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Autore: Theirvoice    16/01/2013    3 recensioni
Mia e Andrea erano una bellissima coppia. Innamorati più che mai. Finché una stupida malattia non strappò Andrea dalle braccia di Silvia. Il dolore le consumava le ossa fino a spezzargliele. Era chiusa in camera, non mangiava, non dormiva, non parlava con nessuno.. il dolore la lacerava ogni giorno di più. Finché non decise di raggiungere il suo amato Andrea.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Contesto generale/vago
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Era una gelida mattina di dicembre, si udivano le gocce di pioggia battere sulla lamiera del davanzale, e Mia era affacciata alla finstra per poter piangere insieme al cielo. Andrea se n'era andato per sempre, nessuno glie lo avrebbe mai più restituito. Nessuno. 
Oramai erano passati tre mesi dalla sua morte, ma la povera ragazza non riusciva a placare il suo animo in pena. Si sentiva initule. Non aveva potuto far nulla per poterlo salvare. Era stata impotente. 
Le lacrime le rigavano il viso. Non faceva altro che ripensare a tutte le meravigliose cose fatte insieme, e a quelle che avrebbero potuto fare. Ogni singola cosa in quella cupa e tetra stanza le ricordava il suo Andrea. Ogni foto, ogni scritta, ogni oggetto.. tutto la riportava a quei bellissimi momenti trascorsi insieme. 
Quando stavano insieme tutto il resto spariva, erano solo loro due. L'uno completava l'altra. A entrambi bastava il semplice sorriso dell'altro per poter stare bene. 
Non avevano avuto una storia facile, ma avevano lottato con le unghie e con i denti per poter stare insieme. 
'Staremo insieme per sempre'. Era questa la frase che Andrea le ripeteva tutti i giorni. Non voleva che lei dimeticasse quanto l'amava, e quanto voleva restare al suo fianco fino al suo ultimo respiro. E così fu. Mia era lì, accanto a lui, in quell'ospedale. Tra i singhiozzi non faceva altro che ripetergli che doveva resistere, che doveva lottare. Andrea voleva lottare, ma stava lottando contro una cosa più grande di lui. 
Si era alzata, aveva aperto l'armadio e aveva preso la maglietta preferita di Andrea. La toccava con tale delicatezza pari a quando si tocca un bimbo appena nato. Se l'era messa, le stava grande, ma non le importava. Se l'era portata alla bocca, l'aveva baciata e aveva sentito il suo odore. L'odore del suo amato Andrea. 
Non riusciva a smettere di piangere. Le lacrime scendevano incontrollate dai suoi occhi gonfi e rossi. 
Dalla morte di Andrea, Mia era diventata vulnerabile. Stava sempre da sola, non parlava mai con nessuno, veniva definita asociale. Nessuno la capiva, nessuno poteva neanche minimante immaginare il suo dolore. Tutti le diveano:'Smettila di pensare a lui, oramai non c'è più!', 'Dimenticalo', 'Fatti una vita'. Non erano in grado di comprenderla, forse era per questo che preferiva starsene da sola, piuttosto che con persone ottuse. 
Era diventata un'autolesionista. Odiava se stessa. Odiava il fatto di non aver potuto far nulla, il fatto di non essere mai stata abbastanza. Odiava il fatto che Andrea se n'era andato sotto i suoi occhi.
Ogni singola goccia di sangue che usciva da quei polsi non era altro che il contenitore di un oceano di dolore. L'oceano di disperazione in cui annegava ogni giorno. 
Era sola in quella casa invasa dal silenzio. Quel silenzio che però urlava molte cose. Urlava dolore, disperazione, angoscia, tormento.. era uno di quei silenzi speciali. Quelli che in realtà dicono tutto. 
Mia stava passando il corridoio quando ha visto la sua figura riflessa nello specchio. Non mangiava da giorni, era dimagrita moltissimo e adesso aveva le guance incavate. Aveva gli occhi gonfi e il trucco che le colava fino al mento, i suoi capelli era tutti fuori posto e avevano perso colore e vivacità. Era diventata orrenda, ma non le importava. Non si era mai considerata bella, ma ogni volta che Andrea glie lo diceva, per cinque minuti lei si sentiva veramente bella. Si sentiva speciale. Era la sua principessa. 
Si sentiva vuota. Aveva come la sensazione che un pezzo del suo corpo si era staccato per non fare mai più ritorno. Era persa senza di lui. Lui era la sua forza, il suo sorriso, il motivo per cui la mattina si alzava con la voglia di andare avanti. Con lui tutta quella merda che la circondava non esisteva più. Con lui tutto era meraviglioso. 
Non poteva continuare così. Non poteva vivere con quel macigno che le schiacciava il ventre. Voleva volare dal suo Andrea, subito. 
Si era ricordata di avere un vecchio coltello da pane dentro al cassetto in basso a sinistra. Era perfetto. Affilato come un rasoio e lungo abbastanza per poter trapassare il suo esile corpicino da pare, a parte. 
Era lì, immobile davanti ai fornelli della cucina, aveva il coltello in mano. Era rimasta come pralizzata da una specie di forza contraria. Era qualcosa che le impediva di compiere quel gesto. Aveva guardato il suo riflesso su quella lama tagliente, aveva intravisto il volto di Andrea. 
Così, con un colpo secco, si piazzò il coltello sotto lo sterno. Rivolto verso l'alto. Aveva preso il cuore in pieno. Il suo corpo era caduto a terra, immerso in una pozza di sangue. 
Poche ore dopo, la madre che era tornata dal lavoro, era entrata in casa e aveva visto quella straziante scena. Il corpo di sua figlia freddo e senza vita che giaceva in terra, con un enorme coltello che passava da una parte all'altra. 
Mia era stata forte, ma dopo un po' non aveva più resistito. Il dolore era troppo forte. Voleva rivedere il suo Andrea. 
Adesso, tutti sono sicuri che i due innamorati sono in un posto migliore per continuare a vivere quella vita che il destino gli aveva strappato. 

Fine. 
  
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