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Autore: LeaRachelBlackbird_et_Ann    14/01/2013    2 recensioni
Avere diciassette anni e sentirsi su una giostra che non si ferma mai credo sia capitato a tutti no? Piccolo scorcio sulla vita quotidiana di una povera liceale con troppi sogni.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Mpreg
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Ti svegli la mattina che non capisci nemmeno da che parte del letto sei, odi il pavimento perchè ti ghiaccia i piedi. Ti rifugi in bagno, lavandoti il più velocemente possibile così da dover stare il tempo minimo necessario con il pigiama al freddo. Ti vesti, ti trucchi perchè altrimenti ti dicono che sembri uno zombie, al volo fai la lista di quello che probabilmente ti stai dimenticando a casa perchè se non ti dai una mossa perdi l'autobus e non hai nemmeno il tempo di infilarti le scarpe per il verso giusto, figurarsi se hai il tempo di recuperare quello che non hai messo in cartella.

A rotta di collo vai alla fermata, prendi il primo autobus, scendi e al freddo aspetti il secondo preparandoti psicologicamente all'effetto scatola di sardine, puntualmente ti ritrovi schiacciato contro la porta a vetri pregando Iddio che non si aprano o che non ci sia una fermata brusca perchè potresti attaccarti solo al giacchetto del tizio che ti sta accanto e che con le cuffie alle orecchie e con sguardo vuoto non ha ancora cambiato espressione.

Scendi e non fai in tempo a lodare chi di dovere perchè finalmente sei con i piedi su qualche cosa che non si muove che ti viene il male cronico riscontrato in tutti coloro che non sono ancora laureati la cui causa è stata identificata nella scuola.

Al che entri e le ore passano una dopo l'altra, inesorabili, un processione funebre, sette ore che non finiscono maledettamente mai e quanto intorno alla quinta vedi uscire quelli dello scientifico ti demoralizzi.

Poi l'agognata ultima campanella suona e di corsa scappi dalla puzza di detersivo per pavimenti al limone che impregna l'aria dato che mezza scuola è vuota e l'impresa di pulizia ha iniziato la sua quotidiana guerra ai batteri e alle macchie.

Esci e aspetti pazientemente che arrivi l'autobus con i suoi puntuali dieci minuti di ritardo che ti fanno venire il nervoso: ora che il bus arriva, in macchina tu saresti già a casa.

Scendi dopo un viaggio più breve dell'attesa e vedi come tutti i giorni passarti davanti l'autobus che ti porterebbe davanti a casa, per cui sospiri e te la fai a piedi, facendo ogni giorno un itinerario diverso perchè altrimenti ti annoi.

Arrivi a casa, scaraventi a terra la cartella che ti sta distruggendo le spalle e ti rintani in camera, tanto la casa è tranquilla e silenziosa: metà famiglia dorme, l'altra metà è indaffarata.

Il pomeriggio ti è di fronte e tu non sai con che cosa iniziare... accendi il computer, scrivi qualche cosa, butti già le idee che ti sono venute in mente durante i momenti di noia a scuola, poi disegni qualche cosa a caso, vai in cucina e apri il frigo, lo richiudi e torni in camera.

Torni in cucina, riapri il frigo, lo richiudi, rifai questo piccolo rituale altre due o tre volte, infine ti prendi una tazza e ti versi dell'acqua da rubinetto e farti un tè. La presumibile merenda a basso contenuto di grassi va a farsi benedire quando adocchi la scatola di biscotti e si sa che dire di no alle gocciole è come dire di no al gatto con gli stivale: impossibile. Rimuginando sul fatto che forse utilizzare Antonio Banderas nella pubblicità della Mulino Bianco non è del tutto casuale ti strafoghi affogando tutti i dispiaceri negli zuccheri.

Torni in camera e ricominci il ciclo di Facebook, Documenti Word aperti a caso, schizzi che finiranno nel dimenticatoio e libri di scuola sui quali in realtà dovresti studiare ma che poi usi come tavolino quando ti viene una bella idea da abbozzare.

Senti tua madre che con voce fin troppo squillante ti sta gentilmente invitando con impossibilità di replica ad apparecchiare e tirando giù gli accidenti di prassi ti accorgi che sono le sette e mezza e non hai combinato una beneamata cippa.

Apparecchi, ceni, parli del più e del meno, sospiri insofferente quando il fratellino di tre anni fa incazzare i tuoi genitori e questi spaccano i timpani a tutto il circondario ma tanto al piccolo Attila da un' orecchio gli entra e dall'altro gli esce.

Sparecchi, e ti spaparanzi sul divano finchè non ti viene il coccolone al che ti imponi di alzarti e rintanarsi di nuovo in camera a fare quello che avresti dovuto fare ore prime: studiare.

Due ore, poi o il sonno o l'insofferenza ti portano a mandare a quel paese tutto e affondi nelle coperte.

Oh, le calde e morbide coperte, meglio di qualsiasi narcotico, altrochè! Con dolcezza ti lasci andare al coma che durerà fino al mattino dopo alle sette e cinque minuti. E poi tutto ricomincia.

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Premettiamo che è una storiella così, senza nessuna pretesa, semplicemente ci andava di scriverlo, così, di getto.
Lea&Ann

   
 
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