Serie TV > Glee
Ricorda la storia  |      
Autore: violetsugarplum    13/01/2013    5 recensioni
[Seblaine Sunday]
Blaine va via da New York, portando con sé un borsone da viaggio mezzo vuoto e tante lacrime.
Sulla stessa carrozza sale un uomo che, senza perdersi in mille parole, inizia a leggere un quotidiano e beve caffè corretto alle quattro di pomeriggio.
È un incontro insolito, ma chi può dire che il regalo che i due si scambiano non dia il via ad un nuovo viaggio?
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Sebastian
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

Flawless


È il 13 gennaio 2023.

Blaine sa che è finita e non può tornare indietro, esattamente come il treno su cui sta viaggiando a folle velocità tra i campi di grano della Pennsylvania non può fare retromarcia e riportarlo a New York.

Non può fare altro che stringere nella mano il cellulare, sperando di sentirlo squillare da un momento all'altro. Ma ciò che dice il cuore, ogni desiderio che pulsa ancora all'interno, è completamente messo a tacere dalla mente, più decisa e razionale.

Sa che lui non lo chiamerà.

Lui l'ha lasciato perché i loro sogni avevano smesso di combaciare già da molto tempo prima.

E la mente lo sapeva, ma il suo cuore no. O, perlomeno, ha sempre finto di non saperlo.

Sospirando pesantamente, prende il suo borsone da viaggio e lo trascina verso le porte, aspettando che il treno si fermi a Columbus e lasci dietro di sé l'odore ormai familiare della metropoli.

Scende velocemente, rischiando di travolgere una famiglia di italo-americani che tenta di salire prima che i passeggeri siano usciti dalla carrozza, e corre a perdifiato in stazione per obliterare il secondo biglietto, quello che lo porterà nel posto che ha smesso di chiamare casa esattamente tre anni prima.

Westerville, Ohio.

No, non gli è mancata.

Riesce a fare tutto in fretta e controlla per l'ultima volta sul tabellone delle partenze il binario che lo condurrà nella città dove è nato. Dove, chissà se potrà mai riconquistare la dignità persa urlando per l'ultima volta contro il suo ex ragazzo nel taxi giallo della Grande Mela.

Il gracchiare degli altoparlanti gli ricorda che peggio di così non può proprio andare.

Attenzione. Il treno 264 delle ore 15:55 diretto a Westerville è in partenza al binario 8. Allontanarsi dalla linea gialla.

Perché allontanarsi quando vorrebbe solo buttarsi sotto?

Sale lentamente, ancora più lentamente di quanto fatto a New York.

Adesso sembra così fottutamente reale e se ne sta andando per davvero.

È proprio finita.

Trova il suo posto e si siede, non preoccupandosi minimamente di mettere il borsone sul ripiano portabagagli o togliersi il cappotto, che gli tira leggermente sul collo a causa del papillon che spunta da sotto. È la prima volta che viaggia in prima classe e non gliene frega niente di aver speso sessanta dollari in più per avere sedili più comodi perché non lo è; le lacrime gli offuscano la vista e gli impediscono perfino di meravigliarsi per le tre prese di corrente del tavolino davanti a sé.

Adesso torna a casa, a testa china come un soldato consapevole di aver perso la battaglia fin dalla partenza perché il suo scudo è stato letteralmente diviso a metà e zac!, la spada l'ha trafitto dritto al cuore.

Vorrebbe tanto poter trafiggersi con quel cellulare che tiene ancora saldamente in mano, come se ne andasse della sua stessa vita.

Si accorge che un'altra persona è entrata nella carrozza, portando dietro di sé un voluminoso trolley nero, che mette diligentemente sul portabagagli, facendo ben attenzione a spingerlo bene in fondo in modo che non cada. Si sfila la tracolla in pelle, si toglie il cappotto, piegandolo con cura e appoggia il quotidiano che teneva sotto il braccio sul sedile accanto.

"Buonasera", lo saluta con voce profonda, intrisa di fermezza ma cordialità.

Blaine distoglie lo sguardo e desidererebbe rispondergli che no, non è minimamente una buona serata e per un istante spera che non sia uno di quei compagni di viaggio che tentano disperatamente di attaccare bottone, ma dalle sue labbra esce solo un singulto perché il groppo alla gola ha deciso di renderlo più ridicolo di quanto non già sia con quegli occhi gonfi di pianto.

L'uomo aggrotta leggermente la fronte e si siede al suo posto che, purtroppo, è esattamente di fronte a lui.

Blaine lo fissa per un momento e nota subito che la persona che ha davanti è uno degli uomini più perfetti che abbia mai visto. Ha dei tratti eleganti, quasi quanto la cravatta Regimental a righe blu e rosse che porta leggermente slacciata attorno al collo ma che gli dona ugualmente un aspetto formale, leggermente minaccioso, come se fosse un direttore di banca oppure un avvocato. Sotto il polsino della camicia immacolata spunta un orologio enorme, di quelli costosissimi con due quadranti, probabilmente puntati su due fusi orari diversi. Il suo volto è bello, costellato da piccoli nei che arrivano perfino sotto le  sopracciglia non eccessivamente curate.   

Ma proprio quando Blaine inizia a perdersi in quegli occhi così brillanti, nonostante la debole luce della carrozza, e così... verdi, sono davvero verdi, che l'uomo si accorge di essere fissato e invece di schiarirsi la gola scocciato, gli accenna un sorrisetto.

Blaine arrossisce immediatamente e si stringe nelle spalle, vergognandosi. Finge di scrivere sul cellulare, tanto per far qualcosa e lasciare che la figuraccia svanisca come il paesaggio rurale fuori dal finestrino.

L'uomo estrae con lentezza dall'interno della giacca un paio di occhiali da vista dalla montatura un po' grande per un viso sottile come il suo, li inforca e apre il quotidiano sulle gambe accavallate, nascondendo il volto dalla visuale di Blaine.

Rimangono in silenzio, lasciando che gli unici rumori siano quelli del treno che sfreccia sulle rotaie e delle pagine sfogliate con calma quasi studiata. All'improvviso un altro suono riempie la carrozza e un ragazzo arriva con il carrello delle vivande. È vero, Blaine si era dimenticato che grazie a quei sessanta dollari aggiuntivi è previsto un the sicuramente tiepido o un caffè molto probabilmente annacquato.

"Desidera da bere, signore?", chiede il ragazzo sfoderando un sorriso tanto distante quanto falso e Blaine scuote la testa, non ancora sicuro dell'affidabilità della propria voce. Lo steward si rivolge successivamente al suo compagno di viaggio, il quale a malapena distoglie lo sguardo dal giornale. "Il solito, Sebastian?"

L'uomo, che come Blaine ha appena appreso si chiama Sebastian -ma poi perché l'ha chiamato per nome? Si conoscono? Quanti viaggi Sebastian ha già fatto su questo treno, probabilmente per lavoro?- annuisce e Blaine non può far a meno di notare che il ragazzo gli porge un caffè che prima ha corretto con un liquido ambrato, probabilmente liquore, versato da una bottiglietta dal lungo collo.

Sebastian ringrazia e non ricambia l'occhiolino che lo steward gli lancia prima di continuare a camminare ancheggiando provocatoriamente. Blaine lo vede bere e schioccare le labbra compiaciuto e vorrebbe quasi chiedergli se quello che si è fatto aggiungere è veramente liquore, ma non lo fa.

Una volta finita la bevanda, Sebastian getta il bicchierino nella piccola pattumiera, piega il quotidiano alla bell'e meglio prima di abbandonarlo sulle sue gambe e... Lo guarda.

Lo osserva senza dire una parola. Blaine sa che i suoi occhi luminosi lo stanno studiando con attenzione e si sente subito in imbarazzo perché questo sconosciuto lo sta fissando e magari potrebbe essere pure pericoloso... Ne ha sentite di storie brutte su ciò che accade sui treni. Ma Sebastian rimane lì sul suo sedile, immobile, quasi come se lo stesse ammirando.

Blaine non sa cosa sta accadendo dentro di lui. Solo poche ore prima ha abbandonato quello che credeva fosse il sogno della sua vita ed è sprofondato in un incubo, fatto di borsoni da viaggio mezzi vuoti e coincidenze prese per un soffio e sta tutto andando così velocemente, ancora più veloce di quel treno che lo sta riportando in quel posto che dovrebbe tornare ad essere la sua casa.

Si strofina gli occhi, sapendo ormai di avere anche dei capillari rotti e non si sorprende quando incrocia lo sguardo di quell'uomo che che porta il nome di Sebastian e che lo sta ancora fissando con le labbra serrate in una morsa stretta.

Non può fare a meno di puntare i suoi occhi via da lì e prende a guardare fuori dal finestrino, sperando che la debole luce camuffi un po' le lacrime che hanno ripreso a rigargli le guance rasate, proprio come piacevano all'uomo dei suoi sogni.

Blaine riconosce il paesaggio dell'odiato Ohio, con quei bruttissimi covoni di fieno mollati lì dall'estate, e sa che manca poco prima di tornare nel suo vecchio appartamento e disfarsi di tutti quegli abiti che lui gli aveva fatto comprare e che aveva infilato in fretta e furia nel borsone prima di partire.

Solo il pensiero lo fa piangere. Ancora.

Il rumore di carta strappata lo scuote bruscamente e, senza rendersene conto, tira su con il naso mentre Sebastian, intento a piegare su se stesso un foglio appena staccato dal quotidiano, alza lo sguardo e apre la bocca, come se volesse dirgli qualcosa.

Tuttavia non lo fa e posa di nuovo i suoi occhi, sempre scintillanti, sul suo grembo, continuando a piegare la carta con estrema precisione. I movimenti definiti dell'uomo lasciano interdetto Blaine che, per un momento, smette di pensare a quanto la sua vita faccia schifo e si concentra sulle mani affusolate di quell'uomo misterioso che beve alcolici a metà pomeriggio.

Il treno inizia a rallentare mentre le dita di Sebastian, che si morde il labbro inferiore, aumentano di velocità e Blaine, incantato, rimane a guardarlo e non c'è niente al mondo che potrebbe distrarlo, nemmeno un improvviso deragliamento.
Sebastian smette di lavorare freneticamente e, senza dire nulla, gli porge un piccolo origami a forma di uccellino che sembra spiccare il volo dal palmo della sua mano.

Blaine rimane a fissarlo per qualche secondo, confuso e lusingato al tempo stesso. Arrossisce violentemente pensando a quanto possa essere stupido lì seduto coi vestiti un po' stropicciati e le guance bagnate dalle lacrime. Incontra lo sguardo di Sebastian e, quasi spinto da un riflesso automatico, afferra l'origami e dice la prima parola dopo ore di silenzio.

"G-Grazie."

E gli sorride.

Uno stridio prolungato avverte che il treno è finalmente giunto a destinazione. Sebastian si alza, prende il suo bagaglio, ma non si infila il cappotto. Guarda Blaine dritto negli occhi e le labbra si curvano lentamente in un sorriso, così diverso da quello che gli aveva rivolto quando l'aveva scoperto a fissarlo.

"Grazie a te", gli dice prima di scappare via, lasciando Blaine a occhi e bocca spalancati, chiedendosi il perché di quello strano ringraziamento e, forse, anche di tutto il resto.

***


È passata una settimana da quando Blaine ha rimesso piede nella sua vecchia abitazione, riuscendo a sconfiggere l'odore di chiuso ma perdendo miseramente contro i ricordi di New York. Si sa che mille contro uno è una guerra impari e, per il momento, ha alzato la bandiera bianca.

Si mette il cappotto e decide di uscire a fare una passeggiata al freddo, tentando di sfuggire alle telefonate preoccupate degli amici che gli chiedono come sta -male, come vuoi che possa stare?- ma c'è troppa neve e non se la sente di rendersi ridicolo e scivolare su ogni marciapiede, perciò chiama un taxi che lo possa accompagnare in quel negozio di strumenti musicali poco lontano dalla stazione. Dovrebbe preoccuparsi di comprare qualcosa per la cena perché non mangia un pasto completo dal pranzo che gli ha preparato amorevolmente sua madre tre giorni prima, ma sa già che tornerà a casa con uno o più spartiti per il pianoforte. Oppure, peggio, con un nuovo biglietto del treno per New York. Ma non deve farlo, non vuole farlo.

Inesh, l'autista indiano che lo accompagna, è al suo primo giorno di lavoro e, sfortunatamente, non sa una parola e perciò capisce male la destinazione, facendo sì che Blaine, sbuffando infastidito, paghi trentasei dollari per essere scaricato esattamente davanti alla stazione.

Appena sceso dall'auto, Blaine tenta di fare un passo e, se non si fosse tenuto al palo della luce di fianco a lui, sarebbe caduto a terra come un cretino.

"Accidenti!", mormora piano, sperando di non essere stato visto da nessuno, e un foglio di carta, che era incollato al palo, scivola a terra sulla neve fresca. Blaine si piega subito per raccoglierlo pensando al povero padrone che ha smarrito il suo cucciolo, oppure allo studente squattrinato che offre di dividere metà affitto del suo monolocale o, anche, al povero malato di sesso, ovviamente superdotato, che lascia il suo numero augurandosi che qualche folle prima o poi lo chiami.

Ma non è niente di tutto questo.


All'uomo sul treno diretto a Westerville delle 15:55 di ieri, 13 gennaio.

Siamo saliti a Columbus e tu eri già nella carrozza della prima classe, stretto nel tuo cappotto sotto cui si intravedeva un papillon.

Ho preso un caffè corretto con un goccio di Courvoisier (te lo dico perché mi sembravi particolarmente interessato) mentre tu continuavi a piangere, non so perché.

Ti ho regalato un origami fatto con un foglio del giornale. Tu mi hai ringraziato e mi hai sorriso.

Prima di scappare come un assassino (a proposito: hai presente quanta gente pericolosa si può incontrare sui treni?), ti ho ringraziato anch'io.

Sei curioso di sapere perché l'ho fatto?

Perché hai reso la mia giornata e la mia vita decisamente più bella.

Mi piacerebbe ricambiare il favore e, magari, essere in grado di farti sorridere ancora perché, non so se lo sai, ma sei perfetto.

sebastiansmythe@mail.us


Blaine tiene stretto tra le dita infreddolite quel foglio scritto con calligrafia minuscola e elegante. Arrossendo, lo piega con cura e lo infila nella tasca del cappotto in cui, con sorpresa, ritrova il piccolo origami.

Non ha più bisogno di comprare un biglietto del treno e ha tutto il tempo che vuole per acquistare gli spartiti per il pianoforte ma, prima di farlo, deve assolutamente scrivere alla persona più strana che abbia mai incontrato.





Eeeh! Sono già tornata perché era da troppo, troppo tempo che non pubblicavo qualcosa per la Seblaine Sunday!

Mi è tornato in mente all'improvviso un prompt di Ilarina dato mesi e mesi fa basato su questa foto meravigliosa e, data la giornata vuota, ho deciso di occupare il tempo buttando giù questa cosina. Tra l'altro spero che questo Riccardo abbia trovato la sua ragazza col maglione rosa, ma shhh ç___ç

Ah, tornerò tra qualche giorno con una nuova OS che accontenterà chi sente la mancanza dei Kids!Seblaine :3

Buona domenica!

-violetsugarplum


  
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: violetsugarplum