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Autore: sandsunset    13/01/2013    4 recensioni
Era entrato nella sala con quel portamento tipico solo di chi era totalmente sicuro di sé.
Nei suoi occhi avevo letto la parola guaio,lì,ferma e perfettamente azzeccata.
Aveva passato una mano tra i suoi capelli scuotendoli un pò,aveva
mordicchiato le sue labbra facendo poi scorrere la lingua su di esse,
aveva impostato quello sguardo fisso che sembrava guardare tutti,
ma che in realtà non guardava nessuno,
aveva messo le mani in tasca e un ghigno beffardo.
E tutto di lui continuava a gridare 'guaio,guaio,guaio!' sempre più forte.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Era entrato nella sala con quel portamento tipico solo di chi era totalmente sicuro di sé. 
Nei suoi occhi avevo letto la parola guaio,lì,ferma e perfettamente azzeccata.



Era entrato nella sala con quel portamento tipico solo di chi era totalmente sicuro di sé.
Nei suoi occhi avevo letto la parola guaio,lì,ferma e perfettamente azzeccata.
Aveva passato una mano tra i suoi capelli scuotendoli un pò,aveva mordicchiato le sue labbra facendo poi scorrere la lingua su di esse,aveva impostato quello sguardo fisso che sembrava guardare tutti,ma che in realtà non guardava nessuno,aveva messo le mani in tasca e un ghigno beffardo.
E tutto di lui continuava a gridare 'guaio,guaio,guaio!' sempre più forte.
Si era seduto al tavolo e aveva girato subito la testa verso la finestra.
Non l'aveva mai visto da quelle parti,nulla in quella cittadina urlava guaio,tutto sussurrava tranquillità,pace,monotoni
a ed un soggetto come lui in quel contesto era solamente uno sbaglio e quindi un guaio.
Kim si avvicinò al tavolo dov'era seduto il ragazzo e un secondo dopo i suoi occhi erano imprigionati in quelli che sembravano due pozze d'acqua.
E tutto urlava ancora 'guaio,guaio,guaio!' così forte da romperle i timpani.
-Allora,che cosa prendi?- Domandò evitando il più possibile di ritornare a fissare quegli occhi,teneva lo sguardo fisso sul suo block-notice per le ordinazioni e si ripeteva che era tutto uno sbaglio,quei presentimenti che l'avvertivano del pericolo ora erano più forti che mai.
-Non devo ordinare- Rispose quello,come fosse una cosa ovvia,talmente palese da far sentire lei la stupida per aver fatto la domanda,nonostante si trovassero in una tavola calda dove lei lavorava da mesi.
-Allora perché sei entrato?-La sua curiosità la spinse a chiedere,quando il ragazzo dagli occhi verdi la guardò neutro,senza un'espressione definita.
-Non lo so- Si alzò piano,meccanicamente,sorpa
ssò Kim e come se non fosse mai stato lì scomparve uscendo dalla porta e incamminandosi chissà dove.
Nonostante tutto la testa di Kim continuava a strillare 'guaio!guaio!' e aveva ragione.














Kim tamburellava le sue dita lunghe e magre sul bancone in legno ascoltando il rumore che stabiliva il ritmo,le sue unghie corte e rovinate a furia di lavare i piatti con detersivo,sfregate sulla spugna,continuavano a picchiettare frenetiche.
Il Guaio se ne stava al solito tavolo,con la testa fissa verso l'ampia finestra e non emetteva il benché minimo rumore o il meno visibile dei gesti. Era immobile,impassibile e interessato alla vista della vetrata. La tavola calda dava sulla strada e Kim non vedeva la parte interessante nell'osservare senza mai staccare gli occhi,per tre ore,le macchine sfrecciare lungo l'asfalto.
Insomma,quel ragazzo avrebbe potuto senz'altro avere di meglio da fare,stare con i suoi amici,con la sua ragazza,leggere un libro,stare al computer,guardare la televisione,ascoltare la musica,ma invece fissava le auto sfrecciare lungo l'autostrada e ne sembrava anche soddisfatto,sembrava utile per lui.
Inaspettatamente e contro tutti i suoi pregiudizi il riccio si girò fino ad incontrare il suo sguardo,la chiamò alzando il dito indice e lei si avvicinò.
-Vorrei una mela- Disse come se fosse la cosa più normale del mondo.
Una mela,in una tavola calda,una...mela? Davvero?
-Una torta di mele?- Azzardò Kim pensando di aver capito male la prima richiesta,ma lui scosse il capo e ripeté scandendo bene.
-Una mela,perfavore- Fosse stata una qualunque persona l'avrebbe mandata da un fruttivendolo,o a casa propria,ma non di sicuro l'avrebbe accontentata,sebbene così fece con quel ragazzo,il guaio,lo chiamava,perchè sapeva sin dal primo giorno in cui aveva messo piede nel locale che lo sarebbe stato. La mora andò in cucina,prese una mela nel cesto della dispensa,la passò sotto il getto del rubinetto per lavarla e la strofinò poi sul grembiule.
Tornò nella sala,ma del riccio non vi era più traccia.
L'indomani Kim si trovava di nuovo appoggiata con entrambi i gomiti al bancone del locale,si teneva la testa fra le mani annoiata dalla monotonia.
Quando l'eccentrico orologio a cucù fece spuntare dalla casetta in legno un pettirosso sempre in legno capì che erano scoccate le cinque,e,in quel preciso istante,il Guaio entrava dalla porta,dirigendosi senza guardare nessuno al suo solito tavolo. La mela era rimasta lì,Kim l'aveva lasciata lì per l'indomani,sicura al cento per cento che il riccio sarebbe tornato,così fu.
Si avvicinò al tavolo e rimase in piedi davanti al ragazzo che la fissava.
-E' quella che avevi ordinato ieri,l'ho lasciata qui- Contro ogni aspettativa,per la prima volta in due settimane,il riccio sorrise mostrando due fossette sprecate per uno che sorrideva così di rado,insomma,erano fantastiche.
-Mi ero accorto che erano le sette,io alle sette me ne vado sempre- Si giustificò alzando le spalle e mordendo la mela rossa e succosa.
Tornò ad osservare le solite auto che sfrecciavano sull'asfalto,quando Kim decidette di sedersi davanti a lui,facendolo sorprendere.
-Che fai?- Chiese lui stupito,lei puntò lo sguardo sulla strada.
-Quello che fai tu- Disse semplicemente,lui sorrise ancora,con le sue fossette.
-Quindi aspetti? E che cosa aspetti?- Kim si trovò spiazzata,aspettare? Lui aspettava? E se si,che cosa? Che cosa aspettava da settimane? Perché?
-Chi aspetti?- Azzardò Kim guardandolo intento a osservare le auto.
-Non lo so,qualcosa,qualcuno. Io aspetto,intanto. Quando arriverà sarò pronto- 'guaio,guaio,guaio,guaio!'
 e ancora solo una cosa,guaio.
Non stava accadendo niente di buono dannazione,Kim era curiosa,troppo,era ingenua e voleva conoscere tutto,Kim si spingeva oltre per sapere,Kim superava i suoi limiti e questo non poteva che portare a degli enormi guai.
E così rimasero in silenzio,fino all'ora di chiusura,fino a quando i fanali delle auto risplendevano nel buio della sera lasciando scie luminose.
-Kim,chiudi tu!Noi ce ne andiamo!- La sua collega Cassie l'avvertì e con un tonfo chiuse la porta della tavola calda,lasciandola con un perfetto sconosciuto,seduta ad aspettare.
-Non mi piace aspettare,lo trovo snervante. Per questo oggi sono venuta qui da te,se avessi aspettato che saresti venuto tu a spiegarmi avrei perso anni,minuti preziosi- Il riccio annuì visibilmente interessato.
-Insegnami- Chiese. Era serio,solenne,e non scherzava affatto.
'guaio,guaio,guaio!'
-A non aspettare?- Kim chiese conferma e lui annuì.
In quel momento non seppe mai cosa la spinse a fare ciò che fece,non l'avrebbe mai immaginato nemmeno nei suoi sogni più strani.
Kim si sporse sul tavolo fino a sfiorare con la punta del suo naso quella del naso del ragazzo di fronte a lei,poi annullando definitivamente le distanze posò le sue labbra su quelle piene e dolci del riccio. Schiuse la bocca e la lingua dell'altro intuì subito cos'avrebbe dovuto fare,le loro lingue si accarezzavano languide,umide e proibite. Calde e passionali,sensuali e tremendamente eccitanti.
Quello fu il bacio migliore della sua vita,dato così,senza aspettare nemmeno un minuto,ad un guaio,firmando la sua congiura.












Erano le undici di sera e Kim se ne stava seduta sul letto della sua camera a pensare al più e al meno,un pò a tutto,ma nulla in particolare.
Per una come lei era strano stare seduta semplicemente a non fare nulla,ma da quando aveva conosciuto Harry gli aspetti della vita che prima le erano sempre sfuggiti,quelli un pò più intimi,interiori e astratti,sembravano essere quelli più importanti.
D'un tratto sentì un paio di mani coprirle gli occhi,sorrise subito sapendo chi era.
-Sai che ti aprirei anche dalla porta se tu suonassi?- Lui rise e lei si immaginò di vedere le sue fossette guizzare su quel volto candido e bianco.
-Lo so- Tolse le mani dal volto di Kim e le si sedette davanti,scompigliandosi un pò i capelli - Ma entrare dalla finestra mi piace di più- Lei sorrise teneramente.
Quello era Harry. Semplicemente un ragazzo come non ne aveva mai conosciuti.
Harry era istinto,non ragione,lui era spontaneità,non riflessione,lui era un guaio.
E sebbene Kim sentisse che era tutto uno sbaglio,sin da quando due mesi fa l'aveva visto entrare nella tavola calda dove lavorava,lei non riusciva a staccarsi da lui,come una forza magnetica che l'attraeva al suo corpo.
-Guarda cosa ti ho portato- Il ragazzo le prese la mano e la condusse fino alla finestra,sotto alla quale,sull'erba,si stagliava una moto,una vespa d'epoca,precisamente. Ne aveva viste un paio nei film anni settanta e le adorava. Ecco un'altra cosa di Harry: la sorprendeva sempre pur non cercando di farlo. Per lui erano tutte cose normali,ma per lei erano pure sorprese.
-E' tua?- Domandò elettrizzata,il riccio ridacchiò scuotendo il capo.
-E' di un...amico- Ovviamente non era di un suo amico,ovviamente l'aveva presa in prestito,ma Kim fece finta di crederci e lo baciò sulla guancia.
-Mi porti a fare un giro?- Chiese con un'espressione che comprendeva un non so che di malizia. Harry le sorrise e saltò giù con una perfezione quasi inumana.
Erano si e no quattro metri,forse tre,ma quello che sapeva con certezza è che lei non sarebbe mai saltata da lì. Le sue certezze cambiarono subito quando il riccio si appoggiò alla moto guardandola con un'espressione beffarda.
E quello voleva dire semplicemente una parola: salta.
Kim chiuse gli occhi,scavalcò il davanzale della finestra e in un attimo si sentì nel vuoto sentendosi carica di una sicurezza che non aveva mai avuto neppure con i piedi che toccavano il suolo,fuori dal pericolo di schiantarsi.
Aprì gli occhi e si trovò precisamente nelle braccia di Harry che le sorrideva compiaciuto.
-E' meglio della porta,vero?- Kim annuì ridacchiando e stampò un ennesimo bacio sulle labbra morbide del riccio che ricambiò totalmente preso.
Nei baci di Harry non c'erano solo le sue labbra,c'era tutto di lui.
Il ragazzo salì sulla moto e Kim lo seguì salendo dietro di lui e allacciando le sue braccia intorno al suo ventre duro e allenato.
Sentì un rombo e capì che la moto era partita e che Harry stava ingranando il massimo della velocità. Kim si sentiva sicura,in salvo.
Vide le luci della cittadina scomparire in lontananza e la strada deserta davanti a loro,c'erano solo una o due macchine e sopra di loro,migliaia di stelle.
-Reggiti,ci sono un pò di curve ora!- Gridò Harry per farsi sentire,lei strinse la presa sui suoi fianchi e si trovarono in una strada in salita piena di curve.
Ora vedeva la città sotto di loro,le luci dei negozi e dei lampioni.
Qualche minuto dopo il suo ragazzo si fermò e scese dalla moto,aiutando anche lei a scavalcare il sellino.
Erano ai piedi di un pendio che dava sulla cittadina. Viveva lì da quando era nata e non sapeva minimamente dell'esistenza di tale splendore.
-Stai a guardare- Disse lui lasciandole la presa alla mano e chiudendo gli occhi.
Camminò con tutta la sicurezza di questo mondo,ad occhi chiusi,verso un burrone. Non tremava,non respirava con l'affanno,era l'Harry di sempre.
E stava camminando verso un precipizio,sinonimo di morte,ad occhi chiusi.
Si trovava a nemmeno mezzo metro quando Kim sentì una morsa attanagliarle lo stomaco e si sentì costretta ad avvertirlo.
-Harry!- Lui sorrise e continuò. Kim,dalla sua posizione,accanto alla moto,prese a correre per raggiungere il ragazzo,in preda al panico.
-Harry cazzo! Fermati!- Niente,non le diede ascolto e proseguì. Poi si fermò,perfettamente consapevole,anche ad occhi chiusi,con il tallone del piede che toccava terra e la punta sospesa nell'immensità di quel vuoto.
Il cuore di Kim rimbalzava prepotente nelle sue tempie,il battito non sembrava cessare,solo quando il ragazzo la raggiunse abbracciandola si tranquillizzò.
-Avresti potuto...- Disse lei singhiozzando dallo spavento - Morire!-
Harry le sollevo il mento con l'indice e la guardò dritta negli occhi.
-Nah,sapevo che non era oggi quel giorno- Lei strabuzzò gli occhi.
Come poteva essere così? Come poteva stare a mezzo passo dal lasciare la vita e sorridere come non fosse successo nulla,e soprattutto,perché questa irresponsabilità l'attirava sempre di più a lui.
Kim si buttò a capofitto nelle sue labbra,succhiandole e assaporandole come non avesse mai fatto,dovendo accertarsi che fossero ancora lì con lei.
Il ragazzo posò entrambe le mani sui suoi fianchi e ricambiò con una passione infinita il bacio,mettendoci,questa volta,più di se stesso.
Mettendoci lui e l'infinito,le due sue più incertezze al mondo. Eppure quel bacio esprimeva solo sicurezza e passione,e una buona dose di guai.
Le infilo una mano sotto la maglietta e la brezza di Aprile,non gelida ma nemmeno calda,le invase la schiena procurandole brividi che andarono in aggiunta a quelli provocatole dalle mani di Harry che si muovevano esperte sulla sua pelle. Lei,dal canto suo,poteva solo continuare a gustare le sue labbra e a lasciare mille baci sul collo di lui,assaporando la sua pelle.
Lui infilò una gamba tra quelle di Kim sfiorandole con la coscia il suo punto più intimo sebbene coperto da due strati di stoffa.
-Ti amo Harry- Sussurrò.
Lui si fermò di colpo,la guardò dritta negli occhi e le stampò un dolce e casto bacio sulla fronte,continuando ancora a baciarla.
E così,sotto quello stelo di stelle,fecero l'amore per la prima volta.
Se alla parola amore,aggiungi il nome Harry,non può che venire fuori un guaio.








-Indovina cos'è questo- Ridacchiò Kim prendendo in mano un pezzo di frutta dalla sua macedonia. Lo portò alla bocca di Harry che se ne stava ad occhi chiusi ed a bocca schiusa per accogliere quelle succose bontà.
Harry chiuse le labbra,masticò qualche secondo e aprì gli occhi.
-Mmh- Ci pensò sù alzando gli occhi al cielo,poi parlò.
-Decisamente una ciliegia- Kim batté le mani e lui sorrise.
-Ne hai indovinate cinque su cinque,complimenti!- 
-C'è un premio?- Azzardò malizioso,Kim in tutta risposta si mise a cavalcioni su di lui e lo baciò,lasciando subito giocare le loro lingue.
La bocca di Harry sapeva di frutta fresca come il loro bacio.
Lui prese la mano di Kim e se la portò alle labbra,accogliendo il suo dito indice tra di esse e chiudendo gli occhi.
Kim arrossì violentemente vedendo quella scena dal gusto così proibito.
-Sai di succo d'ananas- Disse stampando in fine un bacio sulla punta.
Harry vide sicuramente l'espressione della ragazza ed il suo rossore,così decise di cambiare discorso.
-Guarda le nuvole- Asserì lui stendendosi sul prato a pancia in sù,Kim si stese accanto a lui ed Harry le circondò le spalle con un braccio.
-Non ti sembra un cuore,quella?- Sussurrò lei indicandola.
-Andiamo! Non essere scontata...guarda quell'altra,sembra una dama con un cappello,no?- Kim prestò attenzione e notò che Harry aveva ragione.
Sembrava una signora dell'ottocento con un enorme cappello in testa.
-Quella invece sembra un cagnolino su due zampe- Il ragazzo corrugò la fronte ed esaminò bene il grande batuffolo bianco che si stagliava sulla sua testa,poi annuì. 
-E quell'altra ancora una scarpa con il tacco- Il pomeriggio passò così.
Harry le aveva fatto sempre fare esperienze nuove che con lui si caricavano di nuovo significato e nuovi ricordi. Quante volte aveva guardato le nuove classificandoli come ammassi bianchi senza alcuna forma?
Ed ora perché invece sembravano tutte avere un senso,con lui?
Perché camminare con lui sotto la pioggia non sembrava solo una sciocchezza con cui prendere il raffreddore,ma sembrava la cosa più romantica del mondo?
Il riccio l'accompagnò a casa e la salutò con un bacio sulla fronte,si voltò,sicuro,prese la moto e senza nemmeno voltarsi sfrecciò a tutta velocità sull'asfalto.










Kim non rideva più. Kim non dormiva. Kim non faceva più nulla.
Harry il giorno dopo non era venuto alla tavola calda a prenderla,non era venuto il giorno dopo ancora salendo dalla finestra della sua camera,non era comparso alle sue spalle nemmeno una settimana dopo,mentre era seduta nello stesso prato,osservando quelle nuvole,che ora erano solo...banali nuvole.
-Kim,servi quel tavolo,avanti- Il suo capo l'ammonì e Kim dovette muoversi e andare a servire dei clienti. Erano due ragazze,sedute al tavolo di Harry.
-Scusate,questo tavolo è occupato- Disse incolore,senza tono.
Quelle smisero di parlare e la guardarono come si guarda una matta.
-Ma era libero- Rispose una con aria ovvia,tornando poi a riparlare con l'altra.
Kim trattenette l'impulso di scacciarle con la forza. Non riusciva a non vedere un riccio dagli occhi azzurri seduto al numero tredici,non poteva averlo una persona qualunque,quel tavolo era di Harry e basta.
-E' occupato- Calcò le due parole con forza ma le due ragazze nemmeno si voltarono verso di lei e continuavano ad ignorarla.
Kim prese la borsa della bionda e la buttò a terra,finalmente quella si girò.
-Ma che cazzo fai?! Stronza!- Le lacrime iniziarono a solcarle le guance e quasi bruciavano,il respiro diventava irregolare e i ricordi tornavano imperterriti.
-Questo fottuto tavolo non è libero! E' occupato! Qui c'è Harry!- Le due ragazze la guardarono quasi compassionevoli,ovviamente
 come si guarda qualcuno con dei problemi,e così,senza dire nulla uscirono dal locale.
Kim si accasciò a terra tremante e piangente,con quegli occhi azzurri impressi nella sua testa,quella voce roca e quelle fossette guizzanti.
-Kimberly,alzati,va tutto bene- Juliet,la sua collega,di qualche anno più grande l'aiutò ad alzarsi tranquillizzando sia lei che tutte le persone che stavano guardando,poi l'accompagnò in cucina e la fece sedere.
-Kim,sono passati otto mesi,lui non verrà più- E la verità sputatole in faccia la colpì più forte di un pugno,e i singhiozzi le squarciavano il petto.
-Ma non mi ha nemmeno salutata!- Biascicò piangendo più forte di prima.
-Vai a casa,ci penso io per oggi- Le accarezzò un paio di volte la schiena e l'accompagnò fino alla porta. Kim la salutò e nel buio si diresse a casa sua.
Era silenziosa,di quel silenzio che riempie più del rumore.
Il silenzio assordante sembrava ricordarle che era stata tutta una cazzata.
Lei,Harry,i loro momenti passati insieme,tutto quanto,tutto.
Si alzò e si guardò allo specchio. Il trucco era colato su tutte le guance e anche sulla maglietta,le occhiaie ormai erano due solchi indelebili,frutto di mesi e mesi di pianti disperati e duraturi,le labbra tremavano segno che stava per scoppiare.
Chiuse gli occhi e li riaprì trovando Harry dietro di lei.
Si girò pronta a baciarlo ma non c'era nessuno,era sola come sempre.
Kim decise di farla finita,una volta per tutte. Era sola e non ne valeva la pena.
Saltò giù dalla finestra,atterrando sui piedi,proprio come faceva sempre Harry,prese la sua auto,vecchia e tutta rovinata,imboccò lo stesso tragitto di un anno fa e arrivò a quel precipizio dal quale si ammirava tutta la città.
Chiuse gli occhi e continuò a camminare,lei non avrebbe saputo quando fermarsi. Continuò ancora,altri cinque passi,altri cinque e un altro.
Riaprì gli occhi di colpo e si trovò con un piede nel vuoto ed uno sul terreno.
Di chi era la colpa? Chi era stata a baciare un completo sconosciuto che gridava 'guaio!' da tutti i pori? Era stata lei. Ed infondo Harry era uno sconosciuto anche adesso,a pensarci bene cosa sapeva di lui? Il nome,l'età,approssimativam
ente,l'aspetto. Ma di Harry non sapeva più nient'altro.












Three years later

Kim aveva vent'uno anni,era fidanzata e lavorava ancora nella sua tavola calda.
Salutò il suo ragazzo con un bacio sulle labbra ed andò a lavoro per il turno pomeridiano. La giornata passò come al solito con mosse meccaniche. Servi i clienti,prendi le ordinazioni,cucina,servi i clienti.
Ma la sua parte preferita arrivava dopo. All'ora di chiusura Kim non se ne andava,rimaneva lì un'altra ora,si sedeva al tavolo numero tredici e fissava le macchine sfrecciare nel buio. Che cosa faceva? Aspettava.
Chi? Harry. Perchè nonostante fossero passati quasi quattro anni da quando Harry non metteva piede ad Holmes Chapel,lei continuava ad aspettare.
Osservò quella mela sopra al tavolo,se ne stava lì da tre anni,nessuno aveva osato toccare quel tavolo e quella mela che Harry non aveva mai mangiato era lì ferma,immobile e non più tanto rossa,anzi.
All'improvviso sentì le campanelle appese alla porta del locale suonare,segno che stava entrando qualcuno. Dannazione,si era scordata di chiudere a chiave!
Era entrato nella sala con quel portamento tipico solo di chi era totalmente sicuro di sé.
Nei suoi occhi avevo letto la parola guaio,lì,ferma e perfettamente azzeccata.
Aveva passato una mano tra i suoi capelli scuotendoli un pò,aveva mordicchiato le sue labbra facendo poi scorrere la lingua su di esse,aveva impostato quello sguardo fisso che sembrava guardare tutti,ma che in realtà non guardava nessuno,aveva messo le mani in tasca e un ghigno beffardo.
Si sedette davanti a lei senza dire una parola,senza nemmeno guardarla.
I guai erano tornati.




















Sciao belese (?)

Allora,che posso dire? Questa è una one shot,innanzitutto.
Per chi non sapesse di cosa si tratta:
LA STORIA HA SOLO QUESTO CAPITOLO,NON CI SARA' UN CONTINUO c:
è palesemente ispirata alla canzone 'i know u were trouble' di Taylor Swift 
perchè mi attirava un sacco sjdakda

anyway,spero vi piaccia,recensite belle c: fatemi sapere che ne pensate


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