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Autore: Ganymede    02/08/2007    14 recensioni
Paris Larsen ci tiene a far sapere che il suo nome non si riferisce alla città di Parigi, né tanto meno a Paris Hilton, ma al "Paride" della mitologia greca. Inoltre trova divertente far disperare sua madre e andare a letto con ogni membro del sesso maschile gli capiti davanti. Marcell Howard, da tutti detto Marce, a sua volta non sopporta suo padre e cerca in tutti modi di scappare dalla vita da "classe agiata" da cui si sente oppresso. Cerca di sembrare duro, ma si scioglie inevitabilmente a gli sguardi languidi di Paris. Due ragazzi molto diversi, ma allo stesso tempo molto molto simili che scoprono che infondo non c'è niente di male ad essere innamorati... Dopo 'Ossimoro', ecco l'altra promessa storia yaoi (il titolo è quello di una canzone della cantante Bjork).
Genere: Romantico, Commedia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Salve a tutti, come avevo già detto in "Ossimoro", avevo in serbo un'altra storia yaoi. Non credevo avrei cominciato a scriverla così presto, ma oggi mi sentivo particolarmente ispirato!

Che dire... Sicuramente chi avrà letto Ossimoro noterà una differenza piuttosto netta fra le storie. Paris (adoro i nomi assurdi XD e specialmente, negli ultimi tempi, i nomi femminili affibiati a maschi XD...sono sadico!), almeno a mio giudizio è il personaggio più controverso...Mi piace davvero tanto, anche perchè lo sento un po' mio. Sia Paris che Emery rappresentano un lato di me. Ma alla fine penso che Paris sia soltanto un Emery travestito.

Non ho altro da dire (per ora XD) perciò vi lascio iniziare con la lettura. Spero vivamente che VENUS AS A BOY vi piaccia quanto (e perche no? più!) vi sia piaciuto OSSIMORO.

Buona lettura!
E non siate parchi di commenti!

Capitolo uno
Spleen

A quanto pareva si era rivelato un errore sottovalutare Jamie Kirshbaum. Beh, il cognome non era proprio il massimo dell’ispirazione.
Kirshbaum.
Ma che razza di nome è?
Cognome a parte, ci sapeva davvero fare, il ragazzo.
Non che fosse particolarmente intelligente, però come giocattolino poteva anche andar bene.
So come vanno queste cose: basta uno sguardo a raggi x ed eccolo che si sfila i jeans.
Ho sempre sofferto di noia. L’autunno, in particolare, mi deprime.
Non c’è che dire.
Un fisicaccio così era davvero sprecato per spazzare le foglie secche dal giardino. Quanta beltà e prestanza fisica gettata alle ortiche!
E così mi sono detto: chi sono io per rifiutare certi doni della natura?
Et voilà. Ecco, siamo noi quelli sotto le coperte. Beh…quel che rimane delle coperte.
Non smetteva di toccarmi dappertutto con quelle sue mani ruvide. I capelli neri e arruffati gli davano un’aria ancora più sexy e anche quegli occhi verdi e selvaggi non guastavano.
Mi abbandonai ai suoi baci, inebriato dalla passione del momento, annusando il profumo del suo sudore.
Ansimava un po’ troppo per i miei gusti, ma d’altronde non poteva certo essere perfetto. Non tutti hanno questo genere di fortuna.
Improvvisamente si bloccò, proprio quando cominciavo a stancarmi. Mi rivolse un sorriso esausto e si lasciò cadere sul letto, accanto a me. Gli sfiorai lentamente il torace, misurando con il dito il volume dei suoi pettorali e addentrandomi più giù, nelle conche di addominali e altri muscoli di cui – fino a quel momento – ignoravo persino l’esistenza.
" Wow " commentò lui, ancora ansante.
Beh, si, la conversazione non era il suo forte. D’altronde è questione di predisposizione. C’è chi parla per ore e chi per ore ci da dentro alla grande. Lui apparteneva sicuramente alla seconda categoria.
" Forse è meglio che tu vada a farti una doccia, sudi come un cinghiale " buttai lì, cercando di risultare antipatico. Inutile dire che ci riuscii. Era il mio modo per non esaltarlo troppo. Diventano noiosi quando si esaltano.
Lui si alzò, afferrando l’asciugamano bianco appoggiato al bordo del letto e se ne andò, rivolgendomi un ultimo sguardo, lievemente ferito.
Poverino, si sentiva usato. Forse si aspettava un po’ di coccole!
Trattenei a fatica le risate.
Finalmente solo soletto nella mia stanza. Era grande, forse anche troppo, ma mi ci ero troppo affezionato per cambiarla.
Sì, avrei potuto cambiarla in qualsiasi momento. D’altronde ne avevamo almeno dieci, di camere da letto.
Ah! Una madre a capo di un industria leader della cosmesi e gli alimenti di un padre stra-ricco, proprietario di una galleria d’arte a Parigi…
Che cosa potevo chiedere di meglio?
Mi decisi ad alzarmi dal letto e raggiunsi la cabina armadio. Non mi ci volle molto a scegliere. Polo e cinta Burberry erano passabili, come pure gli short Hermés e le Prada.
Riposi tutto con cura sulla scrivania. A quanto pare Rachel aveva invitato qualcuno a cena. Probabilmente un altro imprenditore pieno zeppo di soldi o, magari, tanto per cambiare, uno sceicco arabo.
Di certo mia madre non si abbassava a farsela con i giardinieri.
Sentì l’acqua scrosciare nel bagno accanto. A quanto pare il belloccio ne aveva per molto. Evidentemente aveva preso sul serio le mie parole.
Poverino, mi faceva così pena. Dopotutto, vista la performance alquanto ardita, doveva essere a digiuno da mesi.
Sfilai qualche banconota dal mio portafoglio e le lasciai cadere accidentalmente sul mio letto. D’altronde se li era guadagnati. Mai visto un giardino così curato.



" Paris Larsen! "
Rachel aveva proprio una brutto aspetto quando era arrabbiata. Forse perché digrignava troppo i denti. Tutte quelle rughe d’espressione a quarant’anni. A quanto pare i suoi prodotti non funzionavano su di lei.
" Paris! Mi stai ascoltando?! "
" Ah, scusami, Rachel. Ero distratto… No! Non mi dire…aspetta ma quella è…? Quella è davvero?... Ma quella è una zampa di gallina? "
" DOVE?! "
Come volevasi dimostrare. Rachel tirò immediatamente fuori il suo specchietto dalla borsetta. Dopo che fu assolutamente sicura che ogni centimetro quadro della sua pelle fosse ricoperto da uno spesso strato di trucco, ritornò a guardarmi con la sua aria di rimprovero.
" Paris… Quante volte devo dirti che non voglio vedere certe cose in casa mia! "
" Sì, lo so, Rachel, le zampe di gallina sono inguardabili. Non preoccuparti,però, non lo dirò a nessuno "
" Facciamo poco lo spiritoso, signorino. Sai che non mi riferisco alle zampe di gallina "
Mentre lo diceva ,però, non esitò a lanciare uno sguardo ansioso alla sua borsetta. Qualcosa mi diceva che avrebbe tirato fuori il suo specchietto prima che la ramanzina fosse finita.
" Allora, mammina…"
" non-mi-chiamare-mamm…"
" Ok, Rachel… vuoi dirmi cos’è che ti ha turbata? "
" Cos’è che mi ha turbata?! "
Si, aveva decisamente un brutto aspetto quando era arrabbiata.
La osservai mentre respirava lentamente, cercando di calmarsi.
Ecco sì, ora andava molto meglio. Le rughe d’espressione erano quasi sparite del tutto.
" Allora, Paris. Non ammetto più che ragazzi…seminudi vadano in giro per casa "
La guardai, fingendomi stupito. Questione di minuti, forse anche secondi, e la sua maschera di trucco si sarebbe completamente infranta.
" Ragazzi seminudi? "
" Sì…Paris. Perché Jamie Kirshbaum girava per il corridoio con solo un asciugamano addosso? "
" Beh… non mi intrometto della vita privata di Cornelia "
Rachel mi scoccò uno sguardo omicida.
" Figurati se Cornelia... Insomma Paris, questa è l’ultima volta che te lo dico! Non voglio più vedere questo genere di cose d’ora in poi…specialmente stasera "
" Ah, stasera… beh non credo sarebbe un problema per te se la tua nuova fiamma mi vede a letto col figlio del giardiniere… Dopotutto, prima schiatta, prima hai la tua bella eredità fra le mani,no? Quanti by-pass ha questa volta? Se sono più di cinque batti il record "
" Paris, stai davvero esagerando! Fila immediatamente in camera tua! "
Era livida. Obbiettivo raggiunto.
Rendere mia madre furiosa era quasi più divertente che farsi il figlio del giardiniere. Quasi.
" E…tanto per la cronaca " continuò lei, mentre giocavo il ruolo del bravo bambino e mi alzavo, diretto in camera mia " Non ha neanche un by-pass… E pensa, ha anche un figlio della tua età! "
" O mio dio, sono completamente devastato dalla felicità. Se sembro impassibile è soltanto perché non riesco ad esprimere tutto il mio giubilo!" ribattei, sarcastico.
Mi diressi con decisione verso il corridoio, dove mi fermai, nascosto dalla colonna di granito.
Dieci…
Nove…
Otto…
Rachel guardò con apprensione la borsetta, poggiata a pochi centimetri da lei, sul tavolino.
Sette…
Sei…
Cinque…
Se non avesse avuto paura di rovinarsi il french, ero sicuro si sarebbe mangiata le unghia fino ai polpastrelli.
Quattro…
Tre…
Due…
Uno.
Rachel afferrò con uno scatto la borsetta e tirò fuori lo specchietto con mani tremanti. Si specchiò, tirò un sospiro di sollievo e lo ripose sul tavolo.
Mia madre non era affatto ,quel che si dice, un tipo imprevedibile.



" Toc toc … Si può? "
" Sì, entra ’Nelia "
" Se proprio sicuro che non ci sia nessun ragazzo nudo lì dentro?"
Mi decisi ad alzarmi da letto, intento a dirgliene quattro.
Spalancai la porta e le rivolsi uno sguardo di puro veleno.
" Ti ci metti anche tu con questa storia? "
" Dai, Pa ,non te la prendere! Sai che scherzo…" disse lei " Ormai mi sono abituata a tutti questi adoni che girano per casa…E devo dire che hai gusto."
" Grazie tante " gli risposi, con un sorriso più finto del seno di Rachel.
Cornelia entrò e si sedette sul letto. I lunghi capelli biondi arrivavano quasi fino alla vita e gli occhi color nocciola, così simili ai miei, avevano un’espressione divertita.
" Allora? E’ arrivato il nuovo partner di nostra madre? "
" No, ma è questione di minuti. Rachel ti vuole di sotto, perciò presumo che vestirti non sia una cattiva idea "
Annuii, annoiato. Mi intrufolai nella cabina armadio, dove mi liberai dell’accappatoio e indossai quel che avevo scelto poco prima.
Iniziava il solito calvario.
Sapevo che la serata sarebbe stata alquanto noiosa. Molto noiosa. Probabilmente così noiosa che neanche il figlio del giardiniere, quello del maggiordomo, della cuoca e dell’autista messi insieme sarebbero riusciti a farmi divertire.
Pensandoci… ma il maggiordomo ce l’aveva un figlio? Mmm… avrei indagato al più presto.
Prendendone nota mentalmente, seguì Cornelia giù per le scale. Il vestito che aveva scelto – Chanel a quanto sembrava - le stava benissimo. Non a caso era mia sorella. Inevitabile che fosse perfetta.
Amavo il nostro rapporto. C’era sempre stata una certa complicità fra di noi e,malgrado fosse la sorella maggiore, non mi aveva mai rimproverato o mortificato. Anzi, era sempre pronta a dispensare consigli, anche se le sue psicoanalisi a volte erano alquanto irritanti.
Non riuscii a scendere l’ultimo gradino, che già udii la voce di Rachel accogliere l’ospite.
" Buonasera, mia cara. Splendida come sempre "
Solite frasette di circostanza. Senza ombra di dubbio entrambi erano innamorati persi dei rispettivi conti in banca.
" Ragazzi! " ci chiamò lei, con una vocetta dolce che non le sia addiceva affatto.
" Arriviamo! " rispose Cornelia, facendo cenno di sbrigarsi.
Wow… il nuovo partner di mia madre. Ero tutto un brivido.
Spero riusciate a cogliere l’ironia.
Mia madre sorrideva così tanto che pensai l'ultima iniezione di botulino fosse andata storta. Vedevo i suoi denti bianchissimi scintillare.
E così lanciai un’occhiata rapida al bellimbusto davanti a me.
Era un uomo sui quaranta, massimo cinquant’anni.
Un classico.
Capelli corti e brizzolati.
Occhi azzurri. Mento pronunciato. Alto e non proprio nel pieno della sua forma fisica.
Il classico milionario che mia madre si divertiva ad accalappiare.
Nessuna novità.
" Ah! Voi dovete essere Cornelia e Par… Rachel, non mi avevi detto di avere anche un figlio maschio "
" Sì invece,caro…Lui è Paris "
Quello ridacchiò.
Io gli rivolsi uno sguardo raggelante.
" Paris… Che nome curioso per un ragazzo "
" Deriva dalla mitologia greca. Mai sentito parlare di Paride? "
Lui si finse interessato e sorrise.
" E io che credevo derivasse da Parigi "
" Sì, lo pensano in molti " si inserì Rachel, ostentando ancora il suo sorriso odontoiatricamente perfetto.
" Oh! Ma che maleducato…non mi sono ancora presentato! Io sono Payton Howard " disse Payton Howard, stringendo la mano a me e a Cornelia.
Payton…
E trovava il mio nome strano?

Rachel fece accomodare il suo "fidanzato" in soggiorno, riservandogli ancora il suo sorriso a prova di diabete.
Avevo quasi le carie ai denti...
Decisi di mettere da parte per quel momento le cattiverie su mia madre. Avevo tutta la vita per farlo,no?
Forse sarebbe stato meglio concentrarsi sul nuovo arrivato.
" E' un peccato che Marcell non sia venuto! Ci tenevo a presentarlo ai ragazzi " disse Rachel, porgendo un Margarita al signor Che-Nome-Particolare.
" Già, dispiace molto anche a me... " replicò lui, con un sospiro. Evidentemente non era soddisfatto del figlio.
Non ci misi molto a capirlo.
A quanto pare non ero l'unico a dare filo da torcere ai miei genitori.
Provai un improvviso moto di simpatia per questo 'Marcell'... Chissà se era carino e se gli piacevano i ragazzi?!
Repressi immediatamente l'ultimo pensiero. Era già abbastanza squallido che mia madre andasse al letto con il signor Brizzolato-E'-Sexy, ma che io mi portassi a letto suo figlio era semplicemente ridicolo.
Al termine dei miei ragionamenti mi accorsi che la conversazione era andata avanti.
" ... Sì, non nascondo che mi da parecchie grane al momento. E' ingestibile! Naturalmente la mia ex-moglie non esita a farmelo notare..."
" Ti capisco, tesoro... E' difficile per noi genitori separati! Anche Walt...">
Ed ecco che mia madre iniziava a parlare di mio padre. Come se la conversazione non fosse già abbastanza noiosa.
Preparai già le parole da dire a Rachel quando la sua nuova...ehm..."dolce metà" se ne sarebbe andata.
Insomma, Rachel! Nonostante tutto sei una donna attraente! E possibile che tu non riesca mai a trovare un miliardario con un minimo di sex-appeal?
Lanciai uno sguardo annoiato a Cornelia. Era evidente che anche lei era ad un passo dal coma, ma a differenza mia riusciva a nasconderlo, ostentando il suo perenne sorriso.
Era così diversa da me. Non so come facesse ad essere sempre così gentile, sempre così perfetta con tutti. Sì, Cornelia era sempre stata il gioiello della famiglia. E io, inutile dirlo, sempre la pecora nera. Il ribelle.
Il ruolo però mi calzava a pennello. Mi piaceva. Godevo nel vedere mia madre disperarsi.
Lo psicologo della mia scuola si era perfino permesso di dire che il mio "comportamento irriverente è dettato soltanto da un infantile bisogno di attenzioni, provocato da una evidente carenza di affetto e dalla mancanza di una figura maschile forte".
Stronzate a mio avviso.
Neanche Cornelia arrivava a psicoanalisi così spicciole.
La verità era che mi piacevo così. Punto e basta. Ero pienamente soddisfatto di me. O almeno così credevo.

   
 
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