Passo dopo passo la città si delinea davanti ai tuoi occhi,
i contorni dei palazzi si definiscono,
poco per volta,
senza fretta.
Avanzi verso l’ignoto,
verso il bianco,
cerchi gli alberi,
le punte dei rami,
perse nel bianco.
Non sai da quanto cammini,
le dita non si muovono,
l’energia è incanalata in gambe ed occhi,
il resto del corpo è un accessorio.
Sola, in mezzo al trambusto della città,
cammini.
Cammini col naso che punta al cielo,
non puoi farne a meno,
è così bianco,
e grigio,
riflesso dei pensieri,
gli occhi fissi in quello specchio.
Incroci persone,
quanti di loro sono già entrati nell’ingranaggio?
Quanti di loro sono ancora scissi dal mondo?
Le dita sono gelide,
mille spilli le trapassano.
Un edificio si avvicina,
i contorni di una porta,
sempre più vicini,
sempre più intensi.
Il tuo corpo varca la soglia,
l’altra metà resta fuori, immobile.
Non ti volti a guardarla,
finiresti per tornare indietro.
Quella figura grigia ti fissa ancora un poco,
capisce che non tornerai
e svanisce, nella nebbia.