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Autore: Alain Gravel    08/07/2003    3 recensioni
La storia di come l'amore di due ragazze speciali può cambiare un ragazzo come Shinji Ikari.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Asuka Soryou Langley, Rei Ayanami, Shinji Ikari
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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THE ONE I LOVE IS…

CAPITOLO 12 - END OF EVANGELION

Scritto da: Alan Gravail

I personaggi sono proprietà e copyright della Gainax

Parte 1: L'invasione

"Odio questa stanza"

Queste furono le prime parole che dissi dopo... non sapevo neppure quanto tempo.

Mi guardai attorno. Era una camera enorme, che sembrava anche più larga dal modo in cui veniva illuminata dalle grandi finestre rinforzate e dalle luci fluorescenti sul soffitto. Una stanza che pareva molto spoglia nonostante la presenza del letto su cui era sdraiata la ragazza dai capelli rossi e tutti i macchinari attorno a lei. Il secondo letto e tutto l'arredamento estraneo erano stati rimossi, presumibilmente per la sicurezza della ragazza. L'unico suono udibile nella stanza erano i bip regolari del monitor cardiaco a cui era collegata.

"Staresti molto meglio a casa"

Ma io non ero qualificato per prendermi cura di lei. Alzai il capo e aprii gli occhi per guardare la ragazza, stringendo i denti quando sentii un'ondata di dolore percorrere tutti i muscoli del mio collo. Per quanto tempo ero rimasto in quella posizione, seduto su quel piccolo sgabello?

Lei dormiva ancora. Però... non sembrava tranquilla. Forse stava affrontando una sorta di lotta interiore. Il suo polso destro era forato da un'unità IV, che manteneva in vita il suo corpo dandole il nutrimento necessario. Sapevo che non era sufficiente però, vedendo quanto fosse pallida e come sembrasse dimagrita. Ma questo era tutto ciò che i medici potevano fare. Guardai le bende sul suo polso sinistro. Le avevano già salvato la vita.

"Perché hai fatto questo, Asuka?"

Già, perché. Non riuscivo a capire. Asuka, tra tutte le persone...

"Non temere, non ti disturberò più. Mai più"

Era questo che intendeva veramente?

"Dannazione, Asuka! Perché?! Per colpa mia?! E' stato per colpa mia?! Stupida!!!"

Come le altre volte mi ritrovai a piangere, e le mie lacrime bagnarono in alcuni punti le lenzuola del letto che coprivano il suo petto. Poi, dopo alcuni minuti, le lacrime si fermarono improvvisamente come erano comparse.

Ma la questione rimaneva: perché si era comportata così?

Forse perché... pensava di avere perso tutto ciò che aveva.

Conoscevo quella sensazione. Non l'avevo provata io stesso dopo la morte di Kaoru?

Però... Asuka non era una codarda come lo ero io...

L'avevano trovata in un edificio abbandonato, all'incirca nello stesso momento in cui finalmente uscii dall'entry plug dell'Unità-01. Era sdraiata in una vasca. I suoi vestiti erano accuratamente piegati su una sedia vicina, una cosa che lei non aveva mai fatto, l'acqua era rossa del sangue che lentamente fuoriusciva dal suo polso tagliato. Il coltello da cucina che aveva usato era stato trovato sul pavimento dall'altra parte del bagno. Gli agenti della sicurezza che l'avevano trovata agirono abbastanza in fretta perché i dottori le salvassero la vita. Per fortuna l'ospedale teneva abbondanti riserve dei tipi di sangue di tutti i piloti.

Fisicamente adesso stava bene. Aveva sofferto di una leggera forma di malnutrizione, ma nulla di grave. Comunque, non si sarebbe svegliata. I dottori avevano detto che dipendeva tutto da lei. Non si svegliava perché non voleva farlo.

Perciò aspettavo che lei tornasse.

La maggior parte del tempo mi limitavo ad aspettare in silenzio. Non era facile. Infatti era stancante. Mi faceva tornare in mente la mia esperienza all'interno del Dodicesimo Angelo. Non c'era proprio nient'altro che potessi fare se non restare ad aspettare. Quando mi annoiavo troppo parlavo con lei, sperando che il suono della mia voce la potesse raggiungere in qualche modo... dovunque lei si trovasse. Le parlavo del passato, di quello che ho pensato quando l'ho vista per la prima volta su quella portaerei, così bella nel suo vestito giallo, e come fossi rimasto impressionato dalla sua sicurezza. L'avevo ammirata fin dall'inizio. Lei era tutto ciò che non ero io: forte, bella, di talento, sicura di sé. Le parlai della nostra prima notte da soli, l'ultimo giorno del nostro allenamento di sincronizzazione, di come l'avessi quasi baciata. Le parlai di quanto fosse stato bello vivere con lei, anche se qualche volta mi era sembrata una tortura crudele perché lei mi aveva sempre insultato e preso in giro. Le parlai dell'Ottavo Angelo, di quanto mi fossi spaventato quando l'Angelo l'aveva attaccata, e come mi fossi sentito sollevato quando afferrai in extremis l'Unità-02, salvandola dalla morte imminente. Le parlai del nostro primo appuntamento, di come mi fossi veramente divertito nonostante la mia decisione a quel tempo di essere il ragazzo di Rei. Come, nonostante tutto, mi fosse piaciuto il nostro primo bacio e ancora di più il secondo. Le parlai della prima notte che passammo nello stesso letto e di come fossi nervoso, così nervoso infatti che quella notte non dormii per niente. Le parlai del viaggio con Touji e Hikari, di quanto fossi stato male pensando che lei mi avesse solo usato, e quanto fossi stato sollevato quando ammise di essersi comportata così perché era innamorata di me e aveva paura di perdermi per colpa di Rei. Le parlai dell'attacco del Quindicesimo Angelo, di come mi fossi sentito inutile, di come mi fossi tranquillizzato nel vedere che fisicamente stava bene, e di

quanto fossi triste quando vidi quanto quella cosa l'aveva ferita. Le parlai della notte in cui avevamo fatto l'amore, di quanto fosse stato bello. Poi le parlai della sera in cui lei fuggì. Le dissi tutto di Rei, che era un clone e che mi aveva dimenticato. Alla fine, le parlai di Kaoru. Le raccontai tutto, di come lei cercò di avvicinarmi, come tentai di respingerla, come iniziai a considerarla un'amica e come alla fine fossi stato costretto a ucciderla.

"Qualche progresso, Ikari-kun?"

La voce mi colse di sorpresa. Ero così immerso nei miei pensieri che non avevo sentito che qualcuno era entrato nella stanza. Riconobbi un'infermiera che conoscevo. Si chiamava Tanaka Michiru, se non sbaglio. Era di turno a questa sezione dell'ospedale. Una donna abbastanza comune, però aveva un sorriso amichevole ed era molto gentile. Mi aveva perfino portato qualcosa da mangiare alla fine del suo turno il giorno prima.

Scossi il capo. Sembrava veramente dispiaciuta per me.

"Sono certa che migliorerà"

"Lo spero proprio"

"Devi avere fiducia. Inoltre, con un uomo così gentile che la aspetta, non c'è dubbio che lei tornerà"

Se il fatto che lei fosse in quel letto non fosse colpa mia.

"Ti dispiacerebbe uscire dalla stanza? Devo prendermi cura del pilota Sohryu"

"Oh... certo. Credo che andrò a mangiare qualcosa"

In realtà non volevo andarmene, ma non potevo discutere. Il personale dell'ospedale era stato così gentile con me. Quando arrivai lì la prima volta erano riluttanti a lasciarmi entrare perché l'orario delle visite era passato. Ma dopo avere discusso un po', il dottore che si occupava di Asuka aveva acconsentito a lasciarmela vedere, dicendomi che al momento ciò che poteva aiutarla maggiormente era il sostegno delle persone che le volevano bene. Da quel momento avevo lasciato la stanza solo in un'occasione, perché avevano bisogno di svolgere dei test e fare un bagno ad Asuka, come pure cambiarle i vestiti. Quando tornai, fui sorpreso di vedere che avevano sistemato un piccolo futon in un angolo della stanza così non avrei dovuto dormire su una sedia come avevo fatto la prima notte.

"Sarebbe meglio. Non le farebbe bene se tu finissi in uno dei nostri letti per un esaurimento. Sei già un po' pallido"

Sorrisi.

"Grazie per l'interessamento"

Mi alzai con una smorfia di dolore sentendo come se un fulmine mi avesse appena spezzato la schiena. Tutti i muscoli mi facevano un male cane. Senza dubbio alzarmi e muovermi un po' sarebbe stata una buona idea. Se il dolore si poteva attenuare...

Mi chinai (dolorosamente) verso Asuka e diedi un leggero bacio sulle labbra della ragazza addormentata. Quasi rimpiansi di averlo fatto. Quelle non erano le labbra soffici e umide che conoscevo; erano secche e aride, e completamente inerti.

"Ikari-kun... stai bene?"

Alzai lo sguardo e ammiccai, notando l'espressione preoccupata dell'infermiera. Poi mi accorsi che avevo le guance umide per alcune lacrime.

"Lo sarò quando lei si sveglierà"

Lanciai un'ultima occhiata alla ragazza addormentata e mi diressi verso la porta.

"Ti prego, abbi buona cura di lei. E se possibile, potresti metterle qualcosa sulle labbra? Sono tutte secche. Le faranno male quando si sveglierà"

"Non temere. La farò di nuovo bella"

"Grazie, Tanaka-san"

 

Non provai alcun piacere nel mangiare il riso e le verdure miste che erano davanti a me. Il sapore era accettabile, ma la mia mente era assorta in ben altri pensieri. Non mi sentivo tranquillo se stavo lontano da Asuka troppo a lungo. Sapevo che era poco probabile, ma ogni volta che lei era fuori dalla mia visuale temevo che potesse andare via. O fare di peggio. Avevo sempre paura di entrare nella sua stanza, perché una parte di me temeva di trovarla in una pozza del suo stesso sangue oppure appesa al soffitto, all'estremità di una corda o della coperta del letto. Una parte di me cercava di convincermi che lei non avrebbe mai fatto una cosa simile, ma il fatto era che... ci aveva già provato una volta.

Perciò mangiai senza appetito. Avrei fatto più in fretta, ma sapevo che l'infermiera Tanaka avrebbe avuto bisogno di un po' di tempo prima che finisse con Asuka.

Mi alzai, e stavo per restituire il mio vassoio quando improvvisamente sentii deboli suoni di esplosioni, seguiti ben presto da altri molto più forti. Poi la sirena di allarme si fece sentire in tutti i corridoi della NERV.

Restai lì immobile, confuso. Un allarme? Poteva trattarsi di un Angelo? Però Misato aveva detto che il Diciassettesimo doveva essere l'ultimo... non capivo. Rimpiansi davvero di non avere il mio cellulare con me.

Molto velocemente, le altre poche persone che si trovavano in mensa se ne andarono, chiaramente di fretta. Era questo che succedeva ogni volta che un Angelo attaccava oppure oggi era diverso?

"Non stare lì impalato come un'idiota! Va' al tuo posto!"

"Uh?"

Mi girai e vidi un uomo all'entrata della cucina. Dal modo in cui era vestito evidentemente era un cuoco. Era sulla cinquantina. Aveva la testa ricoperta di capelli neri e argentei, ad eccezione di una parte calva, e il suo volto severo mostrava un paio di baffi irritati. L'uomo era abbastanza alto, e anche se non era troppo muscoloso aveva una corporatura grossa e chiaramente forte. Lo trovai molto minaccioso.

"Signore, cosa... cosa sta succedendo?"

Se possibile, l'uomo sembrò ancora più temibile quando mi lanciò una fredda occhiata.

"Che razza di idiota sei?! Siamo attaccati!"

"Attaccati? Da un Angelo?"

"Un Angelo?! Magari..."

Poi, improvvisamente, il volto dell'uomo sembrò illuminarsi, per fare spazio subito dopo a un cipiglio.

"Oh merda! Tu sei uno dei ragazzi che pilotano quei giganteschi robots, non è vero?"

"Beh... sì..."

Il cipiglio dell'uomo si approfondì.

"Dannazione! Vieni qui! Subito!"

L'uomo mi fece segno di entrare in cucina. Quando un'altra esplosione si fece sentire, non esitai.

Nonostante i piatti fossero appena stati serviti, la cucina era praticamente impeccabile. Non ebbi il tempo per guardarmi in giro comunque, perché l'uomo mi trascinò in un ufficio in fondo.

Quest'ultimo somigliava alla cucina; perfettamente in ordine. Evidentemente era l'ufficio dell'uomo, perché gli fu facile trovare e prendere il telefono e poi digitare una lunga serie di numeri.

"E' una linea sicura questa?" chiese l'uomo. "Sì, lo so che c'è un'emergenza di sangue! Ho sentito l'allarme! Guarda... dì solo a quel bel pezzo di donna di Katsuragi che ho qui il suo ragazzino pilota e vorrei portarlo fuori da quest'inferno, perciò che mandi qualcuno a prenderlo. La cucina della mensa"

Senza aggiungere altro l'uomo riattaccò. Pensai fosse un momento buono come un altro per tentare di nuovo la domanda che avevo in mente.

"Cosa... cosa sta succedendo?"

L'uomo mi guardò. Fui sorpreso di vedere il suo volto raddolcirsi.

"Un'invasione"

"Un'invasione? Qualcuno sta attaccando la NERV?"

"Sì. E da quel che sembra, non penso che le cose ci stiano andando bene"

Un'invasione. Chi poteva attaccarci? Per quale motivo?

"Tieni"

I miei pensieri vennero improvvisamente sviati quando mi resi conto che l'uomo mi stava dando una pistola e una fondina. Restai senza fiato.

"Co... cos'è?"

"Una pistola"

"Questo lo so... ma... perché?"

"Per la tua sicurezza. Ne hai mai usata una prima d'ora?"

Oh Dio! Era... troppo. Il mio cervello rischiava il sovraccarico ad ogni minuto.

"Io... io... non ho mai usato una pistola vera. Le usavo con gli EVA, ma..."

"E' la stessa cosa" disse l'uomo prendendo una seconda pistola da un cassetto della scrivania prima di farmela vedere. "Qui togli la sicura. Miri all'obiettivo. Premi il grilletto. E' semplice. Ci sono solo quindici pallottole, perciò non sprecare i tuoi colpi"

"Ma... ma... gli obiettivi... saranno persone..."

L'uomo si limitò a lanciarmi uno sguardo severo.

"O tu o loro. Se ti sparano e ti mancano, rispondi al fuoco"

Era un incubo. Doveva esserlo...

Ma sapevo che non lo era. Mi accorsi di stare tremando. Non andava bene. Era come con gli EVA. Se mi lasciavo dominare dalla paura adesso, ci sarebbero state persone che avrebbero sofferto per colpa mia. Presi la pistola, studiai il freddo e nero strumento di guerra e di morte. Poi goffamente indossai la fondina e assicurai la pistola. Sembrava pesare quasi una tonnellata contro il mio fianco.

Poi mi tornarono in mente le parole di Misato.

"Bisogna lottare per la propria sopravvivenza"

"Proprio così ragazzo"

Guardai l'uomo. A differenza di me, non sembrava per niente spaventato.

"Non è la prima volta... per te... voglio dire... io ho paura... invece tu sembri tranquillo"

L'uomo rise brevemente e poi sorrise.

"Oh, anch'io ho paura, ragazzo. Solo che so come dominarla. Se tenuta sotto controllo, la paura ti rende più prudente"

"Oh..."

"E sì, non è la prima volta. Molto tempo fa sono stato nei militari. Nelle guerre che seguirono il Second Impact"

Annuii comprendendo. Questo spiegava il rigido comportamento dell'uomo. Ma in quel momento non sembrava così freddo come pochi minuti prima.

"Hai mai... ucciso... qualcuno?"

"Parecchia gente. Non che ne vada orgoglioso. Ma talvolta, devi fare quello che devi fare... immagino tu sappia cosa intendo"

Annuii. Kaoru... guardai di nuovo la pistola. Sarei stato in grado di farlo? Se qualcuno cercava di ammazzarmi sarei stato capace di uccidere di nuovo?

Desiderai non doverlo mai scoprire.

"Giù!"

Con una mano forte l'uomo mi buttò a terra. Mi accorsi che si riuscivano a sentire dei passi. Passarono molti interminabili secondi, e poi sentii l'uomo sospirare mentre mi aiutava a rialzarmi.

"E' tutto a posto. Quelli sono della NERV"

Infatti, quando guardai attraverso i vetri dell'ufficio, riconobbi le solite uniformi nere degli agenti di sicurezza della NERV. Dodici uomini, tutti in nero. Uno di loro entrò e guardò dritto verso di me.

"Vieni con noi"

"Dove mi state portando?"

Mi stavo stancando di non sapere che stava succedendo. E inoltre... mi sentivo al sicuro qui con... mi accorsi di non sapere neppure il nome dell'uomo.

"All'Unità Evangelion 01"

"All'Unità-01? Perché?!"

"Questi sono gli ordini del maggiore"

Ordini di Misato? Perché voleva mandarmi all'Unità-01? Che volesse... farmi combattere contro le forze d'assalto?

"Faresti meglio a seguire questi uomini, ragazzo. Quel pulcino di Katsuragi ha del cervello per andare d'accordo con questi suoi sicari. Fidati di lei"

Annuii. Misato non mi aveva mai dato ragioni di dubitare di lei.

"E tu?"

"Credo che verrò con voi. Restare qui da solo sarebbe rischioso. E mi sento male a lasciare andare un ragazzo come te tutto solo con un gruppo di sicari in nero"

L'uomo mi sorrise. L'agente di sicurezza non mostrò la minima espressione, scegliendo apparentemente di ignorare l'insulto.

"Grazie"

 

Forse la situazione non era poi così disperata come l'aveva dipinta il cuoco. Stavamo camminando forse da dieci minuti, e fino a quel momento avevamo evitato le forze nemiche. C'erano stati alcuni richiami vicini; riuscivamo ancora a sentire i colpi di arma da fuoco e le esplosioni, ma eravamo illesi. L'uomo che guidava la squadra di sicurezza che mi aveva in carico sembrava ricevere nuove informazioni ogni minuto circa, provenienti probabilmente dalla Sala di Comando. Pensai che Misato forse controllava il nostro avanzamento dalle telecamere di sorveglianza e dai MAGI.

Stavo proprio cominciando a tranquillizzarmi quando scattò l'inferno. Improvvisamente sembrò che ci fossero proiettili tutt’intorno a noi. Gli agenti che ci coprivano le spalle gemettero e caddero, e ben presto giacevano in pozze del loro stesso sangue. Restai senza fiato quando sentii ciò che sembrava un intenso bruciore ad una gamba. Ero stato colpito di striscio da un proiettile. Solo un centimetro più a sinistra e sarebbe penetrato nella carne invece che limitarsi a graffiarmi la pelle. Non ebbi tempo comunque per rifletterci sopra, perché sentii qualcuno afferrarmi e dirmi di scappare più veloce che potevo. Correvamo senza sapere esattamente dove stavamo andando. Quando girammo un angolo vidi due agenti di sicurezza estrarre le loro pistole e sparare, solo per venire crivellati da una dozzina di proiettili. Almeno questo sembrava avere rallentato i nostri inseguitori.

Non so per quanto tempo corremmo, ma quando finalmente ci fermammo ero completamente esausto e stavo per cadere in ginocchio. Mi accorsi con orrore che dei dodici uomini che accompagnavano me e il cuoco ne era rimasto solo uno.

"Beh, questo non è bello..." mi sussurrò il cuoco. "Penso che faresti meglio a nasconderti qui sotto, ragazzo" aggiunse poi, indicando una scala.

"Ma..."

"Fallo. Lascia che ce ne occupiamo noi. E se ti trovano... ricorda quello che hai detto. Bisogna lottare per la propria sopravvivenza"

Annuii. Però... quelle non erano che semplici parole...

Tuttavia andai sotto le scale, cercando di confondermi tra le ombre il più possibile, ed estrassi la mia pistola.

I minuti seguenti mi sembrarono anni. Sentii uno scambio di colpi e urla di dolore. Il tutto terminò con il rumore di un'arma da fuoco.

Dal mio nascondiglio vidi tre militari in nero camminare di fronte alle scale. Sentii il suono di una radio, poi uno degli uomini parlò.

"Abbiamo trovato un pilota. Procedo con l'eliminazione"

Mi avevano trovato!

Freneticamente, premetti il grilletto. Non successe nulla. Qualcuno mi prese la pistola dalle mani prima che mi rendessi conto di avere dimenticato di rimuovere la sicura. Venni trascinato con la forza fuori dal mio nascondiglio, e uno degli uomini mi costrinse ad inginocchiarmi. Tolse la sicura dalla mia pistola e sentii la sua fredda estremità toccarmi la fronte.

"Niente di personale, ragazzo"

Si dice che un vero uomo affronti la morte ad occhi aperti. Penso proprio di non esserlo stato perché i miei li chiusi, sperando che questo potesse rimandare l'inevitabile.

Non servì a niente, perché un secondo più tardi i colpi di arma da fuoco si fecero sentire.

 

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Primo intermezzo: Terminal Dogma

 

L'espressione sul suo volto era impagabile.

Questo è ciò che pensò la dottoressa Ritsuko Akagi guardando Gendo Ikari tra le ombre. Era in piedi vicino a un piccolo mucchio di vestiti abbandonati, cercando la ragazza a cui appartenevano, la perplessità chiaramente impressa sul suo volto. Era così buffo che lei si mise a ridere, una cosa che non faceva da molto tempo.

"Rei?"

Ritsuko aggrottò la fronte. Quel bastardo non riusciva neanche a riconoscere il suono della sua voce...

"Hai perso qualcosa, Ikari?"

"Akagi"

Il suo volto ora non tradiva alcuna emozione, ma per un breve istante Ritsuko credette di avervi visto sorpresa. Era stata una vera manifestazione di emozioni oppure era stato solo uno scherzo della sua immaginazione, come quei brevi momenti in cui aveva creduto di vedere l'amore nei suoi occhi quando erano a letto insieme?

Uscì dalle ombre e si fermò vicino a una delle tante vasche di LCL. Vasche tra loro collegate, che costituivano la forma dell'albero delle Sephirot.

"Che stai facendo qui?"

Una delle mani di lui ora era infilata in una tasca della sua giacca, stretta senza dubbio attorno alla pistola che lei sapeva trovarsi lì.

"Voglio solo finire il lavoro che ho iniziato"

Stavolta lo shock sul suo volto era reale. Naturalmente, dopo tutto si trattava di Rei...

"Hai ucciso Rei?" chiese lui, con un tocco di durezza nella voce.

Ritsuko sorrise gentilmente.

"Questo avrebbe rovinato i tuoi piani, non è vero? Se avessi tagliato le fila della bambola non ti sarebbe rimasto nulla, tutti i tuoi sacrifici sarebbero stati inutili"

Anche quando gli occhi del Comandante si restrinsero leggermente, il piccolo, sereno sorriso della dottoressa non svanì. Nessuno dei due parlò per alcuni momenti, mentre intorno a loro si udiva solo il debole gocciolio del LCL.

"No, non l'ho uccisa. Per quanto volessi farlo, per quanto volessi cancellare la bambola che hai scelto al posto mio. Ho ucciso tutte le altre, ma lei... no, non ho preso la sua vita"

Il Comandante Ikari non si mosse considerando tutte le implicazioni delle parole di lei.

"Il blocco della memoria" disse infine, non come una domanda, ma come una semplice affermazione.

"L'ho liberata. E' una vendetta più adatta e un modo per rimediare al dolore che ho arrecato a tuo figlio. Usare l'ipnosi e le droghe per rinchiudere i relegare in un angolo sperduto della mente i ricordi di tuo figlio di Rei aveva il vantaggio di risparmiare tempo, perché Rei poteva mantenere la sua esperienza come pilota e poteva essere programmata per obbedirti. Un blocco di memoria in così poco tempo, dopo tutto, l'avrebbe lasciata in uno stato simile a quello di un neonato. Ma aveva i suoi inconvenienti. Un lucchetto implica anche l'esistenza di una chiave..."

Nonostante sperasse in qualche segno di rabbia da parte di Gendo, non comparve nulla. Tuttavia con lo stesso sorriso la dottoressa continuò.

"Ho annullato il blocco mentale! Abbastanza facile se si è colui che l'ha costituito. Ho dovuto solo dire alcune parole chiave. Come ci si sente quando il burattinaio perde le fila della sua bambola?"

Alzando lo sguardo verso il soffitto scuro, rivolse lo sguardo verso i Magi. "Ho ridato la vita a un bambino. Madre... è questo ciò che si prova nel dare la vita?"

"Dov'è lei?"

La dottoressa Akagi scrollò le spalle. Avevano così poca importanza, le sue domande. Probabilmente l'avrebbe uccisa, ma lei era protetta da un bozzolo di calore materiale, niente poteva toccarla...

"Probabilmente sta cercando tuo figlio. Non c'è bisogno di inseguirla. Non ti obbedirà più. Hai perso"

"Chi ha detto che avessi bisogno che lei agisse di sua propria volontà?"

La voce colpì Ritsuko così forte che lei pensò le avesse sparato con le parole. Sbattendo le palpebre lo fissò con orrore.

"Si è uccisa per proteggere il Third Children. Se la sua vita sarà di nuovo in pericolo, lei farà ciò che voglio"

Ritsuko non riusciva semplicemente a credere a quello che stava sentendo.

"Non posso credere che tu sia così spietato"

"Sono troppo vicino al mio obiettivo per fermarmi adesso"

La dottoressa rabbrividì. Stava parlando sul serio.

Finalmente lui estrasse la pistola.

"Mi spiace, ma potresti di nuovo interferire"

Le sue parole seguenti furono pronunciate leggermente, solo per le orecchie di lei in quel luogo isolato.

La tensione scivolò via dalle spalle della dottoressa Ritsuko Akagi, lasciandosi alle spalle una strana sensazione di pace. "Bugiardo"

Il rumore di un'arma da fuoco esplose nella stanza oscura e Ritsuko Akagi cadde inerte in una delle vasche di LCL. Gendo Ikari fissò il corpo per un momento, poi andò alla ricerca della chiave dei suoi piani.

 

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Seconda parte: La fuga

 

Accadde tutto molto velocemente. Così velocemente infatti che penso di avere capito quello che stava succedendo solo dopo che fu tutto finito. Il mio cervello riceveva i dati, ma si bloccò per un istante prima di analizzarli.

Sentii il rumore di uno sparo, ma non registrai subito il fatto che, se riuscivo a sentirlo, voleva dire che non ero morto. Dopo ce ne furono altri. Avevo appena aperto gli occhi e vidi un uomo morto proprio di fronte a me, poi guardai a destra e vidi Misato mettere un soldato con le spalle al muro e puntargli la pistola sotto il mento. Il terzo era ridotto proprio come il primo: a terra, morto.

"Niente di personale"

Detto questo, Misato premette il grilletto. Guardai in preda all'orrore il muro alle spalle dell'uomo diventare rosso e il suo corpo senza vita accasciarsi a terra. Non avevo mai visto Misato così fredda. Era un lato di lei... che mi spaventò.

"Stai bene, Shinji?"

Non c'era preoccupazione nella sua voce. I suoi occhi erano di ghiaccio.

Mi guardai intorno. C'erano cadaveri da tutte le parti. Sangue sui muri e per terra. Guardai l'uomo in nero e il cuoco che avevano sacrificato inutilmente le loro vite per cercare di salvare la mia. Improvvisamente mi sentii male e vomitai. Penso che in fin dei conti avrei fatto meglio a non mangiare prima.

"Stai bene?"

Sentii una mano sulla mia spalla e alzai lo sguardo per vedere Misato che mi fissava, questa volta chiaramente preoccupata.

"Non proprio... ma non sono ferito, se è questo che vuoi sapere..."

Anche se assomigliava alla Misato che conoscevo, il vederla uccidere un uomo mi aveva sconvolto intimamente.

"E la tua gamba?"

Adesso che lei me l'aveva chiesto, sentii che mi faceva male e c'era sangue sui miei pantaloni...

"Slacciati i pantaloni, così posso dare un'occhiata"

Aveva di nuovo quello sguardo. Che la guerra facesse questo effetto alle persone?

Mi aiutò ad alzarmi e feci come mi aveva detto. La ferita era superficiale e non sanguinava tanto. Tuttavia, Misato insistette nel bendarmela. Fui quasi sul punto di vomitare di nuovo quando la vidi strappare un pezzo di stoffa da uno dei cadaveri per fare una fasciatura provvisoria.

"Bene" disse Misato mentre io mi rimettevo i pantaloni, soddisfatta del suo lavoro. "Andiamo. All'Unità-01"

Mi tolsi la fondina dalle spalle e seguii la guida di Misato, più perché non riuscivo a sopportare di restare lì che perché volessi seguirla.

 

Per lunghi minuti mi lasciai guidare da Misato. Eseguivo ciecamente tutti i suoi ordini, senza neppure cercare di capire se avevano un senso oppure no. Penso che fossi ancora sotto shock per ciò che avevo appena passato. Francamente, credo che vedere la gente ammazzarsi sia molto più orribile e sconvolgente che combattere contro un mostro alto quanto un grattacielo. Almeno un mostro E' un mostro, non un essere umano come te. Il fatto che spesso dovetti camminare sui cadaveri mentre seguivo Misato probabilmente non aiutò per niente il mio equilibrio psichico.

Alla fine ci ritrovammo in uno dei parcheggi del Quartier Generale. Qualche cadavere per terra era la testimonianza che quel luogo era già stato "ripulito". Per questo motivo era quasi deserto. Individuammo solo una guardia, che Misato uccise a vista. Aspettammo per un intero minuto, ma poiché lo sparo non aveva attirato altri soldati Misato mi trascinò verso il cadavere ancora caldo. La guardai disgustato esaminare il corpo e recuperare una radio. Su di essa c'era del sangue dell'uomo.

Trascinandomi nello spazio tra due macchine, Misato mi disse di sedermi e poi si mise gli auricolari della radio. Per un po' restò in ascolto, mentre la sua espressione si faceva sempre più tesa, e ogni tanto dalle labbra le sfuggiva qualche bestemmia.

"Siamo nei guai" disse alla fine, togliendosi gli auricolari. "Stanno bloccando tutti gli accessi tra te e l'Unità-01"

Finalmente, in questa relativa calma, trovai il coraggio di fare una domanda che mi stava torturando.

"Misato-san... perché... perché vuoi portarmi così disperatamente dall'Unità-01?"

"Sarai più al sicuro al suo interno. Abbiamo già messo Asuka nell'Unità-02. Può restare lì per molto tempo, dovresti saperlo tu stesso. Inoltre... l'Unità-01 potrebbe essere la nostra ultima speranza..."

"Tu vuoi che io combatta al suo interno, non è vero?"

Misato rifletté per un attimo sulla domanda e poi annuì.

"Io non voglio più fare del male a nessuno..."

"Lo so Shinji... ma se non ci aiuti, moriremo tutti. Non ti sto chiedendo di andare là fuori e ucciderli tutti. Limitati a tenerli lontano dal Quartier Generale. Fermali con il tuo AT-Field. Se ci riesci, metti fuori uso i loro veicoli. E se siamo fortunati, la vista dell'Unità-01 potrebbe essere sufficiente per tenere alla larga la JSSDF"

Bloccarli e metterli in fuga. Non sembrava poi così male. E se riuscivo a farlo... le persone avrebbero smesso di uccidersi.

"Io... penso di poterlo fare"

"Se riusciamo a trovare Rei, cercheremo di portarla all'Unità-02. Così potrà aiutarti"

"Sì..."

Potevo immaginare che Ayanami non avrebbe esitato nel combattere i nostri nemici.

Mi preoccupai un po' quando vidi il volto di Misato farsi ancora più serio.

"C'è un'altra cosa, Shinji. Esiste... esiste la possibilità che possano usare l'EVA series Production Model contro di noi. Per quanto ne so, dovrebbero essercene nove operativi. Dovrai fare attenzione..."

Restai a bocca aperta.

"Nove EVA!"

Nove EVA. EVA... voleva anche dire...

"So cosa stai pensando. Non temere, è impossibile che abbiano radunato e allenato nove piloti così in fretta. Useranno dei dummy plug. Ricorda quello che ha detto Ritsuko, le cose all'interno dei dummy plug sono solo burattini. Non hanno anima. Non esitare"

Ricordavo. La stanza del dummy plug. Tutti quei cloni di Ayanami...

"Ho... ho capito"

"Andiamo"

Annuii. Non ero sicuro di volerlo fare, ancora meno se ero pronto, ma non avevo scelta.

"Cosa diavolo?! Quei dannati figli di puttana!"

Mi bloccai nei miei passi mentre Misato si perse in una litania di insulti. Mi ci volle un po' per capire il perché.

Eravamo di fronte ai resti carbonizzati di una macchina. Cercai di ignorare il cadavere fumante che era sdraiato sul cofano.

Una targa sul muro dietro all'auto diceva: "Maggiore Misato Katsuragi"

Evidentemente, un ufficiale della NERV si trovava proprio di fronte alla sua macchina quando un soldato della JSSDF ha deciso di farlo saltare in aria. L'auto era esplosa insieme all'ufficiale... se la situazione non fosse stata così orribile, sarei potuto scoppiare a ridere per la sfortuna di Misato.

Continuando a bestemmiare, il maggiore mi trascinò verso un'altra macchina sportiva blu. Lei ruppe un vetro e la "prendemmo in prestito".

 

Misato stava guidando a rotta di collo (o nel suo caso, normalmente) nel parcheggio, senza neppure cercare di evitare gli occasionali cadaveri che investiva, quando improvvisamente pensai che fosse arrivata la fine del mondo. Più precisamente, sentimmo un fortissimo terremoto, abbastanza forte perché Misato lasciasse andare il volante e andasse a sbattere contro una macchina parcheggiata. Se non mi fossi allacciato la cintura credo che mi sarei ferito piuttosto seriamente.

"Cosa... cos'è stato?"

"Oh, merda!" rispose semplicemente Misato prima di riprendere in mano il volante, fare marcia indietro e poi guidare come se da ciò dipendesse la sua vita. I freni gemettero quando lei si fermò proprio sopra quello che sembrava un ascensore per automobili, a pochi centimetri dal muro. Credo che Misato disse qualcosa, ma non ci feci caso... ero contento di non essermela fatta addosso. Misato si precipitò fuori dalla macchina, fece passare la sua tessera ID in un lettore in alto a destra dell'ascensore, e quando quest'ultimo cominciò a scendere ritornò subito dentro.

"Metti la testa tra le ginocchia e tieniti forte, questa sarà una discesa movimentata!"

Avevo appena fatto come lei mi aveva detto quando sentii l'intero Quartier Generale scosso da un altro terremoto. Questa volta però capii, perché sentii chiaramente gli inconfondibili rumori di un'esplosione. O piuttosto di parecchie esplosioni.

"Mio Dio! Che sta succedendo?!"

La macchina tremava così tanto che iniziai a temere che l'ascensore non avrebbe retto e che saremmo caduti in fondo a... da qualunque parte stessimo andando...

Poi tutto cessò e continuammo a scendere facilmente.

"Credo che la prima scossa sia stata causata da una mina N2. Quei bastardi devono aver fatto saltare in aria tutto quello che era rimasto di Tokyo-3. Non abbiamo proprio avuto il tempo di fare le riparazioni alle lastre di protezione dopo l'esplosione dell'Unità-00, perciò probabilmente ci sono passati attraverso"

"Una mina N2! Ma... deve avere ucciso migliaia di persone!"

"Spero di no. La città era stata in gran parte evacuata..."

Tuttavia, il suo silenzio suggeriva che probabilmente c'era stato un buon numero di vittime.

"La seconda scossa è stata senza dubbio un attacco aereo diretto proprio al Quartier Generale della NERV. Se questo posto non fosse stato costruito per resistere agli attacchi degli Angeli, probabilmente a quest'ora saremmo tutti morti"

"Mio Dio... è pazzesco"

"Sì"

Improvvisamente l'ascensore si fermò, segno che eravamo arrivati alla nostra destinazione. Misato uscì dalla macchina e usò la sua tessera per aprire due porte rinforzate d'acciaio di fronte a noi. Queste si aprirono su un corridoio poco illuminato. Misato rientrò in macchina e proseguimmo. Quando raggiungemmo il passaggio restai a bocca aperta per le sue dimensioni. Era immenso.

"Questo posto sembra grande abbastanza per farci stare un EVA in piedi"

Misato annuì.

"Questo tunnel percorre tutta la NERV. E' stato costruito per spostare un EVA nel caso in cui le rampe di lancio smettessero di funzionare. Se il Nono Angelo fosse stato nel Geofront invece che cercare di farsi strada dall'alto con l'acido, avreste dovuto usare questo passaggio. Normalmente non avrei accesso a questa zona del Quartier Generale, ma... una persona che amavo mi ha lasciato un regalo d'addio..."

Misato mantenne un volto severo, ma si vedeva che era difficile per lei parlarne. Una persona che amava... Kaji.

"Andiamo all'Unità-01" le dissi, cercando di prendere esempio dal suo coraggio. Lei annuì e ci addentrammo nelle profondità della NERV.

 

"Perché ci stanno attaccando?" chiesi mentre Misato guidava.

Stavo cercando di sintonizzare la radio della macchina sulla frequenza d'emergenza della NERV. Ero sicuro di averlo fatto correttamente, eppure la radio non trasmetteva nulla. Misato però aveva detto che poteva capitare perché la JSSDF stava probabilmente ascoltando tutte le frequenze radio, perciò le persone dal Centro di Comando forse non l'avrebbero usata.

"Credo che vogliano gli EVA. Probabilmente sono solo burattini, manipolati senza che loro stessi lo sappiano"

"Manipolati? Da chi?"

"Dalle persone che hanno creato la NERV. La Commissione. La SEELE. Abbiamo sconfitto gli Angeli, perciò adesso devono sbarazzarsi di noi, visto che ormai la NERV è il solo ostacolo rimasto sulla loro strada"

"Cosa... cosa vogliono?"

"Vogliono causare il Third Impact. Non usando gli umani, ma l'EVA series. Il Second Impact 15 anni fa fu causato volontariamente dagli umani. L'intento era quello di ridurre Adam a un embrione, per prevenire che gli altri Angeli causassero una tragedia ancora più spaventosa. Shinji, esattamente come Adam, una forma di vita chiamata Lilith ha generato noi, la fonte di tutte le creature viventi. L'hai vista quando hai combattuto contro Tabris. Noi siamo il Diciottesimo Angelo. Gli altri Angeli erano altre alternative di come gli uomini avrebbero potuto diventare. Ascolta, Shinji. Distruggi completamente l'EVA series. Questo è l'unico modo per rimanere vivi. Shinji, devi..."

Misato fu improvvisamente interrotta quando la radio si accese, grazie alla meravigliosa voce di Maya. Le sue parole furono ancora più meravigliose.

"Mio Dio! L'Unità-02 si è attivata. Asuka... Asuka sta bene! E' ancora viva!"

Sia Misato che io restammo a bocca aperta! Asuka! Stava bene! E stava pilotando il suo EVA!

Il maggiore adesso stava ampiamente sorridendo.

"Sembra che le nostre possibilità di riuscita siano aumentate. Sbrighiamoci, sono certa che avrà bisogno di aiuto"

Dimenticandosi del concetto di sicurezza, Misato spinse la macchina fino al limite. Dopo circa un minuto quasi si fermò. Guidò lentamente, cercando qualcosa, prima di indicare finalmente due piccole porte.

"Andiamo"

Eravamo appena usciti dalla macchina quando sentimmo di nuovo Maya attraverso la radio.

"No... non è possibile... nove EVA sono appena stati lanciati sopra il Geofront e stanno lentamente scendendo, volando in circolo sopra l'Unità-02..."

"Merda!"

Misato prese il cellulare e digitò un numero simile a quello che avevo visto fare al cuoco poco prima, nell'ufficio della cucina.

"Makoto. Trasmetti la mia chiamata all'Unità-02. Adesso!"

Con la sua mano libera, Misato passò la sua tessera in un lettore e mi fece segno silenziosamente di entrare dalle porte ormai aperte. lei mi seguì in un piccolo ascensore. Poco dopo stavamo salendo e Misato stava parlando con Asuka.

"Asuka, assicurati di distruggere completamente l'EVA series. Shinji verrà immediatamente ad aiutarti. Fai del tuo meglio" poi interruppe la chiamata e spinse il pulsante rosso. "Sono di nuovo io. L'Unità-01 può usare l'uscita 20? Perfetto"

Spense il telefono e se lo mise nella giacca. Poi mi guardò e mi sorrise.

"Tra poco sarai di nuovo con lei"

L'idea avrebbe potuto essere confortante se non avessi saputo che in quel momento Asuka era costretta a combattere in una battaglia dove era in svantaggio di nove a uno.

 

"Eccolo qui"

Eravamo di fronte a una porta aperta. Sopra ad esso, si vedeva la scritta 'Ascensore di Emergenza R-10-20'. Anche se avevamo corso, c'era voluto un minuto intero per arrivarci. Un minuto. Considerando che Asuka stava rischiando la vita là fuori, era un lasso di tempo terribilmente grande.

Stavamo per proseguire quando improvvisamente i colpi volarono intorno a noi. Prima che potessi anche solo reagire Misato mi afferrò e corremmo nella stanza. Mi accorsi però del suo gemito di dolore prima che entrassimo. Il maggiore premette il più velocemente che poté il pulsante che chiuse le porte d'acciaio dietro di noi. Appena in tempo perché sentimmo un'esplosione. Poi Misato si accasciò contro un muro e si lasciò cadere per terra. Non avevamo corso molto, ma improvvisamente lei sembrò molto debole.

Che fosse stata colpita?

"Credo che siamo al sicuro per il momento... stai bene, Shinji-kun?"

"Misato-san... sei ferita..."

Cercò di rivolgermi un sorriso rassicurante. Non ci riuscì completamente.

"Non è nulla di troppo serio... è solo un graffio... non mi ucciderà"

Lentamente, lottò per rimettersi in piedi. Per essere solo un graffio sembrava farle molto male. Si chinò verso due porte chiuse contrassegnate come R-20 e spinse un pulsante. Si aprirono e comparve un ascensore.

"Bene. C'è ancora energia. Funzionerà"

Poi mi guardò, i suoi occhi seri, ma il suo volto dolce e calmo.

"Hey, Shinji... d'ora in poi sarai solo. Dovrai prendere le tue decisioni da solo"

Non poteva voler dire che...

"Cosa...? Non capisco... non vieni con me?"

Lei scosse il capo.

"Ma non puoi stare qui..."

"Io... io devo restare per assicurarmi che nessuno ti segua..."

"Ma i soldati..."

"Non mi prenderanno"

"No"

I suoi occhi si spalancarono quando pronunciai quella semplice parola.

"Non me ne vado se tu rimani"

Per qualche secondo Misato sembrò riflettere, poi annuì.

"Va bene"

Tuttavia, non mi seguì. Con un solo leggero movimento, mi spinse nell'ascensore. La vidi sorridermi, prima che le porte si chiudessero. La corsa non durò a lungo. Neanche mezzo minuto. Quando l'ascensore si fermò e le porte si aprirono, sentii la terra tremare e il suono di un'esplosione. Un'esplosione molto vicina.

"No... no... NO! Misato-san!!!!"

 

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Secondo Intermezzo: Colei che rimase indietro

 

Misato Katsuragi gemette dal dolore appoggiandosi contro un muro. Anche se la sua ferita non era veramente letale, aveva mentito a Shinji; l'avrebbe uccisa. Per questo era rimasta; se lo avesse seguito, lui si sarebbe preoccupato e avrebbe completamente dimenticato gli EVA solo per occuparsi di lei. Sospirò. Il suo braccio sinistro era praticamente fuori uso e il destro era impegnato nel tentativo di rallentare la fuoriuscita di sangue. E la cosa peggiore era che c'era un numero imprecisato di soldati delle Nazioni Unite a pochi metri di distanza, probabilmente pronto a colpire in ogni momento.

Era già morta. Solo che il suo corpo non se n'era ancora reso conto.

Sentì delle lacrime scorrerle lungo le guance.

Chiudendo gli occhi, si lasciò cadere lentamente a terra. Non riusciva a trattenere le lacrime. Sarebbe morta, insieme al figlio di Kaji.

Non sarebbe mai potuta diventare una madre...

Almeno Shinji era al sicuro... per il momento.

"Shinji..."

Sperò che si salvasse. E sperò che anche Asuka stesse bene. Nove contro uno... i numeri le erano contrari, anche se lei era un pilota eccellente.

"Spero che tu faccia in tempo, Shinji..."

Improvvisamente sentì il suono di un'esplosione. Le Nazioni Unite probabilmente avevano deciso di farla semplicemente saltare in aria. Era questo.

Ma lei non morì.

Le ci vollero alcuni secondi per accorgersene. Sorpresa, aprì gli occhi e vide una familiare forma esagonale gialla proprio di fronte a lei, che fermava quella che sembrava una parete di fuoco.

Un AT-Field!

Guardando alla sua destra, si accorse che c'era Rei, completamente nuda, con un'espressione preoccupata sul volto. Preoccupata? Poteva essere... che... che le fosse tornata la memoria?

"Rei...? Come...?"

"Non hai un bell'aspetto, maggiore"

"Rei... cosa... cosa fai qui?"

"Ho percepito la presenza di Shinji"

Aveva detto 'Shinji'. Allora si ricordava!

"E' andato alla gabbia dell'Unità-01..."

"Allora il suo destino è nelle mani di lei"

Lei? Si riferiva... alla madre di Shinji... Yui?

"Dobbiamo andare" disse la ragazza, indicando con la mano le fiamme che si erano spente.

"Non possiamo"

"Tu hai bisogno di cure mediche"

Misato scosse tristemente il capo.

"Ci spareranno a vista, Rei"

"No, non lo faranno" replicò la ragazza, mentre sul suo volto compariva un sorriso fiducioso.

Katsuragi non aveva mai visto un'espressione del genere su quel viso. Si alzò faticosamente in piedi, poi sorrise alla ragazza.

"Va bene Rei, mi fido di te. Fammi vedere cosa sai fare"

Il suo sorriso però sparì quando Rei indicò il condotto dell'aria che aveva usato per raggiungere la stanza. Chiaramente, lei si aspettava di fare lo stesso percorso per uscire... da quel poco che restava del posto. Misato gemette. Sarebbe stata una fuga davvero faticosa...

 

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Parte 3: Furia

 

Mi ero rannicchiato in un angolo dell'ascensore. Pregavo di svegliarmi da quell'incubo. Doveva essere un incubo. Doveva esserlo...

"Chiamami pure Misato. Piacere di conoscerti, Ikari Shinji-kun"

Misato-san.

"Shinji-kun, questa è casa tua!"

Mi aveva portato nella sua casa. No. Nella sua vita.

"Oggi hai fatto una cosa meravigliosa. Puoi essere orgoglioso di te stesso"

Aveva creduto in me quando altri non l'avrebbero fatto, me stesso incluso. Era stata sempre presente per darmi il suo appoggio.

"Io non sono il tipo di persona che decide di vivere insieme a qualcun altro solo per compassione, o per motivi di lavoro"

Insieme, eravamo stati una famiglia. Lei era stata più un tutore che un mio superiore. Più di un'amica. Era stata come... una madre. E ancora una volta, avevo... perso...

Avevo perso l'unica famiglia che mi era rimasta...

"Non so come... ma andrà tutto bene, Shinji... te lo prometto..."

Non c'era niente che andasse bene... niente. Le cose andavano sempre peggio... sempre peggio...

"Tu pensi che non ci siano più speranze, ma ti sbagli. Non è ancora tutto perduto..."

Bugiarda... bugiarda... BUGIARDA!!! Perché?! Perché è dovuta morire?! PERCHE'?!

Stavo piangendo, finalmente le lacrime scorrevano liberamente. Era passato solo mezzo minuto, ma... mi erano sembrati anni. Anni di dolore e di sofferenza.

Sarei potuto restare lì a piangere sconvolto per delle ore, ma una voce tagliò come un coltello la mia nebbia di confusione e tristezza.

"Dannazione! Stupi-Shinji! Porta qui quel tuo grosso culo viola così posso riempirlo di calci!!! Scheisse!"

Per pochi attimi tutte le mie preoccupazioni per Misato vennero dimenticate. Asuka? Non so come, ma mi accorsi che potevo sentire quello che stava succedendo grazie agli altoparlanti della stanza. Poi ricordai ciò che stava accadendo. La battaglia che Asuka stava affrontando là fuori. Il motivo per cui Misato mi aveva mandato lì.

Misato...

"Anche se tutti gli Angeli sono stati sconfitti, sento che questa guerra non è ancora finita. L'umanità potrebbe ancora dipendere da te, Shinji. Per questo abbiamo bisogno che tu sia forte, e devi esserlo per te stesso e per coloro che ami"

Forte...

"Ascolta, Shinji. Distruggi completamente l'EVA series. E' l'unico modo per rimanere tutti vivi"

Distruggere l'EVA series. Era stato il desiderio di Misato. Il suo ultimo desiderio. La ragione per cui si era sacrificata. Mi alzai, le mani strette a pugni. Le lacrime scorrevano ancora, ma feci del mio meglio per restare in piedi.

Che fossi dannato se il sacrificio di Misato fosse stato inutile.

Avrei pilotato l'Unità-01 ancora una volta e posto fine a tutto questo.

Tutte le mie speranze residue crollarono alla vista che mi comparve davanti. Bakelite. Dappertutto. Tutti gli accessi all'entry plug erano bloccati.

"No... no... no! Non è giusto! Non è giusto!!!"

Ero arrivato fino a questo punto, avevo perso tutte le persone che amavo... per questo! Kaji era morto... inutilmente! Rei se n'era andata... inutilmente! Avevo ucciso Kaoru... solo perché accadesse questo! Misato si era sacrificata... così che io potessi stare seduto a meno di dieci metri dall'Unità-01 senza poter fare niente!!!

Ero pronto ad arrendermi ormai quando sentii di nuovo la voce di Asuka.

"Non posso perdere! Perché la mamma mi sta guardando!"

Mamma. Mamma.

"Mamma! Mamma! Ti prego! Aiutami! Aiutami..."

Le mie preghiere non restarono senza risposta. Non riuscimmo mai a capire esattamente quanto la Mamma fosse consapevole di ciò che stava succedendo al di fuori dell'EVA. Ma sembrava che, quando si trattava di me, la Mamma, o piuttosto l'Unità-01, fosse in una certa misura cosciente. Comunque non fu una cosa su cui riflettei molto.

La bakelite e i sistemi di bloccaggio si ruppero, e un gigantesco braccio verde e viola emerse e colpì il muro dove mi trovavo io. Di riflesso chiusi gli occhi. Ero sicuro di stare per morire. Ma quando passarono alcuni secondi, arrivai alla conclusione che ero ancora vivo, così riaprii gli occhi. La mano dell'Unità-01 era proprio sopra di me. Allora capii quello che aveva cercato di fare. Se mi fossi arrampicato sul suo braccio, ci sarebbe stato un passaggio che avrei potuto raggiungere. Non mi fermai a pensare che se fossi scivolato e fossi caduto mi sarei probabilmente ammazzato. Iniziai ad arrampicarmi con una velocità che solo un pazzo avrebbe avuto.

Avevo deluso così tante persone, così tante avevano sofferto o erano addirittura morte per colpa mia.

Non avrei permesso che accadesse ad Asuka.

 

Il suo grido. Lo sentii molto chiaramente. Lo sento ancora talvolta nei miei incubi. Asuka era ferita. Gravemente.

Ed io non ero lì.

Ci volle tutta la mia concentrazione per non dimenticare il compito presente.

Una volta entrato nell'entry plug, accesi i comandi per l'attivazione manuale. Ben presto i controlli di base si avviarono e non persi tempo nel chiudere il portello e immettere il comando per l'inserimento dell'entry plug. Una volta all'interno, percepii immediatamente la connessione. Una cosa mai provata prima. Sembrava... quasi una fonte di energia. Fu sul punto di sopraffarmi. Però mi sentivo anche incredibilmente bene.

Con un basso, gutturale ululato l'Unità-01 si attivò. Una grossa sezione del Quartier Generale saltò in aria. Al centro dell'esplosione c'era l'Unità-01, sospesa in aria, con due ali spalancate di luce dorata. Ai numerosi testimoni, sembrò un demone appena uscito dall'inferno.

Aprii gli occhi e allora vidi una scena che probabilmente mi perseguiterà per il resto della mia vita. Vidi nove EVA bianchi che volavano in circolo intorno a quello che era rimasto del Quartier Generale. E nelle loro mani, o anche peggio, nelle loro bocche c'erano i resti di quella che una volta era stata l'Unità-02.

"NOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!"

In quel momento credo di avere perso in parte la ragione. E tuttavia, i miei pensieri erano ancora chiari come il cristallo.

La Mamma.

Mio padre insieme alla Mamma.

Kaji.

Rei.

Kaoru.

Misato.

E adesso Asuka.

Asuka!!!

Tutte le persone che avevano significato qualcosa per me, tutte le persone a cui tenevo... erano tutte morte. Non mi era rimasto nulla, nulla. Nessuna aspettativa. Nessuna speranza.

No. Mi stavo sbagliando. Una cosa mi era rimasta, un'ultima ragione per sopravvivere, anche se solo per pochi minuti.

Vendetta!

"Crepate... crepate... crepate... crepate! Mostri! Avete ucciso Asuka! Io vi ammazzo! Vi ammazzo! VI AMMAZZO TUTTI!"

L'EVA emise un ruggito furibondo quando urlai quelle parole. Mi aprii a lei completamente e diventammo una cosa sola. Questa volta però avevo il completo controllo e, anche se ne ero a stento consapevole, sapevo che questa volta il mio corpo non era stato consumato dalla bestia. Più tardi appresi che avevo raggiunto un tasso di sincronia stabile di 99,9999999%.

Ci abbassammo fino a terra, e una volta atterrati alzammo una mano e la scagliammo furiosamente in basso, come se stessimo cercando di artigliare l'aria di fronte a noi. In alto comparvero le forme esagonali di due AT-Field, che sembrarono bruciare. Uno degli EVA nemici esplose in una cascata di sangue e crollò a terra. Un altro aveva le ali e alcune parti dell'armatura strappati, e anche quello cadde. Questa volta emettemmo un ruggito di selvaggia soddisfazione perché due delle nostre prede giacevano a terra, inermi. Lentamente raggiungemmo quello più vicino. I danni erano gravi, eppure l'EVA funzionava ancora. Comunque, sembrava che Asuka lo avesse pugnalato al torace, perciò tutto ciò che poteva fare era aspettare che le sue ali si rigenerassero abbastanza da poter volare via. Non gliene demmo la possibilità, perché le afferrammo entrambe e gliele strappammo. Poi prendemmo un braccio e tirammo, lacerando anche quello. Avremmo potuto giocare per un po' con la nostra preda se la voce di Makoto non si fosse fatta sentire alla radio.

"Shinji-kun! Sta' attento! Quelli non sono normali EVA. Possono rigenerarsi e riattivarsi anche dopo che sembrano morti"

Me l'ero immaginato. Asuka aveva fatto loro parecchi danni. Eppure loro si muovevano ancora. Quindi questi mostri erano quasi come gli Angeli. E c'era un solo modo per distruggere un Angelo...

Non perdemmo tempo nello strappare dall'EVA il resto della sua armatura. Poi lo vedemmo. Una sfera rosso scuro. L'elemento S2. Lo afferrammo con una mano e tirammo forte. L'EVA bianco ululò di dolore, poi si zittì. Con un orribile, lacerante suono l'organo S2 venne via. Brillò per un attimo e poi si spense, diventando quasi nero. L'unità-01 alzò una mano sanguinante e ruggì.

Probabilmente ci saremmo mossi verso l'altro EVA caduto se non avessimo notato un oggetto precipitare al suolo.

L'Unità-02! O almeno quello che ne restava...

Dopo avere deciso nello spazio di un secondo, corremmo verso il suo probabile punto di impatto e saltammo in aria. Afferrammo il torso e la testa dell'Unità-02 e con un solo leggero movimento li lanciammo nel lago di fronte al Quartier Generale.

Non avevo nessuna speranza concreta che Asuka fosse ancora viva. Ma il minimo che potessi fare era assicurarmi che il suo corpo rimanesse intatto. Non era rimasto nulla dopo la morte della mamma e di Rei. Probabilmente non sarebbe rimasto nulla neanche di Misato. Non volevo che la tomba di Asuka fosse una lapide con una bara vuota.

Quando quei pensieri mi attraversarono la mente, la mia furia crebbe.

Con un possente ruggito, l'Unità-01 corse verso l'altro EVA caduto che adesso stava lottando per stare in piedi sulla sola gamba destra. Un pugno viola colpì in pieno la sua orrenda faccia. Esplose in una cascata di sangue e cadde a terra. Ma probabilmente questo non era abbastanza. L'Unità-01 mise un piede sulla schiena dell'altro EVA e spinse con forza. Le placche dell'armatura cedettero alla pressione. Ora potevo essere sicuro che non si sarebbe rialzato. Quello era un EVA, perciò annientare la sua fonte di energia non era l'unico modo per fermarlo. Distruggere il suo entry plug era altrettanto efficace.

Urlai quando improvvisamente sentii un dolore acuto al petto, una cosa che non avevo mai provato in tutta la mia vita. Tossii sangue e fui sul punto di svenire.

"Stai in guardia"

Mamma?

Sentii quelle parole nella mia mente e alzai la testa per vedere una lancia venire dritto verso di noi. La evitammo per un pelo. Poi mi accorsi che una lancia simile era infilzata nel petto dell'Unità-01 e usciva dal fondo della sua schiena. Ci aveva quasi immobilizzato a terra. Evidentemente avevano deciso di attaccare dalle loro posizioni in aria. Afferrando la lancia con entrambe le mani, tirammo. Urlai e sentii più sangue in bocca mentre lentamente la lancia veniva estratta dal corpo dell'Unità-01. Fummo costretti a interrompere il doloroso procedimento quando evitammo per un pelo un altro colpo. Velocemente afferrammo di nuovo la lancia e la estraemmo con un solo movimento. Poi, nonostante il dolore, la lanciammo verso uno degli EVA volanti. Lo colpii mortalmente in pieno e fui sorpreso di vederlo saltare in aria, mentre l'esplosione coinvolgeva altri tre EVA e li faceva cadere a terra. Evidentemente ero stato abbastanza fortunato da colpire proprio il punto in cui si trovava l'elemento S2.

Prendemmo su una delle lance che ci erano state scagliate. Quando la afferrammo, cambiò da semplice lancia in una familiare lancia a doppia punta. Rei ne aveva usato una simile contro il Quindicesimo Angelo.

Ignorando il dolore, caricammo l'Evangelion più vicino. Asuka l'aveva pesantemente danneggiato, perché gli mancava un braccio e la sua testa ciondolava liberamente, avendo in apparenza il collo spezzato. Non gli demmo la possibilità di prepararsi alla lotta. Con un solo fendente, usammo la lancia come se fosse stata una spada e gli tagliammo la testa. Questa cadde violentemente a terra. Mettemmo un piede sul suo petto e lo schiacciammo, finché non fui certo che anche l'entry plug sulla sua schiena fosse stato distrutto.

Notando una presenza all'estremo limite del mio campo visivo, vidi un EVA lanciarsi alla carica contro di noi con l'intenzione di colpirci con la sua lancia. Bloccammo il colpo, ma perdemmo la presa sulla nostra arma. Quell'EVA aveva dimostrato di avere parecchia forza, considerando che era stato quasi tagliato in due sotto le spalle. Avevamo perso la nostra arma ma non importava. Con un ruggito e con tutta la nostra forza gli sferrammo un pugno sotto il torace. Le dita dell'Unità-01, allungate come degli artigli, gli penetrarono l'armatura e la carne, fuoriuscendo dalla schiena con in mano l'elemento S2. Lo lasciammo cadere a terra e togliemmo il nostro braccio dall'EVA, facendo cadere anche lui.

Improvvisamente mi accorsi che gli altri EVA erano atterrati oppure si erano alzati in piedi e ci stavano lentamente circondando.

"Finalmente! Possiamo intraprendere l'attacco contro l'Angelo!"

"Che differenza fa?"

"Stupido! Tutti sanno che l'attacco è la miglior difesa!"

Asuka aveva detto così durante il nostro viaggio verso il monte Asamayama, dove più tardi era stata costretta a combattere contro l'Ottavo Angelo.

"L'attacco è la miglior difesa!"

Estraendo il nostro progressive knife, ci lanciammo alla carica di uno dei cinque EVA rimasti. La sua testa era un groviglio di tessuto in fase di rigenerazione e aveva dei problemi a stare in piedi, segno che aveva subìto danni anche alla schiena. Con un fendente gli tagliammo il braccio destro che teneva la lancia. Lui cercò di afferrarci con quello rimasto e noi approfittammo della stretta vicinanza per pugnalarlo alla schiena, nel punto in cui sapevo che era inserita l'entry plug. L'EVA si spense e noi lo gettammo a terra con facilità. Ci abbassammo in fretta per afferrare il braccio staccato, che teneva ancora in mano la lancia, e dovemmo evitare una serie di colpi provenienti da altri due EVA.

Gli altri si stavano avvicinando velocemente.

Quattro contro uno. Non erano dei buoni numeri...

 

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Terzo Intermezzo: Un aiuto dalle ombre

 

"Comincia l'operazione"

Gli sembrava di avere pronunciato quelle parole anni fa. Invece erano passati solo pochi minuti. Per un attimo, aveva pensato che sarebbe andato tutto bene. Asuka se la stava cavando alla grande contro le forze della JSSDF.

Questo finché i nove EVA della SEELE non erano atterrati all'interno del Geofront.

Anche allora, per un po', sembrava che Asuka sarebbe riuscita a distruggerli tutti. Finché non venne colpita da una copia della Lancia di Longinus. Senza più energia e immobilizzata a terra, non c'era nulla che potesse fare per fermare i mostri bianchi, che si riattivarono a lentamente si rigenerarono.

Ryouji Kaji ne aveva viste di cose nella sua vita, ma nulla gli era sembrato tanto orribile quanto vedere l'Unità-02 divorata dagli EVA bianchi. Asuka non meritava un destino così crudele. Lentamente le lacrime si fecero strada lungo le sue guance mentre guardava impotente l'EVA che veniva trafitto da tutte le altre otto copie della Lancia di Longinus, e poi fatto a pezzi dalle fauci affamate dei suoi avversari. Asuka, dopo tutto, era stata come una sorella minore per lui.

Poi guardò con timore la comparsa dell'Unità-01 e la sua battaglia con i nove EVA. Il ragazzo lottava come un pazzo, non sembrava preoccuparsi minimamente della sua vita. Mai prima d'ora l'EVA viola gli era sembrato così potente e temibile. Nonostante tutto, Kaji sorrise. Shinji aveva fatto tanta strada...

"Mio Dio! E' incredibile!"

"Certo" rispose Kaji al cameraman che era al suo fianco, chiaramente eccitato e allo stesso tempo spaventato da quello che stava riprendendo. "Te l'avevo detto che avresti ripreso la storia nel suo sviluppo"

Ma l'uomo si era già dimenticato di Kaji, cercando di riprendere quanto più possibile della battaglia.

Kaji lanciò un'ultima occhiata all'EVA viola, poi cercò di concentrarsi sul suo compito presente.

"Status?" chiese, dopo avere aperto il cellulare e digitato un numero molto familiare.

"L'invasione dei MAGI procede come previsto. New York sarà presto conquistata, il resto seguirà facilmente"

Kaji sorrise. Quegli stupidi! Utilizzando gli altri cinque MAGI del mondo per invadere il sistema della NERV, avevano lasciato quei computer virtualmente indifesi. Anche se un sistema come il MAGI non aveva nulla da temere contro un singolo hacker, Kaji aveva passato le ultime settimane a radunare alcune della più grandi, se non talvolta geniali, menti nel campo dell'informatica. Servendosi di tutti i dati che era riuscito ad acquisire dalla NERV e dalle Nazioni Unite, entrare in quei sistemi così indeboliti era quasi un gioco da ragazzi.

Ritsuko sarebbe stata orgogliosa di lui.

"New York è sotto il nostro controllo, come pure Mosca e la Cina"

"Bene. Procedere con le fasi due e tre"

La fase due consisteva nel trasmettere a livello mondiale tutti i dati che Kaji era riuscito a raccogliere riguardanti la NERV, la SEELE, insieme ai loro legami con le Nazioni Unite e la JSSDF, gli Angeli, e il Second Impact. I MAGI avrebbero anche preso il controllo di tutte le comunicazioni satellitari e avrebbero trasmesso le immagini su tutti i possibili canali televisivi. Tra poco, tutto il mondo avrebbe saputo ciò che era successo e che stava ancora succedendo a Tokyo-3. O piuttosto a quel che ne restava.

La fase tre consisteva nel rintracciare i computer della SEELE e scaricare quanti più dati possibile. Una delle speranze di Kaji era che riuscissero a scoprire come faceva la SEELE a controllare l'EVA series Tipo 5 e trovassero un modo per fermarla. Anche se Shinji stava facendo un ottimo lavoro da solo, si trovava ancora in svantaggio numerico.

"Stabilita comunicazione con il sistema dell'obiettivo. Il sistema è al momento in contatto con un satellite in orbita"

Kaji sorrise. Avevano una possibilità!

"Puoi confermare che questo satellite è usato per controllare a distanza gli Evangelion dell'obiettivo?"

"Confermato"

"Eccellente. Inviate i codici di espulsione su quel segnale"

C'era solo una remota possibilità che funzionasse. Se la SEELE aveva cambiato i codici dei comandi per quel tipo di EVA, il piano sarebbe fallito. Era anche possibile che l'intrusione nel sistema della SEELE fosse individuata in ogni momento ormai...

Kaji si lasciò quasi sfuggire un urlo di gioia quando due degli EVA bianchi improvvisamente si fermarono, essendo stati espulsi i loro entry plug.

"La connessione con il sistema dell'obiettivo è terminata"

Era previsto. Comunque, erano riusciti a fermare due degli EVA rimasti. E da quello che stava sentendo alla radio che Kaji aveva 'preso in prestito' da un soldato della JSSDF, sembrava che gli ordini di invadere la NERV fossero appena stati annullati.

"Forse sono riuscito a mantenere la mia promessa dopo tutto" pensò Kaji, ricordando il suo giuramento di proteggere Misato e i Children restando nell'ombra.

 

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Parte 4: Scelta

Le cose non stavano andando bene. Due EVA erano riusciti ad afferrarci mentre un terzo stava per trapassare da parte a parte il torace dell'Unità-01 con la sua lancia. Per quanto lottassimo duramente per liberarci, gli altri due EVA erano riusciti a sopraffare l'Unità-01.

Poi, avvenne un miracolo. L'EVA che stava per ucciderci per una qualche ragione si fermò e il suo entry plug venne espulso. Sentii che anche l'EVA che tratteneva il mio braccio destro mi lasciò andare. Non cercai di capire che stava succedendo; afferrammo solo il collo dell'altro EVA con la nostra mano libera e stringemmo. Quell'EVA era davvero uno spettacolo orribile, perché c'erano delle punte di metallo conficcate nella sua testa gravemente danneggiata. Asuka non c'era andata leggera con lui. Non migliorò quando gli spezzai improvvisamente il collo. Mi lasciò andare e ci volle solo un pugno nella schiena per far sì che non infastidisse più nessuno.

Adesso ne restava solo uno. Era rimasto lontano da noi. Se fosse perché il suo intervento non era necessario o perché aveva voluto semplicemente stare a guardare gli altri EVA mentre ci facevano a pezzi, questo non lo seppi mai. Non che mi importasse. Aveva solo dei danni medi al torace. Doveva essere stato l'ultimo con cui Asuka aveva combattuto prima di venire finalmente sconfitta.

Prendemmo su la lancia che aveva minacciato di trafiggerci pochi secondi prima e affrontammo l'ultimo Evangelion bianco. Alzammo la lancia che avevamo in mano e la tenemmo fermamente di fronte a noi. Il nostro avversario fece la stessa cosa. La sua faccia a forma di rettile sembrava distorta in un sorriso derisorio.

"Muori!" urlai, mentre l'Unità-01 ruggì.

Ci lanciammo verso l'EVA bianco. Lui ci corse incontro. Ripensandoci, è stata una scena classica. La battaglia finale, i due nemici che si lanciano all'attacco con l'intenzione di uccidere l'altro con un ultimo colpo.

I due EVA si scontrarono in una frazione di secondo, poi dopo pochi passi si fermarono. Entrambi restarono immobili, senza più voltarsi.

L'EVA bianco allora cadde di fianco, con una lancia conficcata nel torace e che gli fuoriusciva dalla schiena, dove si trovava il suo entry plug.

Nell'abitacolo dell'Unità-01, la mia mano si spostò sul mio fianco destro. La mia camicia era macchiata di sangue.

La mano dell'Unità-01 si spostò sul suo fianco. La lancia dell'altro EVA aveva distrutto l'armatura e graffiato la pelle.

Ce l'avevamo fatta. Avevamo distrutto l'EVA series. Avevamo vinto.

Tossii sangue. Adesso che era tutto finito, potevo sentire quanto mi facesse male il petto. Mi accorsi di quanto mi fosse diventato difficile respirare.

"Kaji... Rei... Misato... Asuka... credo che ci rivedremo presto..."

Stavo lentamente perdendo i sensi quando sentii l'EVA che veniva scosso e un dolore acuto alla spalla. I miei occhi si aprirono di scatto e vidi... qualcosa di fronte a me. Aveva una forma umanoide, fatta di... luce bianca? E lentamente stava crescendo, molto più alto di un EVA. Nel mezzo del suo torace vidi la forma fin troppo familiare del nucleo di un Angelo.

Sconvolto, riconobbi i tratti di quell'essere di luce. Papà!

L'essere alzò una mano e sparò un raggio di energia. Colpì l'Unità-01 proprio nel mezzo del suo torace. Tossii dell'altro sangue, prima che il dolore finalmente avesse la meglio su di me.

 

Lentamente, mi svegliai sotto un soffitto familiare. Una camera d'ospedale. Per un attimo lottai per tenere gli occhi aperti, ma la debole luce mi faceva male agli occhi e avevo le palpebre troppo pesanti. Mi sentivo completamente intorpidito e confuso. Probabilmente ero sotto l'effetto di qualche potente farmaco. Però ero vivo. Come mai?

Non riuscii proprio a riflettere su quella domanda più a lungo perché il sonno mi reclamò un'altra volta.

La seconda volta che mi svegliai mi sentivo un po' meglio, anche se non riuscivo a sentire tutto il mio corpo, perciò sospettai di essere ancora sotto sedativi. Questo però non spiegava il leggero disagio che provavo ogni volta che respiravo. Era come se... qualcosa mi stesse stringendo il petto molto forte, anche se non riuscivo a vedere nulla del genere. Mi sentivo costretto; riuscivo a respirare, ma non tanto quanto ero abituato. Per un attimo caddi in preda al panico, cosa che non mi aiutò, ma col tempo mi calmai, rendendomi conto che la situazione non era così tragica come pensavo all'inizio. Richiedeva solo un piccolo sforzo extra da parte mia.

Mi guardai in giro. Mi trovavo chiaramente in una camera d'ospedale, si vedeva dall'aspetto, se il monitor cardiaco e l'unità IV nel mio braccio non fossero state un'indicazione sufficiente, ma non somigliava a nessuna delle camere in cui ero stato nel Quartier Generale. Era più luminosa. Rimasi a bocca aperta quando mi accorsi che dalla finestra potevo vedere il cielo.

Decisamente non ero al Quartier Generale.

C'erano un buon numero di piante e fiori nella stanza che le davano un'aria allegra. Su un bouquet riuscivo a leggere la scritta 'guarisci presto'. Chiusi gli occhi e presi un profondo respiro. Aveva un odore più gradevole delle camere d'ospedale a cui ero abituato. Mi stavo ancora guardando in giro quando sentii qualcuno entrare.

"Allora, finalmente ti sei svegliato sul serio"

Restai senza fiato, per un attimo il monitor del battito cardiaco impazzì.

Misato.

Doveva... doveva essere un sogno... o forse era il paradiso. Ero morto e mi trovavo in paradiso.

Ma se fosse stato così, perché aveva un braccio ingessato?

Se quello era il paradiso, avevo una strana idea dell'aldilà.

"Mi... Misato... Misato-san..."

Potevo sentire i miei occhi bagnarsi di lacrime.

"Oh Shinji... va tutto bene... va tutto bene..."

Corse al mio fianco e si chinò verso di me così da potermi abbracciare senza inciampare in mezzo a tutti i macchinari a cui ero collegato.

"Non c'è motivo di piangere, Shinji. E' tutto finito adesso. Grazie a te, siamo salvi"

"Misato-san... pensavo... pensavo che tu fossi morta..."

Lei mi guardò. Le lacrime stavano bagnando anche le sue guance.

"Sto bene Shinji. Te l'avevo detto che quel colpo di pistola non mi avrebbe ucciso"

"Sono così felice..."

Misato sorrise.

"Dimmi... cos'è successo, Misato-san? Ricordo di avere combattuto con l'ultimo EVA dell'EVA series. Poi, c'è stata quella cosa... credo che mi abbia messo fuori combattimento..."

"Sei stato fortunato che non ti abbia ucciso. Il colpo ha distrutto completamente l'armatura pettorale dell'Unità-01"

"Cos'era quella cosa... ho... ho creduto di vedere mio padre..."

"Quello era il Primo Angelo. Adam"

"Cosa?!"

"Credo che sia meglio fartelo vedere"

Dalla tasca della sua giacca, Misato prese un DVD. Si diresse verso un angolo della stanza dove c'erano un televisore e un lettore DVD in cui mise il disco.

"Siamo stati fortunati a recuperare queste prime immagini da una delle poche telecamere sopravvissute sia allo scoppio della bomba N2 che all'attacco aereo della JSSDF"

Sullo schermo vidi mio padre. Un gruppo di soldati della JSSDF lo colsero di sorpresa e gli spararono a vista. Odiavo quell'uomo. Era stato una continua fonte di sofferenza, mi aveva ferito una volta dopo l'altra. Tuttavia, vederlo morire in quel modo... sapendo che le ultime parole che gli avevo detto che che era un figlio di puttana senza cuore... mi fece male. In fondo, nonostante tutto, avevo sperato che una volta che fosse tutto finito avremmo avuto un'ultima possibilità. Ma quella possibilità mi era stata negata. Fui sorpreso di sentire una lacrima farsi strada lungo la mia guancia.

Il corpo di mio padre si stava lentamente dissanguando quando, improvvisamente, la sua testa si alzò e aprì gli occhi.

Rimasi a bocca aperta. "Che diavolo?!"

"Guarda i suoi occhi" si limitò a dire Misato.

Luce bianca. Stavano lampeggiando...

Lo stesso tipo di luce che emetteva l'essere che mi aveva attaccato.

Mio padre, o piuttosto la cosa, si alzò e si allontanò, mentre il suo corpo cominciava ad lampeggiare sempre di più.

"Che cos'è successo?" riuscii a chiedere. Passata la sorpresa iniziale, mi era difficile parlare.

"Dalle informazioni che abbiamo raccolto, tuo padre intendeva attuare il suo Third Impact. I dettagli sono abbastanza complicati, ma per semplificare le cose a quell'effetto, sembrava che tuo padre avesse impiantato nella sua mano sinistra Adam, sotto forma di embrione. Apparentemente, quando lui è stato ucciso, Adam si è risvegliato e a cominciato a rigenerarsi utilizzando il corpo di tuo padre"

Annuii. Non capivo completamente, ma non aveva importanza. Papà era morto e il Primo Angelo era cresciuto dal suo corpo. Per me era sufficiente.

"E poi ha attaccato me?"

"Sì"

"Se era veramente il Primo Angelo, come mai siamo tutti vivi?"

"Beh, dopo il tuo svenimento l'Unità-01 è andata in berserk. Però... non era così imprevedibile come al solito. Ha preso una delle copie della Lancia di Longinus e ha tentato di distruggere con essa il nucleo dell'Angelo, senza riuscirci. Poi, per una qualche ragione, la vera Lancia è semplicemente... arrivata... e l'Unità-01 l'ha usata per uccidere l'Angelo. Ora, non so se è stato perché si era appena risvegliato o perché aveva perso la maggior parte della sua energia al momento del Second Impact, ma l'esplosione che è seguita alla sua distruzione non è stata nulla a confronto di quella che ha cancellato l'Antartide. Comunque, sarebbe stata abbastanza potente da ucciderci tutti se l'Unità-01 non avesse preso la maggior parte del colpo subito dopo avere espulso il suo entry plug"

"L'Unità-01... ha preso il colpo? Mi ha espulso?"

E' stata... la Mamma? E' stata lei a combattere... con Papà?

"In che... in che stato è l'Unità-01?"

"Ha riportato dei gravi danni. Siamo riusciti a farla spostare nella criostasi, insieme ai due EVA Tipo-5 relativamente intatti e altri tre che non erano troppo danneggiati, come pure alcune... parti sparse. Però non so se il Progetto E andrà avanti. Con tutto quello che è successo"

Potevo solo essere d'accordo con lei. Gli EVA avevano causato così tanto dolore. Però... la mamma era ancora... all'interno di quel robot.

"Capisco..."

Misato mi rivolse un'occhiata preoccupata.

"Shinji... riuscirai ad andare avanti... con tutto questo?"

"Perché non dovrei?"

"So che tu speravi... con tuo padre..."

"Va tutto bene Misato... ce la farò. E' triste, comunque. Papà ha sacrificato tutto per la sua ossessione, e alla fine questa l'ha distrutto"

Lei sorrise.

"Beh, almeno ho delle buone notizie. Insomma, una specie. Dipende dai punti di vista"

"Buone notizie?"

"Non sono l'unica a essere sopravvisuta a quell'inferno"

Restai a bocca aperta. Che fosse... che fosse possibile?

"A... A... Asuka? Asuka è viva?"

Trattenni il respiro, in attesa della risposta. Misato annuì e sorrise.

"E' viva... è viva..."

"In parte anche grazie a te. Lanciando nel lago i resti dell'Unità-02 l'hai protetta dall'esplosione di Adam. Le hai dato la possibilità di cui aveva bisogno. Ma..."

La sua espressione da felice diventò preoccupata.

"Cosa? Cosa c'è che non va?"

"Beh, è ferita gravemente. Quelle lance... le hai provate tu stesso. Una ti ha quasi ucciso, sai. Se i tuoi polmoni non fossero stati pieni di LCL, probabilmente saresti morto. Anche adesso, una piccola parte del tuo polmone destro non è altro che una massa di tessuto morto"

Ecco perché il mio respiro mi sembrava strano...

"Non so cosa siano veramente quelle armi, ma i loro effetti sono spaventosi. L'Unità-02 è stata trafitta da tutte e nove le lance degli EVA. Ci sono volute sedici ore solo per stabilizzare le condizioni di Asuka. Per fortuna una parte dell'ospedale del Quartier Generale è sopravvissuta all'esplosione, così uno dei nostri dottori superstiti ha potuto operarla. Adesso si trova in questo ospedale. Credo che al momento si stiano occupando di lei. Voi due siete considerati degli eroi da molte persone, perciò con tutto il casino della JSSDF il governo si serve di lei per non perdere la faccia. Penso che sia una fortuna nella sfortuna"

Asuka... era ferita... Ma lei era forte... ce l'avrebbe fatta. Doveva farcela.

"Se la caverà" disse Misato, quasi a voler confermare i miei pensieri.

"Lo spero... però... c'è una cosa che non capisco... perché la JSSDF non ci ha uccisi tutti?"

"Beh, mentre tu stavi combattendo qualcuno ha diffuso in Internet notizie sulla SEELE, la NERV, le Nazioni Unite e la JSSDF. Immagini dell'attacco di quest'ultima e del tuo scontro con l'EVA series sono state trasmesse su tutti i canali del mondo. Il pubblico si è subito infuriato alla vista di un simile massacro. Il governo ha subito annullato l'attacco. In questo momento, sono state aperte numerose indagini in tutto il mondo. Questa cosa è un completo casino..."

"Capisco..."

Misato mi si avvicinò e mi accarezzò una guancia con un dito.

"Sembi ancora molto debole, Shinji. Faresti meglio a dormire ora. Più tardi potrai riflettere su tutto questo con una mente più lucida. Per adesso ti lascio"

"Misato-san... sono davvero felice che tu sia viva..."

Lei sorrise di nuovo, e mi colse di sorpresa chinandosi e baciandomi la fronte. Come... come avrebbe fatto una madre con suo figlio.

"Dormi bene, Shinji"

Se ne andò senza aggiungere altro. Papà era morto. Ma Misato e Asuka erano vive. Facevo fatica a sentirmi triste. Mi sentivo un po' in colpa al riguardo, ma ben presto tutti i miei pensieri si confusero quando mi addormentai.

Cinque giorni dopo, mi svegliai e trovai una ragazza seduta su una sedia vicino a me. Stava leggendo un libro. Ammiccai, chiedendomi chi potesse essere. Aveva corti capelli neri, pareggiati un centimetro sotto le orecchie e da quel che potevo vedere sembrava avere occhi marrone scuro, in parte nascosti da un paio di occhiali. Indossava un ampio maglione e un paio di jeans larghi. Era un po' pallida, ma aveva un viso molto bello. Mi era in qualche modo familiare, ma...

Che fosse una mia compagna di classe?

"Scusami... chi sei? Cosa ci fai qui?"

Questo colse di sorpresa la ragazza. Evidentemente era così assorta nella sua lettura che non si era accorta che la stavo fissando da un minuto intero. Mi guardò, e per alcuni secondi il suo sguardo si immerse nel mio. Era molto familiare...

"Shinji!!!"

Il libro della ragazza cadde a terra, dimenticato, mentre lei mi saltò quasi addosso. Gemetti dal dolore sentendo che mi stringeva in un forte abbraccio.

"Oh! Scusami! Mi ero dimenticata! Mi... mi... mi dispiace..."

Guardai la ragazza scusarsi... c'era qualcosa... in lei...

"Chi... chi sei?"

"Shinji... sono... sono io... non mi riconosci?"

E improvvisamente la riconobbi. Quella voce. Quello sguardo. Il colore non era lo stesso, ma l'intensità... ammiccai parecchie volte. Non poteva essere...

"R... Rei? Sei... sei tu?"

La ragazza annuì. Le lacrime le bagnarono gli occhi.

"Ma... ma tu... non ti ricordavi... e i tuoi capelli... i tuoi occhi..."

Non capivo. Che stava succedendo?

La ragazza si tolse gli occhiali e la vidi passare un dito su uno dei suoi occhi. Restai a bocca aperta quando lei si tolse una lente a contatto e quando mi guardò, con un occhio rosso e l'altro marrone scuro.

Rei... era Rei! Ed era viva!

"Sei... sei viva! Rei!"

Cercai la sua mano e la presi nella mia, stringendola forte. Dovevo sapere se quello era un sogno oppure no. Non lo era.

"Cosa... cos'è successo? Come mai questo travestimento?"

"Rei Ayanami è morta" disse Rei in tono neutro. "E' morta durante l'invasione al Quartier Generale" La ragazza poi sorrise. "Questo è il rapporto ufficiale del maggiore Katsuragi"

"Non... non capisco..."

Rei abbassò la testa, come se si vergognasse.

"La SEELE sa cosa sono. Se Rei Ayanami fosse ancora viva, sarebbero tentati di usarla per le loro ambizioni. Per questo è morta"

Improvvisamente capii. Se pensavano che Rei fosse morta, non avrebbero cercato di farle del male.

"Ma quello che non capisco è... come... come mai... come mai ti ricordi di me adesso?"

"E' stato grazie alla dottoressa Akagi"

Ritsuko. Aveva fatto questo. Avrei dovuto ringraziarla.

"Capisco" dissi, mentre un sorrisetto appariva sul mio volto. "Però non hai risposto alla mia domanda iniziale. Chi sei?"

Rei rispose sorridendo a sua volta.

"Rei Mizuno"

"Piacere di conoscerti, Mizuno-san. Io sono Shinji Ikari"

"Lo so"

Rei. Rei era viva. Gli Angeli erano morti e gli EVA, per il momento, non erano più una minaccia. Finalmente avremmo potuto condurre una vita normale. Le cose sarebbero potute tornare a come erano prima della comparsa del Quindicesimo Angelo.

No. Non potevano. Ci aveva quasi annientato.

"Shinji-kun, esistono molti modi di amare. E' possibile amare due persone in modo simile, eppure allo stesso tempo diverso. E' giusto. Ma se vuoi essere veramente felice devi capire qual è l'amore che ti è più caro, che ti fa sentire completo. Non esitare"

Kaoru aveva ragione. Era arrivato il momento di scegliere.

412. Restai a guardare quel numero per molto tempo. La mia mano cercò la maniglia. Stava tremando leggermente. Era passato quasi un mese da quando avevo scoperto che Rei era tornata la ragazza di prima. Un mese e non ero ancora riuscito a prepararmi a fare questo. Ero patetico.

Avevo la scusa che ero stato in qualche modo impegnato. La prima settimana dopo la visita di Rei era stata abbastanza tranquilla, perché i dottori avevano deciso di tenermi sotto osservazione per un'altra settimana, per assicurarsi che nessuna delle mie ferite, specialmente quella ai miei polmoni, non peggiorasse. Dubitavo che accadesse, non era quello il modo in cui il potere della Lancia di Longinus sembrava funzionare, ma non mi lamentai per niente. Un po' di pace e tranquillità erano anzi le benvenute, anche se talvolta mi annoiavo. Ben presto mi abituai alle mie nuove capacità respiratorie e usai il tempo che avevo a disposizione per andare a trovare la sorella di Touji, Mari Suzuhara, che risultò essere nel mio stesso ospedale. Fui sorpreso di vedere che adesso la bambina era in grado di fare alcuni passi. La prima volta che l'avevo vista era quasi completamente coperta di bende. Ora... era solo questione di tempo prima che tornasse di nuovo a camminare normalmente. Piansi di sollievo a quella vista, finalmente il senso di colpa che avevo sempre rifiutato di lasciare andare sparì. Confusa, la piccola si limitò ad abbracciarmi.

Cercai di andare a trovare Asuka, ma non fu possibile a causa delle sue condizioni.

Ricevetti però alcune visite, come Touji, accompagnato da Hikari e Kensuke, e anche Rei, in compagnia di Hotaru, venne alcune volte.

Poi, le cose si movimentarono un po'. Il giorno dopo il mio rilascio, mi chiesero di partecipare a un'indagine condotta dalle Nazioni Unite con lo scopo di capire gli avvenimenti di quell'11 giugno. Siccome avevo avuto una parte importante nel fermare l'attacco condotto dalla SEELE, mi fecero parecchie domande. Durò più di una settimana e una volta che fu tutto finito io e Misato partecipammo a una conferenza stampa ufficiale della NERV, in cui spiegammo gli avvenimenti che erano accaduti al pubblico mondiale, che aveva visto in TV tutti gli eventi e voleva sapere cos'era successo esattamente. Apparentemente diventai ben presto un personaggio popolare; dopo tutto avevo in pratica salvato il mondo, o almeno questo è ciò che pensava la gente, e passai i giorni seguenti a viaggiare in giro per il mondo con Misato per apparire negli show televisivi e rilasciare interviste. Quelli erano stati dei giorni davvero spossanti. Ero felice di essere tornato a Tokyo-2.

Adesso finalmente potevo fare una cosa che avrei dovuto fare molto tempo fa.

"E' giunto il momento di porre fine a questo"

Aprii la porta ed entrai nella stanza d'ospedale di Asuka.

Come la camera in cui mi ero svegliato dopo la battaglia alla NERV, anche questa era molto carina. I muri erano di una leggera tonalità di blu, molto meglio del semplice bianco. Le persiane erano completamente alzate, lasciando che la luce del mattino si diffondesse liberamente nella stanza. Mi avvicinai a un tavolo, tolsi le rose appassite dal vaso e le rimpiazzai con una dozzina di fresche rose rosse. Poi arrivai a lato del letto e mi sedetti su una sedia, come avevo fatto tante altre volte.

Asuka era sdraiata immobile sul letto. Era molto pallida e aveva perso dell'altro peso nelle ultime settimane. I dottori erano sorpresi del fatto che fosse riuscita a sopravvivere a tutte le numerose operazioni a cui era stata sottoposta. Anche in quel momento quando la guardai il suo occhio sinistro e il suo braccio destro erano bendati, dopo che un certo specialista americano aveva provato un nuovo sperimentale trattamento rigenerativo dei nervi. L'uomo aveva grandi speranze per il suo braccio, ma non per l'occhio. Il danno al nervo ottico e alla retina era troppo esteso. Non avrebbe mai più visto da quell'occhio. Questo se mai li avrebbe riaperti, gli occhi.

Era quasi ironico. L'assalto alla NERV l'aveva risvegliata dal suo stato catatonico solo per farla cadere in coma alla fine.

I dottori avevano perso le speranze in un suo risveglio molto tempo fa. Tuttavia, l'avevano operata, riparando o sostituendo gli organi danneggiati uno dopo l'altro. Sembrava una perdita di tempo, ma era una buona propaganda. Dopo tutto, questa ragazza era un'eroina per il mondo. Avrebbe potuto essere orgogliosa di se stessa, se si fosse svegliata.

Delicatamente, presi la sua mano bendata nella mia.

"Asuka... c'è una cosa che devo dirti"

La guardai. Avevo sperato che sarebbe stata cosciente quando le avessi detto questo, ma non potevo più rimandare la mia decisione.

"Mi dispiace, Asuka. Avrei dovuto farlo molto tempo fa. Ma avevo paura. Con Rei e con te... non mi sentivo più solo. Pensavo che se avessi fatto una scelta avrei perso una di voi. Non volevo perdervi. Per questo vi ho fatto aspettare. Sono stato così egoista..."

Feci una pausa per raccogliere i miei pensieri. Non so come, ma il discorso che mi ero preparato prima di andare lì mi stava sfuggendo di mente.

"Per un momento ho pensato che sarebbe stato tutto semplice. Rei non si ricordava di me, perciò non dovevo fare una scelta. Non era giusto, ma era così facile... Però... adesso lei si ricorda di me. E' tornata la ragazza di prima. Non farò lo stesso errore questa volta. Non aspetterò che una di voi due mi lasci. Ho... ho avuto molto tempo per pensare. A una scelta..."

Dio, era difficile.

"Asuka... quando sono con Rei... mi sento... come posso dire... al sicuro. Mi sento bene. A mio agio. Non devo fare nulla. So che lei è il tipo di ragazza... che mi amerà qualsiasi cosa succeda. Non farà mai nulla che mi faccia soffrire. Non mi sgriderà mai e non mi prenderà mai in giro. Farà qualunque cosa le chiederò con un sorriso... Asuka... io... io..."

Feci una pausa. Forza Shinji, dillo!

"Io... io non voglio una vita tranquilla! Non voglio una persona che faccia di me l'unico scopo della sua esistenza. Non farei altro che nascondermi di nuovo dalla realtà. E non sarebbe giusto nei confronti di Rei. Asuka... quello che sto cercando di dire... è che io voglio te, Asuka"

In qualche modo, speravo che quelle parole l'avrebbero fatta reagire. Ma non fu così. Comunque, dovevo andare avanti.

"Credo che sia una cosa che ho sempre saputo, ma che non ho mai cercato di vedere. Ma quando ti ho vista in quel letto d'ospedale alla NERV... quando ho visto quegli EVA bianchi divorare i resti della tua Unità-02... quando ho pensato che tu fossi morta... mi ha fatto più male che perdere Rei. Quando ho dormito tra le braccia di Kaoru quella notte, prima di ucciderla, ho pensato a te. Quando ho fatto l'amore con te, ho sentito qualcosa... un momento in cui ho capito che era quello il mio posto, tra le tue braccia. Non ti mentirò. Io amo Rei. E' una persona molto importante per me. Ma... non è la stessa cosa. Credo che lei sia un po' come... una madre. No. Forse una sorella. O forse anche di più. Non ne sono completamente sicuro. Ma quello che so è che... per quanto ami Rei... amo di più te. Io ti amo, Sohryu Asuka Langley"

Mi alzai e le baciai velocemente le labbra. Poi presi da una delle mie tasche una scatolina di velluto. La aprii e presi l'anello di fidanzamento, una copia perfetta di quello che avevo comprato settimane fa, d'impulso, mentre facevo shopping con le ragazze. L'originale era stato distrutto dall'esplosione della mina N2 nel Geofront. Lentamente, feci scivolare l'anello nella mano sinistra di Asuka.

"A meno che tu adesso non ti svegli per dirmi di no, da questo momento sei la mia fidanzata..."

La ragazza non reagì. Anche se una parte di me temeva che lei improvvisamente si svegliasse e mi respingesse, ero molto deluso nel non vederla minimamente reagire. Forse avevano ragione i dottori...

Ma io non mi sarei arreso.

"Ti aspetterò, Asuka. Anche se questo volesse dire aspettare per tutta la mia vita..."

  
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