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Autore: katyjolinar    14/01/2013    0 recensioni
L'amore è il sentimento che spinge i componenti della famiglia Bishop a fare le cose più assurde. Walter ha attraversato due universi per salvare un figlio non suo, Peter è entrato in un macchinario che rispondeva solo ai suoi comandi per salvare le persone che amava... la terza generazione non è da meno delle precedenti.
Genere: Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Confusione. Sconforto. Disperazione.

La mente di Elizabeth era annebbiata. Non riusciva a pensare lucidamente.

Dove si trovava ora? In realtà non le importava molto. La mente vagava, riportando a galla ricordi confusi.

Doveva rimettere ordine nella mente. Per qualche strano motivo aveva perso contatto con la realtà che la circondava. Doveva ritrovare la strada, svegliarsi. Cercò un appiglio.

Lo trovò in un ricordo che le passò nella mente in quel momento. Cercò di focalizzarsi su questo, non doveva farlo scappare.

Era nel bagno di casa sua. Chiusa dentro da chissà quanto tempo, era seduta sul bordo della vasca da bagno e fissava un piccolo oggetto cilindrico, che teneva tra le mani.

Era shockata. Il colore del cilindretto confermava quello che il suo corpo le stava dicendo da due settimane. Blu. Per un momento aveva sperato sul rosso, sperava di sbagliarsi, aveva pregato disperatamente che il cilindretto diventasse rosso. Invece era diventato blu.

Era incinta.

“Dannazione!” imprecò tra sè “E ora che faccio?”

Non era pronta a diventare madre. Con quello che stava succedendo in giro per il mondo, un bambino era l’ultima cosa a cui lei e Eddie avevano pensato.

Lei era una consulente civile della Divisione Fringe, e lui era un operativo. Rischiavano la vita ogni giorno, non potevano permettersi di mettere al mondo un bambino che, con tutta probabilità, poteva restare orfano da un momento all’altro.

Decise di uscire dal bagno. Andò spedita in camera da letto; era mattina presto, Eddie dormiva ancora e, considerando la giornata pesante che aveva avuto il giorno prima, non lo avrebbero svegliato neanche le cannonate.

Infatti, appena entrò nella stanza semi buia, sentì Edward Pawn, il suo compagno, russare sonoramente, e lo vide steso sul letto, a pancia in giù, che cercava di occupare più spazio possibile, approfittando del fatto che Elizabeth si era alzata.

Si sedette accanto a lui e lo guardò, sorridendo. Lo amava più di ogni altra cosa al mondo. Sperava che un giorno si sarebbero potuti sposare… anche per fare contento suo padre, che spingeva in quella direzione da quando aveva saputo che stavano insieme.

Suo padre, Peter Bishop. L’Eroe dei Due Mondi.

Elizabeth era cresciuta all’ombra delle sue avventure, era l’eroe della sua infanzia. Quando era piccola, lui era un agente operativo, come lo era sua madre Olivia, e crescendo lo aveva visto fare carriera, e riuscire ad arrivare a capo dell’agenzia federale più importante degli Stati Uniti, la Divisione Fringe.

Era un uomo intelligente, un ottimo stratega e aveva il giusto carattere per comandare un esercito. Elizabeth non ricordava di averlo mai visto piegarsi o vacillare. Aveva sempre la risposta giusta a tutto.

Aveva ricoperto la carica di Direttore fino all’età della pensione, per poi ritirarsi a vita privata e dedicarsi al vecchio laboratorio del padre. Aveva continuato ad essere un genio in molti campi, ma invecchiando si era ringogl… rimbambito un po’. Secondo Olivia, questa doveva essere una caratteristica comune ai maschi della famiglia Bishop, in quanto anche il nonno di Elizabeth, Walter, era un genio con qualche rotella fuori posto.

Sorrise di nuovo, pensando a ciò che era successo qualche giorno prima, quando suo padre aveva discusso con suo fratello Henry sull’utilità di avere una mucca nel laboratorio. Elizabeth e Eddie avevano assistito al battibecco divertiti, ignari del cambiamento che stava avvenendo nel corpo della giovane.

Eddie si svegliò, aprì gli occhi e fissò la compagna, ancora mezzo addormentato.

“Ciao…” sussurrò, tirandosi su e baciando dolcemente Elizabeth, la quale ricambiò sorridendo.

“Buongiorno, Big Eddie. Hai dormito bene?”

“Da favola…” rispose lui, cercando i suoi vestiti per terra. La giovane donna lo guardò per qualche secondo, fece un respiro profondo e parlò.

“Eddie, sono incinta.”

Eddie lasciò andare la maglia che stava per infilarsi e si girò verso Elizabeth, incredulo.

“C… come hai detto?”

“Sono incinta.” ripeté lei.

“I… incinta?” chiese ancora il giovane uomo “Si… significa che aspetti un bambino?”

“Certo, Capitan Ovvio! Non aspetto mica un cane!” esclamò sarcastica, con una punta di rabbia.

Eddie stava per abbracciarla, sorridendo, ma prima che potesse farlo si ritrovò a terra, senza fiato. Evidentemente Elizabeth non aveva gradito la cosa: gli aveva assestato una ginocchiata sui gioielli ed era uscita a sbollire la rabbia.

Da quel giorno era passato tanto tempo, mesi, ormai.

Elizabeth si riprese lentamente, tornando alla realtà.

Si rese conto di essere stesa su una barella, avvolta in una coperta calda.

Dove si trovava esattamente?

Un muggito le diede la risposta che aspettava: il laboratorio di suo nonno.

Aprì gli occhi e si guardò attorno. Vide un piccolo gruppo di persone raccolto attorno a un tavolo. Cercò di metterli a fuoco.

Sentì il pianto di un neonato. Proveniva dal centro del gruppo. Era suo figlio, lo aveva capito subito. Quelle persone si stavano prendendo cura della creatura che aveva messo al mondo poche ore prima.

“Che cosa è successo?” sussurrò, attirando l’attenzione dei presenti.

Peter si girò, guardandola preoccupato.

“Elizabeth… come ti senti?” le chiese.

“Stanca… cosa è successo? Dov’è mio figlio? Sta bene?”

L’uomo guardò Walter, che annuì, passandogli il fagottino, che si agitava disperato.

Bishop si avvicinò alla futura figlia e le mise in braccio il piccolo, che si calmò un po’, appena percepì il battito del cuore di Elizabeth.

“Sta bene.” la rassicurò “Gli abbiamo somministrato la cura.”

“E… e Eddie?” chiese, pur sapendo già la risposta. Peter sospirò.

“Mi dispiace, Elizabeth…”

La giovane non disse nulla. Ricacciò indietro le lacrime e si fece coraggio: avrebbe dovuto continuare senza il suo amato Edward, il padre di suo figlio. Peter le fece una carezza affettuosa, poi le mise in mano un foglio piegato.

“Che cos’è?” chiese la giovane, fissandolo confusa.

“La formula della cura.” riferì Walter “Consegnala a tuo padre appena arrivi nel tuo tempo.”

Elizabeth annuì e tornò a fissare Peter.

“Saprò cosa farne. Ora è tempo che tu vada.” la rassicurò, poi la aiutò ad alzarsi “Walter ti guiderà. Mi troverai al laboratorio al tuo arrivo.”

“Peter… papà… scusa se ti ho fatto arrabbiare.”

L’uomo la zittì, dolcemente, poi le diede un bacio sulla fronte, prima di allontanarsi e lasciare il posto a Walter, che diede istruzioni alla giovane.

Elizabeth si rilassò, chiuse gli occhi, stringendo il suo bambino e, ad un certo punto, scomparve.

   
 
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