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Autore: Hachan    02/08/2007    1 recensioni
Doveva essere una missione semplice la loro:accompagnare al villaggio vicino una ragazza. Niente di più semplice per dei ninja ormai esperti. Ma poi avevano incontrato quell’uomo
Genere: Triste, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Naruto Uzumaki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Passò una mano sulla sua guancia,sentendo sotto le dita la pelle morbida,liscia come una pesca matura. Quasi non sembrava quella di un ragazzino della loro età,ma d’altronde quella non era certo l’unica differenza. La pioggia batteva contro il vetro della finestra,producendo un sonoro picchiettio. Dal giorno precedente ancora non aveva smesso di piovere e grossi nuvolosi eburnei,carichi di fulmini e tempesta oscuravano il cielo. Sembrava che anche lui sapesse….

Alzò il viso ed una lacrima gli rigò la guancia,seguendo lo stesso percorso che una solitaria goccia di pioggia stava percorrendo su quel vetro freddo ed appannato. Freddo,gelido come quella pelle candida e delicata che stava accarezzando. Freddo come la sensazione che gli opprimeva il petto.

Riabbassò lo sguardo,rincontrò il suo viso. Pallido,più pallido del solito. I capelli scuri gli ricadevano sopra gli occhi,non più trattenuti dal coprifronte,la pelle solcata da innumerevoli graffi e da un taglio profondo. Quelle ferite non sarebbero mai guarite.

Doveva essere una missione semplice la loro:accompagnare al villaggio vicino una ragazza. Niente di più semplice per dei ninja ormai esperti. Ma poi avevano incontrato quell’uomo. Non avevano potuto fare nulla contro di lui,contro quel criminale di cui la donna aveva taciuto l’esistenza. E per quella che era stata una dimenticanza erano loro ad avere dovuto pagare.

Quello era il loro mestiere e dovevano essere pronti a qualsiasi cosa potesse avvenire. Ma lui non lo era. Non era stato pronto a vedere il compagno parargli si di fronte per proteggerlo. Non era stato pronto a vedere quell’uomo trapassargli il ventre e risalire con un solo gesto deciso e crudele fino al petto.  Non era stato pronto a vedere il suo compagno aggrapparsi alla lama  con entrambe le mani,come se quel gesto potesse tenerlo aggrappato alla vita, per poi accasciarsi su di essa,mentre l’uomo la lasciava e svaniva,portandosi via il suo ultimo respiro. Era corso verso di lui e lo aveva stretto tra le braccia,sorreggendolo mentre crollava a terra. Ma era ormai troppo tardi. L’altro lo aveva guardato sorridendogli. Era una cosa che faceva spesso,ma quel sorriso era diverso dagli altri,ed entrambi lo sapevano bene. Aveva aperto la bocca per dire qualcosa,ma mentre le labbra si muovevano a vuoto ne erano soltanto rivoli di sangue scuro,mentre gli occhi gli si erano velati.

Aveva gridato,ricordava solo quello. In un attimo aveva fatto uscire tutte la voce che aveva in corpo. Aveva gridato stringendo a se quell’esile corpo,troppo esile per sembrare quello di un maschio,mentre i suoi vestiti si impregnavano del sangue del compagno. Aveva nascosto il viso tra i vili d’ebano che gli incorniciavano il viso…ed aveva pianto. Non era riuscito più a trattenersi…quei capelli avevano un così buon profumo.

Le dita scorsero lente sul viso del ragazzo,scesero sul mento e si appoggiarono sul petto,all’altezza del cuore. Fermo,immobile. Sembrava quasi che il tempo si fosse fermato. Il suo viso aveva un espressione così calma e pacifica che sembrava dormisse. Passò le dita sulle sue labbra:non avrebbe più rivisto il suo sorriso. Quel sorriso con cui desiderava esprimere ogni sensazione positiva che provava,perché non conosceva altri modi, quel sorriso che gli illuminava il viso e gli faceva tingere le guance di porpora quando qualcuno gli rivolgeva la parola.

Era sempre stato di una bellezza abbagliante. Così simile a Lui eppure così diverso. Lo aveva sempre saputo, ma per orgoglio o stupidità non glielo aveva mai confessato. Non gli aveva mai detto che non era solo un Suo sostituto,che non era vero che lo trovava insopportabile nonostante il suo modo indisponente di relazionarsi con le persone,e quel suo modo rozzo e volgare di parlare. Lo aveva visto passare giornate intere chiuso in biblioteca ,lottando per cercare un’identità che non aveva, per costruirsi anche solo l’illusione di essere accettato dagli altri per quello che era….ma non gliene aveva mai fatto parola...e non avrebbe mai più potuto farlo. Eppure era morto sorridendogli.

La lacrima gli arrivò al mento  e cadde sul viso dell’altro,rigandolo : gliela asciugò con il pollice.

“Chissà che cosa stai provando ora…stai piangendo?” chiese con voce rotta, rivolgendosi al corpo martoriato del ragazzino.

“Non devi avere paura…..ti voglio bene”

Un movimento delle labbra……la stessa frase….

Una frase non potuta pronunciare……una frase non potuta udire..

Poggiò le labbra sulle sue e sorrise

“Grazie…”

   
 
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