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Autore: Nanek    17/01/2013    6 recensioni
Questa è la storia d’amore di James e Charlie, una storia d’amore come tante, forse, ma unica e perfetta per loro due; una storia d’amore che è stata fermata dalla guerra, la guerra del Vietnam.
Ma in questa storia d’amore, c’è anche un altro personaggio: Billy White, soldato semplice, al primo anno di guerra, amico di James.
Ma perché ci deve essere un altro ragazzo in una storia d’amore? Beh, Billy sarà colui che li salverà entrambi.
Tratto dal primo capitolo:
"Caro James,
mi manchi, e sono ormai ripetitiva, te lo scrivo in ogni lettera che mi manchi, ma non credo mi stancherò mai di farlo; amore mio, aspetto la tua risposta ogni giorno, una risposta che non arriva mai, e che mi sta spaventando"
“Cara Charlie,
mi scuso per le mancate risposte, ma qui si fa la guerra, il tempo scarseggia, e i miei soldati hanno bisogno di me.”
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Storico
Capitoli:
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Capitolo 1

How to save a life

18 marzo 1971

Il cielo sembrava così strano quel giorno.
Le nuvole, non erano come se le ricordava, troppo strane, troppo grigie, troppo nere per sembrare naturali.
E quella polvere poi, che gli bruciava gli occhi, cos’era?
Sabbia?
Troppo rossa per essere sabbia, troppo grossa, troppo tutto.
E quel rumore?
Cos’era quel rumore? Lo sentiva troppo lontano, non riusciva a capire cosa fosse, come se avesse del cotone sulle orecchie.
Dov’era?
Non si sentiva le gambe, non si sentiva il braccio destro.
Che ci faceva lì?
Come c’era arrivato lì?
Non lo sapeva.
Continuava a contemplare quelle strane nuvole, continuava a sentire dei rumori in sottofondo, non capendo nulla.
Fu un attimo, e si sentì sollevato; sollevato da terra, sollevato da due braccia che non conosceva.
Fu un attimo e lo vide, vide quegli occhi, gli occhi di ghiaccio di un ragazzo, un uomo che conosceva bene, il caporale Phillips.
Fu un attimo, e lui chiuse gli occhi.
Una mano però, lo schiaffeggiava piano, sulla guancia.
Aprì gli occhi, e si ritrovò i suoi, i suoi occhi color ghiaccio, che lo incitavano a stare sveglio, che lo incitavano a non dormire.

-soldato White sveglia! Non le permetto di dormire! Questo è un ordine- gli urlava il caporale, ma lui, sentiva solo un lieve rimbombo.

Come se avesse ripreso un po’ di coscienza, il giovane cominciò a capire dove si trovasse.

Il giovane Billy White, 19 anni, primo anno di guerra, gli occhi smeraldini, i capelli castani erano stati rasati, il più giovane quell’anno, l’anno più atroce della guerra in Vietnam, vivo per miracolo.
Incosciente, impreparato, troppo debole per l’esercito, era solo una vittima, una giovane vittima, mandata a morire, mandata a far sentire ancora più in colpa lui, il suo caporale, James Phillips.

Quest’ultimo aveva 29 anni, i capelli biondi, rasati anche questi, gli occhi di ghiaccio, e ormai otto anni di esercito sulle spalle.
Odiava vedere giovani inesperti in campo, odiava averli sotto il suo controllo, odiava averli in squadra e vederli morire, si sentiva colpevole delle loro morti, si sentiva un padre per ognuno di loro, forse perché in ognuno di loro, vedeva il suo riflesso: quell’aria che solo i giovani avevano, quella voglia di vivere che caratterizzava tutti, quella vita che lui non poteva più avere.

Anche James si arruolò giovane, a 19 anni, e lo fece per motivi di soldi; non poteva studiare, la scuola non era per lui, non trovava un lavoro adatto, l’esercito era la sua ultima speranza, l’ultima speranza per lui e per la sua famiglia.
Ed ora era lì, con la polvere negli occhi, dentro quel furgone, con quel ragazzo dagli occhi verdi, che si divertiva a chiamare “Billy Elliot”, inerme, il braccio rotto, le gambe piene di sangue e di sabbia, lui l’avrebbe salvato quel giorno.
Billy aveva un compito da svolgere per lui, doveva, lo aveva scelto dal primo istante che lo vide, era l’ideale, era perfetto, era colui che stava aspettando: era suo amico.

Lo guardava, mentre alzava piano la mano, la portava all’altezza della tempia, e con voce roca rispose –agli ordini James- cercando di sorridere.
 

Dopo un’ora, erano finalmente tornati alla base, erano finalmente al sicuro, Billy poteva essere curato.
James lo salutò, dicendo solo –ricordati di lei, soldato- e sorrise amaro.
Billy lo guardava confuso, e sussurrò piano –lei, chi?-
Ricevette come risposta solo –Charlie Jones, ricordati di lei- poi, il buio.
 

25 marzo 1971

L’alba lo svegliò dolcemente, i raggi del sole entrarono deboli da quella finestra.
Billy aprì gli occhi, come colto da un incubo.
Aveva le gambe piene di garze, il braccio destro ingessato, un cerotto enorme sulla guancia, e uno sull’orecchio.
Vide entrare un medico, e con quel poco di voce che gli era rimasta chiese –che è successo?-
Il medico quasi sobbalzò dallo spavento.

-soldato White, lei si riprende più in fretta di quanto potessi immaginarmi-
-d-dove sono? Che è successo?-
-in infermeria soldato, una bomba lo stava colpendo in pieno, il caporale Phillips l’ha aiutato, e meno male che lei è ancora qui soldato, ma.. si rimetta ora, il campo lo aspetta, la patria ha bisogno di lei-
-ma.. ma.. dov’è il caporale Phillips?- continuò Billy.
-oh sì vero, tenga- il medico gli porse una busta –il caporale mi ha raccontato della sua fidanzata, soldato White, beh, deve rispondere immagino, la macchina da scrivere è lì accanto, la tratti con cura-
-ma.. io non ho una fidanzata- ma il medico non lo ascoltò, e uscì dalla stanza.

Con la mano sinistra cominciò a osservare quella busta, la girò, e ci trovò l’intestazione.
“Destinatario: James Phillips Mittente: Charlie Jones,  North Broadway 18, Chicago, Illinois, Stati Uniti”
Charlie Jones, quel nome, gli ricordava qualcosa.
Risaliva al giorno prima, o almeno credeva.

 

*** 

Il caporale Phillips lo stava portando in infermeria, gli parlava, lo incitava a stare sveglio, doveva dirgli una cosa importante.
-ai suoi ordini caporale..- cercava di rispondere Billy.
-silenzio White, non parlare, ascoltami, è importante e tu mi devi stare ad ascoltare, siamo intesi soldato?-
Billy annuì.

-starò via soldato, starò via per molto tempo dalla base, e io.. devo.. devo tenere aggiornata una persona, devo dirle che non tornerò, ma.. non c’è tempo di saluti soldato, lo devi fare tu, devi rispondere a Charlie Jones e dirle che il caporale non tornerà a casa, devi dirglielo tu White, mi hai capito?-
Billy annuì, e chiese –perché lei non dovrebbe tornare?-

-da questa guerra, non si torna, solo i giovani forse, perché passeranno questa guerra in infermeria- sorrise –è un ordine soldato, devi dire a Charlie Jones che il caporale Phillips non tornerà, glielo scriverai come lettera di risposta alla sua, lo devi fare soldato, per me- concluse, gli occhi di ghiaccio pieni di lacrime.
Billy portò la mano alla fronte –ai suoi ordini-

 

*** 

Ed ora era lì, pronto a svolgere il suo lavoro.
Ed ora era lì, con la lettera di Charlie in mano, una delle tante lettere che il caporale riceveva, che leggeva, e poi bruciava, il ricordo di lei gli dava la speranza di tornare, gli dava l’illusione che sarebbe andato tutto bene; ma poi James vedeva morire sotto i suoi occhi i suoi uomini, e la speranza spariva, insieme a Charlie.
 Preso dalla curiosità, aprì la busta, prese con la mano sana la lettera al suo interno, cominciò a leggerla.


“Caro James,
mi manchi, e sono ormai ripetitiva, te lo scrivo in ogni lettera che mi manchi, ma non credo mi stancherò mai di farlo; amore mio, aspetto la tua risposta ogni giorno, una risposta che non arriva mai, e che mi sta spaventando.
Amore mio torna, ti prego torna.
Ho bisogno di te, e tu lo sai.
Devi tornare amore mio, perché me l’hai giurato; devi tornare perché mi hai giurato che questa era la tua ultima missione, e poi saresti tornato da me, per sempre sta volta.
Non puoi non tornare, me l’hai giurato James, e io ti sto aspettando; hai detto che stavi via un anno, e di anni ne sono passati 5, hai giurato mi avresti risposto, e non l’hai fatto, hai giurato tante cose, e non l’hai fatto.
Ma quella che più mi importa, è che tu torni, e io voglio credere che manterrai la parola, perché tu lo sai che devi tornare, non hai solo il compito di far felice la patria, tu devi tornare per me, tu devi tornare per la tua famiglia.
Una famiglia che hai abbandonato troppo presto, ma che è ancora qui ad aspettarti.
Ti prego James torna, non mi interessano i soldi che tu prendi, io voglio che tu torni.
Abbiamo una casa, abbiamo soldi a sufficienza, io lavoro, non abbiamo bisogno dei soldi che tu prendi rischiando ogni secondo la vita, io voglio che torni.
Lo voglio, non ha senso vivere in questa bella casa senza di te, non ha senso per me stare in questo lusso senza di te; preferisco avere una casa orribile, la più misera di questo mondo, pur di averti qui con me, qui con noi.
Devi tornare perché Ashley ha bisogno del suo papà.
Ha 5 anni e non ti conosce James, ha 5 anni e non ha mai visto il tuo viso.
Torna amore mio, ti prego.

Charlie.”

 
 
Allegata a quella lettera, c’era una foto.
Una ragazza, i capelli lunghi, lisci, castani, la pelle chiara, occhi verdi, che gli ricordavano molto i suoi: teneva in braccio una bambina, dai capelli biondi e ricci, gli occhi grandi e verdi.
Charlie, fidanzata del caporale, teneva in braccio sua figlia, Ashley.

Con la mano sinistra si appoggiò la macchina da scrivere sulla pancia, con l’indice, cominciò a premere quei tasti, uno dopo l’altro, tentando di non sbagliare.
I tentativi di Billy nel rispondere a quella lettera, nel modo richiesto dal caporale, furono molti.

“caporale Phillips deceduto. Missione in corso, cordiali condoglianze”
“amareggiato nell’annunciare la morte del caporale Phillips, condoglianze”
“caporale Phillips, uomo virtuoso e pieno di coraggio deceduto durante una missione, condoglianze”

Tutto sembrava così sbagliato verso quella ragazza, nessuna parola sarebbe bastata, nessuna parola sarebbe stata opportuna in quel momento.
Continuava a fissare quella foto, continuava a non capire il senso di quello che doveva fare.
Non poteva scriverle una disgrazia simile, non poteva farlo, non se la sentiva, e tutto era ancora possibile, il caporale poteva tornare, il caporale.. il caporale dov’era?
Billy cominciò a urlare con tutta l’aria che aveva dentro di sé, chiamava il medico, urlava, tentando di farsi sentire con quella sua voce roca.

-soldato White che ha da dimenarsi?-
-dov’è il caporale? Mi dica dov’è il caporale Phillips!-
-il caporale è dato per disperso da giorni soldato, pensavo fosse chiaro.-
-è morto?-
-solo il cielo lo sa-
-quindi non è detto sia morto, quindi lui potrebbe ancora tornare!-
-dorma soldato, lei è molto stanco- annunciò il medico, allontanandosi.
Billy si sentiva rassicurato da quelle parole, e come se avesse preso lui il controllo, decise di rispondere a quella ragazza, decise di darle speranza, senza consultare nessuno, voleva credere che il caporale sarebbe tornato.

Senza rendersi conto di sfidare la sorte.


“Cara Charlie,
mi scuso per le mancate risposte, ma qui si fa la guerra, il tempo scarseggia, e i miei soldati hanno bisogno di me.
Tu non sai quello che succede qui, amore mio, tu non sai che atrocità vedo con i miei occhi, tu non sai e non vorrei mai che tu vedessi quello che ho visto io.
I miei uomini sono giovani, Charlie, molti di loro muoiono sotto i miei occhi, molti di loro scappano, pochi di loro, riesco a salvarli.
Tutto questo mi sta distruggendo, amore mio, e non sai quanto mi manchi anche tu, quanto mi manchi tu, e la piccola Ashley.
Guardo la foto che mi hai mandato, e piango, vi guardo e desidero essere solo al vostro fianco, tenervi tra le mie braccia, nella nostra casa.
Ho trovato da poco questa macchina da scrivere amore mio, e ora, sappi che posso risponderti, posso rassicurarti, posso farmi sentire lì, vicino a te.

Non perdere mai la speranza Charlie, io sono James, io tornerò, se dico che torno, vuol dire che lo farò per davvero; non dimenticarmi mai Charlie, come io non mi dimentico mai di voi, vedo gli occhi di Ashley in quelli delle bambine che vivono qui, vedo i tuoi capelli lunghi e lisci in quelli delle donne che stanno qui, in mezzo a questo caos, in mezzo a queste mostruosità; non riesco ancora a credere quanta atrocità ci sia dentro ogni essere umano, e fidati che non è neanche un quarto di quello che mostrano in televisione.

Stare qui è come stare all’inferno, ma tu puoi salvarmi Charlie, tu puoi, tu sei l’aria pura che qui manca, tu sei l’unico rifugio che io trovo per allontanarmi da tutto questo.
Ti prego quindi, amore mio, di darmi sollievo: non rendermi triste, non dirmi che sei sola e piena di paura, perché non c’è motivo di esserlo, questa guerra finirà, ed io tornerò a casa; ti chiedo quindi, nelle prossime lettere, di farmi vivere.
Ricordami nelle tue lettere di noi, ricordami dei bei momenti passati insieme, ricordami quello che c’era prima di tutto questo orrore, ricordami chi ero, chi eri tu, e cosa siamo diventati insieme.

Mi mancano quei momenti, mi mancano quei ricordi, che questa guerra mi sta cancellando; ma tu non glielo devi permettere amore mio, devi essere più forte tu di questa guerra, e devi tu aiutarmi a vincerla.
Parlami del nostro primo incontro amore mio, affinché io possa rivivere ogni attimo, ogni sguardo, ogni gesto.
Dai un bacio a mia figlia, e dille che il suo papà sta tornando.
A presto amore mio,

James”


Note di Nanek:
da dove comincio? commenti finali, di solito mi vengono molto spontanei, ma per questa storia..è difficile!
che dire.. io spero che possa piacere come storia, spero che vi entusiasmi e che non vi annoi!!
io.. beh.. spero di trovare qualche recensione prima di mettere il prossimo capitolo =) vorrei vedere se ne vale la pena.. vorrei capire se vi ha colpito in qualche modo =) farò del mio meglio per stupirvi =)
a presto!
Nanek

  
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