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Autore: shevaara    14/01/2013    4 recensioni
Ambientato dopo gli avvenimenti del faro di Ridorana
"“Risparmiami la tua pietà”
Quello era stato il loro addio.
Nonostante fosse stato a lungo lontano da lui, nonostante lo avesse odiato, maledetto, considerato un ipocrita... Nonostante tutto ciò era stato suo padre.
Non ne poteva più di stare sdraiato ad aspettare un sonno che non sarebbe arrivato. Si alzò, si vestì e uscì nella notte."
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Balthier, Cid
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Ambientata dopo gli avvenimenti al faro di Ridorana

Painful Past



Balthier si girò nuovamente nel letto.

Nonostante volesse riposarsi dopo quella lunga giornata, nonostante volesse allontanare da se quei pensieri non riusciva a trovare conforto tra le braccia del sonno.

Si girò ancora, coprendosi fino alle spalle con il lenzuolo in quella tranquilla notte estiva. Chiuse gli occhi, li strinse con forza, ma il suo viso era sempre li, con la sua espressione seria e distaccata.

Nonostante fosse stato a lungo lontano da lui, nonostante lo avesse odiato, maledetto, considerato un ipocrita... Nonostante tutto ciò era stato suo padre.

“Risparmiami la tua pietà”

Quello era stato il loro addio.

Non si pentiva delle sue azioni, Cid doveva esser fermato, ma avrebbe preferito vederlo fuori da quella storia, nel suo laboratorio a creare le sue stramberie come sempre lo aveva visto fare.

Non ne poteva più di stare sdraiato ad aspettare un sonno che non sarebbe arrivato. Si alzò, si vestì e uscì nella notte, chiudendo piano dietro di se la porta della residenza di Reddas. Attraversò Balfonheim, guardando con occhio distratto la vitalità che muoveva il porto nonostante fosse notte inoltrata.

Raggiunse l'aerodromo e senza guardare in volto nessuno corse verso l'hangar della Stralth. La Stralth, la sua Stralth, compagna di tante avventure, spettatrice di tanti ricordi. Vi salì e si sedette al suo posto, ai comandi di quell'aeronave che suo padre aveva costruito per lui.

Si passò una mano sul viso, stanco, spossato... Triste. Si lasciò scivolare sul sedile, alzando lo sguardo sul cielo che, in tutta la sua bellezza di notte senza luna, si vedeva dai vetri della Stralth.

Le stelle brillavano intense, illuminando ogni angolo di cielo con la loro bellezza.

“Stelle che guardano me che le guardo,

occhi che brillano e sono un miliardo.

Stelle che guidano ovunque io vada,

Luci che incontro sulla mia strada.

Stelle, voi che brillate alte nel cielo,

fatemi fare un sonno sereno.”

Odiava il passato.

Per quanto si tentava di allontanarlo da se stessi rimaneva sempre fastidiosamente appiccicato. Dolorosamente appiccicato. Fran spesso gli diceva che i ricordi del passato, sia belli che brutti, sono un tesoro prezioso e Balthier gli rispondeva storcendo il naso.

Odiava il passato, soprattutto quando lo prendeva a tradimento portandogli alla mente ricordi che avrebbe preferito non rispolverare.

- Ffamran! -

Le urla di suo padre risuonavano per la villa.

- Ffamran! -

Balthier si sporse dal mancorrente del secondo piano, guardando giù verso il soggiorno.

- Sono qua papà! - gridò in risposta, con la sua acuta voce da bambino - Sulla terrazza! -

Ma quando Cid, arrivato in soggiorno guardò in su, suo figlio era già sparito. Salì le scale fino alla terrazza, trovando il piccolo Balthier seduto per terra a guardare il cielo, in quella notte in cui le lune si erano fatta da parte e le stelle brillavano più che mai.

- Guarda, è il pianeta Acalin! - disse al padre senza voltarsi. Alzò il dito indicando un punto che brillava di luce rossastra basso sull'orizzonte. - Si vede solo per questo mese -

- Lo so - rispose l'uomo sedendosi a terra al fianco del bambino. - Ma tu non dovresti essere a letto? -

- Ma papà! Questa notte tutte e tre le lune sono nere, lo sai che avviene solo una volta ogni tre mesi. Non posso perdere questa occasione! -

- E perché non me lo hai detto?

Balthier abbassò lo sguardo. Si spostò di lato avvicinandosi al padre e lo cinse, stringendolo forte.

- Non ho trovato il tempo per dirtelo. Ultimamente non ci sei mai, torni sempre tardi... -

Cid si zittì. Posò una mano sul capo di Balthier, addolorato al sentire la tristezza nelle parole del figlio.

Sospirò, e poi gli venne in mente un idea.

- Hai ragione, è proprio una bella notte per vedere le stelle - disse con il sorriso - Certo che con l'Ibet sarebbe tutta un altra cosa...

Balthier sciolse il suo abbraccio guardando l'uomo negli occhi.

- Cos'è l'Ibet? - chiese, lo sguardo che brillava dalla curiosità.

- Niente di che... È un telescopio che ho al laboratorio. Ma è tardi, sarai sicuramente troppo stanco per... - non finì la frase che Balthier lo interruppe proprio come si aspettava.

- Non sono stanco! Non sono stanco! - gridò, alzandosi in piedi di scatto. Prese il padre per una mano tirandolo per farlo alzare. - Andiamo al laboratorio, ti prego papà! -

- Sicuro di non essere stanco...? - Chiese Cid scherzoso. Ma senza aspettare la risposta si alzò, incantato a vedere la felicità che ora illuminava il volto del bambino.


 

Spostò il volto da davanti al telescopio, guardando il cielo felicemente stupito.

- Sembrano così vicine da poterle toccare! - esclamò tornando a posare l'occhio sulla lente.

- Ti piacciono? -

- Ancora di più, non pensavo fossero così belle. -

Cid rise. Si alzò dalla sedia avvicinandosi al figlio che di nuovo cambiava le coordinate del macchinario.

- Hai imparato in fretta ad usarlo - disse divertito. - Ora cosa guardi di bello? -

- La nebulosa K-C9, chiamata Nebulosa Shiva per via del suo colore azzurro chiaro. -

- Cosa mi sono perso... - sospirò lo scienziato - non sapevo fossi un così esperto astronomo. -

- Mi piace molto. Le stelle sono così belle! -

Balthier si voltò verso il padre.

- Vorrei vederle da vicino, da molto vicino. Vorrei andare nello spazio! Papà, mi costruirai un aeronave con cui possa andarne nello spazio? -

Cid posò una mano sul capo del figlio sospirando.

- Ffamran... -

Lo spazio... Era una cosa così complessa... E lui aveva interessi per altro. Esplorare lo spazio non sarebbe mai entrato tra i progetti futuri, ne tra quelli dei suoi finanziatori.

- La costruirai? Per me? -

Cid non rispose. Non voleva pronunciare ne un doloroso no, ne un menzognero si.

- Come la chiamerai, se la farò? -

- Sarà la Stralth, la signora dei cieli. -

- E dove lo hai perso questo nome? -

- E un piccolo pianeta che ha perso la sua orbita. Non fa più il suo giro, ma vaga senza meta nello spazio. Va dove vuole senza dover niente a nessuno, è libero. A causa dei suoi spostamenti è passato attraverso tempeste e vicino al sole e i gas che lo compongo bruciano di colori magnifici. È la signora più bella dei cieli. -

- Che nome pieno di significato... -

Cid prese dal tavolo il piccolo coperchio della lente del telescopico e sotto lo sguardo imbronciato del figlio coprì la piccola lente da cui stava guardando.

- Si è fatto tardi. È ora di andare a letto - disse.

- Va bene... - biascicò Balthier e inseme al padre si diresse verso l'uscita.


 

- Buona notte - disse Cid, dando un bacio in fronte a suo figlio, ma alzandosi da letto Balthier lo prese per un braccio.

- Aspetta papà... - disse assonnato - leggimi un po' di un libro. -

Lo scienziato sospirò e poi annuì.

- Va bene, che libro? -

Balthier si alzò in piedi nel letto prendendo un piccolo libricino dalla mensola sopra di lui.

- Solo una filastrocca, la mia preferita - si risedette mettendo tra le mani del padre il libro già aperto. - questa qua - disse indicandone una.

Cid si tolse gli occhiali, sedendosi meglio sul bordo del letto.

- Stelle che guardano me che le guardo,

occhi che brillano e sono un miliardo.

Stelle che guidano ovunque io vada,

Luci che incontro sulla mia strada.

Stelle, voi che brillate alte nel cielo,

fatemi fare un sonno sereno. - lesse lentamente, il libro aperto davanti al figlio.

- Ancora! - chiese Balthier, ma Cid scosse la testa.

- È tardi e tu sei stanco, ti si stanno chiudendo gli occhi... - passò una mano tra i capelli del figlio sorridendo sereno.

Riposò il libro al suo posto e rimboccò le coperte al bambino.

- Buona notte - gli disse.

Ma quando sull'uscio della porta stava per spegnere la luce la voce di Balthier lo fece fermare.

- Ci andremo di nuovo insieme al laboratorio? Per vedere le stelle? -

Cid si voltò.

- Si, certo che ci andremo - disse.


 

Balthier allungò la mano alla sua sinistra, negli scomparti della cabina di pilotaggio dove teneva le cianfrusaglie. Prese un cannocchiale e lo rivolse verso il cielo. Dall'hangar non riusciva a vedere l'intero cielo, ma K-C9, la nebulosa Shiva era visibile, seppur piccola e non molto chiara.

“Non ci fu una prossima volta... ne una volta dopo” abbassò il cannocchiale “Il tuo laboratorio divenne più importante di tutto...”

Si lasciò scivolare ancor più sul sedile, passandosi una mano sul viso.

Un rumore di tacchi lo fece sobbalzare. Si girò e alle sue spalle vide Fran, in piedi nel corridoio della Stralth.

- Che ci fai qua tutto solo? - gli chiese.

Balthier non rispose, voltandosi nuovamente verso il cielo.

- Non ho sonno - rispose evasivo.

Rimasero in silenzio a lungo, ma poi la viera gli si avvicinò posandogli una mano sulla spalla.

- Hai sempre odiato pensare al passato. Non lo fare ora... -

Gli diede un bacio sulla fronte e poi se ne andò, lasciandolo nuovamente solo.

- Per quanto si possa cercare di non pensare al passato, è sempre irrimediabilmente dietro di noi ad aspettare che ci voltiamo... - rispose alla cabina ormai vuota.

Chiuse lentamente gli occhi, il cielo che brillava stellato davanti a lui.

“Stelle che guardano me che le guardo,

occhi che brillano e sono un miliardo.

Stelle che guidano ovunque io vada,

Luci che incontro sulla mia strada.

Stelle,voi che brillate alte nel cielo,

fatemi fare un sonno sereno.”

 

   
 
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