Confusione. Sconforto. Disperazione.
La mente di Elizabeth era annebbiata.
Non riusciva a pensare
lucidamente.
Dove si trovava ora? In
realtà non le importava molto. La
mente vagava, riportando a galla ricordi confusi.
Doveva rimettere ordine nella mente.
Per qualche strano
motivo aveva perso contatto con la realtà che la circondava.
Doveva ritrovare
la strada, svegliarsi. Cercò un appiglio.
Lo trovò in un ricordo che
le passò nella mente in quel
momento. Cercò di focalizzarsi su questo, non doveva farlo
scappare.
Era nel bagno di casa sua. Chiusa
dentro da chissà quanto
tempo, era seduta sul bordo della vasca da bagno e fissava un piccolo
oggetto
cilindrico, che teneva tra le mani.
Era shockata. Il colore del
cilindretto confermava quello
che il suo corpo le stava dicendo da due settimane. Blu. Per un momento
aveva
sperato sul rosso, sperava di sbagliarsi, aveva pregato disperatamente
che il
cilindretto diventasse rosso. Invece era diventato blu.
Era incinta.
“Dannazione!”
imprecò tra sè “E ora che
faccio?”
Non era pronta a diventare madre. Con
quello che stava
succedendo in giro per il mondo, un bambino era l’ultima cosa
a cui lei e Eddie
avevano pensato.
Lei era una consulente civile della
Divisione Fringe, e lui
era un operativo. Rischiavano la vita ogni giorno, non potevano
permettersi di
mettere al mondo un bambino che, con tutta probabilità,
poteva restare orfano
da un momento all’altro.
Decise di uscire dal bagno.
Andò spedita in camera da letto;
era mattina presto, Eddie dormiva ancora e, considerando la giornata
pesante
che aveva avuto il giorno prima, non lo avrebbero svegliato neanche le
cannonate.
Infatti, appena entrò
nella stanza semi buia, sentì Edward
Pawn, il suo compagno, russare sonoramente, e lo vide steso sul letto,
a pancia
in giù, che cercava di occupare più spazio
possibile, approfittando del fatto
che Elizabeth si era alzata.
Si sedette accanto a lui e lo
guardò, sorridendo. Lo amava
più di ogni altra cosa al mondo. Sperava che un giorno si
sarebbero potuti
sposare… anche per fare contento suo padre, che spingeva in
quella direzione da
quando aveva saputo che stavano insieme.
Suo padre, Peter Bishop.
L’Eroe dei Due Mondi.
Elizabeth era cresciuta
all’ombra delle sue avventure, era
l’eroe della sua infanzia. Quando era piccola, lui era un
agente operativo,
come lo era sua madre Olivia, e crescendo lo aveva visto fare carriera,
e
riuscire ad arrivare a capo dell’agenzia federale
più importante degli Stati
Uniti, la Divisione Fringe.
Era un uomo intelligente, un ottimo
stratega e aveva il giusto
carattere per comandare un esercito. Elizabeth non ricordava di averlo
mai
visto piegarsi o vacillare. Aveva sempre la risposta giusta a tutto.
Aveva ricoperto la carica di
Direttore fino all’età della
pensione, per poi ritirarsi a vita privata e dedicarsi al vecchio
laboratorio
del padre. Aveva continuato ad essere un genio in molti campi, ma
invecchiando
si era ringogl… rimbambito un po’. Secondo Olivia,
questa doveva essere una
caratteristica comune ai maschi della famiglia Bishop, in quanto anche
il nonno
di Elizabeth, Walter, era un genio con qualche rotella fuori posto.
Sorrise di nuovo, pensando a
ciò che era successo qualche
giorno prima, quando suo padre aveva discusso con suo fratello Henry
sull’utilità di avere una mucca nel laboratorio.
Elizabeth e Eddie avevano
assistito al battibecco divertiti, ignari del cambiamento che stava
avvenendo
nel corpo della giovane.
Eddie si svegliò,
aprì gli occhi e fissò la compagna, ancora
mezzo addormentato.
“Ciao…”
sussurrò, tirandosi su e baciando dolcemente
Elizabeth, la quale ricambiò sorridendo.
“Buongiorno, Big Eddie. Hai
dormito bene?”
“Da
favola…” rispose lui, cercando i suoi vestiti per
terra.
La giovane donna lo guardò per qualche secondo, fece un
respiro profondo e
parlò.
“Eddie, sono
incinta.”
Eddie lasciò andare la
maglia che stava per infilarsi e si
girò verso Elizabeth, incredulo.
“C… come hai
detto?”
“Sono incinta.”
ripeté lei.
“I…
incinta?” chiese ancora il giovane uomo
“Si… significa
che aspetti un bambino?”
“Certo, Capitan Ovvio! Non
aspetto mica un cane!” esclamò
sarcastica, con una punta di rabbia.
Eddie stava per abbracciarla,
sorridendo, ma prima che
potesse farlo si ritrovò a terra, senza fiato. Evidentemente
Elizabeth non
aveva gradito la cosa: gli aveva assestato una ginocchiata sui gioielli
ed era
uscita a sbollire la rabbia.
Da quel giorno era passato tanto
tempo, mesi, ormai.
Elizabeth si riprese lentamente,
tornando alla realtà.
Si rese conto di essere stesa su una
barella, avvolta in una
coperta calda.
Dove si trovava esattamente?
Un muggito le diede la risposta che
aspettava: il
laboratorio di suo nonno.
Aprì gli occhi e si
guardò attorno. Vide un piccolo gruppo
di persone raccolto attorno a un tavolo. Cercò di metterli a
fuoco.
Sentì il pianto di un
neonato. Proveniva dal centro del
gruppo. Era suo figlio, lo aveva capito subito. Quelle persone si
stavano
prendendo cura della creatura che aveva messo al mondo poche ore prima.
“Che cosa è
successo?” sussurrò, attirando
l’attenzione dei
presenti.
Peter si girò, guardandola
preoccupato.
“Elizabeth… come
ti senti?” le chiese.
“Stanca… cosa
è successo? Dov’è mio figlio? Sta
bene?”
L’uomo guardò
Walter, che annuì, passandogli il fagottino,
che si agitava disperato.
Bishop si avvicinò alla
futura figlia e le mise in braccio
il piccolo, che si calmò un po’, appena
percepì il battito del cuore di
Elizabeth.
“Sta bene.” la
rassicurò “Gli abbiamo somministrato la
cura.”
“E… e
Eddie?” chiese, pur sapendo già la risposta. Peter
sospirò.
“Mi dispiace,
Elizabeth…”
La giovane non disse nulla.
Ricacciò indietro le lacrime e
si fece coraggio: avrebbe dovuto continuare senza il suo amato Edward,
il padre
di suo figlio. Peter le fece una carezza affettuosa, poi le mise in
mano un
foglio piegato.
“Che
cos’è?” chiese la giovane, fissandolo
confusa.
“La formula della
cura.” riferì Walter “Consegnala a tuo
padre appena arrivi nel tuo tempo.”
Elizabeth annuì e
tornò a fissare Peter.
“Saprò cosa
farne. Ora è tempo che tu vada.” la
rassicurò, poi
la aiutò ad alzarsi “Walter ti guiderà.
Mi troverai al laboratorio al tuo
arrivo.”
“Peter…
papà… scusa se ti ho fatto arrabbiare.”
L’uomo la zittì,
dolcemente, poi le diede un bacio sulla
fronte, prima di allontanarsi e lasciare il posto a Walter, che diede
istruzioni alla giovane.
Elizabeth si rilassò,
chiuse gli occhi, stringendo il suo
bambino e, ad un certo punto, scomparve.