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Autore: Alastor Bowen    01/08/2007    0 recensioni
Sam non sapeva che sarebbe successo tutto ciò... a dir la verità non lo sapeva nessuno...
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mia prima long fiction dedicato a ISDA, fatica assurda che potevo evitare

Mia prima long fiction dedicato a ISDA, fatica assurda che potevo evitare? Assolutamente no, più che altro lo considero come un modo per onorare a modo mio Tolkien, e per ringraziarlo di avermi donato un così bel mondo, e dei così bei personaggi.

Non potendo inoltre fare un film delle avventure dei suoi personaggi (ma se nessuno li farà e quando finalmente avrò preso la maledettissima laurea in cinema ci penserò io), ho ben pensato di scrivere una storia, che potesse commuovere e divertire il pubblico, anche se non so se ci riuscirò... lo spero e basta, poichè la speranza non muore mai (a parte a Rohan, ma quello è un altro discorso...)

La dedico infine al mondo, che ha deciso di ospitarmi e nutrirmi insieme a tutti gli altri suoi figli, e la dedico a chi veramente stimo ed apprezzo, cioè Samvise Gamgee, che è solo un personaggio inventato ma che tanto io adoro, così come il suo interprete nel film (Sean Astin), bravissimo e molto convincente, voi si che vi meritate questa storia, non tanto come opera d'arte quanto segno di stima e apprezzo (si sa, basta il pensiero a volte...) in ogni caso personaggi e eventi sono tratti dai racconti di Tolkien

 

 

"Perchè andare contro morte certa?"

 

 

Samvise Gamgee sedeva mirando le colline della Contea.

Si trovava in un luogo sconosciuto a tutti, perfino ad Ham Gamgee, suo padre, comunemente chiamato Gaffiere.

Gli piaceva osservare tutto quel mondo, che pareva essere infinito, seduto in quel piccolo frammento di tranquillità.

Anche se era solo, era felice, e solo per qui piccoli momenti della giornata era ancora possibile la vita.

Il sole ora tramontava, e tutti quanti gli hobbit si preparavano a partecipare alla festa del vecchio Bilbo Baggings, che per l'occasione aveva veramente esagerato nel programmare le cose.

L'unica cosa che probabilmente mancava era la presenza di Elfi, che probabilmente avrebbe potuto attirare il piccolo Hobbit nella illuminata festa.

Purtroppo, tutto ciò non poteva accadere, e quindi Sam decise di rimanere ad osservare il mondo fino al tramonto, e continuare con la stesura del suo diario e delle sue poesie.

Si considerava fortunato del fatto di saper leggere e scrivere, e ringraziava Bilbo per essergli stato maestro per la quantità di lezioni necessarie per imparare il Quenya.

Ammirando il sole che tramontava, decise poco dopo di mettersi a scrivere prima che le tenebre l'avessero inghiottito e costretto a non scrivere.

 

 

§

 

"L'Anello dev'essere qui da qualche parte.... ma dove?" si chiedeva Saruman guardandosi intorno dall'alto della torre di Isengard.

Non riusciva ad immaginare dove avrebbe potuto trovare il gioiello tanto bramato dal suo padrone, o forse sarebbe meglio dire socio.

Infatti Saruman non era stato affatto sottomesso, ma si era schierato coscientemente dalla parte del nemico, senza alcun ripensamento.

Ed ora dubbioso si guardava intorno, da una parte Rohan, dall'altra Gondor, dall'altra ancora la Contea.

Ia Terra di Mezzo era troppo vasta, e lui non sapeva proprio da dove incominciare la propria ricerca.

L'unico indizio che avevano era la successione cronologica dell'Anello e alcune leggende.

Si diceva infatti che dopo essere stato tagliato dalla mano si Sauron, l'anello fosse finito in mano ad Isidur, che lo perse venendo ucciso in un fiume.

Lo prese un essere, ma non si sapeva bene chi fosse, si sapeva solo che popolava le montagne, ma di lui non ci fu alcuna traccia quando i suoi scagnozzi si misero alla sua ricerca.

"Dove cazzo è?" si chiedeva e si chiedeva ogni momento, divenuta oramai quella la sua ossessione.

 

 

§

 

Legolas, Re degli elfi a nord del Bosco Atro, era uscito per la sua solita passeggiata pomeridiana insieme a Smeagle, o Gollum, la creatura leggendaria che altro non era che un Hobbit.

L'elfo era alto, vestiva di verde e di nero, e aveva gli occhi azzurri con i capelli biondi, tipico degli elfi di quella zona.

Smeagle era invece un essere viscido, basso e con una grande gobba sulla schiena, la pelle quasi imputridita, il volto colto dalla vecchiaia e magrissimo.

Non aveva più capelli quell'Hobbit, e quelli che aveva parevano quasi invisibili ad occhio nudo.

Passeggiavano fra gli alberi, Smeagle legato alla corda elfica che teneva in mano Legolas, mentre quest'ultimo fischiettava motivetti allegri.

L'espressione di Smeagle al sentire quei motivetti era un miscuglio fra una quella di chi sta per avere una crisi epilettica e chi ha già avuto una nevrosi multipla, in poche parole era straziato e non vedeva l'ora di trovare due picchi per rompersi i timpani delle orecchie.

Avevano entrambi un passo spedito, uno perchè era il normale passo, l'altro perchè aveva fretta di tornarsene a casa.

"Allora Gollum ti vuoi muovere o no? Si sta facendo sera, sarà meglio tornare fra un po'..."

L'essere viscido era felice nel sentire quelle parole, e si voltò verso casa immediatamente, voglioso solamente di dormire e di non pensare più a nulla.

Il tessoro però è nostro... ricordatelo, lurido bastardo!!!

 

 

§

 

Sam aveva smesso di scrivere, le stelle apparivano ora nel cielo, dando spazio ai sogni.

Si trovava ancora solo, e solo voleva ancora rimanere; pensava, pensava a Rosy Cotton, quella ragazza di cui era infatuato e che tanto desiderava poter abbracciare, amare apertamente...

Sognava a volte ad occhi aperti, sognava di avere coraggio, e di riuscire nel suo intento più grande, cioè quello di riuscire a dichiarare il suo amore.

L'erba era fresca, la terra era morbida e tutto sembrava voler portare il giovane Hobbit al sonno.

Fra dieci minuti Sam... guarda ancora un po' le stelle...

Pensava fra sè e sè.

E quelle stelle sembravano volessero ancor più mostrare sotto il suo naso l'infinito, e il suo essere piccolo in tutta quella magnifica grandezza e sconfinatezza.

Da seduto che era, si mise sdraiato, e tenendo le mani unite sotto il volto a mo' di cuscino si addormentò cullato dalla leggera brezza.

E fu proprio in quel momento, in quel momento dove la realtà per un piccolissimo secondo o forse anche meno si mischia con i sogni, quel momento dove non si sa perfettamente cosa accade, quel momento che nessuno riesce a ricordare al risveglio, che Sam vide Gandalf apparire davanti a lui.

 

 

 

§

 

Saruman stava pensando da troppo tempo.

Aveva finalmente deciso di chiudersi nella sua camera e di riposare finalmente nel suo letto.

Quella pelle umana non riusciva proprio più a sopportarla, quel fetore, quello scatenarsi di sentimenti...  avrebbe volentieri cambiato le cose quel giorno, durante la Seconda Era.... Eppure non poteva, con tutta la potenza che aveva, non poteva cambiare tutto ciò che era diventato.

Odiava sentire i sentimenti espandersi dappertuttto e prendere posto alla coscienza, odiava sentirsi a volte troppo stanco da continuare i suoi lavori, odiava essere inferiore a Sauron...

Si rivoltava nel letto, cercando sonno, l'unica cosa forse affascinante e buona dell'essere umano.

I suoi occhi non riuscivano però a chiudersi, anzi, sembrava volessero rimanere aperti, si trovava in una fase di esagitazione dell'animo, e doveva assolutamente trovare la quiete, e così il riposo.

Decise quindi di chiudere gli occhi e non pensare, per quanto poteva riuscirgli.

Infatti funzionò solo per pochi secondi, anzi, anche meno.

Il vecchio riaprì gli occhi, maledicendosi.

Poi, rimettendosi seduto, non potè fare a meno che sorridere, e trasformare quel suo sorriso in una risata, una terribile e potentissima risata...

"Non ci stavo pensando... non ci stavo pensando!!!" diceva fra se e se con un tono leggermente isterico...

Ma per lui quello non significava pazzia, anzi, quello per lui era il segno del vero riposo.

Uscì, ed andò di nuovo verso la balconata della torre.

Il cielo azzurro ora si tingeva leggermente di rosso.

 

 

"Mio caro amico, ogni morte è certa..."

 

 

 

 

 

  
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