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Autore: Phai___    16/01/2013    1 recensioni
[Baby!Jiyon&Baby!Seunghyun]
- Non puoi uscire da solo.- gli disse, prima di strattonargli il braccio e iniziare a correre verso la scuola.- Ah, comunque il mio nome è Jiyong, piacere!- gli urlò, poi, stavolta sorridendo.
Fece tutto da solo, come aveva sempre fatto. Lo portò di nuovo in classe e invece di sedersi al suo banco, portò il suo zainetto e i suoi colori nel tavolino vicino a quello di Seunghyun.
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: G-Dragon, T.O.P.
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Get your crayon








Si era appena trasferito nel quartiere in cui avrebbe passato il resto dell'infanzia e l'adolescenza e con il naso contro il finestrino del grande SUV dei suoi genitori, osservava, mentre l'automobile si dirigeva verso la loro nuova villetta, le varie porte colorate delle case dei suoi vicini.
Continuò a guardare la strada anche quando ormai era arrivato e il veicolo era ormai fermo. Nonostante lo incuriosisse, quel nuovo quartiere lo spaventava: aveva già cambiato casa molte volte a causa del lavoro di suo padre ed ogni volta era la stessa storia. Quella sensazione stava diventando familiare e, anche se il suo essere bambino voleva capire e scoprire il cambiamento, Seunghyun stava diventando apatico verso quel qualcosa di nuovo che c'era in tutti i luoghi in cui aveva vissuto. Era grande abbastanza per capire la tristezza che si provava a lasciare quei pochi amici che con fatica si faceva e da percepire lo stress e l'inadeguatezza che lo facevano chiudere verso le nuove persone che era obbligato a conoscere e che facevano allontanare quelle pochissime persone che sarebbero potute diventare suoi amici.
Si decise a scendere dalla macchina solo quando sua madre gli aprì lo sportello, offrendogli una mano, che lui subito strinse, per scendere dalla vettura e attraversare il piccolo giardino. Mentre camminava, mano per mano con sua madre, sentendosi subito confortato da quella vicinanza e da quel calore come sempre accadeva quando lei gli era vicino, alzò lo sguardo dal selciato e si guardò intorno: la prima cosa che notò – e che sentì a pelle – fu lo sguardo di un ragazzino della sua età che lo spiava, fissandolo da una finestra al secondo piano, da dietro una tenda. Continuarono a guardarsi per qualche secondo, ma quando Seunghyun alzò la mano per salutarlo, lui si allontanò dalla finestra rifugiandosi in casa.
Scoprì solo dopo che quello era il figlio dei suoi vicini e quella fu la prima volta che vide Jiyong. Era incuriosito da quel comportamento, ma il trasloco aveva occupato per tutto il tempo i suoi genitori che non gli avevano permesso neanche di uscire in giardino a giocare il pomeriggio, come solitamente faceva. Per questo non ebbe più modo di incontrarlo, fino a quando la scuola non iniziò.
L'unica cosa a cui non si era mai abituato era il primo giorno di scuola: la sensazione che provava quando veniva squadrato prima di essere avvicinato dagli altri ragazzi non gli era ancora familiare e credeva che non lo sarebbe mai diventata. Odiava sentire i loro sguardi critici che gli riservavano ogni volta; aveva capito che non aveva alcuna importanza arrivare con un grande sorriso in volto, mostrarsi felice e amichevole con tutti, perché tanto la prima reazione sarebbe stata sempre la stessa.
Quella mattina lo aveva accompagnato sua madre a scuola, mentre il padre si recava al suo nuovo posto di lavoro: Seunghyun stringeva forte la mano della donna, cercando di trasmetterle il suo nervosismo e tutta la sua voglia di tornare a casa, ma lei, che lo conosceva meglio di se stessa, fece finta di niente, scompigliandogli i capelli e sorridendogli incoraggiante, quando lui le rivolse uno sguardo ansioso. Arrivati a scuola, lo accompagnò fino alla porta della classe dove però si fermò. Gli prese entrambe le mani, accovacciandosi davanti a lui per parlargli meglio e più intimamente; si risparmiò tutti i discorsi che già mille altre volte aveva fatto e si raccomandò solo una cosa:

- Promettimi che non scapperai da qui, che non tornerai da solo a casa.- gli disse, guardandolo negli occhi e sorridendo.

- Ma mamma, io voglio tornare a...- gli rispose, lamentandosi, Seunghyun, ma venne subito interrotto dalla madre.

- Promettimelo, ho detto.- Adesso era più seria e stringeva le mani del figlio per farglielo capire.

- Va bene, te lo prometto.- bofonchiò il piccolo prima di darle un bacio e entrare in classe.


Superò la presentazione alla classe, che ormai era diventata come una routine, ignorando le occhiatacce e prendendo posto all'ultimo banco. Durante tutto il tempo che passò lì, prima della pausa, sentì due occhi, che riconobbe sbirciando come quelli di Jiyong, fissarlo. Voleva avvicinarsi, parlargli, dato che sembrava l'unico con cui lui avrebbe potuto stringere amicizia, ma Jiyong era costantemente circondato dagli altri bambini e Seunghyun non aveva voglia di parlare anche con tutti loro e di rispondere alle loro domande, quindi continuò a disegnare per il compito che la maestra gli aveva assegnato.
La campanella della pausa suonò e Seunghyun fu il primo a uscire, deciso a tornare a casa. Gli dispiaceva rompere la promessa fatta con la madre e sapeva che lo sguardo di quest'ultima quando si sarebbe presentato a casa l'avrebbe reso triste per i prossimi giorni, ma non riusciva a stare altro tempo insieme a quella folla di bambini: gli mettevano soggezione, quasi lo spaventavano. Quindi, prese le scarpe e lo zainetto, si diresse verso il portone pronto a mettere a dura prova la sua memoria per tornare a casa e non perdersi in quelle strade completamente sconosciute per lui. Stava correndo verso l'uscita quando una manina gli afferrò un braccio e lo fece fermare. Si girò verso la persona che l'aveva trattenuto e vide Jiyong che lo guardava serio.

- Non puoi uscire da solo.- gli disse, prima di strattonargli il braccio e iniziare a correre verso la scuola.- Ah, comunque il mio nome è Jiyong, piacere!- gli urlò, poi, stavolta sorridendo.


Fece tutto da solo, come aveva sempre fatto. Lo portò di nuovo in classe e invece di sedersi al suo banco, portò il suo zainetto e i suoi colori nel tavolino vicino a quello di Seunghyun. Poi si accomodò accanto a lui, gli sorrise e iniziò a disegnare. Non sapeva cosa fare: sarebbe voluto davvero tornare a casa, ma lui era il primo bambino che gli rivolgeva la parola, sarebbe potuto essere il suo primo vero amico, non potevo semplicemente andarsene. Seunghyun non voleva rimanere solo, quindi, indeciso, continuò solo a fissarlo. Jiyong se ne accorse e alzò lo sguardo su di lui:

- Cosa c'è?- gli chiese, aggrottando le sopracciglia.


Seunghyun esitò pochi secondi prima di decidere che sarebbe rimasto: - Non ho nessun colore con me. Quelli che avevo prima erano della maestra.- gli rispose, giustificandosi.
Jiyong gli sorrise ancora e spinse verso di lui la scatola delle matite colorate: - Prendine pure uno.- gli disse prima di tornare al suo disegno.
Fece come gli disse e iniziò anche lui a disegnare, quando a un certo punto realizzò di non avergli ancora detto il suo nome.

- Comunque, io sono Seunghyun.- si presentò finalmente, un po' in imbarazzo.

- Lo so.- gli rispose prendendolo in contropiede.


Lo guardò sospettoso, mentre Jiyong alzava gli occhi dal suo foglio e lo guardava con un sorriso ancora più grande del precedente stampato sul volto.



Il suo sorriso era l'unica cosa di lui che nel tempo non era mai cambiata, era l'unica cosa che fino all'adolescenza – e quindi fino alla loro separazione – lo aveva rassicurato come l'abbraccio di suo madre ed era ciò che aveva trovato ad accoglierlo quando un giorno Jiyong l'aveva chiamato per rivedersi, dicendo che era in città.
Il sorriso di Jiyong era l'unica cosa che lo avrebbe sempre reso felice.

   
 
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