Fanfic su artisti musicali > Union J
Ricorda la storia  |      
Autore: Twayla    15/01/2013    13 recensioni
Perché diciamocelo, nonostante quello che affermano i nostri compagni di classe, noi non siamo mai stati così tanto amici.
Siamo in classe insieme da quando abbiamo cinque anni, George e io. Ma fino a quando non ne abbiamo compiuti undici ci siamo ignorati. Poi, accorgendoci l'uno della presenza dell'altra, ci siamo ritrovati seduti in banchi vicini, costretti a parlare. Ed è così che è iniziato tutto.
----
-Pronto?- biascico, la bocca ancora impastata.
-Alice? Oddio, per fortuna hai risposto tu!- Mi risponde una voce allarmata.
-Kate? Che succede?-
-George!- Mi risponde, come se fosse una cosa ovvia.
-Non parlarmi di lui, ti prego. Abbiamo litigato di brutto.- Le dico con voce smorta.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: George Shelley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Love story'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

ODI ET AMO

 

Sorrido, guardando lo schermo della televisione. Vederlo cantare tra gli altri ragazzi della band è bello, si vede che si divertono e questo non può che farmi piacere. Però ho paura che si dimentichi, che si dimentichi di me. Perché diciamocelo, nonostante quello che affermano i nostri compagni di classe, noi non siamo mai stati così tanto amici.

Siamo in classe insieme da quando abbiamo cinque anni, George e io. Ma fino a quando non ne abbiamo compiuti undici ci siamo ignorati. Poi, accorgendoci l'uno della presenza dell'altra, ci siamo ritrovati seduti in banchi vicini, costretti a parlare. Ed è così che è iniziato tutto. Però non eravamo amici. Litigavamo. A proposito di ogni singola cosa. Ed eravamo in continua competizione in ambito scolastico. Ricordo quella volta in cui passammo tutta l'ora con la mano alzata, sfidandoci con gli occhi, perché nessuno voleva essere da meno dell'altro, avrebbe significato una sconfitta, che nessuno dei due desiderava.

Rido a questi ricordi così buffi, mentre tu canti “Love story”. Se devo essere sincera preferisco di gran lunga la vostra versione.

Ma non perdiamoci in chiacchiere, torniamo alla nostra storia.

Litigavamo. E abbiamo passati anni a litigare, finché non abbiamo scoperto che saremmo stati nella stessa scuola, ancora. E in quel momento è stato lui quello maturo. Per parte mia contavo di ignorarlo, fare il viaggio in autobus la mattina con i miei amici, senza curarmi di lui, farmi nuovi amici in classe al più presto e non rivolgergli la parola, se non necessario. Ovviamente per evitare di continuare con i nostri fastidiosi battibecchi che a mio parere erano semplicemente inutile e fastidiosi. Ma tu mi hai stupito.

Esci?”. Questo è stato il messaggio che mi è arrivato, quel giorno d'estate mentre studiavo per passare gli esami che mi avrebbero permesso di lasciare la scuola che stavo frequentando.

Quando?”. Ho digitato velocemente in risposta.

Adesso. Credo che io e te abbiamo bisogno di scambiare due parole.”. Così mi sono infilata velocemente una canottiera un po' meno sgualcita di quella che indossavo, sono uscita di casa e l'ho trovato li, ad aspettarmi.

-Ciao.- Ho esordito io, non sapendo bene cosa dire.

-Ciao.- M ha risposto imbarazzato. Potevo capirlo, in fondo per noi era una situazione anormale. Da soli, fuori dall'ambiante scolastico, a parlare di non sapevo cosa. Ha sospirato, passandosi una mano tra i capelli, in un gesto che trovavo irritante, ma che, adesso lo so, fa solo quando è nervoso.

-Scusami per non averti avvertita, ma stavo passando di qui e ho pensato che prima avessi fatto questa cosa, prima mi sarei tolto questo peso.- Ha detto. La prima cosa che ho pensato è stata: “Ovviamente, passava di qui per caso, non è venuto qui apposta. Ma può dire qualcosa senza farmi irritare?” successivamente però ho preso un respiro e, cercando di controllare la voce, per non farla uscire acida, gli ho chiesto:

-E allora qual è questa cosa importante che devi fare?-

Lui mi ha guardato un po' prima di tendermi una mano. A quel punto non ho potuto fare altro che guardarlo stranita.

-Lo so, Alice, che io e te bisticciamo continuamente, che non mi sopporti e che odi i miei modi di fare. Però se dobbiamo stare in classe insieme ancora a lungo non possiamo continuare così, dobbiamo mettere da parte quello che è successo fino a questo momento e cercare di andare d'accordo. Altrimenti saremmo capaci di renderci la vita impossibile reciprocamente. Cosa ne pensi?-

Quel giorno me lo ricordo come se fosse ieri. La mia testa era piena di una vocina sghignazzante che ripeteva: “Chissà da quanto se lo prepara questo discorso!”. Ma io che ero e sono una persona matura, ho ricacciato indietro l'acidità, per poi sorridere e stringergli la mano, ancora tesa verso di me.

-Penso che tu abbia ragione, George.-

Così, quando l'anno successivo abbiamo preso l'autobus insieme, sedendoci vicini, e siamo entrati nella nostra nuova classe, tutti hanno pensato che tra di noi ci fosse qualcosa o che fossimo quanto meno migliori amici. Non abbiamo mai smentito niente di quello che insinuavano su di noi, perché io e lui sapevamo come stavano le cose in realtà. Ci sentivamo tantissimo nel periodo scolastico, facevamo spesso i compiti assieme, aiutandoci a vicenda, ma non appena iniziavano le vacanze diventavamo due estranei.

Ultimamente invece le cose sono cambiate. Siamo diventati amici, sul serio. Lui si confida con me e abbiamo passato del tempo insieme, per esempio a capodanno, siamo andati in montagna con i nostri amici. E io e lui, che abbiamo un'intesa speciale, siamo stati molto da soli, a parlare. E quando lui si è ubriacato, come non era mai successo, io ero con lui, lo sostenevo. A pensarci mi viene da ridere. Qualche anno fa mi sarei goduta lo spettacolo, comodamente seduta sul divano davanti alla stufa. Poi, tornati dalla vacanza, non abbiamo smesso di sentirci un attimo. Credo di poter affermare che siamo diventati migliori amici. Se qualcuno leggesse i nostri messaggi penserebbe che stiamo insieme. Ma lui lo fa apposta. Finge di essere il mio ragazzo, mi chiama amore, mi abbraccia ma soprattutto non vuole che io mi senta con nessuno. Dice che lui è l'uomo della mia vita, e quando lo fa io rido, di gusto, con il cuore. E allora lui mi segue a ruota, e questo fa stare bene me, ma anche lui.

Quando mi ha confidato che avrebbe voluto fare il provino ad X-factor l'ho visto così nervoso che mi sono precipitata da lui e l'ho praticamente costretto a farlo. E adesso è li, sul palco con il resto dei ragazzi. Gli Union J. Da quando è li, lontano da me, non ci sentiamo più così spesso, non mi scrive tanto, ma so che lo fa per mancanza di tempo. O almeno lo spero. Per questo ho paura. Perché se la band avesse successo lui si allontanerebbe inevitabilmente da me e io non sono più abituata a non sentirlo sempre. Probabilmente non mi cambierebbe nulla, in breve tempo tornerei a fare quello che facevo fino a due anni fa, che non era poi così male, ma non credo di volerlo.

Mi accorgo che il programma sta finendo e io, persa nei ricordi, non ho potuto vedere il resto delle esibizioni. Stanno nominando chi è salvo anche per questa settimana. Quando nominano la loro band li vedo esultare e abbracciarsi, stringendosi l'un l'altro. Sorrido, alzandomi di scatto da divano per la felicità ce l'hanno fatta ancora. Li vedo, tutti e quattro illuminati dal loro sorriso.

George è meraviglioso.” penso allegramente. Il che è un dato di fatto, George Shelley è sempre stato un bel ragazzo e in televisione ha la fortuna di avere uno staff che è li solo per farli apparire al meglio.

-Ottimo lavoro, ricciolino mio.- Sussurro.


 

Sono tranquillamente distesa a letto a leggere per la milionesima volta Orgoglio e Pregiudizio quando il mio cellulare fa uno squillo, per un messaggio ricevuto. Mi maledico mentalmente per essermi dimenticata di mettere la modalità aerea per non essere disturbata. Il nuovo messaggio è da un numero sconosciuto, così premo sopra l'icona del messaggio indecisa se essere scocciata o incuriosita.

Ciao Lily! La canzone è stata perfetta, spero tu mi abbia visto. Scusa se non ti ho scritto ultimamente ma ho il telefono senza soldi. Questo è quello di Josh. George.”

Sorrido, contenta che si sia ricordato di me dopo la puntata.

Ciao G. Si, vi ho visti e perdendomi nei ricordi non ho visto l'esibizione di Dan! Siete stati fenomenali. La voce di Josh mi piace tantissimo, ricordati di dirglielo.” La sua risposta mi arriva subito.

Non lo farò mai, tu sei mia.”

Ma cosa c'entra? Voglio solo fargli i complimenti.”

Vuoi fare i complimenti a Josh, vedere l'esibizione di Dan e poi magari rimpiazzarmi con uno di loro?” Mi chiede, lasciando che la gelosia, insensata visto che non conoscevo né l'uno né l'altro ragazzo, anche se con Josh avevo avuto il piacere di parlare al telefono. Con questi messaggi mi innervosisco, sembra che non capisca quanto io tenga a lui.

Qual è il tuo problema adesso George?”

Non so cosa stai facendo.” Queste risposte enigmatiche. Ragazzo mio, sii più chiaro.

?”

Non ti fai mai sentire. Non mi chiami, non mi mandi messaggi. Magari stai uscendo con qualcuno.”

Spero tu stia scherzando George. Ma non mi sembra un discorso da affrontare messaggiando.”

Esattamente mezzo minuto dopo il telefono inizia a squillare. Non ci credo, mi sta chiamando.

-Pronto?- Rispondo.

-Non sto scherzando Alice- Dice, calcando sul mio nome.

-È un discorso che non ha senso. Neanche tu mi hai scritto Magari hai trovato anche tu una ragazza che ti occupa il tempo libero.-

-Ma ti senti? Tu sai benissimo cosa sto facendo. Prove tutto il giorno. Mentre tu? Come passi le giornate? Con chi messaggi la sera, prima di addormentarti?-

-Non ci credo, non mi stai dicendo sul serio queste cose insensate.-

-Rispondimi Alice. Con chi messaggi?-

-Tu sei pazzo.-

-Sarò anche pazzo ma almeno non ti mento! Ti ho fatto una domanda- Mi ringhia contro.

-Louis!- Gli urlò in risposta, ormai troppo arrabbiata per poter fermarmi prima di far scattare la molla. Louis è un ragazzo d'oro, siamo sempre stati buoni amici ma in effetti, da quando George è lontano, il nostro rapporto si è consolidato, ogni sera mi scrive e a scuola mi aspetta per entrare o per uscire dalla classe. George e Louis erano amici. Poi hanno litigato, non ho mai saputo per cosa, e non sono mai riusciti a ricostruire il bel legame che avevano. Il silenzio che rimbomba nelle mie orecchie mi fa capire che ho sbagliato. Ho sbagliato ad urlargli addosso e a dirgli di Lou.

-Georgy..- lo chiamo, con quel soprannome che posso usare solo io, perché è nostro. L'ho chiamato così per farlo innervosire, quando avevamo dodici anni, ma poi è diventato un nomignolo affettuoso, per noi. Lui è il mio Georgy e io sono la sua Lily.

-Georgy niente. Ti lascio per un mese e tu mi rimpiazzi così? Con lui?-

-Non ti ho rimpiazzato! Sei veramente stupido se non capisci quanto ci tengo a te.-

La sua risata amara mi colpisce.

-Tu non ci tieni a me. Tu ami il fatto di sentirti amata. Sai cosa ti dico? Ora il compito è passato a qualcun altro. Ciao Alice.- Mi saluta freddamente, prima di staccare la chiamata. E io non posso far altro che guardare sconvolta il cellulare che tengo in mano. Non può essere davvero finito tutto perché io gli ho chiesto di fare un complimento a Josh. Scoppio a ridere, finché mi accorgo che in realtà sto piangendo. Dal nervosismo. Mi ha appena detto che non mi vuole più. E in questo momento capisco che questo mi fa veramente male. Vorrei averlo qui, davanti a me, per poterlo prendere a pugni, come faccio sempre -facendogli solo il solletico ovviamente-, e per baciarlo. Si, baciarlo. Perché io, me ne accorgo adesso, ho una terribile voglia di lui. E questa non può essere amicizia. Lo voglio qui, adesso.


 

È passata una settimana da quella sera. Non sono stata in casa ad autocommiserarmi. Sono uscita con le mie amiche, ho continuato ad allenarmi e a messaggiare con Louis. Perché non è colpa sua. In questi giorni ho maturato un pensiero. George è un deficiente. E io non ho intenzione di stare appresso ad uno stupido, che pensa di avere dei diritti su di me, per non si sa quale ragione. Nonostante tutto mi sono resa conto di essermene innamorata -si tratta di amore questo?- ma non ho intenzione di stare male per questo.

Così sono seduta al solito divano e lo vedo cantare. Sembra che se la passi bene anche lui. Il suo sorriso è quello di sempre, come anche lo sguardo. Finiscono all'eliminazione, ma riescono a passare anche quella volta, ma a discapito dei Distric3. Mi dispiace per quei ragazzi, Dan mi stava decisamente simpatico. Ripenso alle canzoni che hanno cantato stasera. Fix You e Set fire to the Rain. Ironia? Prendo il telefono di slancio e gli mando un messaggio.

Dovresti farlo. Consolarmi intendo, non distruggermi. Tua, Lily.” E nel momento in cui invio il messaggio mi complimento con me stessa per le citazioni. Fix You vuol dire chiaramente consolare, ma l'incendio con la distruzione sono un'accoppiata degna di un poeta. O forse no. Contemporaneamente però mi do della stupida per aver mandato quel messaggio. Così attivo la mia amata modalità aerea, per non vedere la risposta, che probabilmente non arriverà comunque.


 

La mattina dopo mi sveglio con un suono fastidioso che martella nella testa. È il telefono di casa. Mi alzo svogliatamente per andare a prendere il cordless, e rispondo tornando in camera, cercando di non svegliare il resto della famiglia che di domenica mattina dorme. Guardò l'orologio che indica mezzogiorno. A quanto pare non è poi così presto.

-Pronto?- biascico, la bocca ancora impastata.

-Alice? Oddio, per fortuna hai risposto tu!- Mi risponde una voce allarmata.

-Kate? Che succede?-

-George!- Mi risponde, come se fosse una cosa ovvia.

-Non parlarmi di lui, ti prego. Abbiamo litigato di brutto.- Le dico con voce smorta.

-Non capisci Alice! È qui! E non ha l'aria molto amichevole mentre parla con Lou. Anzi, sembra incazzato da morire.- È sempre più preoccupata e me ne accorgo.

-È li? Ma dovrebbe essere ad almeno due ore da qui!-

-Alice, per favore muoviti, non voglio che mio fratello venga ucciso.- Mormora ansiosa.

-Arrivo.- Lancio il telefono sul letto, mi vesto velocemente ed esco dalla camera, afferrando il mio cellulare. Non ci posso credere. È impazzito del tutto. Si presenta a casa di Louis a fare cosa? Lascio un biglietto a mamma e papà.

 

Kate mi ha chiamata urgentemente per i compiti, domani ha matematica e mi ha chiesto di darle una mano. Pranzo da lei. Alice.

 

Lou e Kate Waves sono gemelli e lei è la mia migliore amica, il che in questo caso è un'ottima cosa.

Prendo la bicicletta e incomincio a pedalare, con il vento che mi sferza il viso. Ho ancora i capelli arruffati, ho dimenticato i guanti e il burrocacao e sto imprecando contro chiunque mi abbia costretta a mettermi in bicicletta con il gelo polare di novembre. Ovviamente è colpa di George.

Dopo una buona pedalata finalmente arrivo a casa Waves. Arrivata alla porta suono il campanello e aspetto, con una calma che non mi appartiene, che qualcuno mi apra. Sento Kate urlare e immediatamente dopo la porta si apre, lasciandomi passare. Le chiedo spiegazioni togliendomi velocemente il cappotto e avviandomi in camera di suo fratello.

-Io non lo so Alice! Stanno urlando e non lo so, cosa devo fare?-

-Niente Katie. Lascia fare a me.- Le dico sospirando. Quando spalanco la porta con il nome di Louis, da cui provenivano urla e rumori non identificati, i ragazzi si voltano a guardarmi e immediatamente colgo nei loro occhi il sollievo da parte di Louis e la sorpresa di George, che non si aspettava di trovarmi qui.

-Che cosa cavolo sta succedendo?- Ringhio, per far capire quanto sono arrabbiata. Inviperita. Indiavolata.

Louis mi corre incontro e si ripara dietro di me, urlando un –Shelley è fuori di testa!-. Sospiro e gli appoggio una mano sulla sua, che mi tiene una spalla. L'altra è appoggiata sul mio fianco. Quando alzo lo sguardo su George lo vedo fissare quel punto con aria disgustata, le braccia stese lungo il corpo e i pugni stretti. Non può essere arrabbiato, non ne ha il diritto, non dopo come mi ha trattata e quello che mi ha detto.

-Louis,- esordisco, -cosa ci fa Shelley in casa tua?- Uso volutamente il cognome e vedo il ragazzo davanti a me strizzare gli occhi infastidito. Il fiato caldo di Lou sul collo mi fa rabbrividire quando risponde.

-Ha iniziato a blaterare cose su di te, sul fatto che non devo permettermi neanche di pensarti, che tu sei solo sua e che, testuali parole, se mai ti avessi toccata anche solo una volta ne avrei dovuto rispondere direttamente a lui.- Sono scioccata.-Shelley?- prosegue poi richiamando l'attenzione del moro su di se, -La sto toccando, proprio in questo momento e davanti a te.- Mi irrigidisco. A quanto pare Lou se le cerca. George chiude gli occhi e quando li riapre si avvicina a me cercando di scostarmi violentemente. Non credo sia una buona idea lasciare Louis alla mercé di Hulk, quindi gli poso le mani sul petto e lo fermo.

-George. Smettila di fare il cretino e ascolta me. Che cosa ci fai qui?- Non mi risponde, allora proseguo. -È vero quello che ha detto Lou?- lancia uno sguardo al ragazzo dietro di me, evitando i miei occhi. Sospiro.

-Bene, io e George dobbiamo parlare. Mi dispiace per tutto quello che è successo. Seguimi.- Gli ordino. Mi avvio verso l'esterno della casa e sento Kate costringere il mio amico a seguirmi. Quando sono in strada continuo a camminare, sentendo la sua presenza alle mie spalle. All'improvviso mi fermo e mi volto.

-Cosa avevi in mente?- Gli chiedo con tono acido.

-Non puoi capire.-

-Io non posso capire? Ascoltami, stupido ragazzino. Ti sei comportato da bambino, hai fatto una scenata solo perché volevo fare un complimento a Josh, mi hai costretta a rivelarti di Louis, che per altro è soltanto un amico, e mi hai piantata in asso, lasciandomi a piangere quella sera. Poi ti presenti qua, al posto di essere alle prove di quel maledetto show, dicendo a Louis che sono tua e che non può pensarmi e pretendi di dirmi che io non posso capire?- Finalmente ho sfogato la rabbia che tenevo dentro da una settimana. Mi sento più leggera. E per la seconda volta sto piangendo, e non me ne accorgo neppure. George si è avvicinato a me e mi ha passato un pollice sulla guancia. Mi sta fissando negli occhi. Mi sento un po 'in soggezione. Abbassa la sguardo e mi domanda:

-Hai pianto sul serio quella sera?-. Annuisco. -Anche io,- prosegue,- perché tu non sai quanto mi brucia dentro non sapere cosa fai, con chi sei e con chi parli. Sei sempre stata una costante nella mia vita, anche quando ci odiavamo, io sapevo che tu c'eri. Non riesco a pensarti con qualcuno che non sia io. Sono innamorato di te Alice. Ma so che tu non ricambi. Per questo me la sono presa con Louis. Pensavo che ti piacesse. E io non posso permetterti di allontanarmi da te. L'altra sera ho fatto una cavolata a dirti quelle cose ma ero terribilmente arrabbiato. Scusami Alice. Ti amo.- Mi ha abbracciata. Il suo mento sfiora la mia testa, che è appoggiata sul sul petto. Mi tiene stretta a se e sento il suo cuore battere. Mi scappa un singhiozzo, così mi scosto leggermente per guardarlo negli occhi. I miei sono sicuramente rossi e gonfi ma i suoi sono splendenti.

-Me l'hai mai chiesto?- Gli domando. So quello che che sto per fare.

-Cosa?- mi chiede confuso.

-Di Louis. O di qualunque altro ragazzo. No. Hai sempre dato per scontato il fatto che tu per me non contassi nulla. I miei sentimenti invece sono cresciuti, così come i tuoi. E hai ragione, sono tua. Solo tu puoi pensarmi, solo tu puoi toccarmi. Anche io sono innamorata di te Georgy. E lo show che stai facendo mi fa paura. Ho paura che incontrerai qualche persona famosa, che ti dimenticherai di me e tornerai ad ignorarmi. Ho questa paura perchè anche io ti amo.- Abbasso lo sguardo. Mai mi sarei aspettata un tale discorso da parte mia. Ma è vero, lo amo. E lui ama me. E forse ci siamo sempre amati. Con due dita mi alza il viso verso il suo e si avvicina fino a far sfiorare le nostre labbra.

-Ti amo, Lily.- Mi sussurra dolcemente prima di darmi quel bacio che, lo devo ammettere, speravo di ricevere da tanto, tanto tempo.

Odi et Amo. L'odio e l'amore sono due facce della stessa medaglia.





-------------------------------------------------------


Sinceramente è la prima One-Shot che scrivo, nonchè la prima storia che pubblico su Efp. Spero vi piaccia, non ci siano errori, in tal caso fatemeli notare. 
La trama è in parte autobiografica, nel senso chè è tutto vero, tutto realmente successo, fino alla parte dei migliori amici. Poi ho mischiato un po' di cose che mi sono successe, ho aggiunto X-factor, George ed ecco qua quello che è venuto fuori. 
Ringrazio già da ora chiunque leggerà e, nell'eventualità, chiunque mi dirà cosa ne pensa.  

Se qualcuno volesse aggiungermi su Facebook sono Twayla Efp, mentre su Twitter mi trovate sotto @SeriuslyStrange.

Besos,
Twayla.

  
Leggi le 13 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Union J / Vai alla pagina dell'autore: Twayla