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Autore: Etiell    13/01/2013    0 recensioni
"scese nel freddo e buio cortile protetto solamente dalla leggera ed attillata canottiera nera e cominciò a cercare la sottile sagoma di italia nella profonda oscurità."
con questa fan fiction voglio descrivere l'accaduto storico del famoso patto di londra della prima guerra mondiale, in cui l'italia tradisce la triplice alleanza per schierarsi dalla parte della triplice intesa. tutto ciò in chiave molto "hetaliana".
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Germania/Ludwig, Nord Italia/Feliciano Vargas
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti questa è la mia prima fan fic su Hetalia. In questa one-shot  voglio descrivere l'accaduto storico del famoso patto di londra della prima guerra mondiale, in cui l'italia tradisce la triplice alleanza per schierarsi dalla parte della triplice intesa. Tutto ciò in chiave molto "Hetaliana". Spero vi piaccia e buona lettura. c:

That Cold April Night


La fredda luce della luna piena di metà aprile proveniente dalla finestra illuminò distrattamente uno strano foglietto che, attraverso movimenti disordinati e rumorosi, passò sotto la fessura della porta. Bastarono solamente quei movimenti indecisi ad interrompere il vigile e attento sonno di Ludwig che, prontamente, si mosse verso la porta per prendere il misterioso pezzetto di carta e leggerlo.
"Caro Germania, sono io Feliciano. Quando leggerai queste poche righe probabilmente me ne sarò già andato, ma desidero comunque che tu sappia che la causa della mia partenza non ha assolutamente niente a che vedere con te. Mi fa male lasciarti Ludwig, mi fa tanto male. Ma devo farlo, devo farlo per me stesso. Con affetto, Italia"
Il cuore di Ludwig diventò improvvisamente agitato ed invaso da una strana pesantezza. Perché Italia dovrebbe andarsene? Pensò. Doveva saperne di più, non si sarebbe arreso, voleva capire cosa lo costringesse a lasciarlo così di punto in bianco. D'altronde era pur sempre Germania e niente avrebbe mai potuto impedirgli di sapere la verità su quell'amara e triste situazione.
Pochi minuti erano ormai passati da quando Italia aveva lasciato il suo messaggio alla porta di Ludwig per cui, nella speranza che ancora non fosse lontano, si infilò velocemente i pantaloni verdi della divisa per poi uscire di corsa dalla sua stanza. Scese nel freddo e buio cortile protetto solamente dalla leggera ed attillata canottiera nera e cominciò a cercare la sottile sagoma di Italia nella profonda oscurità.
«Italia!» Urlò dolorosamente quando finalmente lo vide lungo il viale sterrato reso ancora più cupo dagli alti alberi che lo circondavano. Feliciano arrestò così la sua corsa senza, comunque, voltarsi verso l'autoritaria figura di Germania che, incapace di controllare la sua impulsività, si stava velocemente avvicinando.
«Che cosa significa quel biglietto?» Continuò Ludwig
«Non era previsto che tu lo leggessi ora» rispose flebilmente senza smettere di dargli le spalle.
«Invece lo ho letto. E guardami quando ti parlo» La severa tristezza era evidente nella voce di Germania quando, prendendo con prepotenza il giovane Italia per le spalle, lo costrinse a voltarsi verso di lui.
Gli occhi di Italia resi ancora più scuri dalla scarsa luce si persero in quelli celesti di Germania, illuminati dalla piccola e timida luna che silenziosa li osservava dall'alto. Feliciano quasi tremava sotto la delicata ma tenace stretta delle mani di Ludwig sulle sue spalle e rimase in silenzio concedendo all'altro l'onore della prima parola.
«Che cosa stai facendo, Italia? Perché te ne stai andando?» Era evidente che le lacrime morivano dalla voglia di affacciarsi dai suoi occhi per poi scivolare lentamente fra le guance, ma l'orgoglio glielo impediva. Germania non poteva mostrarsi debole.
«La cosa migliore sarebbe che tu non sappia niente» Feliciano spostò velocemente gli occhi abbassandoli. Era consapevole che la scelta da lui presa non era da considerarsi tra le più nobili, ma era tipico di lui, la debolezza era sempre stata il suo tallone d'Achille.
«Come non devo sapere niente? Te ne stai andando così, all'improvviso e senza nemmeno dirmi niente! Ho il diritto ad una spiegazione.» La sua voce era diventata più dura e pungente a tal punto che Feliciano cominciò a lasciar scorrere le lacrime lungo il viso coprendosi poi il volto con entrambe le mani.
«Tu non puoi capire» cominciò a dire nell'arduo tentativo di reprimere i singhiozzi «Io…io sto andando da Inghilterra»
«Cosa?» rispose Germania corrugando la fronte, incredulo alle parole appena sentite. Feliciano cominciò così ad asciugarsi le lacrime con la manica dell'azzurra divisa cercando di ritrovare un po' di calma e compostezza.
«Io devo farlo Ludwig. Non capisci? Io voglio la mia unità, non voglio essere in parte controllato da Austria. E l'unico modo per tentare di raggiungere il mio obbiettivo è combattere questa guerra contro di voi. Non temo di lasciare Austria o delle conseguenze che tutto ciò possa portare, mi spaventa lasciare te. So che la tua alleanza con Austria è davvero inevitabile, ma la mia invece no. Devo agire, come sempre nell'ombra, come una persona meschina ed incapace di assumersi le sue responsabilità. Ma tu sai che almeno in questo sono bravo. Non pretendo il tuo perdono Germania, pretendo solo che tu mi capisca. Non avresti fatto lo stesso anche tu?» improvvisamente il silenzio calò lasciando i due in un imbarazzante limbo di sentimenti. Ludwig lo capiva, capiva come Italia stesse male nel non riuscire ad ottenere la sua totale unità. Ma non riusciva a dire niente, era triste e addolorato dal fatto che se ne sarebbe dovuto andare, lasciandolo definitivamente solo con Austria. Fu nel momento in cui avvicinò le sue labbra a quelle di Italia che una lacrima, la più indisciplinata di tutte, riuscì ad eludere l'attento controllo dell'orgoglio cominciando a cadere con calma lungo i suoi lineamenti marcati. Si strinsero forte in quel amaro bacio, fatto di dolore, amore, passione e nostalgia.
«Grazie Germania.» disse Feliciano allontanando le labbra dalle sue, prendendogli la mano dolcemente. «Grazie per aver cercato di farmi diventare più forte! Grazie per avermi aiutato a crescere!» Gli concesse un altro dolce e fugace bacio prima di allontanarsi nuovamente lungo il viale.
«Italia, Aspetta!» Ludwig lo fermò di nuovo con la sua voce sofferente. «Questo è un addio?»
Italia si voltò sfoggiando un debole sorriso «No Germania, è solo un arrivederci. Dopotutto io ti amo. E ti ho amato fin dal 900» fu così che dopo avergli concesso quelle ultime e sincere parole cominciò a correre lungo quello scuro ed apparentemente infinito sentiero. Ludwig continuò a guardarlo finche la sua figura non si perse definitivamente nelle tenebre di quella scura notte.

  
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