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Autore: Hermione Weasley    03/08/2007    22 recensioni
Fece scorrere lo sguardo su di lui e notò con orrore che la maglietta gli stava davvero appiccicata addosso, che il petto era davvero così largo come si era immaginata, e il tessuto era davvero diventato trasparente dopo essere stato bagnato. Rimase a fissarlo, completamente inebetita, per una manciata di secondi prima che Ron stesso interrompesse quel bieco osservarsi in mezzo alla pioggia dirompente.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Okay, giuro che non sto impazzendo, ma complici la pioggia e il mal di pancia mi sono messa a scrivere di getto le prime cose che mi son venute in mente, ed è venuta fuori questa one-shot, Post-HBP, quindi niente spoilers.

La seconda parte di In The Pink Toilet (spoilers qui), sarà online domani sera al massimo, così le mie compari di DS non minacceranno di uccidermi xD

Detto questo, se avete tempo/voglia ecco qua la one-shot, semplicemente come una giornata un po' grigia può diventare improvvisamente qualcosa di interessante. E se avete voglia qualche commento mi farebbe mooolto piacere, grazie!

* Dedicata a Weasleygirl perché se a Londra non mi perderò sarà anche un po' merito suo, e perché la caramel hot chocolate mi fa golaaaaaaa.

* * *

If The Rain Must Fall


Oh life can be strange
Good and bad in so many ways
And in time you will find
That things are not always what they seem

Well i've got something to say
But you might laugh, joke or run away
Coz i'm awkward and nervous
Sometimes i dont say much at all

But if the rain must fall
If i lose it all
If the world comes down and takes my soul
If the sky turns black
And theres no no way back
It won't matter much to me
If i had you
All i need is your love
That's all i need
All i need is your love

Oh well dreams can come true
if you know inside you really want them to or you can sit you can wait
You can leave your fate in someone elses hands
Oh but I, I want you
And nothing else can make me feel the way you do
So i'm waiting, i'm wishing
That it's me you'll be holding tonight and every night


[ James Morrison - If The Rain Must Fall ]



Uscì nello spiazzo antistante la Tana, le mani infossate nelle tasche della felpa leggera che indossava. Fissò il profilo morbido e confuso delle colline circostanti assottigliando leggermente lo sguardo, infastidita dalla luce grigiognola a cui quella giornata l'aveva abituata. Rimase immobile per una manciata di secondi prima di decidersi a muovere qualche passo incerto verso il bosco vicino: era rimasta tutto il giorno chiusa in casa tentando di fare ordine in quella testa ultimamente incredibilmente caotica.
Stavano accadendo troppe cose e altrettante sembravano pronte a sconvolgerle la vita da un momento all'altro.
Hermione non si era nemmeno preoccupata di evitarle, sapeva che in qualche modo ci sarebbe andata di mezzo comunque, perché in fondo era esattamente quello che voleva.
Non avrebbe mai abbandonato Harry da solo in quella ricerca che si prospettava assolutamente folle, l'aveva promesso, aveva dato la sua parola e avrebbe mantenuto fede agli impegni presi.
Aveva già percorso la metà dello spazio che la separava dal bosco quando un flash improvviso la costrinse a chiudere gli occhi per una frazione di secondo.
Un lampo?
Alzò automaticamente gli occhi al cielo cinereo macchiato qua e là da sbuffi di nero che sarebbero sicuramente esplosi da un momento all'altro.
Possibile che in Gran Bretagna dovesse piovere anche agli inizi di luglio?
Sospirò, come per rassegnarsi alla prospettiva della pioggia estiva che l'avrebbe sicuramente sorpresa di lì a poco. Valutò per un attimo la possibilità di tornare dentro, ma l'idea non la ispirava per niente: aveva bisogno d'aria.
E poi l'odore della pioggia le piaceva, aveva un non so che di rilassante e familiare.
Dopo un attimo d'esitazione decise di riprendere a camminare, mentre un tuono scosse l'aria apparentemente ferma ed immobile.
Un alito di vento agitava appena le fronde degli alberi che delimitavano il bosco dal prato su cui sorgeva la casa della famiglia Weasley.
Aveva sostato a casa solo per pochi giorni, spiegando brevemente ai genitori cos'è che sarebbe successo di lì a poco, dopodiché era ripartita per la Tana.
Vi avrebbe soggiornato per un paio di giorni ancora, nell'attesa che i piani per il recupero di Harry fossero definitivamente messi a punto dai membri dell'Ordine della Fenice che ormai andavano e venivano senza sosta.
E puntualmente Molly insisteva per invitare questa o quella persona a pranzo o a cena a seconda dell'ora a cui si presentavano.
Lupin deteneva attualmente il record di proposte ricevute, probabilmente per questo era diventato anche il più bravo a declinarle con impeccabile charme, l'unico a cui la Signora Weasley poteva concedere un 'No, grazie'.
Durante quei giorni, Hermione aveva avuto la possibilità di scambiare quattro parole con quasi tutti coloro che passavano dalla Tana, era anche riuscita ad avere una conversazione semi-decente con Fleur Delacour, che ormai sembrava ospite degli Weasley in pianta stabile.
Dopotutto sarebbe diventata presto di famiglia sposando William, altrimenti conosciuto come Bill Weasley. Se da una parte Hermione riusciva malapena a sopportarla per quell'aria da superiore che sbandierava ai quattro venti sempre e comunque, dall'altra le era incredibilmente grata per aver accalappiato finalmente qualcuno, ritirandosi definitivamente dalla categoria 'single e disponibili'.
L'importante era che avesse concentrato le sue attenzioni su Bill, e non su un altro Weasley di sua conoscenza.
Hermione si era chiesta se sapendola la moglie di suo fratello, Ron avrebbe in qualche modo lasciato perdere quella stupida infatuazione che aveva sempre avuto per lei. Anche se non ci avrebbe scommesso poi tanto viste le occhiate che continuava ad intercettare da lui a Fleur (e ovviamente non viceversa).
Forse era per quello che non sopportava più di poter restare chiusa là dentro: tra lamentele e chiacchiere sempre più ripetitive, l'unica cosa che le interessava realmente erano i ragguagli dell'Ordine. Vivere alla Tana significava essere tagliati fuori dal mondo, o almeno secondo gli standard di Hermione. Pensare ad Harry le causava sempre quella stretta allo stomaco che la costringeva ad interrompere qualsiasi cosa stesse facendo per riprendere lentamente fiato, come dopo una corsa. Era terribilmente agitata e non avrebbe potuto negarlo neanche se avesse voluto.
Ron le aveva chiesto cos'è che non andava, ma a parte il motivo più imminente e lampante, Hermione non avrebbe saputo dirgli altro. Aveva tentato di parlarne con Ginny, ma sembrava tutto inutile: non avrebbe mai esternato chiaramente ciò che la turbava maggiormente in quel periodo.
Fatto sta che, complici sia il tempo tutt'altro che sereno e le continue attenzioni che Ron rivolgeva alla futura Signora Weasley (pensarla come la 'Signora Weasley' la rendeva un attimino meno terrificante ai suoi occhi), aveva solo bisogno di restare da sola, scaricare il nervosismo e la rabbia che aveva finora brutalmente represso.
Un altro fulmine squarciò la volta perlacea riportandola prepotentemente alla realtà: non stava per piovere, stava per arrivare un temporale in piena regola.
Si ritrovò a fissare il cielo per l'ennesima volta mentre una folata di vento un po' più ghiaccia del previsto la fece rabbrividire.
Si strinse nella felpa alla ricerca di un minimo di calore che faticava a trovare lì, nel bel mezzo di quel bosco che aveva avventatamente desiderato di esplorare.
Si rese conto di essersi addentrata più di quanto avesse voluto fare tra gli alberi alti e massicci, che non era abituata a vedere dalla Tana. Si era fermata, valutando attentamente le varie possibilità e meditando su una prossima mossa.
Sentì un fruscio di foglie alle sue spalle, che la distolse per un attimo dai suoi propositi di riflessione. Si voltò di scatto da dove era venuta, ma non vide nessuno.
Qualcosa di freddo e bagnato le scivolò su una guancia. Si portò una mano al volto, spazzando via quell'unica goccia di pioggia che le aveva bagnato il viso.
Ma questa venne innavertitamente seguita da un'altra, e un'altra ancora, e in un batter d'occhio l'acqua stava letteralmente scrosciando ovunque.
Hermione pareva non avere la forza di muovere un muscolo. Avete presente la famosa frase 'Guarda il lato positivo: peggio di così non può andare'? Ecco, era esattamente in quel modo che si sentiva: tradita dalle sue stesse aspettative. Tentava di essere positiva e ottimista, ma ultimamente c'era sempre qualcosa pronta a contraddirla, che fosse la notizia di un'alleanza rifiutata da parte di questa o quella specie magica (Goblins, Centauri o Fate che fossero) o le avvisaglie di un temporale che si stava attualmente manifestando in tutta la sua rabbia proprio su di lei.
"Grandioso," si ritrovò a pensare, continuando a restare immobile.
Se si fosse vista allo specchio in quel momento, probabilmente, si sarebbe trovata quasi comica: braccia conserte, postura rigida, capelli fradici che le si stavano appiccicando alla fronte in balia del diluvio universale. Decisamente la sua giornata non poteva fare più schifo di così.
Doveva tornare indietro o si sarebbe presa una polmonite e salvare il mondo scagliando contro i Death Eaters i suoi fazzoletti usati pieni di bacilli poteva sembrare un'idea divertente, ma non decisamente brillante.
Girò nuovamente su se stessa all'ennesimo rumore che la fece trasalire.
Si dimenticò prontamente della pioggia (alla quale ormai non faceva praticamente più caso) e si concentrò solamente sui rumori che la circondavano.
Silenzio... eppure era convintissima di aver sentito qualcosa, qualcosa che con la pioggia e il vento non c'entrava affatto. La situazione cominciava a non divertirla più di tanto.
Indietreggiò molto lentamente senza guardare esattamente dove stava andando, non che in quel momento le interessasse, ovviamente. Sgranò leggermente gli occhi, mentre tuoni, lampi e fulmini imperversavano senza alcun ritegno, allegramente accompagnati dalla pioggia torrenziale che stava rendendo praticamente impossibile distinguere qualsiasi cosa si trovasse ad una distanza maggiore di cinque metri.
Improvvisamente l'idea di uscire ad esplorare il bosco le sembrò incredibilmente stupida e priva di senso. Cosa sperava di trovare là in mezzo agli alberi? La risposta a tutti i suoi problemi? Ron mezzo bagnato e gocciolante che con la maglietta appiccicata al petto largo e rassicurante la riportasse a casa sana e salva?
...
Non sapeva da dove le fosse uscita quell'idea anche se ripensare a quell'immagine che per un breve attimo le si era dipinta in testa non le dispiaceva affatto. Il Quidditch era riuscito a farlo diventare più prestante ed atletico. Certo, Ron restava sempre lo stesso, anche perché Hermione non era molto sicura che l'idea di un nuovo Ron l'aggradasse realmente.
Si era riscoperta così dannatamente gelosa in quei giorni che la tensione che si era instaurata tra loro due si sarebbe potuta tagliare col coltello.
Ma cosa ci poteva fare se non era alta, bella, bionda, occhi azzurri e tante altre cose carine che evidentemente Ron amava ritrovare in una ragazza?
Le bastò pensare a Lavender Brown per comprovare la sua teoria: a Ron piacevano le bionde. Le bionde belle e decisamente fuori dalla sua portata: Hermione non avrebbe mai potuto competere con Fleur o Lavender.
Lei era... solo Hermione Granger, niente di più. Una fitta di risentimento non tardò a farsi sentire mentre, ancora indietreggiando, inciampò su una radice che fuoriusciva dal terreno e che non era riuscita a vedere visto che non stava proprio guardando dove andava. Trasalì bruscamente perdendo per un attimo l'equilibrio.
"Dannazione," pensò, mentre un movimento improvviso catturò nuovamente la sua attenzione.
No, stavolta aveva davvero visto qualcosa, non se l'era assolutamente inventato.
Si fece improvvisamente determinata e aggirò con molta cautela la quercia nelle cui radici era inciampata.
Continuava a girarci intorno, ma di qualcosa che non fosse un mucchio di foglie o pioggia non ce n'era la minima ombra. Si fermò di nuovo, sentendosi immensamente stupida. Che diavolo stava facendo? E poi come aveva fatto a dimenticarsi la bacchetta in casa? Aveva forse scordato le mille e più raccomandazioni dei membri dell'Ordine? Come aveva fatto ad essere così dannatamente stupida? Cos'è che l'aveva distratta?
La risposta 'i pettorali di Ron' la attraversò fulminea, ma Hermione (dopo essere arrossita furiosamente solo al pensiero) continuava a ripetersi che era stata una svista puramente casuale causata dalla pioggia e dal rincoglionimento che le infondeva quel tempo.
Senti un ghignare improvviso e agghiacciante risuonarle di fronte, ma al solito non riusciva a vedere niente. Si raggelò internamente, riprendendo ad indietreggiare quasi inconsapevolmente.
Si stava mettendo nei guai? Non lo sapeva, ma era convinta di starsi avvicinando preoccupantemente alla soglia di pericolo. Di nuovo quella risata, stavolta rabbrividì nel vero e proprio senso della parola.
Si voltò di scatto decisa ad andarsene di lì il più velocemente possibile, ma andò a sbattere contro qualcosa di alto, morbido e zuppo d'acqua.
No, non era una spugna gigante che andava in giro per le foreste inglesi (roba che avrebbe sicuramente interessato Luna per la rivista di suo padre).
"OCCRISTO!" Gridò Hermione colta di sorpresa, facendo schizzare lo sguardo in alto, aspettandosi chissà cosa. Magari un Death Eater in cerca di vittime, magari un...
"Ron?" Chiese subito dopo mentre la paura e l'agitazione sfumavano in qualcosa di molto simile al fastidio vero e proprio.
Ronald Weasley la stava fissando dall'alto del suo metro e ottantasei, una spalla appoggiata alla quercia, le braccia conserte strette al petto, e un'espressione piuttosto strana dipinta sul volto.
Hermione si chiese se stesse bene. Le opzioni erano due: o era rimasto venti minuti fermo lì studiandosi la posizione da assumere nei minimi dettagli per fare colpo, o semplicemente si era completamente e definitivamente bevuto il cervello.
La seconda, tra le due, le sembrava attualmente la più probabile, visto che Ron aveva occhi solo per la sua dolce, bellissima e occupatissima (Hermione parve soddisfatta a quel superlativo assoluto che sminuiva completamente il pericolo che Fleur costituiva per lei) signorina Delacour.
Fece scorrere lo sguardo su di lui e notò con orrore che la maglietta gli stava davvero appiccicata addosso, che il petto era davvero così largo come si era immaginata, e il tessuto era davvero diventato trasparente dopo essere stato bagnato. Rimase a fissarlo, completamente inebetita, per una manciata di secondi prima che Ron stesso interrompesse quel bieco osservarsi in mezzo alla pioggia dirompente.
"Che ti è saltato in mente? Tenti di annacquarti il cervello?" Domandò Ron, carino come sempre. Adorava questa sua componente di dolcezza mista ad assoluta cafonaggine che lo contraddistingueva dai ragazzi ordinari.
"Volevo fare una passeggiata," ribattè lei, scostandosi i capelli dalla fronte: non osò immaginare a quanto ridicola dovesse sembrare in quel momento.
Persa in quel suo personalissimo filmino mentale che la vedeva protagonista assoluta di una tragedia consumata in un bosco, sotto un temporale, con un pezzo di gnocco che continuava a sognare ogni santa notte.
"Pezzo di gnocco?" Si chiese incredula un secondo dopo aver realizzato ciò che aveva pensato. "Pezzo di gnocco?!!" (Quella domanda le risuonò nella testa diciamo... un centinaio di volte, come poteva definire Ron 'un pezzo di gnocco'? Le erano andati di volta gli ormoni?).
"Hai scelto il momento adatto, vedo," rispose lui con tono marcatamente ironico.
Era rimasto nella stessa posizione in cui Hermione l'aveva trovato.
Fece per dire altro, ma di fronte a quella visione decise che non riusciva a pensare a niente di vagamente sensato.
"Potresti smetterla di guardarmi così?" Decise di chiedergli infine.
"Così come?"
"Così da... da marpione, playboy, sciupafemmine," borbottò lei sperando ardentemente che la pioggia fosse così forte da fargli arrivare le sue parole abbastanza distorte da non essere del tutto comprese.
"Marpione?" Il tono di Ron sembrava improvvisamente impanicato.
"Sì, insomma, mi stai guardando con l'occhiata da Dio-quanto-sei-bella-Fleur," disse senza riuscire a vederlo chiaramente.
"Prego?"
"Hai capito benissimo, dai," disse.
Era nervosa, si capiva, si vedeva e si sentiva anche dal tono di voce.
Ron parve un attimo risentito dalle sue parole perché tacque per una quantità di tempo che sembrava non finire mai.
"Hermione... ?" Le parole gli erano uscite di bocca un po' acute.
"Che c'è?" Chiese lei spavalda e quasi strafottente.
"La tua... camicia," azzardò lui.
"La mia camicia? Che c'entra la mia camicia? Di che stai parlando?"
"La tua camicia -"
"Sì ho capito!" Sbottò lei senza dargli il tempo di terminare la frase.
"No che non hai capito!"
"Ma cosa?!"
"Sei trasparente," mormorò lui abbassando di colpo il volume della voce.
"Trasparente? Ma che diavolo stai -"
Abbassò lo sguardo sulla camicetta chiara che faceva bella vista di sé sotto la felpa aperta.
Ed era effettivamente... trasparente.
Sgranò gli occhi inorridendo potentemente alla visione del reggiseno che non stava indossando. Era tutto in bella vista! E Ron la stava... fissando.
Ron la stava fissando!
Si maledì con così tanta foga che venir inghiottita dal terreno le sembrò una prospettiva piuttosto allettante.
Lo sguardo del ragazzo le stava ancora appiccicato addosso più o meno quanto il tessuto fradicio della camicia le stava attaccato alla pelle.
Non reagì per un minuto buono, ma non appena la connessione fu fatta, le braccia le scattarono ad altezza petto per coprire ciò che la pioggia aveva reso furtivamente visibile.
Se fossero stati capaci di vedersi più chiaramente, si sarebbero entrambi resi conto che i loro visi erano di un favoloso color peperone che Hermione non avrebbe mai augurato a nessuno.
"Anche tu sei trasparente, comunque," decise di dire lei in uno sprazzo di simpatia acuta.
"Eh?" Le fece eco Ron, studiandosi per un attimo.
Sì, okay, non era esattamente la stessa cosa, ma oh, non aveva trovato niente di meglio da dirgli di fronte all'innegabile evidenza che l'evidente era visibilissimo.
"Sei trasparente," ripeté lei, continuando a coprirsi.
"E con ciò?"
"No, niente," finì per tagliar corto lei.
Fece una breve panoramica del luogo in cui si trovavano come per occupare decentemente il tempo e distrarsi da ciò che traspariva.
"Mi hai seguita?" Domandò infine, evitando accuratamente il suo sguardo.
"Sì," rispose lui.
"Eri tu che ridacchiavi in quel modo?"
"No. Uno gnomo, forse," suppose.
"Capisco."
Si sentiva incredibilmente stupida a stare immobile in quel modo, le mani sul seno, lo sguardo perso chissà dove tra i fumi che evaporavano dal terreno.
Sussultò violentemente all'ennesimo tuono che rimbombò un po' ovunque.
"Non ci conviene stare sotto gli alberi," disse Ron, "cadono i fulmini, è pericoloso."
"Va bene," convenne lei.
"Torniamo indietro," continuò lui, "però passiamo di qua così ti faccio vedere il lago da un'altra prospettiva."
"Okay," acconsentì Hermione vagamente sorpresa da quella proposta... che poi tanto proposta non era, ma una semplice decisione presa, probabilmente, sul momento.
Ron le poggiò una mano sulla schiena bagnata indirizzandola a destra.
"Di qua," le indicò, mentre entrambi sussultavano al contatto come due deficienti.
Sì, perché era proprio da deficienti che si sentivano tutti e due in quell'istante.
"O-okay," balbettò lei.
Ripresero a camminare fianco a fianco, mentre la pioggia non sembrava voler accennare a diminuire.
"Sei arrabbiata?" Domandò Ron ad un certo punto.
"No, perché?" Rispose lei.
"Boh, non lo so... ," borbottò lui in risposta, "sembravi arrabbiata quando sei uscita."
Ron la stava spiando? Per quanto l'aveva osservata? L'aveva seguita fino al bosco e anche... anche prima?
Il pensiero la destabilizzò per un attimo.
"Solo un po' nervosa, suppongo," mormorò.
"Capito... non che tu non ne abbia i motivi eh!" Esclamò, lanciandole un sorriso attraverso le ciocche di capelli che gli ricadevano bagnate sulla fronte.
"Già," fece una smorfia nel dirlo. "Fleur non fa altro che parlare del matrimonio."
Sentirgli dire il nome di lei non le piacque affatto, il suo cervello si mise a strillare 'Occupatissima! Occupatissima! Occupatissima!'
"Non la sopporto più," aggiunse Ron.
"Occupatissima! Occupatis - ," si interruppe di colpo. "Non la sopporti più?" Chiese seriamente stupita.
"No, non vedo l'ora che Bill se la porti via! Lascia i suoi vestiti ovunque e - "
"Credevo ti piacesse," sentenziò Hermione impedendogli di andare avanti.
"Nah," rispose Ron ficcandosi le mani in tasca (faticosamente, visto che i jeans erano fradici).
La notizia colpì Hermione come una sassata in piena faccia: si sentì subito ben disposta verso il ragazzo, e ritrovò prontamente il sorriso, come se le avessero appena detto che Natale era stato anticipato al giorno dopo.
E smise improvvisamente di piovere.
Hermione non si degnò di notarlo subito visto che, essendo scivolata un po' più indietro di Ron, si era ritrovata a fissargli il fondoschiena molto poco velatamente... a dir la verità non se n'era nemmeno accorta, ma lo stava fissando sul serio!
"Ci siamo quasi," la informò Ron, riportandola alla realtà. Gli stava fissando il sedere! Lo stava facendo sul serio! E aveva anche pensato che non era niente male.
... si sarebbe voluta affogare per quel pensiero.
Solo dopo essersi data dell'emerita imbecille per un minuto buono, ebbe l'accortezza di rendersi conto che aveva effettivamente smesso di piovere.
Tirò un sospiro di sollievo, ma gli abiti le stavano ugualmente appiccicati addosso risaltandole le forme snelle e minute.
Deglutì a fatica continuando a seguire il ragazzo fino a quando non uscirono nuovamente sul prato, proprio di fronte ad un laghetto di dimensioni non troppo vaste, ma comunque un bel laghetto.
Ron, completamente fradicio con un petto largo e un sedere degno di nota, l'aveva portata a vedere un bellissimo lago subito dopo la pioggia.
Tra non molto sarebbe venuto fuori l'arcobaleno e allora il quadretto sarebbe stato assolutamente perfett -
"Ecco la pozza," le parole di Ron stroncarono la sua fantasia romantica con un nonnulla.
"Ah," constatò lei. Ma non era una pozza! Era un bel laghetto!
Ci fu ancora silenzio.
"E' molto alto?" chiese poi, tanto per dire qualcosa.
"No, non tanto."
"Mh," con un mugugnio sommesso gli fece capire d'aver afferrato.
Rimasero immobili a fissare la superficie del lago, come pietrificati.
"Hermione?" Ron l'aveva inaspettatamente richiamata, "a me Fleur non piace," sentenziò.
Lei lo occhieggiò non troppo convinta di sapere dove volesse andare a parare.
"Me l'hai già detto," fece notare.
"Hai ragione," disse non troppo entusiasta lanciandole un'occhiata di traverso, al che Hermione ebbe la decenza di tirar su la zip della felpa (perché non ci aveva pensato prima?!).
"Lo odio questo silenzio," disse subito dopo.
Hermione non sapeva esattamente come prenderla.
Altra pausa, un po' troppo lunga.
"Sai nuotare?" Le chiese poi.
Okay... se c'era una cosa chiara in quel momento era che Hermione non ci stava capendo un tubo di quello che stava passando per la testa al diciassettenne che le stava di fianco.
"Certo."
"Bene."
Silenzio.
Hermione sospirò tornando a fissare la Tana.
"Uh guarda, sembra che tuo padre ab - ," ma si interruppe di colpo quando la terra le mancò improvvisamente da sotto i piedi.
Le mani di Ron la tenevano saldamente stretta e appiccicata al suo famoso largo petto.
"Ron!" Squittì improvvisamente, rendendosi conto di essere stata sollevata di peso.
"Che?"
"Che fai?!"
"Sta' a vedere!" Esclamò allegro percorrendo il mini ponticello che si snodava quasi fino al centro del lago. E arrivato sul bordo, la fece cadere in acqua senza troppe cerimonie.
Sprofondò, mentre tutta una serie di domande le affollavano la mente, mentre l'acqua si richiudeva sopra di lei.
Era scemo? Aveva fumato erba? Aveva bevuto troppo Firewhisky? O semplicemente l'ultimo neurone di cui disponeva era temporaneamente svenuto?
Hermione non lo sapeva, ma decise che... avrebbe dovuto agire.
Non riemerse e nuotò fin sotto il ponticello.
Se fosse risalita in superficie avrebbe sentito i richiami di Ron, che si facevano man mano più preoccupati mentre un'assurda convinzione si faceva strada nella sua testa: aveva affogato Hermione Granger, l'unica ragazza di cui gli fosse mai importato qualcosa.
Nel frattempo, lei ricomparve aggrappandosi ad uno dei pali infissi nel fondale.
Fu ben attenta a non fare alcun rumore mentre si issava sulla superficie di legno sospesa sull'acqua.
Dopodichè si affrettò verso Ron che ancora la chiamava e lo spinse con forza nell'acqua.
"Aaah!" Cacciò un urlo, voltandosi appena in tempo per vederla, afferrarla per un polso e trascinarsela dietro, dentro il lago.
Si agitarono sott'acqua per un paio di secondi prima di riemergere per riprendere fiato.
"Sei impazzita! Credevo fossi morta!"
"Sei stato tu ad iniziare!"
"Io non ho fatto finta di morire!"
"Ma nemmeno io!"
"E tu come lo chiami il non riemergere per una quantità spropositata di tempo?"
"Saranno stati quaranta secondi al massimo!"
"Quaranta? QUARANTA! Devi rivedere la tua concezione di tempo, Hermione!"
"Che cosa?!"
"La tua concezione di tempo."
"Sì, ma non ha senso!"
"Sì che ce l'ha!"
"Ti dico di no, Ronald!"
"Non chiamarmi, Ronald, Hermione!"
"E tu smettila di dire cose strane!"
"Ma io non ho detto niente di strano!"
"Che fingevo di essere morta non ti pare strano?!"
"No!"
Hermione lo schizzò in faccia senza alcun ritegno.
Era stato un botta e risposta anche troppo protratto per i suoi gusti e quello le era sembrato il modo migliore per tagliare di netto la discussione.
"Pessima, pessima mossa," la redarguì lui avvicinandola molto poco rassicurantemente.
"Ehi! Che fai?" Lei iniziò a nuotare all'indietro un po' impacciata dagli abiti che ancora indossava.
"Mi vendico."
E le saltò letteralmente addosso, spingendola sott'acqua. "Weasley regna!" Tuonò come un idiota, mentre Hermione riemergeva sputacchiando acqua ovunque.
"Ora... "
Lo ripagò esattamente con la stessa moneta, con l'unica differenza che, per farlo affondare, gli era dovuta salire praticamente sulle spalle.
"Granger vince!" Esclamò prima di riuscire ad impedirselo, mentre la vista di un Ron totalmente fradicio che tornava in superficie, con i capelli completamente in avanti, la fece scoppiare a ridere di punto in bianco.
"Non ridere!" Borbottò lui puntandole un dito contro.
Ma lei non si degnò di smetterla, presa da un attacco di ridarella più potente del solito.
"Hermione!" La richiamò all'ordine, ma, non ottenendo alcun risultato, decise di farsi giustizia da solo.
Lei gli si aggrappò alle spalle, in una specie di non voluto abbraccio, per impedirgli di buttarla giù senza restare in superficie: se affondavano, l'avrebbero fatto insieme.
"Nooo, cos'è la mossa della cozza?"
"Mossa della cozza?"
"Sì!"
"Io non sono una cozza!"
"Lo so, non intendevo dire che sei una cozza, le cozze sono brutte, lo so."
"Quindi non sono brutta?"
"Quindi - ," Ron si interruppe, rendendosi conto di ciò di cui stavano amabilmente parlando a mollo nel bel mezzo del lago, avvinghiati l'uno all'altra, "- no," finì per dire visto che, ormai, aveva iniziato.
Le si imporporarono le guance. Il cervello le stava suggerendo di sganciarglisi di dosso subito, e l'avrebbe anche fatto se non avesse avuto paura di affogare, nervosa com'era.
"Grazie," riuscì a dirgli infine. Valutò per un attimo la possibilità di ricambiare, ma la prima cosa che le venne in mente fu 'hai un bel sedere', perciò decise di cambiare idea e accantonare il proposito che si sarebbe rivelato sicuramente controproducente.
Ron la stava fissando, apparentemente senza curarsi della sfacciataggine con cui lo stava facendo.
Hermione stava ricambiando, anche perché non avrebbe potuto/voluto fare altrimenti in quel momento.
Era tra le sue braccia, tanto bastava. Che poi fossero in una pozza era un semplice, del tutto insgnificante dettaglio che poteva anche trascurare.
"Hermione?"
"Mh?"
"Quando... ," si interruppe, sospirando, incitandosi mentalmente ad andare avanti, "... quando finisce tutto o quando sta per finire, tutto... "
"Sì?"
Lui fece schioccare la lingua.
"Ricordami che devo dirti una cosa."
"Una cosa?"
"Una cosa."
"Okay," acconsentì lei senza capire.
Ron la vide aprir bocca, e la anticipò, "no, niente domande." Hermione la richiuse senza emettere alcun suono. Gli sorrise comunque.
La situazione non sembrava più tanto scomoda: sarebbe potuta rimanere lì ancora per ore, ore, ore e -
"Maaaaaaaaaaaaaaaaaammaaaaaaa, Ronniekins sta seducendo Hermione!" La voce di Fred era risuonata direttamente da sopra le loro teste.
"Dio, Fred, hai proprio ragione," iniziò anche George, comparso apparentemente dal nulla, "Ronnie spero che tu abbia ancora addosso le mutande," lo ammonì.
Hermione era diventata un iceberg, Ron il pomodoro più maturo dell'universo.
"Sta' zitto!" Gli urlò contro, sciogliendosi immediatamente da quello pseudo abbraccio.
"Non ti avrà mica portato sulla casetta sull'albero, vero Hermione?" Chiese Fred, sempre in tono canzonatorio.
"Sarebbe stato romantico, vero Fred?"
"Giusto, George!"
Ron stava cercando di risalire sul ponte, ma Fred lo rispinse dentro.
"Avvertici quando sarai pronto per una spiegazione dettagliata sul sesso," disse George, "non vogliamo che il nostro fratellino ci arrivi impreparato."
"ZITTI!"
"Non ti devi vergognare, sono fatti della vita," sentenziò solennemente Fred.
"Ve lo do io il fatto della vita! Dritto in un occhio! A tutti e due!" Tuonò Ron rinunciando a risalire.
Hermione li fissava a dir poco sconvolta, senza sapere se ridere o piangere.
Fatto sta che, quando Fred nominò un qualcosa di resistente e in diversi gusti a seconda delle esigenze, desiderò quasi di essere annegata qualche minuto prima.
E Ron doveva... dirle una cosa.
Alla fine di tutto.
"Ronnie è frigido! Ronnie è frigido!" Gongolavano in coppia Fred e George, improvvisando un balletto.
"Aspettate che venga su e ne riparliamo," continuava ad urlare Ron, "NE RIPARLIAMO!"
"Che venga su?" Chiese Fred, "uhuhuhu, non si dicono queste cose Ronniekins."
Hermione rise.
La giornata, in fondo, non si era risolta poi così male come aveva previsto.

* * *


Fine. Spero vi abbia fatto sorridere almeno un po'^^
  
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