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Autore: Winry977    14/01/2013    2 recensioni
L'ultimo giorno in quello stupido luogo perennemente bianco e odorante di medicinali e di cibo mal cucinato.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lily si aggirò per l'ospedale tranquillamente. Il braccio le doleva un po' per tutto il tempo in cui quel dannato ago era rimasto conficcato nella sua carne, ma per lo meno ora ne era libera. Era il suo ultimo giorno in ospedale e voleva salutare quei pochi pazienti con cui aveva stretto amicizia durante la sua permanenza lì. Ormai tutti la conoscevano. Lei era allegra, nonostante il motivo per cui era finita in quel luogo perennemente bianco e odorante di medicinali e di cibo mal cucinato.

Nel suo pigiama costituito da una canottiera bianca con un logo nero al lato destro, e dei pantaloni di un blu tenue, camminava a passo pacato e con un mezzo sorriso stampato in viso per ogni medico o paziente che incontrasse. Non vedeva l'ora di andarsene, ma non sapendo come far passare il tempo, decise di aggirarsi per quei dannati corridoi dal pavimento plasticoso.

Arrivò alla prima stanza, quella in cui si riuniva fondamentalmente con i pazienti che si era fatta amica. Era la stanza di Patrizia, la prima ragazza che aveva conosciuta, e le si era subito affezionata. Aveva circa la sua età. Forse poco più grande di lei. Era finita in ospedale perché aveva subito un intervento all'appendice, e si erano ricoverate nella stessa settimana.

La trovò al solito posto, sul solito letto dalle lenzuola bianche e giallo chiaro, intenta a disegnare sul suo solito quaderno. Aveva i capelli cortissimi, fino alla loro attaccatura ed aveva la testa cosparsa di ricci neri. I suoi occhi castani erano incorniciati da due sopracciglia un po' folte, nere anche quelle, e da due occhiali dalla montatura spessa e scura, sotto un naso quasi infantile, si stagnavano due labbra sempre pronte a sorridere, poco carnose e di un rosso tendente al rosa.

Appena la sentì entrare le sorrise e poggiò il suo piccolo albo insieme alla penna stilo a gel che era solita ad utilizzare.

-Lily! Ti hanno tolto la flebo!- disse felice. Lily si osservò il braccio ancora arrossato.

-Si, fa un po' male, ma almeno sono libera da quella scocciatura.- le sorrise. -Gli altri dove sono?

-Il vecchio Sam è stato dimesso stamattina. Ti ha lasciato dei saluti ed un augurio di guarigione, non trovava la tua stanza quindi mi ha chiesto di salutarti.- Lily si rattristì un po'. Sam era un simpatico vecchietto che la sera si divertiva a raccontare storie allegre sulla sua infanzia. “Ma pazienza.” pensò facendo spallucce.

-Lyn mi ha fatto comunicare tramite un'infermiera che arriverà tra poco, mentre di Jason non ho notizie, ma credo che arriverà anche lui a momenti.- sorrise e poco dopo si sentirono bussare alla porta. Era Lyn, appunto, che reggeva in mano il suo solito block-notes e le sorrideva. Lei si trovava lì da più tempo: era stata ricoverata per un problema alle corde vocali, e non parlava ormai da quando era stata operata, quindi comunicava tramite un blocchetto. Dietro di lei comparve Jason, un adolescente di quasi l'età di Lily dallo stile ben definito: punk, come aveva dichiarato sin da quando si erano conosciuti. Lui era lì perché si era rotto una gamba mentre andava in moto, e si stava riabilitando.

-Salve gentaglia!- esclamò mettendo un braccio su una spalla di Lyn.

-Jas, sempre di buon umore, eh?- disse Lily.

-Ti stai riabilitando, vedo.- notò Patrizia mentre lui si reggeva su una stampella.

-Beh, che si dice, Lily? Ho saputo che domani togli le tende. Che programmi hai una volta uscita di qui?- disse lui sedendosi sul letto di Patrizia, mentre Lyn si sedeva sulla sedia accanto Lily, che era davanti il letto della ragazza riccia.

-Veramente non lo so. Diciamo che aspetto proprio il momento di mettere il muso fuori per deciderlo.- sorrise lei facendo spallucce.

Lyn scribacchiò qualcosa. -Ci mancherai.-

-Aw, dai, ci terremo in contatto. Anzi vi lascio il mio numero di telefono.

Mentre scriveva il suo numero di cellulare su un fogliettino di carte fornitole da Lyn, un'infermiera grassoccia entrò nella stanza. -Ora di andare a letto, pazienti miei.

Lyn si girò a guardarla con aria innocente, mentre Jason protestò. -Ma come? Siamo appena arrivati!

-Pazienza. C'è un coprifuoco da rispettare, qui. Salutatevi e a nanna.- uscì dalla stanza ed i quattro ragazzi si alzarono.

-Beh, allora a rivederci, Lily. È stato un piacere conoscerti. Ecco...- disse Patrizia voltandosi verso il suo albo da disegno, strappando un foglio da lei disegnato. -Tieni. Questo è per te.- le sorrise porgendoglielo. Era un tramonto fatto con la sua stilo, con dei gabbiani in lontananza e sula riva della spiaggia di vedevano delle palme con sotto la schiuma delle onde provocate dalla corrente marina.

-Grazie- sorrise lei abbracciandola delicatamente per non toccarle la parte in cui era stata operata.

-A presto. Ti scriverò per messaggio o per email. È stato bello conoscerti. Non ti dimenticherò.- scrisse Lyn.

-Oh, Lyn, neanche io ti dimenticherò.- disse lei abbracciandola a sua volta.

Un dito tamburellò sulla spalla di Lily. Lei si girò e si trovò davanti Jason. -Dai, lo so che ti mancherò.- la fece ridere e la strinse a sé. -A presto, pulce.- già aveva coltivato l'abitudine di chiamarla così: “pulce”.

 

Il mattino dopo Lily si svegliò alle otto in punto. Era di buon umore. Finalmente il fatidico momento era arrivato. Era stata in ospedale per troppo tempo e non aveva sentito letteralmente nessuno. Preparò la sua roba, salutò il medico che si era occupato di lei e si avviò verso l'uscita. Non appena mise il viso fuori dalla porta la vista le si offuscò. “Damn, troppa luce.” si mise le mani sugli occhi e quando riuscì a mettere a fuoco il paesaggio davanti a lei, vide un ragazzo vestito di nero appoggiato ad una macchina di altrettanto colore. Si accigliò. Lui guardava semplicemente per terra, tenendosi le mani in tasca. Aveva dei capelli lunghi e corvini che non le erano nuovi, e nella sua maglietta nera a maniche corte si riuscivano a intravedere svariati tatuaggi. Le mancò un battito. Non poteva essere lui. “No. Non è lui.” pensò lei portandosi una mano alla bocca e lasciando cadere il borsone con dentro la sua roba rumorosamente. Al rumore il ragazzo alzò lo sguardo e vedendola le sorrise. I suoi occhi azzurrini vennero illuminati da un fascio di luce ed il vento cominciò a scuotere le foglie degli alberi attorno a loro. Lui le si avvicinò, senza smettere di sorridere né senza smettere di guardarla.

-Scema! Che stai facendo ancora lì? Muoviti, vagli incontro!- le urlò una voce da sopra di loro. Era Jason che li scrutava dalla finestra con un sorriso compiaciuto. Lily alzò lo sguardo e con gli occhi quasi inondati dalle lacrime lo mandò a quel paese mentalmente solo sorridendogli affettuosamente. Tornò a guardare il ragazzo. Il suo ragazzo.

Era lì, fermo, davanti a lei, poco di stante a causa dei gradini.

Lei saltò e gli gettò le braccia al collo. -Jinxx!

  
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