Cammino a piedi nudi sulla
spiaggia deserta, il mare è calmo, l’acqua brilla
cristallina sotto i raggi del
sole, un gabbiano vola solitario, una conchiglia immersa nella sabbia.
A un
tratto mi siedo, allungo una mano e con l’indice vado a
scavare nella sabbia,
formando una spirale con linee concentriche che sembrano destinate a
non avere
fine. Inconsciamente alzo lo sguardo e cerco qualcosa lontano
all’orizzonte, ma
non so nemmeno io cosa. O forse sì. Cerco
l’impossibile, l’irrealizzabile, il
proibito. Cerco un sogno, una barca con una sirena sulla prua, una
meravigliosa
sirena che mi guarda con occhi luminosi e mi saluta sorridente. Ma
davanti a
me, per metri e metri, si estende solo un’infinita distesa
marina che culmina
nel cielo senza nuvole, non c’è altro.
Torno ad osservare la spirale,
sconsolato, ma noto che è sparita. Al suo posto la mia mano
ha creato solchi
leggeri uniti da linee grossolane e sfuggenti a formare una parola, quel nome. ALICE. La mia sorellastra, la
sardina. Quella che fino a qualche tempo fa non avrei nemmeno
immaginato di
sfiorare e che ora, invece, desidero avere al mio fianco più
di ogni altra
persona al mondo.
Ma mi sento un idiota. Non devo
pensarci, lei ha fatto la sua scelta, e non ha scelto me,
bensì lui. E io non
posso farci niente. Cazzo! Il solo
pensiero di quei due così dannatamente vicini…
Affondo un pugno nella sabbia,
dritto su quel nome che amo e che mi fa soffrire, vorrei liberarmene ma
non
posso. Non dopo tutto quello che abbiamo passato insieme, io e lei, non
dopo aver
trovato quella lettera accanto al mio letto, averla aperta ed essermi
maledetto
per l’ennesima volta. Perché proprio lei?
Perché non Lisa o qualsiasi altra
ragazza? Dico io, perché? Continuo a chiedermelo quando
conosco già la risposta.
Perché è Alice, Rudi, non una qualsiasi. La
combinazione senza nome, l’emozione
indescrivibile. Non una banale cotta, no, io la amo. Ma me ne sono reso
conto
quando, ormai, non c’era già più
speranza per me, per noi. Era già troppo tardi
e io mi sono arreso e l’ho lasciata a lui abbandonando ogni
traccia di
coraggio, senza combattere. Non è
stato
un errore, non per me. Questo dovevo dirle… Ma non
l’ho fatto. Mi sono
tenuto tutto dentro, fingendo che la vita stesse andando per il verso
giusto
mentre volevo solo distruggere ogni cosa e dirle la verità.
Non ce l’ho
fatta.
Prendo in mano la conchiglia poco
distante, mi rimetto in piedi e la lancio via, cogliendo una leggera
folata di
vento estivo, vedendola volteggiare per un momento in aria per poi
finire in
acqua senza troppo disturbare le onde, senza un rumore. Come un
sentimento
troppo forte entra in un cuore, prima per ammaliarlo, poi per ferirlo
in
profondità, in un silenzio cupo e che fa male. Il destino a
volte è crudele,
come una lettera mai letta. O, almeno, non in tempo. Il destino, se
vuole, può
farti un grande regalo ma anche spazzare via i tuoi sogni come
un’onda più alta
può inghiottire un castello di sabbia.
Continuare a vivere così però è
impossibile. Proverò ad andare avanti senza di te, sapendoti
insieme a lui,
cercando di non pensarci, anche se so che sarà difficile. La
mente dice che
posso farcela, il cuore getta sale sulla ferita aperta.
Le nostre strade si sono separate
ma come uno stupido continuo a sperare che possano rincontrarsi e, se i
miei
sentimenti non saranno mutati, se non ti avrò seppellito
alla fine dei miei
ricordi, allora non mi tirerò indietro e il coraggio, ti
giuro, Alice, non mi
mancherà. E, comunque vada, finalmente saprai ogni cosa e
potrò togliermi
questo peso dal petto. Un giorno, forse…
- Angolo autrice -
Ciao
gente,
questa è la
mia terza storia su I Cesaroni e
la seconda dedicata a Rudi e Alice. Sì, è
piuttosto breve ma spero proprio che vi sia piaciuta! ;) Colgo
l’occasione per ringraziare chi ha letto, preferito,
ricordato, seguito e recensito la precedente, Come
due
anelli, più che fratelli
Un saluto e buon anno
nuovo a tutti,
Amy