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Autore: Hermione Weasley    04/08/2007    11 recensioni
Ovvero, come uno dei soliti litigi può trasformarsi in qualcosa di molto, molto speciale. In tre parti.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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ATTENZIONE: QUESTA FANFICTION CONTIENE POTENZIALI SPOILERS PER DEATHLY HALLOWS, SE NON L'AVETE ANCORA LETTO E VOLETE RISPARMIARVI LA SORPRESA, VI CONSIGLIO DI NON ANDARE OLTRE NELLA LETTURA.

Ecco la seconda parte! Spero vi piaccia! Se poi vorrete commentarla mi fareste moooolto molto molto piacere^^

* * *

In The Pink Toilet
Parte Seconda


Ma Hermione non tornò quella mattina, né la sera, né il giorno dopo, né quello dopo ancora.
Per tutta risposta Ron non sapeva se essere più impanicato che offeso, o magari un po' di tutte e due. Era forse colpa sua se si stava dedicando così tanto al lavoro da avere i nervi a fior di pelle? Se quella discussione fosse avvenuta in condizioni di normale stress, Ron era convinto che non sarebbe finita in quel modo.
Hermione l'avrebbe messo a tacere, come sempre, e poi avrebbero trovato il modo di riappacificarsi, modo che nella stragrande maggioranza dei casi non comprendeva né promesse, né discussioni. Dopotutto è risaputo che il sesso riappacificatore è il migliore, no?
"Giusto," si ridisse Ron, dondolandosi sulla sedia del suo ufficio.
Stavolta però non c'era nessuna riappacificazione in vista, non comunque prevista per il futuro più prossimo a cui poteva pensare.
Si era ripetuto mille e più volte che stavolta aveva davvero ragione lui, che Hermione non poteva lavorare così tanto solo per quella stupidissima promozione.
E poi quando l'avrebbe ottenuta? Sarebbe stato peggio? Perché sì, non c'era dubbio che Hermione ce l'avrebbe fatta ad averla quella cavolo di gratifica che le avrebbe permesso di salire un altro gradino della gerarchia ministeriale.
Ron andava ripetendole che sarebbe diventata Ministro della Magia prima o poi, ed era con allegria che glielo diceva, ma se doveva condividerla con il Ministero, la sua Hermione, allora no... non era un compromesso che avrebbe potuto accettare.
Continuava a rigirarsi tra le mani quel galeone che portava sempre con sé, la Passaporta che le permetteva di tornare al loro appartamento ovunque si trovasse, a qualsiasi ora del giorno o della notte. E adesso ce l'aveva lui visto che Hermione si era premurata di mollarglielo teatralmente prima di uscire di casa come una furia.
Significava che non prevedeva un ritorno in tempi brevi? Che non aveva intenzione di perdonarlo stavolta?
Borbottò qualcosa di insensato quando la parola "perdonare" gli passò per la testa: lui non doveva essere perdonato.
Aveva ragione lui, giusto?
"Giusto," si disse ancora una volta.
Ma, paradossalmente, più se lo ripeteva e meno ne era convinto. C'erano delle volte in cui si comportava da vero e proprio insensibile, il classico cafone che non vede al di là del proprio naso, e okay che Ron ce l'aveva piuttosto lungo (il naso ovviamente), ma credeva di averla superata quella fase-cucchiaino, come Hermione amava definirla.
Evidentemente non era così.
Allora l'avrebbe braccata per i corridoi, l'avrebbe fermata, l'avrebbe cercata e l'avrebbe implorata di ritornare a casa con lui... e probabilmente l'avrebbe anche fatto se non ci fosse stata quella sua enorme componente (che non è il naso stavolta, ma nemmeno niente di scabroso, non pensate male) d'orgoglio alla quale Ron non poteva proprio rinunciare quando si parlava di Hermione.
Sbuffò ancora una volta, prendendo a lanciare la moneta su e giù e riprendendola sempre al volo. Se sua madre l'avesse visto seduto a quel modo, con le gambe allungate sulla scrivania, e la sedia pericolosamente inclinata all'indietro, l'avrebbe probabilmente tirato giù e l'avrebbe menato a suon di mestolate nel didietro.
Al solo pensiero di Molly imbufalita, Ron ringraziò che non fosse nei paraggi.
"Buongiorno," la voce di Harry gli era arrivata perfettamente udibile dalla soglia dell'ufficio che condividevano.
"Ehi," fu la risposta molto poco convinta di lui.
"Perché quella faccia?" Chiese, entrando e richiudendosi la porta alle spalle. "Ti hanno ammazzato il gatto?"
No, non gli avevano ammazzato il gatto, anche perché se qualcuno si fosse preoccupato di liberarlo di Grattastinchi, Ron gliene sarebbe stato incredibilmente grato per tutta la vita. Quel gatto lo detestava. Tutte le notti se e quando si svegliava per andare in bagno, si ritrovava vittima dei suoi agguati. Lo aspettava al limite del corridoio e poi gli correva incontro alla velocità della luce, saltava e gli ficcava gli artigli nei polpacci, abbarbicandosi ad una delle sue gambe. Ron aveva continuato a mostrare, insofferente, le ferite di guerra ad Hermione, che si limitava a ridere divertita della cosa. Poi si sporgeva verso di lui, lo baciava, e se ne andava in un'altra stanza a finire altro lavoro o a leggersi un buon libro.
"No," si decise a rispondere.
Harry si fermò nel bel mezzo della stanza, guardandolo.
Che ci crediate o no, Potter parve comprendere al volo ciò che era successo, e no, non era grazie al suo grandissimo acume che era riuscito a capirlo.
Diciamo solo che i tira e molla di Ron ed Hermione erano così frequenti che aveva imparato a riconoscere la faccia "post-rottura", e ovviamente anche quella "post-riconciliazione". Harry sentì un brivido freddo corrergli lungo la spina dorsale al pensiero della loro riconciliazione. Non riusciva a smettere di farsi degli strani filmini mentali, soprattutto perché Ron non si degnava di tacere sulla sua vita privata.
Non era molto esplicito nei suoi commenti, ma lasciava benissimo ad intendere che tra lui ed Hermione scoppiassero le scintille ogni tanto.
Harry non voleva sapere niente, dopotutto Hermione era come una sorella per lui, giusto? Quindi perché avrebbe dovuto tacere su Ginny e sorbirsi invece i commenti di Ron su Hermione? Non era più o meno equa la situazione?
Harry Potter era perfettamente convinto della cosa.
"Non è ancora tornata?" Finì per chiedere, leggermente sorpreso.
"No, non ancora," rispose Ron.
Ci fu un attimo di silenzio.
"Vedrai che è solo questione di tempo," tentò di rassicurarlo Harry, andando a sedersi.
"Me lo auguro," borbottò l'altro in risposta.
L'attesa di stava protraendo un po' troppo per i suoi gusti.
"Stasera alle dieci a mezza al 'Red Moon', ricordatelo," aggiunse poi, totalmente fuori tema.
Ron rialzò il capo verso di lui, un'espressione indecifrabile in volto.
"Al 'Red Moon'?" Chiese incredulo.
Harry si guardò attorno perplesso, come se si fosse aspettato che qualcuno arrivasse a scuotere l'amico chiedendogli che cavolo stesse pensando esattamente.
"Al 'Red Moon', l'addio al celibato... ricordi?" Gli rammentò, affatto convinto che Ron se ne ricordasse.
"Cazzo," fu il breve, conciso, finissimo commento del rosso.
"Cazzo?"
"Me n'ero dimenticato," mugugnò con tono disperato, lasciando ricadere indietro il capo. Sentì la sedia protestare scricchiolando sotto il suo peso di certo non ben distribuito.
"Merlino santissimo, Ron! Hai bisogno di un'agenda per non dimenticarti qualsiasi cosa!"
"No, non di un'agenda, ho bisogno di Hermione," rispose incupendosi.
E aveva ragione. Aveva bisogno di Hermione e dei suoi mille e più post-it appesi sul frigorifero per ricordarsi cosa doveva fare, dove doveva andare, chi doveva incontrare, eccetera eccetera.
"Tornerà ti ho detto," blaterò Harry in risposta, "finisce sempre così, voi due litigate, poi tu la blocchi, le chiedi scusa, lei sorride, bla bla bla bla, e torna a casa, e bla bla bla bla, il resto non ci tengo a saperl -"
"Aspetta -," lo interruppe Ron, illuminandosi improvvisamente; sembrava non aver prestato attenzione a niente di quello che Harry gli aveva appena detto, "- significa che c'è anche l'addio al nubilato di Ginny stasera?" Chiese inorridendo.
"Già," rispose l'altro.
"Oh - mio - Dio," pronunciò molto lentamente nella sua testa.
Immagini scabrose di Hermione e Ginny circondate da ballerini seminudi e torte dalle forme incredibilmente equivocabili gli si dipinsero nella testa con straordinaria dovizia di particolari.
"Hermione ci sarà?" Domandò poi con un filo di voce.
"Ovvio che ci sarà," fu la risposta secca di Harry che aveva cominciato a stendere il verbale di un'operazione del giorno prima.
"Merda," il commento di Ron non poteva che esprimere... stupore? Sconvolgimento? Disperazione?
"E' solo una festa, Ron," Harry stava scuotendo il capo, senza nemmeno preoccuparsi di guardarlo.
"Piena di uomini nudi!"
"Sì, ma è una festa, lo fanno tutte prima di sposarsi," scrollò le spalle, dopotutto non osava pensare a che cosa avrebbero visto esattamente quella sera al 'Red Moon', di certo non suore astemie che li invitavano a ballare la quadriglia.
"Okay, ma tu ti stai per sposare, io ed Hermione abbiamo appena rotto!"
Non riusciva a decidere se lo terrorizzava di più l'idea della sua ragazza con Nicholas o con un ballerino cubano depilato e coi pettorali unti e in bella vista, di certo la seconda opzione era più inquietante della prima.
"Vi rimetterete insieme tra meno di due giorni."
"Come fai a dirlo?"
"Perché succede sempre così, Ron! Mi stupisco che tu stia continuando a preoccuparti: va' a chiederle scusa e tutto si risolve," suggerì ragionevolmente.
"No! Non devo essere io a chiedere scusa!" Protestò Ron a gran voce, continuando ad agitarsi su quella povera sedia che non ne poteva davvero più delle sue spericolatezze.
"Va bene," acconsentì Harry, evitando una qualsiasi discussione.
Ci fu di nuovo silenzio, silenzio in cui Ron aveva lanciato furiosamente il galeone sulla sua scrivania.
"E se anche volessi parlarle non riuscirei a trovarla," borbottò poi, "è sempre con quel Nicholas."
"Nicholas?"
"Quello alto e coi baffi a manubrio e quella faccia a perfetto imbecille."
"Ah," si limitò a commentare Harry.
"Scommetto che è microdotato."
"Non stento a crederlo," gli stava ovviamente dando corda.
"Secondo me è anche impotente! Perché uno con quella faccia non può esser bravo a letto!"
"Forse."
"Magari è pure checca!"
"Ci sta."
"Voglio dire chi cavolo si crede di essere? Fare gli occhi dolci alla mia ragazza!"
"Deplorevole."
"E l'occhio a bue l'hai visto, eh?"
"Sì."
"E' bruttissimo, veramente un cesso, uno scherzo della natura."
"Sì, Ron."
"Voldemort in confronto era Miss Universo."
"Ovviamente."
"E quel suo modo di parlare così pomposo e borioso e -"
E la sedia non resse più, con un gran fragore di legno che si spezza, Ron rovinò a terra, battendo violentemente il fondoschiena sul pavimento.
"MA MERDA!" Imprecò ad un volume indecente.

*

"Hermione ci sei?" La voce di Ginny la raggiunse da dietro la porta del bagno.
"Sì, ci sono," le rispose.
Si era nascosta per un attimo nella toilette visto che un tizio tra quei ballerini assolutamente fuori controllo continuava a flirtare con lei in modo incredibilmente sfacciato. Aveva solo bisogno di una pausa.
Uscì, ritrovandosi a guardare l'amica, i capelli rossi e leggermente mossi che le ricadevano morbidamente sulle spalle.
Ginny le sorrise, e Hermione non poté far altro che sorriderle in risposta.
"Mi spiace che tu non ti stia divertendo," mormorò la rossa.
"Ma mi sto divertendo!" Si affrettò a rassicurarla l'altra.
Intrecciò le braccia al petto e le lanciò un'occhiata alla e-ti-aspetti-anche-che-io-ci-creda-?, le si leggeva in faccia che qualcosa non andava.
"Non pensare a quel deficiente di Ron, dai!" La spronò infine.
"Non sto pensando a lui," mentì.
"Sì, va bene, allora possiamo tornare di là," propose Ginny.
La musica proveniva dalla sala principale ad un volume spropositato.
"Certo, andiamo," Hermione si stava sforzando di apparire serena e tranquilla.
Dopotutto era il momento di Ginny, la sua migliore amica, giusto?
"Giusto," penso tra sé e sé.
"Natalie ha cominciato a lanciare pezzi di torta ovunque," la informò mentre uscivano.
"La torta?"
"Sì, quella a forma di... ," le lanciò uno sguardo piuttosto esplicito.
"Aaaaah," Hermione annuì consapevolmente.
Le venne anche da ridere ripensando all'occhiata sconvolta di Luna che era convintissima che quella torta rappresentasse un Nargiglio Gigante del Sud America. Inutilmente avevano tentato di farle notare che il soggetto era molto più scontato ed evidente, ma Luna non voleva sentir ragioni.
Riemersero dalla toilette e vennero nuovamente sommerse dalla folla, le invitate all'addio al nubilato e qualche imbucato qua e là, senza dimenticarci ovviamente dei gran pezzi di ballerini che giravano da un capo all'altro della sala.
Ginny la prese per mano, impedendole di fuggire un'altra volta.
"Andiamo a bere qualcosa," le disse tentando di sovrastare il volume assordante della musica con la voce.
Hermione non capì, ma annuì ugualmente.
La rossa la trascinò fino al bancone del bar e la spinse a sedersi su uno degli sgabelli.
Fu in quel momento che Lavender passò loro davanti, completamente ubriaca, tenendo in mano quelli che avevano tutta l'aria di essere due vibratori, uno giallo e uno fucsia.
Hermione sgranò esageratamente gli occhi, e spalancò anche la bocca quando si rese conto che Lavender non era altro che il capo di un lunghissimo trenino umano che si era formato.
Parvati e Padma la seguivano inneggiando a cose che è meglio non riportare, qualche ballerino ben piazzato si era aggregato.
La cosa aveva incuriosito un po' tutti visto che gran parte dei presenti si accodò senza troppi problemi, formando un'enorme spirale al centro del locale.
C'erano risa e urla a squarciagola un po' ovunque.
Ginny rise, contagiando rapidamente anche Hermione.
"Sono impazziti!" Esclamò.
"Si stanno divertendo, Hermione!" Gridò di rimando Ginny passandole un cocktail rosa pieno di brillantini, "alle donne single!"
"Alle donne single!" Le fece eco Hermione, mandando a cozzare il suo bicchiere con quello dell'amica e portandoselo alle labbra in rapida successione.
Ne bevve un lungo sorso, mentre il forte sapore di fragola le riempiva la bocca assieme al bruciore dell'alcool.
Una smorfia strana le si dipinse in volto, causando un altro scoppio di risa da parte di Ginny.
"E' fortissimo!" Protestò Hermione.
"Lo so!"
"Porca miseria."
"E' solo per stasera, Hermione! Staccare dal lavoro ti fa bene! E poi domani sei libera, quindi possiamo darci alla bella vita! EHI LUNA!"
La rossa aveva appena richiamato Luna che era impegnata in una fitta conversazione con uno dei ballerini che non sembrava essere molto convinto da quello che gli stava dicendo, per questo si limitava a strusciarlesi addosso.
Luna non pareva molto sconvolta, stava semplicemente continuando a parlargli di questa o quella cosa, di una bestia magica o di un'altra.
Non sentì il richiamo dell'amica, tanto sembrava impegnata.
"Neville non sarà molto contento!" Sentenziò Ginny divertita.
"Non voglio sapere cosa stanno facendo loro!"
"Sono andati in un locale di spogliarelli!" La informò Ginny.
Hermione si irrigidì appena.
L'immagine di Ron che infilava banconote nel reggiseno, o peggio, nelle mutandine di una ballerine tutta-tette, non le andava molto a genio.
Diciamo proprio per niente.
Ginny sembrò aver colto il suo turbamento, poiché le strinse incoraggiante un braccio.
"Ti verrà a chiedere scusa tra un po'!"
"Un po'?"
"Sì, Hermione! Tanto succede sempre così!"
Poteva darle torto? No, non poteva. Era vero che prima o poi avrebbe fatto pace, fatto sta che stavolta Hermione non si aspettava di vedersi comparire Ron pronto a farle le proprie scuse.
Anche perché non era del tutto convinta di meritarsele. Era andata ripetendosi per giorni e giorni che aveva fatto la cosa giusta, che tutti hanno il diritto di dedicarsi al lavoro, ma le sue argomentazioni sembravano diventare sempre meno valide.
Per impedirsi di continuare con le solite paranoie, riprese il cocktail e lo finì in un'unica lunga sorsata.
Ginny parve soddisfatta, dopotutto non capita tutti i giorni di ritrovarsi nel bel mezzo del proprio addio al nubilato, giusto?
"Giusto," si fece mentalmente eco la rossa.
"Andiamo!" Esclamò subito dopo, mollando il bicchiere sul bancone e riprendendo Hermione per una mano, "ci uniamo a loro!"
L'altra non si oppose e si lasciò condurre ovunque Ginny avesse voglia di portarla.
Si accodarono al trenino ancora in corso, ridendo e scherzando, leggermente brille a causa dell'alcool.
E poi, Hermione non capì come aveva fatto ad essere così veloce, Travis, il ballerino che le stava dando la caccia, l'afferrò per una mano e la fece uscire dalla fila, coinvolgendola in un passo a due molto molto molto serrato. Hermione sgranò gli occhi pronta a mettersi ad urlare, ma Ginny la incitava a non pensarci più di tanto, che era solo per divertimento e che nessuno le avrebbe rinfacciato un bel niente.
Complici quei... cinque? Sei? Cocktail che si era bevuta, Hermione decise che in fondo, poteva anche smettere di pensare per un quarto d'ora, giusto?
"Giusto," anche stavolta la conferma non tardò ad arrivarle.
Circondò il collo del ballerino con entrambe le braccia, mentre questo le faceva fare dei casquet assolutamente fuori controllo.
Scoppiò a ridere perché in quel momento non era decisamente capace di formulare altro, o almeno nient'altro di sensato.
All'ennesimo piegarsi all'indietro sostenuta dalle braccia possenti di Travis, Hermione chinò il capo, mentre i capelli le sfioravano il pavimento.
Quello che vide non era assolutamente previsto, né in alcun modo programmato.
L'immagine capovolta di un Ron che la fissava bianco come un cencio le si stagliò rapidamente di fronte agli occhi.
"Merda," stavolta era il cervello di Hermione ad imprecare.
Si senti ritrascinare su, ma si voltò subito tentando di scorgere ancora una volta la sagoma di Ron tra la folla.
Si sentì mancare la terra sotto i piedi, e non trovava più tanto divertente quel ballo. Lo stava detestando.
Perché Ron era lì? Doveva parlarle? Voleva chiederle scusa?
E Merlino! Lei si era fatta beccare in quella posizione molto equivoca con un ballerino unto e ultrapalestrato che indossava solamente un perizoma e un papillon! Ovviamente non nel solito punto...
Cercò di liberarsi dalla presa dell'uomo, con scarsi risultati, e di Ron non c'era ombra.
"Per favore," lo supplicò Hermione tentando di convincerlo a farsi mollare.
Ma quello non le stava prestando affatto attenzione, preso com'era dal dimenarsi come un'anguilla.
Le fece fare un altro giro su se stessa, e poi...
Hermione lo vide.
Lavender gli si stava spalmando addosso senza troppe cerimonie, e Ron le stava mettendo le mani un po' ovunque.
"RON!" Hermione lo richiamò a voce talmente alta che Travis la mollò all'istante, temendo una specie di attacco epilettico.
Anche Ron parve aver sentito, perché si voltò in sua direzione.
Il colorito pallido era sparito dal suo volto, adesso di un bel rosso acceso.
Hermione sentì qualcosa di molto simile alla nausea risalirle su per la gola.
Ron non sorrideva, sembrava serio al contrario di Lavender che continuava a ridere senza alcun controllo agitando quei robi gommosi giallo e fucsia sopra la testa.
E poi il trenino passò davanti ad Hermione, impedendole di guardare oltre in direzione di Ron.
Lo stesso valeva per lui, che stava tentando inutilmente di sciogliersi dalla presa serratissima della bionda. Vanamente la stava pregando di essere mollato.
Maledì la fila di persone che non gli permetteva di vederla, di parlarle, di spiegarle e di esigere delle spiegazioni da parte sua.
Il serpentone stava per passare oltre, e Ron non era ancora riuscito a liberarsi dalla presa ferrea della ragazza.
E se Hermione l'avesse visto di nuovo in quella posizione? Se si fosse fatto ritrovare avvinghiato a Lavender? Cosa avrebbe detto? Come gliel'avrebbe spiegato che -
Rialzò il capo, e comprese che il problema non si poneva più.
Il trenino era passato.
Di Hermione nemmeno l'ombra.

* * *

A presto con la terza e ultima parte, Serena.
  
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