Note: Scritto in dieci minuti
(miracolosamente prima su carta e poi su computer!), seguendo il cuore (sono
fin troppo sdolcinata a dire così?). Voleva essere felice e a lieto fine, ma il
finale si è scritto da solo e forse, per una volta, seguendo pensieri un po'
più personali e provati sulla pelle...
Però non è così negativa, no? Un po' amara,
forse... Bah, fatemi sapere, accetto volentieri ogni tipo di commento ^^
Scusate per il titolo... Lo so, non è il massimo,
eppure, questa volta, mi sono persino messa d'impegno per pensarci! XD Buona
Lettura!
Dedicata a chi so io: perché sì.
STRETTO ABBRACCIO D'INFINITO
“Calligrafie
Inchiostro
fresco su due pergamene
Una è la voglia che avrei di noi insieme
L’altra
è sapere che non l’avrò mai”
(“Calligrafie”,
Gemini)
Tutto è banalmente iniziato a causa dello strano
senso dell'umorismo del Destino...
Conosco le mura di questo luogo come le mie tasche, dato che l'ho girato in lungo e in largo per sette anni –soprattutto durante le mie scampagnate notturne – eppure, chissà come mai, quel giorno misi un piede in fallo.
Sicuramente sarei caduto, facendomi la metà delle scale della scuola rotolando. Ma grazie a qualcuno che mi prese al volo, stringendomi tra le sue braccia, ho evitato questa spiacevole fine, poco dignitosa per il Salvatore del Mondo Magico.
Un attimo: ebbi un brivido e avrei voluto che quelle braccia non mi lasciassero più, che mi stringessero per l’eternità, consolandomi e proteggendomi.
Poi guardai il mio salvatore, e in egli riconobbi il mio “compagno di marachelle al vetriolo”, se così possiamo dire, chiamato anche Draco Malfoy.
Eppure, nonostante il ribrezzo che avrei dovuto provare per lui – al contrario della gratitudine che avrei espresso verso chiunque altro – quella sensazione permase; e c’eravamo solo lui e io, le sue braccia attorno al mio petto, e i miei occhi nei suoi.
«Attento a dove metti i piedi, Potter.»
Queste furono le uniche parole che mi rivolse, prima di lasciare la presa su di me – a cui non riuscii a dare una durata effettiva – e sparire dalla mia vista.
Da quel giorno, anche se sembra ridicolo dirlo, il mio cuore gli appartiene, me l’aveva strappato con la forza – come nessuna ragazza era riuscita a fare. Potrei dire che ora vedevo tutto rosa, che il sole splendeva di più o cose del genere, ma non lo farò, perché non sarebbe del tutto corretto.
Perché, da quel giorno, nulla era cambiato; io non avevo nemmeno provato a farmi avanti – sicuramente anche per la paura di un rifiuto, ma il motivo principale era un altro –, perché il suo corpo non sarebbe stato comunque mio – ammesso e non concesso che sarei riuscito a conquistare il suo cuore –, ma sarebbe appartenuto a tutte le ragazze, che cambiava tanto frequentemente quanto i calzini.
Per questo dico che il Destino – o come lo vogliamo chiamare: Fato, Fortuna o Sfortuna o semplicemente Caso – ha uno strano senso dell’umorismo, davvero molto sadico.
Ma non importa, va bene anche così, davvero… Più me lo ripeto, più ci credo…
Sono un bugiardo che non conosce solitudine.
Note fine capitolo: L’ultima frase non è mia, ma è presa in prestito dalla traduzione delle sigla finale dell’anime Death Note (che vorrei tanto andare avanti a vedere, se solo ci riuscissi… ^^”): frase che mi girava in testa da un po’, e che finalmente sono riuscita a buttare fuori scrivendola in una storia!
Per quanto riguarda la canzone… In realtà non so neanche se sia un gruppo, un solista o chissà cos’altro, ma l’ho sentita e mi è piaciuta tanto, e mi sembrava adatta in questo contesto, più o meno… ^^