ma di cui ora non riesce a ricordare
il senso.
Legge
articoli in francese almeno una volta al giorno, solo per accertarsi di non
aver perduto anche quello – ma quando
spende quasi dieci minuti a lottare contro un’introduzione, si ferma.
La
dottoressa Stapleton gli porge un pacchetto pinzato con un nuovo set di Matrici
Progressive di Raven e dice: “Non voglio essere insensibile, John.”
“No,”
dice lui e prende in mano una penna. “Capisco.”
Gli
ci vuole tutta la sua concentrazione per finirlo in trenta minuti.
-----
Quando
John rientra a casa, Sherlock sta suonando il violino. Una serie di brevi note
rabbiose scandisce il silenzio quando John si chiude la porta alle spalle, poi
Sherlock smette di suonare.
John
si sfila il cappotto mentre Sherlock abbassa l’archetto e chiede: “Quand’è
iniziata?”
John
si irrigidisce. Mantiene un tono di voce neutro: “Prego?”
“Quand’è
iniziata la fase due?” Sherlock si gira, l’archetto stretto in mano.
“Cosa
ti fa pensare-“
“Non
prendermi per imbecille, John,” scatta Sherlock. “Impieghi più tempo a leggere.
Non scrivi più le tue idee così spesso come facevi prima e ci sono macchie di
inchiostro persistenti sul lato della tua mano – stai ovviamente ricopiando i
tuoi appunti. Il che può significare una cosa sola: quando è iniziata?”
John
si sfrega la fronte e si arrende. “All’inizio della settimana.”
“E
quanto tempo ci vorrà?”
John
prende un respiro profondo e considera l’idea di mandare Sherlock a farsi
fottere. Ma quello che dice, invece, è: “Due mesi, forse tre.”
----
John
è mezzo addormentato quando sente bussare alla porta.
“Cosa?”
farfuglia John.
La
porta si apre. Sherlock entra nella stanza. John apre meglio gli occhi e lo
guarda.
Sherlock
si trova ai piedi del letto. John non riesce a vedere chiaramente il suo volto
nella penombra. Paralisi.
John
respira attraverso il naso e infine si sposta per far spazio a Sherlock.
Sherlock si arrampica fin sotto le coperte sdraiandosi al suo fianco e John si
volta verso di lui.
“Sherlock?”
Sherlock
gli tocca le labbra e la domanda muore prima che John possa formularla.
Sherlock disegna la curva della sua guancia, la mandibola, e si ferma a sentire
il battito sul collo di John. John respira piano.
“Riesci
a capire?” sussurra Sherlock.
-----
John
prepara il caffè. Mescola lo zucchero in una delle tazze.
“Sai
cosa ho in mente di fare?” chiede. Riesce a sentire il rumore dei passi
Sherlock interrompersi fuori dalla cucina.
“Se
funziona, sarà rivoluzionario,” continua John.
Sherlock
arriva al suo fianco. Prende la tazza con lo zucchero.
“Mi
hai ispirato tu, sai,” dice John.
Sherlock
beve un sorso di caffè, guardando gli studenti che passano fuori dalla finestra
della cucina.
“Farò
uno screenshot della mia mente,” dice John, “e quando avremo perfezionato il
siero della crescita, ripristinerò il mio cervello al momento dello
screenshot.”
Sherlock
lo guarda.
“Funzionerà,”
dice John e spera che entrambi possano credere che sia vero.
-----
Oggetto:
successo
Gli ingegneri hanno trovato un
percorso più efficace per superare il problema del surriscaldamento. Immagino
che il signor Holmes le abbia già scritto in merito all’intenzione
dell’ospedale di mettere da parte tre generatori in un paio di settimane. Sono
abbastanza sicura che sia perché i miei amici americani hanno fiutato la
macchina e stanno sbavando all’idea di poterla vedere testata. Oxford non
lascerà che il NIH rubi un progetto tanto importante.
Clarinda
PS. Capisce che, se dovesse
funzionare, potrebbe richiedere qualunque prezzo a qualunque istituzione, vero?
-----
A: clarigerman@medsci.ox.ac.uk
Oggetto:
Re: successo
Per favore, mi tenga aggiornato
sull’efficacia dei nuovi coefficienti del siero della crescita. Quando
sposteremo gli scimpanzé?
John
PS. Lusinghiero ma improbabile.
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John
dimentica le equazioni che regolano gli stati colorati dei gluoni. Dimentica
come leggere il russo. Dimentica i legami del silicone.
Non
riesce più a tradurre i suoi vecchi appunti perché non li capisce.
La
dottoressa Stapleton gli consegna un nuovo test. Questa volta impiega l’intera
ora. Evita di guardare l’espressione di pietà sul suo volto e glielo consegna.
-----
Quando
inserisce la propria testa nella macchina, John avverte una sensazione di
déjà-vu. Sa che ha progettato quella macchina, che ha contribuito a sciogliere
i nodi nell’applicazione della teoria con gli ingegneri. Sa che ha aiutato a
raccogliere i materiali che ora gli circondano la testa. Ma quando chiude gli
occhi e prova ad elencare le funzioni di ogni singolo componente, ha un vuoto.
Sherlock
lo aspetta nell’atrio. Si alza in piedi quando John attraversa le porte,
leggermente instabile a cause dei blandi sedativi che gli hanno dato per farlo
restare il più fermo possibile.
John
quasi inciampa su un pezzo di pavimento sporgente all’uscita dell’ospedale e
Sherlock lo tira indietro, tenendogli un braccio attorno alle spalle. John si
appoggia contro di lui.
“Credo
che dovremmo tornare a Londra,” dice John.
-----
John
affronta la corrispondenza che ha tralasciato durante gli ultimi tre mesi mentre
Sherlock è a Scotland Yard. La signora Hudson spolvera il tavolo della cucina e
chiacchiera a proposito delle vacanze che ha trascorso in campagna nemmeno un
anno prima. John cerca di entrare nella conversazione, ma tutto ciò che vuole è
restare solo.
“Stai
bene, caro?” chiede la signora Hudson, una mano sulla sua spalla. Lui annuisce
e sorride.
“Mi
preoccupo di voi tutto il tempo,” dice, dandogli colpetti sulla spalla. “Siete
i figli che non ho mai avuto.”
Appoggia
le mani sulle sue, gliele stringe. “Grazie, signora Hudson.”
-----
Non era la conoscenza la parte migliore. Era il
potenziale delle conoscenza. Non ricordo più la sensazione di possedere la
conoscenza, la sola cosa che ricordo è l’eccitazione di sapere che c’erano
confini da varcare, che io avevo la capacità di varcare quei confini, che di
fronte a me si trovava un vuoto senza fine e che io stavo per inoltrarmici per
la prima volta. Era quella la parte migliore. Non mi manca conoscere le cose,
per niente. Mi manca però l’ispirazione che ti colpisce, il momento in cui
realizzi che ti sei imbattuto in qualcosa di nuovo e bellissimo.
-----
Quarterdeck, 15 minuti. – SH
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Lestrade
lo saluta quando arriva all’edificio. “Ho parlato con Mycroft,” dice, mentre
John indossa le protezioni. “Mi dispiace davvero, John.”
John
annuisce. “Facciamo che rimanga tra coloro che già lo sanno.”
“Sì,
certamente,” dice Lestrade. “È ovvio.”
“Sherlock
è già qui?”
“Di
sopra.”
John
sale le scale e si domanda a chi altri l’abbia detto Mycroft.
-----
Oggetto:
Richiesta di intervista
Salve Dr. Watson,
alla luce dei suoi straordinari
contributi al campo della neurologia e della tecnologia biomedica, siamo
profondamente interessati alla sua ricerca. Saremmo onorati se accettasse
l’invito ad essere intervistato per la nostra rivista. In caso di risposta
affermativa, gradiremmo fare della sua storia uno speciale per il prossimo
numero. Provvederemmo, ovviamente, alle spese di viaggio e alloggio. Aspettiamo
con ansia la sua risposta.
Distinti saluti,
Valerie
Malcolm
Staff
Editor
Nature
Publishing Group
-----
John
fruga tra le lattine nel carrello. “Hai preso tutto di marca. Perché?”
“Non
fa differenza?” chiede Sherlock. Si china sul carrello col telefono in mano.
“Ho sentito che fa la differenza.”
“Sì,
nel tuo conto in banca, forse,” John le rimette a posto nel reparto delle zuppe
in scatola.
Più
tardi, Sherlock sposta le borse della spesa in una posizione migliore, mentre
camminano di ritorno all’appartamento. “Quando abbiamo risparmiato, allora?”
“Fai
schifo a fare compere,” risponde John, ma sta sorridendo.
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Dimentico
sempre più cose ogni giorno che passa. Stavo navigando in internet e ho
realizzato che non ero più in grado di leggere il finlandese. Non so quando ne
ho perso la capacità. Cose che non so più:
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La tavola periodica a memoria
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La procedura di sintesi per creare la caffeina
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La top five delle malattie infettive di ogni paese dell’anno scorso
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Una lista di tutti i paesi con le rispettive capitali e le maggiori città
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Come non essere spaventato
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Oggetto:
varie
Un po’ di novità:
Bene
– il coefficiente 13:4:1 sembra funzionare bene. Abbiamo trasferito
l’esperimento agli scimpanzé e avremo risultati definitivi in un paio di settimane.
La macchina ripristinatrice sta venendo bene, credo davvero che tutto
funzionerà.
Male
– Siamo scesi a n=4 di scimpanzé del quarto mese. Stiamo ancora cercando di
capire se ci sia un modo per velocizzare l’infezione.
Clarinda
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Oggetto:
Re: varie
Cos’è successo allo scimpanzé?
Problemi tecnici o a causa del virus?
Grazie per tenermi aggiornato.
John
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Oggetto:
Re: varie
La verità va detta, si è ucciso.
Mi dispiace John.
Clarinda
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Sherlock
dorme regolarmente nel suo letto da ormai una settimana, perciò una mattina,
quando John si sveglia, rimane sorpreso e deluso dall’assenza del calore di un
corpo premuto contro il suo fianco. C’è un incavo nelle lenzuola, ma quando
John vi appoggia sopra la mano non lo sente caldo. Controlla l’ora. Le nove e
mezza.
Il
suo computer è aperto sul tavolo della cucina. È posizionato dal lato di
Sherlock, il che significa che ha letto di nuovo le sue e-mail.
Prepara
il tè mentre il computer si accende. Il suo telefono vibra sul bancone.
“Pronto?”
Si siede col suo tè, cliccando sul suo account di posta.
“Ciao
John,” dice Lestrade. “È tutta la mattina che cerco di scrivere a Sherlock
riguardo a un caso, ma non risponde. È abbastanza urgente, per cui potresti
dirgli di controllare il telefono?”
“Sherlock
non è con me,” risponde John scorrendo le ultime e-mail che ha ricevuto. Il suo
cuore diventa improvvisamente pesante. “Glielo dirò non appena lo vedo.”
“Grazie
John,” dice Lestrade riagganciando.
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Tuo fratello è l’uomo più stupido
che abbia mai incontrato. Mi serve un passaggio a Oxford. – JW
Non sono una compagnia di taxi.
Anthea sta arrivando. – MH
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“John,
cosa-” Clarinda si ferma appena in tempo prima di corrergli incontro con un
secchio di ghiaccio. “Cosa fa qui?”
“Lui
è qui, vero?” domanda John. “Lo uccido. Giuro su Dio che lo uccido.”
Clarinda
non dice nulla, ma guarda verso sinistra, in direzione della saletta per le
pause. John la supera.
La
dottoressa Stapleton ha un presentimento quando John compare alla porta –
Sherlock rimane seduto e non sembra affatto sorpreso. “John,” dice la
dottoressa Stapleton, “non credevo che sareste stati qui entrambi, oggi. Avrei
preparato almeno un powerpoint-”
“Potrei
parlare con Sherlock?” chiede John tranquillamente. “Da soli?”
La
dottoressa Stapleton li guarda entrambi prima di prendere i suoi appunti e
passare vicino a John uscendo dalla porta. John la chiude dopo di lei.
“Sei
qui per una sola ragione,” dice John, “e non provare a negarlo.”
Sherlock
incrocia le dita sul tavolo e lo osserva. Quel sorriso è pericoloso. “E qual è
questa ragione, John?”
“Non
te lo lascerò fare.”
“Sono
un adulto, John,” dice Sherlock, alzandosi in piedi. “La dottoressa Patel è il
capo di questo gruppo di ricerca. Non puoi decidere per me.” Sta guardando John
dall’alto, sfruttando ogni centimetro della sua altezza a suo vantaggio e John
vorrebbe tirare un pungo a quella stupida faccia da stronzo.
“Credi
di potertela cavare?” domanda John. “Credi che non finirai come uno di quegli
scimpanzé? Visto che sei l’onnipotente Sherlock Holmes, nessuna di queste
regole è applicabile a te?”
“Ti
ascolti?” urla Sherlock “Riesci a sentire il dubbio nella tua voce? Senti le
parole che ti escono dalla bocca?”
“Io
ci credo,” dice John
“No,
non è vero,” dice Sherlock.
John
trae un respiro profondo. Sherlock esce dal suo raggio di tiro, indietreggiando
mentre John avanza.
“Farei
di tutto per salvarti,” dice Sherlock con occhi feroci, “cose che non puoi
neanche immaginare, John. Questo? Questo non è niente.”
“Sei
più utile tu a Londra che altri cento me,” dice John e questa volta è Sherlock
a ritrovarsi con le spalle al muro, è Sherlock ad essere in trappola.
“Non
mi importa di Londra.”
“Ti
importa di me?” chiede John. “Permettimi di darti una ragione,” dice, e lo
bacia.
La
bocca di Sherlock si apre sotto la sua e John affonda le mani nei capelli di
Sherlock, lo preme contro il muro, e desidera così tanto scivolare dentro di
lui, legarlo a sé così che non se ne possa più andare, che non possa prendere
decisioni stupide come gettare via la sua vita. Bacia Sherlock e spera che lui
possa sentire tutto ciò che non gli sta dicendo: non tu, non per me e il
silenzioso bruciare della disperazione sotto a tutto questo.
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La
mattina John si sveglia con Sherlock che disegna equazioni sulla sua scapola.
Tiene gli occhi chiusi, riconosce un cos e
chiede: “Siamo nelle coordinate polari?”
Il
dito di Sherlock si ferma. John rotola di lato e apre gli occhi. La luce del
mattino crea un’aureola attorno ai capelli di Sherlock.
John
si solleva e lo bacia, pelle nuda scivola contro pelle nuda mentre si accomoda
contro Sherlock. Sherlock fa scorrere una mano tra i capelli di John,
respirando tranquillamente attraverso il naso e inclinando la testa in cerca di
un’angolazione più confortevole. Rimangono così distesi per un po’, col pollice
di Sherlock che accarezza il punto di pelle morbida dietro l’orecchio di John.
“Okay,”
mormora John, ritraendosi riluttante. “Vuoi del caffè?”
Sherlock
geme, si gira di lato e si copre gli occhi con il dorso del braccio.
“Lo
prenderò come un sì.”
E
più tardi quando Sherlock si veste e osserva corrucciato la tazza che John gli
porge, John ride e gli bacia l’angolo della bocca prima di dire: “Buon giorno,”
perché lo è.
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Oggetto:
Aggiornamento
Ci sono state difficoltà con il
siero della crescita, ossia che stiamo ancora cercando di trovare la dose
perfetta per il coefficiente di massa corporea. Ma per lei sarà leggermente
diverso e ovviamente non possiamo testarlo su nessun altro umano, perciò
vogliamo essere assolutamente certi dei risultati sulle nostre scimmie prima di
prendere qualunque decisione per gli umani.
Clarinda.
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Aspetto il giorno in cui diventerò troppo stupido
per Sherlock Holmes
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“Ora
del decesso?” chiede Sherlock frugando nelle tasche della donna.
John
flette il braccio della donna e realizza che non ha idea di ciò che sta facendo.
Sherlock
alza gli occhi su di lui. “John?”
John
ricambia lo sguardo. Sherlock deve leggere il panico nei suoi occhi perché si
alza e si volta verso Lestrade. “Ho due teorie.”
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Clarinda
gli manda gli articoli che il gruppo di
ricerca ha pubblicato sul lavoro degli ultimi sei mesi. Hanno dominato gli
ultimi due numeri di Nature e John è
fiero di loro. Prova a leggere Nuovo
metodo di induzione di crescita di un assone specifico nel tessuto maturo del
cervello perché è il titolo meno intimidatorio tra tutti gli articoli che
gli ha spedito. Legge l’abstract cercando su Google le parole che ha
dimenticato e capisce forse il cinquanta per cento dell’introduzione. Tuttavia,
non comprende per niente i risultati, e rinuncia molto prima del dibattito.
È
patetico, realizza John, perché lui compare come primo autore nella metà di
questi articoli e non meno che terzo autore nell’altra metà. Ha vaghe memorie
dello stare seduto al computer digitando qualcosa sui quei manoscritti.
Non
cancella le e-mail, ma non ne fa menzione a Sherlock.
Apparentemente
non importa perché Sherlock compra due copie delle riviste. Lascia una copia
sul tavolo della cucina per John e sistema l’altro sullo scaffale, vicino ai
suoi testi di antropologia. Non li consulta mai.
John
realizza che questo è quanto più vicino Sherlock possa arrivare a sapere cosa
sta accadendo.
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Di
notte, Sherlock incide le scapole di John con i propri denti e lo fotte
lentamente. John solleva le anche a ogni affondo e si perde nel respiro ardente
sul suo collo, le mani di Sherlock salde sul suo sedere mentre spinge sempre
più a fondo.
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John
tenta di leggere mentre Sherlock è fuori a risolvere un crimine, ma i libri
hanno troppe parole e John trova difficile concentrarsi. Prova a leggere uno
dei suoi vecchi preferiti – Hemingway, perché l’uomo scrive frasi brevi – ma è
troppo noioso, i personaggi non fanno molto e John, semplicemente, non ne
coglie il senso. È abbastanza frustrato da lanciare il libro contro il muro, ma
poi se ne pente, così lo raccoglie e lo rimette sullo scaffale.
La
televisione non è troppo difficile da capire così spende un sacco di tempo a
guardare i programmi. Inizia con i documentari perché c’è ancora una caparbia
parte di sé che insiste nel voler provare che lui è ancora intelligente, ma diventano noiosi dopo cinque minuti di interviste
ciarlate a proposito di questo e quello.
Ma
la sera, quando John ride troppo forte per qualche sitcom, coglie l’espressione
sul volto di Sherlock mentre si gira dall’altra parte e John smette di guardare
la televisione, almeno quando Sherlock si trova nella stanza.
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Chiama
Harry perché potrebbe non essere più in grado di parlarle di nuovo. Sulle prima
è sospettosa, ma poi si scalda all’idea di mettere da parte tutti i problemi di
Clara a proposito di John. Per cinque minuti si lamenta del fatto che il prezzo
del gin è aumentato nel suo locale senza licenza e domanda se Sherlock lo hai
mai portato su una sciena del crimine con mutilazioni.
Poi
John dice: “Ti voglio bene, Harry,” il che gli fa guadagnare trenta secondi di
silenzio.
“Penso
che neanche tu sia così male,” dice Harry alla fine. “Ti voglio bene, John.”
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A: jhwatson@medsci.ox.ac.uk
Oggetto:
Quasi!
C’è stato un enorme progresso nel
finanziamento del progetto poiché abbiamo ripristinato con successo il cervello
di un topo a uno stadio precedente. Questo è un enorme passo avanti, John!
Stiamo lavorando al massimo per trovare il giusto dosaggio per gli scimpanzé,
ma non credo che i festeggiamenti siano prematuri. Spero che lei stia bene!
Clarinda.
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Oggetto:
Re: Quasi!
Salve Clarinda,
John
non risponderà più alle e-mail, ma apprezzeremmo che continuassi a mandarci
aggiornamenti. Mi assicurerò di riferirgli tutti i vostri recenti successi.
Aspettiamo entrambi con ansia il giorno in cui potrà essere trattato.
Saluti,
SH
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Ho
perso qualcosa ma non so cosa
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La
domenica, lui e Sherlock vanno al parco. Le foglie scricchiolano sotto ai suoi
piedi e a John fa piacere camminare sopra a un cumulo di esse e produrre un
crepitio soddisfacente.
Si
siedono su una panchina e Sherlock inizia a dedurre cose sulle persone che
passano loro di fronte. Una donna ha una relazione col suo giardiniere. Un uomo
che fa jogging ha dimenticato il suo anniversario.
Sherlock
parla velocemente e John non afferra tutto ciò che dice, ma gli piace ascoltare
il suono della voce di Sherlock. E Sherlock si lascia pure stringere la mano
sulla panchina, così John è contento di restare lì per tutto il pomeriggio.
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Oggetto:
Aggiornamenti?
Salve Clarinda,
Quanto manca a un trattamento? Sono
preoccupato per il livello di degenerazione di John.
SH
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Oggetto:
Re: Aggiornamenti?
Salve Sherlock,
Credo almeno due, tre settimane.
Come sta John?
Clarinda.
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Oggetto:
Re: Aggiornamenti?
C’è qualcosa che possiate fare per
accorciare i tempi a una settimana, o una settimana e mezzo?
SH
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Oggetto:
Re: Aggiornamenti?
Temo che facendo così si
rischierebbe di mettere a repentaglio l’efficacia e la sicurezza del processo
di ripristino. È del cervello di John che stiamo parlando.
Clarinda
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Sherlock
sembra triste la maggior parte dei giorni. John non è sicuro del motivo per cui
Sherlock è triste. Abbraccia Sherlock e gli dice: “Ti amo” un sacco di volte
perché quelle sono le cose che consolerebbero John.
Ma
Sherlock non dice mai: “Ti amo” di rimando, e questo rende John triste. Ma così
sia lui che Sherlock sarebbero tristi e ci sarebbe troppa tristezza in una
stanza sola.
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Sherlock
e deluso di me
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Oggetto:
Domanda
Avete trovato un modo per
accelerare il progresso dell’infezione?
SH
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Oggetto:
Re: Domanda
Mi aveva detto che un giorno
l’avrebbe chiesto. Ho promesso a John che le scorte erano al sicuro con me –
quindi no, Sherlock, non abbiamo mai trovato un modo per accelerare il
progresso dell’infezione.
Clarinda
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Un
giorno, Sherlock lo porta all’obitorio perché Molly l’ha chiamato per un
consulto e John è felice di rivedere il Bart. È anche felice di vedere Sarah che
lo saluta con un abbraccio, ma poi gli fa domande a cui non è sicuro di saper
rispondere. Ma non ci vuole molto perché Sherlock venga in suo soccorso.
“È
solo molto stanco, oggi. Ha avuto delle emicranie,” le dice Sherlock. Tuttavia
non lascia che John gli tenga la mano, perciò John cerca di stringergli il
polso. Sarah dice a John che spera si senta meglio in fretta. Lui ricambia il
sorriso quando lei gli sorride.
Quando
lei se ne va, Sherlock gli fa scorrere le dita tra i capelli e prende la mano
di John. “Andiamo a casa,” dice. John vorrebbe davvero tanto andare a casa.
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Un
giorno Sherlock torna a casa e lo trova a leggere il giornale sul divano.
“Cosa
stai facendo?”
“Leggo,”
risponde John, guardando la pagina successiva del giornale. Ha sperato che
Sherlock sarebbe stato contento di vederlo fare qualcosa che il John
intelligente avrebbe fatto.
Sherlock
gli prende il giornale dalle mani e lo capovolge, prima di restituirglielo. Si
siede nella sua poltrona e nasconde il viso tra le mani.
John
mette da parte il giornale e va da Sherlock. Le spalle di Sherlock stanno
tremando e continua a tenere il volto tra le mani. John lo abbraccia da un lato
e gli dice: “Ti amo” ancora e ancora.
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Oggetto:
Trattamento
Salve Sherlock,
L’ospedale ha acconsentito a
mandarci i generatori il prossimo lunedì. Abbiamo trovato alcuni dei vecchi
appunti di John e abbiamo riscosso un grande successo nell’aggiustamento del
dosaggio del siero. Lo calibreremo con la macchina ripristinatrice per gli
umani per il resto della settimana e saremo pronti per John lunedì. Per favore,
venite domenica.
Clarinda
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L’odore
dell’ospedale è buffo. Le persone lo chiamano “Dottor Watson” e lui si sente
importante per un po’. Dopo poco, però, vorrebbe dire a tutti loro che non è
abbastanza intelligente per fare il dottore.
Si
ricorda di Clarinda e le rivolge un sorriso. Lei gli mostra la macchina nella
quale lo faranno entrare e gli dice che è stato molto coraggioso. Lui le dice
che Sherlock lo ha aiutato ad essere coraggioso e lei inizia a piangere.
Sherlock
gli dice che lo faranno sentire meglio, che lo faranno tornare intelligente.
“Farà
male?” chiede John.
“No,”
risponde Sherlock e gli prende la mano.
“Ho
paura,” dice John.
Sherlock
ride e gli bacia la mano di fronte a tutti gli infermieri. “Anch’io.”
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Gli
mettono una mascherina sul naso e gli dicono di contare all’indietro da cento.
Sherlock
è lì con lui, gli tiene la mano. Gli sembra di sentire Sherlock dire: “Ti amo,”
appena prima di addormentarsi.
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Oggetto:
Posizione permanente
Dr Watson,
Ho
saputo che è ancora in fase di recupero e che probabilmente non sarà alla
ricerca di un posto per un po’, ma vorrei estendere l’offerta a una posizione
permanente nel mio gruppo di ricerca. Sarei inoltre felice di mettere una buona
parola per lei per una qualunque cattedra all’università, se sta pensando
d’insegnare. Grazie per tutto il duro lavoro e le auguro una rapida guarigione.
Saluti,
Priya
Patel
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Quando
John apre gli occhi, la prima cosa che vede è Sherlock appoggiato per metà sul
suo letto d’ospedale, addormentato.
John
ammicca per spazzare via la nebbia nella sua mente e si protende ad accarezzare
i capelli di Sherlock con le dita. Sherlock si muove e si mette seduto.
“Sei
sveglio,” dice Sherlock.
“È
così,” concorda John.
“Come
ti senti?”
John
allunga il braccio e intreccia le dita in quelle di Sherlock. Sorride.
“Mi
sento me stesso.”