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Autore: _coccinella    16/01/2013    0 recensioni
"CI VOLEVANO ANNIENTARE. CI VOLEVANO STERMINARE. MA IO COMBATTERO'. FINCHE' NON VINCERO'. NON VI PREOCCUPATE SE NON SAPETE LA MIA STORIA, PERCHE' PRESTO TUTTO IL MONDO CONOSCERA' IL MIO NOME, QUELLO DELLA GIUSTIZIA. "
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era notte quando tutto incomincio'. Il cielo era buio. Scuro. Glaciale. No, peggio, agghiacciante e silenzioso. Ero nella tenda, circondata da pensieri oscuri e incubi. Ero ormai sola. Abbandonata. Papa' era li, sotto i miei occhi, eppure non lo vedevo. Magari dovevo solo guardare meglio e avrei trovato la sua anima in quel mare di sangue che aveva intorno. Era l'ultimo colore che avevo visto, rosso. Poi il fiammifero si era spento, e il solito nero era tornato. Spesso pensai che se fossi morta subito avrei potuto rivedere il bianco, la purezza. Una cosa che conoscevo da molto e che pero' mi mancava da molto, troppo. E se poi andassi in Inferno? No, non potevo rischiare di rivedere il colore del sangue, ne avevo gia' visto troppo. Per me quello di distinguere questo particolare colore nel buio era diventato come un sesto senso. Era l'unico modo inm cui potevo sapere se, per esempio, mia sorella Katniss era morta. La sua morte fu atroce. Me la ricordo come se fosse ieri. Era stata torturata. Picchiata tanto e tanto forte che perfino tutta la foresta senti le sue grida. Io ero li quando accadde. Dritta come un'asse, legata e pietrificata, papa' mi sussurrava di essere forte, ma bastarono qualche secondi di quella scena a bagnarmi il viso di acqua salta. Gia', proprio come quella del mare, conoscevo quella parola, eppure non l'avevo mai visto. E non prnso lo vedro' mai. Soprattutto adesso che ce l'avevano fatta. Avevano ucciso anche papa'. Ma io ormai avevo capito tutto. Volevano ferirmi, ma non conoscendo il nascondiglio del mio corpo volevano ferirmi in un punto che non potra' mai nascondersi, il cuore. Ed ecco, ce l'avevano fatta. So che non mi dovevo arrendre. Dovevo vincere, scappare. Gia', scappare... E' solo a quel punto che senti un fruscio accanto a me. Saltai. Ah, era solo Corbe, il serpente. Ma avevo urlato, avevo urlato. E se mi avessero sentito? Spesso mi chiedevo se sapevo ancora parlare, da quanto tempo non lo facevo. Dovevo andarmene. Ora. Velocemente e in silenzio. Presi il vecchio zaino che mi era stato regalato cinque anni prima e lo riempii di vestiti e provviste, nella fretta della paura e della disperazione. Piegai la tenda e la spinsi con tutta la forza che avevo nella tasca posteriore. Non entrava. Continuai a spingere e con la mia ultima speranza non entro'. Nel piu totale panico presi il coltello, lo misi nello zaino, e respirai. Respirai profondamente. Quanto tempo avevo avuto per farlo, eppure non me ne era mai venuta l'idea. Bastava chiudere gli occhi e prendere l'aria, mi diceva papa'. Era vero. Ma gli occhi non si chiudevano, avevo paura di non approfitare delle poche ore di luce che coloravano la mia vita solo qualche ora al giorno. Ebbi il tempo di respirare une volta. Poi inmiziai la corsa. Correvo veloce e piano. Molto abile. In tutti questi anni di vita selvaggia e vuota avevo avuto il tempo di esercitarmi a camminare. Ma quello era quando ero felice, quando il mondo era felice. Quando non ci davano ancora la caccia, a noi. Eravamo esseri umani, ma questo per loro non contava, pensavano a noi come animali selvaggi, ma qui, in questa storia, le bestie erano loro. Ed erano bestie pericolose. Che pero' non potevano e non riuscivano ad essere incatenate.
  
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