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Autore: Elly Lune    16/01/2013    3 recensioni
Londra, 1870, Royal Opera House. John Watson è un giovane aiuto sceneggiatore che vive con la sorella Harriet nel teatro. Non è una bella vita, non è piacevole, ma non ha scelta a causa di un problema alla gamba, non può nemmeno immaginarsi di avvicinarsi al palcoscenico. Quello che non sa, è che qualcuno l'ha sempre osservato. E non è un angelo.
Fanfiction AU liberamente ispirata a "The Phantom of the Opera" di Andrew Lloyd Webber.
Genere: Dark, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altro personaggio, John Watson , Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Triangolo
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“Down once more to the dungeon of my black despair! 
Down we plunge to the prison of my mind! 
Down that path into darkness deep as hell! 
Why, you ask, was I bound and chained in this cold and dismal place? 
Not for any mortal sin, but the wickedness of my abhorrent face!”

 
Prologo.

Royal Opera House, Londra, 1911

Un luogo polveroso e fragile era tutto ciò che rimaneva.
“Lotto 667 signori, avanti! Una locandina d’epoca riguardante l’allestimento dell’Annibale di Chalumeau. Qualcuno offre 10 franchi? No, partiamo da 5 sterline…7 sterline? 8 sterline? Nessun altro? Bene, aggiudicato a mister La Fère!”
L’asta dei pochi oggetti rimasti stava continuando, quando nel teatro entrò una donna. La bellezza era ormai completamente svanita dal suo viso, le rughe avevano riempito le guance un tempo rosee e brillanti. Stava su una sedia a rotelle di colore nero, e lei stessa era vestita di color ossidiana: i capelli grigi raccolti in una crocchia sulla testa, un velo scuro che la nascondeva alla vista. Il suo servitore l’accompagnò verso il lato destro di fianco al palco, ad ascoltare il resto dell’asta.
Il presentatore continuò: “Molto bene, ora il lotto 668 signore e signori! Un teschio, oggetto di scena dell’ultima rappresentazione di questo teatro, ritrovato nei sotterranei durante la ricostruzione! Come vedete, è perfettamente conservato, ed assolutamente vero! Nessuna riproduzione, signori! Dunque, per questo oggetto si parte da 15 sterline!”
La donna vestita di nero sussultò, facendo tremare leggermente la veste, gli occhi stanchi si sgranarono. Lentamente ma decisa alzò la mano.
“Bene, molto bene, qualche altra offerta? Ah, 20 sterline!” Un altro uomo aveva alzato la mano, un signore anziano distinto, anch’egli vestito di nero, con corti capelli grigi coperti da una tuba. La donna e l’uomo si guardarono, ed egli le sorrise, mostrando di riconoscerla. Lei alzò nuovamente la mano.
“25 sterline! 30 sterline!” L’uomo aveva alzato la mano di risposta.
“35 sterline!” La donna sempre più decisa aveva alzato il braccio. “Altre offerte, 40 sterline?” Ma lui abbassò la mano, sorridendo di nuovo nella direzione di lei.
“Benissimo, aggiudicato il teschio alla contessa!”
Mentre il servitore portava i soldi verso il palco per il pagamento e la ricevuta dell’oggetto, l’uomo anziano si avvicinò alla signora sulla carrozzina.
“Dovevo immaginarmi di trovarvi qua, in questo luogo” le disse, facendole il baciamano sul guanto nero.
“Lo stesso vale per me, mister Lestrade. Sono felice di rivedervi, dopo tutti questi anni.” Gli rispose, sorridendo dietro al velo nero.
“Anch’io sono molto felice. Non potevo mancare, desideravo tornare nel teatro almeno un’ultima volta. Quel teschio…l’ho riconosciuto. Era suo, vero?” aggiunse Lestrade.
“Proprio così” sospirò l’anziana, gli occhi a ricordare eventi molto lontani “Anzi, era loro. Purtroppo.” Ogni traccia di sorrisi scomparve dal suo viso, lasciando spazio a una tristezza che nemmeno la stoffa poteva nascondere.
L’uomo chiamato Lestrade si rattristò a sua volta, mentre il servitore di lei tornava alla carrozzina, porgendole il teschio incartato e protetto: lo prese tra le mani e lo strinse con delicatezza, portandoselo al grembo, come un piccolo neonato.
Il presentatore tornò al podio, e annunciò il successivo oggetto “Ed ora, il momento più atteso dell’asta! Lotto 700! Forse alcuni di voi ricorderanno la famosa vicenda del Fantasma dell’Opera.” I due signori anziani sentendo quel nome riportarono l’attenzione al palco. “Un mistero mai del tutto chiarito. Questo lampadario sembra essere l’originale della famosa catastrofe, il disastroso incendio che pose la parola fine alla carriera di questo teatro. I nostri lavoratori l’hanno parzialmente restaurato, aggiungendoci i fili per la corrente elettrica. Forse riusciremo a spaventare il fantasma di tanto tempo fa, grazie all’illuminazione?” Tutti i presenti si voltarono verso un enorme telo grigio, che scoprì il lampadario di cristallo, dall’aspetto maestoso: improvvisamente le luci si accesero, mentre gli addetti cominciarono ad alzarlo verso il soffitto attraverso le carrucole. Alla donna anziana sfuggì un altro tremore e un sospiro nervoso. “Vi sentite bene, miss Morstan?” le chiese il signor Lestrade.
“Sto bene” deglutì la contessa “Sono solo sopraffatta dai ricordi. Tanti, troppi ricordi…” lasciò sfumare la voce.
Accadde in attimo: il luogo sfatiscente, pieno di polvere e grigio come il fumo cominciò a trasformarsi. Più il lampadario tornava al suo luogo originario, più i colori mangiavano le ragnatele, l’oro tornava a splendere nei dettagli delle poltroncine, dei palchi, delle gallerie, il rosso ricopriva ogni stoffa sbiadita dal tempo, il soffitto affrescato si ricopriva di luce brillante, i putti e i nastri dipinti di nuovo allo stato di un passato lontano. C’era tanto vento, ma non proveniva dall’esterno. Spazzò via tutta la sporcizia e il grigio scuro, fece sparire le persone, l’asta, tutto quanto: il teatro era allo splendore di quarant’anni prima.

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Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Steven Moffat e Mark Gatiss (tranne Mary che appartiene ancora al signor Doyle) e la storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.
La mia primissima fanfic in assoluto, finalmente eccola qua! Ispirata da questo stupendo disegno della Sexlock, non ho potuto resistere.

Critiche e consigli sono ben accetti!!
  
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