So che girano molte ff il quale argomento è un litigio tra Bulma e Vegeta. Spero quindi di non aver plagiato nessuno in questo modo. Comunque sarà una litigata che poi finirà bene e inoltre volevo precisare che, la maggior parte per lo meno, delle storie che ho letto su Bulma e Vegeta che litigano tra di loro poi si concludono con lui che viene cacciato di casa, lei che piange o cose di questo genere... non mi andava quindi di finire troppo sul triste e il maliconico e... niente, leggete pure!
Litigare
è normale!
«Ehm...
mamma? Papà?»
Trunks era deciso. Era
arrivato il momento di parlarne. E lo avrebbe fatto ora, a tavola,
mentre sua
madre stava lavando i piatti e suo padre finiva di magiare
l’ottava fetta di
torta.
«Si, piccolo, dimmi.» lo
incoraggiò Bulma continuando a strofinare una pentola
particolarmente sporca.
«Ump?» si limitò a fare
Vegeta mandando giù un altro boccone, tutto concentrato a
fissare le belle
curve della moglie che si muoveva davanti a lui.
«Ecco...» Trunks non
sapeva proprio come dirlo. Pensò che la cosa migliore fosse
stata di dire tutto
di un fiato:
«Ecco, per domani la mia
classe ha organizzato una gita fuori città e io volevo tanto
andarci. Potete
firmarmi il permesso? C’è bisogno della firma di
entrambi!»
Si fermò a riprendere
fiato. Era fatta. L’aveva detto.
Bulma abbandonò la spugna
e si voltò a guardare con dolcezza il suo frugoletto di nove
anni. Vegeta,
invece, si strozzò con il boccone che aveva appena
trangugiato e iniziò a
tossire e sputare.
«Certo, tesoro.» gli disse
Bulma ignorando il marito «Certo che ti firmo il permesso. E
lo farà pure tuo
padre. Non è vero, Vegeta?» si rivolse a lui con
un tono autoritario che non
permetteva repliche. Ma il fiero Principe non era uno che si lasciava
comandare
in quel modo.
«Che cosa?!» esclamò
scettico Vegeta «Mio figlio non si mischierà mai
tra una mandria di insulsi
terrestri! Già è tanto che lo mandi in quel
posto... come diamine si chiama,
donna!»
«E’ una scuola, Vegeta.»
spiegò con rabbia Bulma «E che razza di ragioni
sono quelle che hai dato? Dì
piuttosto che non sai scrivere e ti credo di più!»
«Certo che so scrivere!»
ribatté irato Vegeta.
«Allora spiegami perché
Trunks non dovrebbe andare a fare quella gita!» e
indicò il figlio che era
diventato tutto rosso di vergogna e d’imbarazzo.
«Perché è il figlio del
Principe dei Sayan!» si infuriò Vegeta.
«E con questo?!»
«Non voglio che si mischi
a stupidi terrestri! Una gita! Potrebbe rimanere a casa, piuttosto, per
allenarsi! In questo periodo sta battendo la fiacca perché
deve studiare e ora
mi vieni a dire che dovrebbe stare tutto il giorno fuori?!?»
«Che razza di discorsi
fai?!»
«E poi, vedersi con il
figlio di Kakaroth! Non ho mai sopportato questa idea!
Finirà per
rincitrullirsi!»
«Vegeta, non capisco dove
vuoi arrivare!»
«Anzi, penso che finirà
per farsi battere da quello lì prima o poi!»
«Cosa...?»
«E poi» la interruppe
Vegeta «vogliamo considerare l’influenza che hai su
di lui?»
Gli occhi di Bulma
divennero di fuoco.
«Che stai farneticando?»
chiese furiosa.
«Lo vizi troppo! Lo stai
educando proprio come hanno educato te!» spiegò il
Sayan alzandosi di scatto in
piedi.
«Mi stai dando della
ragazza viziata?» fece Bulma rossa di rabbia.
«Ma quale ragazza! Inizi
anche tu ad avere i tuoi anni, donna!»
«Grrrrr!» ringhiò Bulma
stringendo i pugni «Allora mi stai dando della
vecchia?!»
«Già, potrebbe anche
essere!» abbaiò Vegeta.
«Mamma, papà, io...»
«TACI TU!» scattarono
Bulma e Vegeta contemporaneamente, continuando a fissarsi con sguardi
infuocati.
Trunks si fece piccolo,
piccolo. Scese dalla sedia silenziosamente e pensò bene di
rifugiarsi in
camera, mentre i suoi genitori continuavano la loro battaglia
all’ultimo
sangue.
«Ha parlato il Principe
delle Scimmie!» decise di ribattere Bulma incrociando le
braccia «Alto si e no
un metro e mezzo!»
«Ma come ti permetti?»
scattò Vegeta piegando in due il cucchiaino che teneva in
mano.
«Il grande, magnifico principe
che si fa battere da uno che, lui dice, dovrebbe essere il suo
sottoposto!»
continuò Bulma con decisione.
«Pensa per te, piuttosto!»
urlò Vegeta «Hai paura di tutto! Non fai che
urlare e impartire ordini, ma in
realtà non hai per niente fegato!»
«Ben dico! Sono una
femmina! E penso di avere, invece, più coraggio di quanto tu
non creda!»
«Una femmina! Ti pare una
giustificazione questa?»
Bulma digrignò i denti.
«Certamente ho conosciuto
uomini più gentili di te!» disse con disprezzo.
«Uomini?» ripeté Vegeta
con un ghigno «Io sono l’unico vero uomo che tu
abbia mai conosciuto.»
«Tu? Un uomo? Ma se sei un
gorilla incivile!»
Vegeta, più furioso che
mai, fece il giro del tavolo e si piazzò davanti a Bulma,
gridando:
«Parlami con più rispetto,
donna!»
«Piantala di chiamarmi in
quel modo!» strillò Bulma e si tolse il grembiule
gettandolo con forza a terra.
«Io ti chiamo come mi pare
e piace!»
«Mmmmm!» fece Bulma piena
di rabbia.
Vegeta si voltò diretto
alla porta della cucina.
«Dove pensi di andare,
brutto scimmione!» strillò ancora lei e
afferrò un mestolo. Con forza lo lanciò
verso Vegeta colpendolo in pieno sulla schiena. Lui si voltò
furente.
«Cosa pensi di fare?!»
«Sei un egoista!» urlò
Bulma e gli lanciò una pentola, che Vegeta schivò
facilmente.
«Un incivile! Un ipocrita!
Un bruto! Un cretino!» ad ogni parola lanciava un oggetto,
dai piatti ai
bicchieri, dai cucchiai alle padelle.
Vegeta schivava tutto
quanto o lo deviava con una mano e le varie cose rovinavano a terra,
tra rumori
di cocci e vetri rotti e cupi suoni di pentole che rimbalzavano sul
pavimento.
Quando gli oggetti da tirare furono terminati, Vegeta sbottò:
«Bene, spero che tu abbia
finito. Penso proprio che andrò a dormire!»
«Mi hai tolto le parole di
bocca!» sbraitò Bulma.
Insieme, uno di fianco
all’altro, si diressero di sopra, spintonandosi per le scale.
Vegeta, con una
spallata
troppo forte, fece poi cadere Bulma appena furono giunti al piano di
sopra. Lei ringhiò furiosa e lui si diresse al bagno,
ignorando Trunks
affacciato alla porta della sua cameretta, attirato dai rumori di poco
prima,
che sparì subito chiudendo la porta. Bulma si
rialzò e anche lei andò al bagno.
Entrò con rabbia e vide il suo uomo che si stava tirando su
il pantaloni del
pigiama, che si era messo a tempo di record, poi si dirigeva in camera.
Bulma
si sbrigò a prepararsi e, anche lei a tempo di record, dopo
dieci minuti uscì
dal bagno e si diresse in camera. Erano appena le nove di sera.
Entrò nella camera e trovò
Vegeta tutto rannicchiato al suo posto, con tutte le coperte per se
come il suo
solito. Furente, Bulma si inginocchiò sul letto e
afferrò forte le coperte,
tirandosele a se. Vegeta, però, le bloccò con una
mano. Bulma continuò a
tirarle con forza con entrambe le mani, gridando:
«Vedi? Sei egoista! Lascia
queste coperte! Lasciale ho detto!»
«Va bene, fa come ti
pare!»
Vegeta lasciò di colpo la
presa e Bulma cadde all’indietro finendo supina sul pavimento
con tutte le
coperte addosso.
«Ecco, sei contenta ora?»
la schernì il Sayan.
Bulma in un attimo fu in
piedi. Strinse forte i pugni con le braccia tese lungo i fianchi e
ringhiò:
«Sei... sei... sei
insopportabile!»
«Io sarei insopportabile?»
ribatté Vegeta inarcando le sopracciglia «Sei tu
quella che sta starnazzando
come un’oca!»
«Sta zitto!» strillò
isterica Bulma.
«Io non prendo ordini da
nessuno, chiaro?!» Vegeta si alzò in piedi
«Vedi di non parlarmi con quel
tono!»
«Oh, sei odioso quando fai
così! Non so come ho fatto a sopportarti in tutti questi
anni!»
Vegeta avanzò verso di
lei.
«No, sono io che non so
come abbia fatto!»
«E poi non mi capacito di
come abbia potuto piangere, due anni fa, quando ho saputo che tu eri
morto!»
continuò Bulma «Lacrime sparse al vento per
nulla!»
«Già, avresti dovuto
gioire della mia morte proprio come avrei fatto io se tu saresti
morta!»
«Si, infatti, su questo
penso che tu abbia ragione!» concluse Bulma con stizza.
Rimasero a fissarsi dritti
negli occhi. Ma solo per pochi secondi. In un soffio Vegeta le fu
addosso,
baciandola con passione. E anche Bulma rispondeva al bacio stringendosi
forte
al suo corpo muscoloso. Lui la spinse sul letto, sempre tenendosi
attaccato con
quel bacio, Bulma allungò la mano e tastò il muro
finché non trovò
l’interruttore della luce... e in un attimo, fu buio.
«Allora, Trunks, hai
il
permesso dei tuoi genitori?» domandò la maestra al
bambino dal bizzarro ciuffo
lilla che si era avvicinato alla cattedra «Se non ce
l’hai dovrai rimanere a
scuola e non potrai venire con i tuoi compagni.»
«Oh, si, che
ce l’ho,
signora maestra.» Trunks tese soddisfatto il suo diario.
La maestra lo
sfogliò e si
soffermò sulla pagina dove c’era scritto
l’avviso della gita. Si mise gli
occhiali e lesse ciò che vi era scritto. Alzò le
sopracciglia, sorpresa.
«Sicuro,
Trunks, che
queste sono le firme dei tuoi genitori?» chiese la maestra
guardando il
piccolo.
Trunks
annuì convinto.
«Certo,
signora maestra.
C’è quella di mia madre... e pure quella del mio
papà!» e il suo viso si
illuminò in un sorriso da un orecchio all’altro.
La maestra,
sbalordita,
riabbassò gli occhi sulla pagina di diario, dove
c’era scritto:
Avviso
Informiamo i genitori
degli
alunni che domani si terrà una gita con la classe. Si
andrà a vedere il museo a
Satan City di Scienza Naturale. Perciò il bambino ha bisogno
di un permesso
firmato dei genitori. La firma di entrambi sarà sufficiente.
Poi, più sotto, si
trovavano le due firme:
Bulma Brief
Vegeta, il Principe dei
Sayan