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Autore: ValHerm    04/08/2007    9 recensioni
Una sera d'inverno, la pioggia scrosciante, una strana malinconia nell'aria. Una sera in cui Conan e Ai si sentiranno più vicini che mai. Dove troveranno la forza di andare avanti, insieme. Scoprendo di tenere l'uno all'altro, più di quanto pensino.
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Shiho Miyano/Ai Haibara
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Resta con me”

“Resta con me”

 

Il volto triste di una bambina si specchiava davanti ad una finestra. I suoi tratti venivano oscurati dalle nuvole grigie che occupavano il cielo. Era tardo pomeriggio, e il sole era già scomparso. L’oscurità della notte stava per posarsi sulla città, come un velo nero che solo il calore del sole poteva scacciare.

La bambina aveva i gomiti sul davanzale, e sembrava attraversata da mille pensieri.

Questo perché non era una bambina come le altre.

 

Erano pochi a conoscere la vera identità di Ai Haibara.

Ma, anche chi non sapeva chi in realtà fosse, riusciva a scorgere un velo di tristezza nei suoi occhi. Una tristezza che nasceva da un dolore ancor più grande. Il dolore di aver perso qualcuno di davvero importante.

Ma, ciò che tormentava lo sguardo di Ai, in quegli istanti, era una paura diversa.

 

La paura di perdere chi era rimasto.

 

Chi l’aveva accolta come una figlia, chi come un’amica.

Le uniche persone che le avevano donato affetto dopo tanto tempo.

Se loro le avessero trovate… le avrebbero uccise.

Ogni volta veniva sfiorata da quei pensieri. Non voleva perdere un’altra famiglia.

Erano ormai minuti che se ne stava lì, in silenzio, chiedendosi perché la vita fosse così ingiusta con lei. Perché doveva sentire un vuoto così devastante nel suo cuore.

Un vuoto che probabilmente nessuno avrebbe saputo colmare.

Quel cielo grigio, carico di malinconia, sembrava proprio adattarsi a ciò che la bambina portava dentro.

 

Ai si tolse dalla finestra, e decise di uscire.

Si preparò in fretta, e si diresse alla porta principale.

Quando posò la mano sulla maniglia, la voce del dottor Agasa la raggiunse.

-Ai? Dove stai andando?- chiese l’anziano.

Ai sorrise.

-fuori. Torno presto-.

E così chiuse la porta, incerta ancora se avrebbe avuto la forza di fare ciò che aveva detto.

 

*

 

Conan era in casa in quel momento. Anche lui stava fissando il cielo scuro, albergato da sentimenti non molto allegri. Anche la sua situazione non era delle migliori. Era costretto in un corpo da bambino, quando in realtà non lo era. Doveva aspettare nascosto nell’ombra, poiché non poteva correre il rischio di essere scoperto. Loro avrebbero saputo. Loro avrebbero reso la sua vita un inferno.

-Papà!- urlò Ran dalla cucina –smettila di leggere quel giornale e mangia! Guarda che si fredda, sai?-

-dai Ran non scocciare…- mormorò stancamente Kogoro, continuando a leggere.

Conan vide Ran avvicinarsi pericolosamente a Kogoro, ed ebbe il presentimento che presto il detective avrebbe fatto una brutta fine.

-Papà!!- urlò la ragazza –dammi questo giornale!-.

Così la ragazza sfilò il giornale dalle mani del padre, lo arrotolò per bene e mise le mani conserte.

-dai Ran…- cercò di dire Kogoro.

-cosa devi fare ora, papà?!- riprese Ran con aria minacciosa, brandendo il giornale che aveva appena arrotolato.

-ehm… devo mangiare…- rispose piano il detective, spaventato dall’aria furibonda della figlia.

Conan si voltò sorridendo. Era vero, aveva la tristezza nel cuore. Ma, fino a quando coloro a cui teneva di più stavano bene, cercava di andare avanti, con il pensiero che un giorno da quell’incubo si sarebbe destato.

 

*

 

Ore dopo aveva cominciato a piovere. Stava facendo buio, ed Ai non era ancora tornata a casa. Preoccupato, il dottor Agasa decise di chiamare Conan.

-Shinichi?- chiese l’anziano con voce preoccupata.

-si dottor Agasa- rispose Conan –mi dica, la sento preoccupato-

-vedi, è per… Ai- riprese piano il dottore.

Conan ebbe un brivido lungo la schiena, e la paura cominciò ad attanagliare il suo cuore.

-cos’è successo?!- chiese alzando il tono di voce.

-vedi Shinichi… è uscita, ore fa… ma… non è ancora rientrata-

-cosa? Ma è buio, e piove… non si preoccupi, vado a cercarla io-

-vengo con te, ti darò una mano-

-no- rispose fermo il bambino –è una questione che devo risolvere da solo. Stia calmo. La troverò-.

Conan chiuse la chiamata prima che il dottor Agasa potesse rispondergli.

L’anziano guardò perplesso la cornetta del telefono. Era incredibile come quei due si fossero legati.

La situazione che condividevano aveva contribuito a farli unire sempre di più.

E Shinichi considerava Ai come qualcosa da proteggere, ormai.

 

*

 

Conan aveva afferrato l’ombrello, ed era corso verso la porta d’ingresso. Alla domanda di Ran “dove pensi di andare a quest’ora” il bambino aveva risposto un frettoloso “dal dottor Agasa”.

E adesso correva per le vie della città, sotto l’ombrello, con gli occhi sbarrati e una paura crescente.

Kogoro e Ran erano al sicuro, lo sarebbero rimasti.

Ma… Ai… non lo era.

Perché diamine quella ragazza non gli dava mai retta!

Conan sapeva chi le dava la caccia. Per questo, aveva paura per lei più che per chiunque altro. Lei era quella che rischiava di più, ora come ora. E, spesse volte, decideva di correre quel rischio da sola.

Il bambino si maledì mentalmente per non averla sorvegliata abbastanza. Ormai conosceva Ai, e sapeva che non era malvagia. Che aveva lavorato per l’organizzazione solo perché la sua famiglia ci era dentro. Che se avesse potuto non avrebbe intrapreso quella vita, ma quella di un comune essere umano.

Sapeva che aveva perso la famiglia. E, che l’unica famiglia che le era rimasta, erano loro.

Avrebbe fatto di tutto pur di metterli al sicuro. Anche morire da sola.

 

Ma lei non aveva capito.

 

C’era ancora qualcosa per cui vivere.

Non sapeva l’enorme vuoto che avrebbe lasciato, se se ne fosse andata.

 

Mentre Conan correva furiosamente verso il nulla, passò davanti al cimitero. Rallentò il passo, sicuro di aver visto una piccola figura accovacciata al suo interno.

Si fermo davanti al cancello del cimitero.

Riprese a correre verso la figura, che, appoggiata ad una tomba, aveva lo sguardo basso.

Anche se riusciva solo ad intravederla, il bambino riuscì a capire chi fosse.

 

Conan rallentò nuovamente il passo, fermandosi di fronte ad Ai. Era accovacciata, stringeva le ginocchia, e aveva il volto basso, coperto dalla frangetta. Era bagnata fradicia. I capelli le cadevano attaccati sul viso, e i vestiti erano zuppi.

 

La tomba era quella di Akemi Miyano.

 

Ai alzò piano lo sguardo, e vide Conan fissarla con uno sguardo strano.

-Sei riuscito a trovarmi anche stavolta- disse lei –mi congratulo con il tuo sesto senso, Shinichi-.

Conan tese piano la mano alla bambina. Ai guardò la mano stranita. Piano, tese la sua, e afferrò quella dell’essere umano che più al mondo le voleva bene.

Quando furono in piedi, alla stessa altezza, Ai si rese conto che Conan aveva uno sguardo diverso. Sembrava un misto di sollievo, gioia e dolcezza.

Senza che avesse potuto dire nulla, Conan lasciò cadere l’ombrello, e la strinse forte. Ai rimase sorpresa da tale gesto. Restò così, accanto a lui, con gli occhi spalancati. Con il calore che quell’essere umano riusciva a darle.

Poi, un sussurro.

 

-Non farlo mai più. Ti prego… non mi lasciare solo. Resta con me-.

 

Queste, furono le parole del piccolo detective.

Ai spalancò gli occhi ancora una volta. Forse… c’era ancora qualcuno per il quale valeva la pena vivere.

 

Poi, come per magia, la pioggia fitta che cadeva sui volti dei due bambini divenne neve.

I fiocchi bianchi ricadevano sulle due piccole figure, trasformando tutto intorno a loro. Tutto venne coperto da un manto candido.

Conan lasciò andare piano Ai, che gli restò accanto. I due alzarono gli occhi al cielo, e guardarono sbalorditi la neve bianca che scendeva su di loro.

-Nevica…- mormorò Ai, con la voce lieve di un sussurro.

-…è bellissima…- rispose Conan, continuando a guardare il cielo.

-…e…etchi!-  starnutì la bambina. Era stata troppo tempo sotto la pioggia torrenziale, e si era presa un raffreddore.
Conan spostò lo sguardo sorpreso su di lei, ma poi prese a guardarla dolcemente.

Sembrava così piccola e dolce, come un pulcino bagnato.

Conan si tolse la giacca e la posò sulle spalle di lei. Poi disse:

-torniamo a casa. Il dottor Agasa era molto preoccupato-.

Ai annuì. Il bambino raccolse l’ombrello e prese lei sotto la sua protezione. Poi, entrambi s’incamminarono verso casa.

Ai guardò dolcemente il volto di Conan. Era venuto a cercarla, nonostante la pioggia. Era stato in pena per lei, nonostante quello che gli aveva fatto. Non le aveva chiesto spiegazioni, ma l’aveva presa sotto la sua protezione, non chiedendo nulla in cambio.

 

E forse, quel vuoto dentro di lei, si stava colmando.

 

In quell’istante, il volto del bambino accanto a lei era sereno, e guardava il paesaggio bianco con gli occhi che brillavano.

 

Quel volto, era il volto della persona alla quale voleva più bene al mondo.

 

Della persona che c’era sempre, ogni qualvolta ne aveva bisogno.

 

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Non so da dove questa one-shot sia venuta fuori. Forse per nostalgia ^__^ era da troppo che mancavo da questa sezione ^^. È un semplice momento del rapporto Conan/Ai. Ma, una volta, qualcuno mi ha detto che le cose più semplici erano anche le cose più belle.

Spetterà a voi giudicare. Vi ringrazio in anticipo, aspetto le vostre opinioni!

1 grande kiss

ValHerm

  
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