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Autore: Kisuke94    13/01/2013    1 recensioni
Questa storia la pensai molto tempo fa, ma scartai l'idea perché pensata in terza persona. Oggi, una domenica tempestosa (dalle mie parti) ho deciso di riprendere quell'idea e buttar giù poche righe in prima persona. Quest storia la posto per sapere un parere su una situazione un po' cliché negli anime ma vista coi miei occhi... spero di immergervi nel mondo della solitudine con questa storia.
Genere: Azione, Drammatico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fu dal primo giorno di scuola che lo fissai (a tratti sembravo un maniaco) eppure in lui vidi qualcosa che, che mi affascinò. Vuoi per i capelli mossi, di quel colore argenteo che avevo sempre visto solo negli anime serali, vuoi perché la sua presenza in classe non fu, nè lo è tutt'ora, per nulla sentita; passò inosservato agli occhi di tutti. Solo il primo giorno, quando si presentò, tutti lo videro, per il resto (da quel giorno in avanti) fu come un fantasma; e probabilmente mirò sempre a questo. Fui il primo, quel giorno, a fare la sua conoscenza, non proprio un gran ricordo direi. Ai giardini, venni circondato da bruti che, come ogni anno, mi ricordarono che la scuola apparteneva a loro e che io avrei dovuto (come ogni anno) fare tutto ciò che loro dicevano, per non passare guai, o ancor peggio torture. Non sapete quanto quest'ultime fossero dolorose, e non solo a livello fisico. Sopportare quei tipi per tutto quel tempo era.... Però quel giorno, in cui i ciliegi colorarono con i loro fiori l'ingresso del nostro liceo, mentre questi cercarono di propinarni ancora una volta la loro "lezione", un giovane con una borsa di pelle ed un'uniforme impeccabile si avvicinò al gruppo (ricordo ancora il movimento sinuoso di quei capelli argentei al fruire del vento) senza dire chi fosse e senza chiedere spiegazioni, si avvicinò al capo del gruppetto (ancora oggi mi chiedo come l'abbia individuato con tanta facilità) e infilò la sua testa nel muro che si ergeva proprio alle mie spalle, ed io, spaventato più dal ragazzo che dalla situazione incresciosa, mi ritrovai a pochi centrimetri dal suo braccio che, sicuro, spinse quella testa ancor più nel muro. Da quel giorno non feci altro che fissarlo, ma lui non mi degnò neanche di uno sguardo, tanto che, adesso, sono contretto a cacciarmi nei guai per sperare di conoscerlo meglio. Ma non è un problema, questo, dato che di solito sono i guai a cercare me; e lui, il primo giorno di scuola, me ne diede grande dimostrazione. Infatti, dopo le lezioni, il gruppo che ore prima mi fermò vicino ai cancelli si ripresentò, più numeroso e armato di prima, ma questa volta quasi mi ignorò, vedendo in lui, nel nuovo arrivato, che camminava tranquillo davanti a me, una minaccia da non sottovalutare. Cercarono di attaccar briga ma lui, con eleganza e menefreghismo, continuò per la sua strada ignorandoli. Ed ecco che entrai in scena io, la cause belli, sì perché non trovando contatto a parole, usarono me (ancora non comprendo il motivo del loro pensiero) per riuscire a colpirlo. Mi circondarono e uno di loro stava per colpirmi con una mazza di ferro (ero sicuro di perdere più di quelche dente se mi avesse colpito) ma così non fu; lui, Kagokichi, tornò indietro per proteggermi (non capisco il perché). Si intrappose tra me e la spranga, parando il colpo col suo braccio, e distrusse quest'ultima; questo lasciò di sasso tutti i presenti. Poi si lanciarono su di lui, dopo che il loro capo, con la faccia mezza bendata, glielo ordinò. Non capii bene cosa accadde ma ricordo che quando riaprii gli occhi, c'era solo Kagokichi in piedi, insieme al capo dei teppistelli, tutto impaurito. Ma ciò che stupì più di tutto fu, senza motivo apparente ne aspettativa, fu quando cadde carponi a terra e iniziò a sputare sangue. Continuava a stringersi il braccio destro e digrignare i denti; veramente non potevo immaginare ciò che stesse in quel momento succedendo, e cosa sarebbe successo di lì in poi.
   
 
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