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Autore: Seiten Shiwa    13/01/2013    3 recensioni
Lo vedo scivolare di nuovo…
Nudo…
La sua pelle così chiara, resa ancora più pallida dal freddo di quell’acqua…
Cascata d’acqua in cui scivola, sempre più verso il basso, precipitando, rotolando in quelle vasche di vetro connesse da scivoli in vetro trasparente…
Così trasparente, che è terrificante solo immaginare per quanti metri sia scivolato giù, prima di toccare il fondo da quell’infinita altezza…
Genere: Introspettivo, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Buona sera lettori.
Benvenuti nel mondo psicopatico dei miei sogni.
Me, Seiten Shiwa, è lieta di alzare il velo su uno dei miei lati più intimi: il mio personale mondo onirico.
 
Ho deciso di scrivere il sogno fatto stanotte, perché, a parer mio (dopo il suicidio del mio psichiatra xD ahahha SCHERZO! Ha solo stracciato la laurea e si è messo a zappare i pommodori), mi pare giusto TRAUMATIZZARE mentalmente anche voi.
 
Se volete leggere qualcosa di normale, questa storia non fa per voi.
 
MA
 
Se volete leggere qualcosa di strano, fuori dalle regole, che avrete cura di accettare così com’è, magari solo capendone fra le righe il vero significato.. beh, allora questa storia potrà piacervi.
 
 
Buona Lettura.
 
Seiten Shiwa
 
Ps: Il titolo l’ho scelto, perché, durante il sogno, in sottofondo, sentivo questa canzone, e mi ci sono anche svegliata.
 


THE KILL
 
 
Lo vedo scivolare di nuovo…
Nudo…
La sua pelle così chiara, resa ancora più pallida dal freddo di quell’acqua…
 
Cascata d’acqua in cui scivola, sempre più verso il basso, precipitando, rotolando in quelle vasche di vetro connesse da scivoli in vetro trasparente…
 
Così trasparente, che è terrificante solo immaginare per quanti metri sia scivolato giù, prima di toccare il fondo da quell’infinita altezza…
 
E sento urlare la mia voce, che sembra non appartenermi, per quanta rabbia contiene:
- Quel cretino ha tentato il suicidio di nuovo! DEFICIENTE! SEI UN CRETINOOOO!!-.
 
 
 
 
- DANNAZIONE TOCCA SALVARLO!-. Urla un’altra voce. Ma stavolta non è la mia.
- TI PREGO SALVATI! SALVATI, SALVATI, SALVATI! FA QUALCOSA! SALVALO!- mi viene urlato, in modo disperato…
 
 
 
 
 
Un ospedale. Una clinica.
Sono di fronte a questo edificio, e mi tengo con una mano entrambi i lembi del cappotto che indosso, per tenerli vicini e chiusi, come si fosse rotta la chiusura lampo.
 
Sono accanto ad una donna di colore, poco più grande di me, e ad un ragazzo, giovane, della mia età su per giù.
 
La donna si volta verso di me.
- Il solito cretino.. non riesce proprio a farsene una ragione…-.
 
Io annuisco alle sue parole.
Sono sicura di sapere a cosa si riferisca, anche se, a farci mente locale, ora come ora, non conosco effettivamente il complemento oggetto di questa sua frase.
 
-Rosemary… non essere crudele…- asserisce poi, il ragazzo.
 
- Sei il solito, Kevin… sempre a giustificarlo… quando capirai, che più lo si giustifica, più non capirà la gravità delle sue azioni?! Dio… se potessi, lo picchierei a sangue con queste mani!-.
Rosemary si osserva i palmi delle mani, che chiude a pugno e riapre, un paio di volte di seguito, come a sgranchirne le dita e ad affinarne la stretta.
 
- Non ti sto dicendo che ciò che ha fatto sia giusto. Non lo è in nessun modo.. ti sto solo dicendo che…- sospira affranto, cambiando tono e parole - non eri anche tu che dicevi di amarlo?! E allora, è inutile che dici di volerlo picchiare! Il nostro dovere è stargli accanto, e cercargli di far capire le cose!! Cazzo!-.
 
Rosemary lo guarda con sufficienza, e io faccio un passo in dietro, quando lei ne fa uno avanti verso Kevin.
- Senti, pivello... io non ho la tua età. E quando dicevo di amarlo, dicevo sul serio.. se poi lui s’è voluto perdere dietro quello là, non posso farci nulla. Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire… cosa devo fare?! Se non spaccargli la testa e cercare di infilargli delle informazioni nuove: quali “smetterla di tentare il suicidio per una persona che non ti vuole più”?!-.
 
Kevin si morse le labbra.
- Amavi.. eh?!-.
 
- Amo, amo.. lo amo ancora! Altrimenti non sarei così in apprensione, come sua madre.. cazzo!-. E sparando qualche fanculo ed altra imprecazione se ne va’.
 
Io fisso Kevin.
Lui fissa per terra, poi torna a fissare la clinica di fronte a noi: una finestra in particolare, con la luce ancora accesa, nonostante sia sera, e tutte le altre si stiano spengendo una dopo all’altra.
 
- È ora di tornare a casa…- dice con un fil di voce.
 
Io annuisco.
 
Inizia ad avviarsi fuori dal cancello di questa struttura che, al di là dell’essere un posto dove si cura la gente che sta male, mi mette angoscia e tristezza.
 
Una volta fuori, attendiamo.
 
Arriva un taxi, lui vi sale, un ultimo sguardo alla clinica mentre il taxi riparte.
 
Io mi porto una mano al cuore, e lo sento andare in mille pezzi.
Mi premo quella mano contro il petto, come a contenere quel collasso interno.
 
Piango in silenzio, passeggiando per tornare a ciò che sento essere casa mia.
 
Nell’andarmene mi volto nuovamente verso la clinica, oltre il muro alla mia sinistra.
È ancora visibile la sua finestra.
E dalle ombre che vi sono, si direbbe anche che stia litigando con i dottori, perché non voglia farsi curare.
Abbasso lo sguardo sui miei piedi, che passo dopo passo pestano quel marciapiede così scuro e bagnato, che mi condurrà fino a casa.
 
 
Una volta lì, mi ritrovo il sorriso della mia compagna.
Mi sorride, e non appena mi vede, si sbriga con apprensione a levarmi la giacca bagnata, e tutti gli altri vestiti.
 
Mi prepara un bagno caldo, nel quale, irrimediabilmente, dopo essersi denudata, si immerge anche lei.
Finiamo per toccarci a vicenda, e darci piacere.
Lei geme sul mio collo… A volte, quando non le manca troppo l’aria, anche sulle mie labbra.
 
Mi bacia, e nel darmi piacere, mentre io lo do a lei, mi sussurra
- smettila di pensare a lui… lascia perdere.. lascia stare… pensa a me.. a noi… o a l’altro.. ma non rovinarti la vita dietro lui…!-.
 
Non le rispondo, ma lei lo sa.
Sa che io lo amo, proprio come Kevin. Proprio come Rosemary.
 
 
Una volta toccato l’apice massimo del piacere, la prendo di peso in braccio, e la trascino in camera da letto.
Tra le due, sono sempre stata più forte io.
 
Non mangio neppure.
Sfinita da tutte le lacrime piante durante quella giornata, mi addormento, mentre lei mi accarezza i capelli.
- Ti amo…-, sussurro, prima di addormentarmi.
 
- Ma io lo so, amore mio…- mi risponde serena, baciandomi la fronte.
 
- Mi dispiace…-. Cerco giustificazioni, perché so di amare un cretino.
 
- Non importa… basta che ami anche me…-.
 
Sorrido, e mi lascio andare a Morfeo…
 
 
 
 
 
 
 
 
Sembrano essere passati giorni da quel brutto, seppur lontano giorno.
Ci sarà una premiazione questa sera.
 
Passeggio tra i corridoi di questo bellissimo palazzo per congressi e riunioni.
 
C’è perfino un reparto enorme, dedito ad una libreria.
 
Vorrei raggiungerlo. La mia compagna, sorridente come sempre, ci riesce, salutandomi con la mano, ed una linguaccia dispettosa.
 
Le faccio una faccia stralunata. Io sono rimasta qui, bloccata tra gente che mi passa a destra e a sinistra, non lasciandomi spazio per muovermi.
 
Ma mi accorgo improvvisamente di un gruppo di giornalisti che stanno assillando qualche star, partecipante alla serata di Galà di questa sera.
 
Mi avvicino, per curiosare.
Inizio a sorridere come un ebete, scorgendo chi sia…
È lui! Si è ripreso! Ah beh.. sono passati anche mesi da quel brutto episodio.
 
E’ a braccetto con Kevin, un po’ innervosito da tutte quelle persone addosso, ma con gli occhi che gli brillano come non mai.
 
Sono così felice! Mi sento il cuore caldo, battere nel petto.
Una gioia interiore mi assale.
 
Jared no.
 
Jared rimane sorridente, sì, ma come una bambola di porcellana, con quei capelli neri e rossi, gli occhi truccati, a rispondere cordialmente ed in modo molto educato ai giornalisti.
 
Gli domandano del nuovo tour che vorrebbe fare, dove vorrebbe andare.
Se si è ripreso del tutto da quell’incidente in macchina…
 
Incidente?! Quale incidente?!
Ah vero… il suo tentato suicidio lo hanno fatto passare come un incidente, tramite Terry ed i suoi agganci con i mass media.
 
Poi, qualcuno, si azzarda a fare una domanda scomoda.
 
- Mr Leto.. dunque.. a quando le nozze con Kevin?! Ha finalmente chiuso con quelle voci che gli affibbiavano una storia segreta con il signor Farrell?!-.
 
Jared sbianca, lo vedo da qui, seppur io sia lontana da loro.
 
Sono schiacciata da una folla di gente che mi cammina addosso, pur di vedere Jared Leto ed il suo futuro sposo…
E per vedere altri personaggi famosi…
E per andare in libreria…
E per prendere posto nella sala del Galà…
 
E mi sento soffocare.
 
No. Non io.
Non proprio io.
 
Io sento quello che sente lui a quella domanda.
 
Le labbra ci tremano.
 
Come se io per un attimo fossi in lui…
 
Fossi lui.
 
E mi ritrovo a fissare i giornalisti.
 
Io, ora, sono lui.
Vedo attraverso i suoi occhi.
Sento attraverso la sua mente.
Percepisco attraverso i suoi sensi.
 
Kevin mi tira da parte, e riesce a trascinarmi fino alla libreria, allontanandosi da quella folla di gente soffocante, asfissiante.
 
Andandosene, aveva affermato
- Non vi sembrano domande indelicate di fronte a me, dopo aver saputo che ci sposeremo?! Siete proprio senza rispetto! Mi reputo offeso! il passato è passato, sia per me, che per il mio futuro sposo. Quindi ARIA! SPARITE! TUTTI!-.
 
Provano a rincorrerci, a scusarsi, e farci altre domande scomode.
 
Gli urla contro di lasciarci in pace, di non aver più voglia di risponder loro, e che se avrebbero insistito, li avrebbe gonfiati di botte.
 
Me Jared, trascinato da lui, mi ritrovo all’entrata dell’enorme libreria, dopo aver ormai seminato i giornalisti.
 
Le mie labbra tremanti di puro terrore, come se fossi in un trance mentale, come se stessi rivivendo in pieno un trauma, sussurrano
- Farrell… non esiste più… non esiste più per me.. io amo te….-.
 
Lui annuisce, e mi prende il viso tra i palmi delle mani
- Lo so, amore mio, lo so, tranquillo.. ora respira.. sei pallido.. vuoi che ti porti fuori?!-.
 
Scuoto la testa, e mi appiglio al collo della sua giacca elegante.
- Non lasciarmi, Kevin.. non lasciarmi… -.
 
- Neanche per andare in bagno?!- scherza lui.
 
Io mi sento tremare le gambe, al pensiero di rimanere solo.
 
-Mi accompagni? Devo andarci anche io…-.
Sentivo la matita nera esser colata, a causa di lacrime incolori e troppo enigmatiche anche per me stesso, per poter essere spiegate.
 
Mi conduce nei bagni.
 
Lui va a far pipì, io mi fisso allo specchio.
 
Così magro. Così scarno.
Vestito bene, e capelli pettinati bene.. ma quella è solo apparenza.
Dentro ero scarno, vuoto, come il mio corpo, il mio stomaco.
 
Fisso in particolare un angolo dello specchio: rotto, scheggiato.
 
Sto per allungare una mano, toccarlo, sfiorarlo… forse col puro intento incosciente di tagliarmi un dito, vedere che in me scorre ancora sangue, e sapere che sono ancora vivo dopotutto.
 
Ma non riesco neppure ad arrivare con quelle dita a metà strada.
Ritiro immediatamente la mano, ristendendo il braccio, definitivamente sconfitto, lungo il fianco, in quanto la porta del bagno di Kevin si riapre, e lui ne sbuca sorridente.
 
- Ritorniamo di là?!-.
 
- Devo… devo andare in bagno io… vai.. vai pure… - dico fingendo un sorriso - ti raggiungo dopo-.
 
Nei suoi occhi, lo so, leggo che vuole rimanere di qua con me, vuole aspettarmi.
Paura che io faccia qualche cazzata, magari.
 
Ma non lo fa: perché non vuole mostrare di starmi addosso più di quanto non faccia già da quando sono uscito dalla clinica.
 
Mi credono pazzo. Tutti. Forse perfino lui, che mi ama da matti.
 
Ma questo è solo quello che credono loro.
E loro non sanno cosa c’è dentro di me.
 
Io non lo sono.
Io non sono pazzo.
 
Non io, io, almeno.
 
Io sono pazzo di un uomo.
Un uomo che mi ha mollato.
Un uomo che mi ha distrutto, annientato, ogni voglia di andare avanti, vivere, o migliorare, o anche solo respirare, senza la sua presenza nella mia vita.
 
Lui era tutto.
E quel tutto mi ha mollato.
 
Sono solo sconfinatamene solo.
 
Non sono pazzo.
 
- Ci vediamo di là, nella libreria allora…- mi accarezza il viso, prima di andarsene.
 
Io entro nel bagno.
 
Mi siedo sul cesso, fisso il pavimento, e piango.
 
Piango senza sospiri, senza gemiti: nel candido silenzio di una solitudine bianca asettica come la neve, sporcata solo dalla mia voglia di rivolere chi amavo più di tutti gli altri, indietro.
 
Quell’uomo che amo… amo ancora, che ho sempre amato…
 
Che amavo più di Rosemary che si è stufata di me, e si è sposata un ricco banchiere della sua età, che oltre a rendergli tanti soldi, pare anche renderla felice.
 
Che amavo più di Kevin, che continua ad amarmi ancora, e sposerò, perché sembra l’unica soluzione per strapparmi alla morte… o almeno, così, è ciò che dice lui, i miei parenti, mio fratello, il mio amico Tomo, i dottori che m’hanno salvato ed altri che non conosco.
 
Mi dicono che stare con lui, mi farà stare meglio.
Dicono che devo solo crederci. Che posso farcela.
Che non devo arrendermi…
 
Così dicono..
 
E poi…
C’è lei.
E pare brutto, ma io a lui, continuo amarlo anche più di lei.
 
No, forse quanto lei.
 
Forse li amo in egual modo.
 
Ma, tutti gli altri, ne sono sicuro, li ho amati meno di lui.
 
Ma a lei e lui li ho amati in egual modo.
 
Ma c’è che… quando c’è solo lei... io mi sento comunque solo…

Perché io lo rivoglio indietro.
Rivoglio indietro lui.
 
Perché l’ho amato troppo.
 
Ma non voglio mentire, io lei, che sento che mi ama ancora, anche ora che lo merito meno, l’ho amata sempre, anche se puntualmente non ne ricordo il nome.
Come se il suo nome, in qualche modo, lo rimuovessi per cause sconosciute.
Perché è strano.
Io so di amarla, averla amata fino a morire, e so che lei mi ama. Mi ama ancora.
Forse è una Echelon. Forse è quel tipo di amore che intercorre fra familiari… fra persone che si conoscono bene, nel profondo… quasi fossero una parte integrante di sé stessi.
 
Perché mi ha salvato la vita due mesi fa.
Mi ha riportato indietro dal mondo dei morti, verso il quale mi ero incamminato.
 
Mi ha strappato dal destino che avevo scelto.
 
Eppure non ci ho mai fatto niente. Neppure parlato. Mai. Ne prima ne dopo.
Ma la amo…
La amo davvero tanto.
 
La amo.
Eppure, continuo a volere lui.
 
Ma la amo, dico sul serio.
 
E a volte, è come se potessi leggere fra i suoi pensieri…
Come se lei potesse leggere i miei.
 
C’è empatia tra noi, come se lei potesse entrarmi dentro, come sei io fossi lei a volte.
 
Come se potessimo condividere le nostre esperienze interne e personali, trascendendo i nostri corpi.
 
Come se entrambi potessimo vedere attraverso gli occhi dell’altro…
 
E se continuo ancora a pensarla, e mi concentro ben bene, io riesco a vederla.
 
Riesco a vedere davvero con i suoi occhi…
 
Riesco finalmente ad inquadrarmi.
Lì, in mezzo ai giornalisti, che chiedono a Kevin dove io sia, e lui risponde che sono in bagno, seppure io sia lì, dentro di lei, che è affianco a lui.
 
E un giornalista, sembra riconoscermi.
 
Mi porto i capelli dietro l’orecchio, e mi chiede il mio nome.
Io sorrido, con la mia femminilità innata, gentile, e dico a tutti che se mi hanno davvero riconosciuto, avrebbero sicuramente saputo il mio nome.
 
Uno di loro, mi chiede chi amo davvero.
 
E lì, il mio cuore di Jared si spezza.
 
Mentre quello con cui sono in empatia, accelera i battiti, mentre alzo lo sguardo su Kevin.
 
Kevin ricambia il mio sguardo.
 
- Io amo lui…- sussurra la mia voce.
 
I miei occhi di Jared si spalancano. Il mio corpo, incredulo e shockato, si alza da questo cesso del cazzo, e corre lì, sulla scena, come ad accertarsene di quelle emozioni che provava quella ragazza, che pur sempre, in quel momento, sentivo di essere io.
 
Ed è proprio quella fanciulla che sono, è proprio lei, che prendendo tra le mani una mano di Kevin, si alza in punta dei piedi, e gli bacia le labbra.
 
Kevin arrossisce. I giornalisti, contenti dello scoop, se ne vanno.
 
- Perché me lo dici solo ora? Come mai hai aspettato così tanto?!- chiede Kevin, sorpreso, ma al contempo felice delle parole ricevute.
 
- Perché.. non potevo dirtelo prima… perché.. è sempre stato così.. perché mi hai salvato.. hai salvato questa parte di me, che avrei buttato via, altrimenti…-.
 
- Torniamo a casa?! Ho voglio di stare con te.. fanculo il Galà.. fanculo tutto il resto.. torniamocene in un luogo sicuro, me e te, senza nessun rompimento di palle…- propone lui.
 
Annuisco.
 
Mi prende la mano, con le dita smaltate di magenta scuro, ma prima gli dico che voglio comprare un libro, e poi ce ne saremmo andati.
 
Lui sorride, annuisce, e portandosi un mio braccio sottobraccio, mi segue ovunque io voglia andare…
 
Ovunque quel corpo di donna voglia andare.
 
Non il mio.
 
Non me…
 
Non me, in quanto Jared.
 
Non me….
A cui passa davanti, in quell’istante, mentre cerco di seguire Kevin e la ragazza ovunque si stiano dirigendo, Farrell ed una donna.
 
Mi si stringe la gola, le gambe tremano nuovamente.
 
Mi sento soffocare.
Mi porto una mano alla bocca, per reprimere l’urlo che vorrei tirare.
 
Nessuno sembra accorgersi di me.
Nessuno.
 
Kevin si ritrova Farrell affianco, che riconoscendolo lo saluta.
Si mettono a parlare.
La ragazza e la donna, però, si guardano male.
 
Ma la chiacchierata dura poco.
 
Farrell accarezza la guancia della ragazza di Kevin.
 
Mi pare di sentirla su di me quella carezza.
 
È assurdo tutto questo.
 
Mi tocco la guancia avvertendo anche io un tocco del genere sulla pelle.
 
Lei, smette di imbruttire la sua donna, e sorride a lui.
 
- Sii felice…- sorride Farrell - e non morire per nessuno se non dal ridere…-, facendole l’occhiolino.
 
Lei, seppur spiazzata da quella frase, non lo da a vedere, ed annuisce nuovamente, mentre Kevin la trascina via, scherzando, verso i libri.
 
Lo sguardo di lei e di Farrell rimangono uniti, fissi fra loro, finché non più visibili l’uno all’altra, in quanto tra loro si intromette un sacco di gente… un sacco di distanza.
 
Il dolore di quella felicità è un colpo troppo forte.
 
Corro via… fuori…
 
E dopo aver camminato tanto, non so neppure io quanto, ed essermi denudato completamente salendo una rampa di scale antincendio, eccomi finalmente in cima.
 
Non ci penso due volte.
 
E non chiudo gli occhi.
 
Mi butto, a braccia aperte, che poi chiudo dopo il primo tuffo, come ad aver abbracciato finalmente il mio destino…
 
 
 
 
 
 
“- Moriresti mai per me?!- la voce di Colin, prendendomi, spingendo in me con forza, emessa sommessamente, nell’intento di non gemere o ansimare, strappa da me ogni razionalità.
 
- Se tu mi lasciassi… sì… sì…!- gemo, sentendoti dentro di me, così duro nelle profondità del mio corpo, così dilaniante e prezioso in quelle della mia anima.
 

- allora, muori, Jared, muori.. perché da domani, io ti lascerò-.
 
 
 
 
 
 
 
Kevin alza gli occhi su di me, che mi sono fermata dal leggere il libro, alzando lo sguardo, e fissandolo nel vuoto.
- Ehi.. tutto ok?!-
 
- No… - sussurro.
- Lo vedo scivolare di nuovo…
Nudo…
La sua pelle così chiara, resa ancora più pallida dal freddo di quell’acqua…
 
Cascata d’acqua in cui scivola, sempre più verso il basso, precipitando, rotolando in quelle vasche di vetro connesse da scivoli in vetro trasparente…
 
Così trasparente, che è terrificante solo immaginare per quanti metri sia scivolato giù, prima di toccare il fondo da quell’infinita altezza…
 
E lo sento… io stavolta, non posso salvarlo.
Perché ha scelto lui.
Ed ho scelto io…
 
Ma ho paura…
E se fosse sbagliato?!
Devo salvarlo.
Io lo amo.-.
Ma rimango immobile.
 
Perché Kevin mi chiude il libro che ho tra le mani, stringendomi le spalle in una presa che non mollerà mai per lasciarmi andare.
 
- … Quel che è stato è stato, non pensarci più. È tempo di fare una nuova vita.. basta pensare a Jared… smettila. Hai preso una decisione.
L’hai confermata perfino a Colin, mentre gli sorridevi per la prima volta, dopo tanti anni.
 
Quel nome non farà più male alla tua pelle, alla tua mente.
 
Il passato è morto, ora.
 
Tu ami me.
 
E io ti amo, quindi basta, non pensare più a Jared… Rayon! Smettila!-
 
Le sue parole, seppur giuste…
Seppur diventate la mia nuova realtà, sono davvero molto dure accettare con semplicità.
 
Ma la decisione ormai l’ho presa.
 
Non è più possibile tornare indietro.
 
 
I am finished with you…
 
What If I…?!
 
Bury me…
Bury me.



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