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Autore: suunshine    17/01/2013    1 recensioni
"Zayn?" sussurrai. L'eco della mia voce in quella stanza enorme si faceva più debole man mano che il tempo trascorreva. Mi guardai intorno: le pareti della stanza erano ricoperte di specchi, che riflettevano la mia figura sola nel buio. Ti cercavo Zayn, speravo di vederti. Speravo di poterti scorgere da qualche parte, ma il buio non mi permetteva di vedere quasi nulla.
"Dove sei? Vienimi a prendere, per favore." mi accasciai per terra, con la schiena appoggiata ad uno dei tanti specchi, sperando che qualcuno mi trovasse, nel nulla.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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"Zayn?" sussurrai. L'eco della mia voce in quella stanza enorme si faceva più debole man mano che il tempo trascorreva. Mi guardai intorno: le pareti della stanza erano ricoperte di specchi, che riflettevano la mia figura sola nel buio. Ti cercavo Zayn, speravo di vederti. Speravo di poterti scorgere da qualche parte, ma il buio non mi permetteva di vedere quasi nulla.
"Dove sei? Vienimi a prendere, per favore." mi accasciai per terra, con la schiena appoggiata ad uno dei tanti specchi, sperando che qualcuno mi trovasse, nel nulla. Le lacrime scorrevano veloci sulle mie guance arrossate dalla rabbia, facendomi rabbrividire ogni volta che raggiungevano le cosce nude. Era estate ed io avevo solo una canotta ed un pantaloncino. Pregavo in chissà quale Dio misterioso di farmi venire a prendere da qualcuno. Qualcuno che poi mi portasse nella mia dolce casa, dove magari avrei potuto farmi una doccia fredda e cambiarmi quei vestiti impregnati di sudore.
 Cercavo di ricordare dove si trovasse Zayn, ma non ce la facevo. Ricordavo solo il suo sorriso caldo e affettuoso, che mi mancava immensamente in quel momento. Presi un grosso respiro e mi alzai da terra, asciugai tutte le lacrime ormai appiccicate alla mia pelle e mi diressi verso un'altra stanza. Abbassai lentamente la maniglia, ma non riuscivo ad aprirla. Era forse chiusa a chiave? Riprovai ancora, ma niente. Sentii un rumore assordante e mi coprii le orecchie con le mani. Quando aprii gli occhi non c'era nessuno e non si vedeva più nulla. Aspettai che i miei occhi si abituassero per pochi secondi al buio e cercai con lo sguardo il neon attaccato al soffitto. Sparito. Corrugai la fronte pensando che tutto fosse cosi strano e non mi meravigliai quando, girandomi, non trovai più la porta che prima avevo cercato di aprire. 
"Oh andiamo cucciolotto, cosa c'è che non va oggi?" sentii una voce femminile e stridula che parlava, così mi diressi nella sua direzione.
Appena capii che proveniva da un'altra stanza quasi corsi per paura di lasciarmela sfuggire per l'ennesima volta. Tutte le altre quattro volte che l'avevo sentita poi era scomparsa, lasciandomi di nuovo "sola".
La stanza era scoperta, senza nessuna porta. Quando mi ci catapultai dentro notai due persone nude sul letto, uno sopra l'altra. Sembrarono non accorgersi di me, come se non esistessi. D'un tratto osservai la testa del ragazzo e mi si mozzò il fiato. Era lui, era sempre stato lì ma non aveva sentito le mie grida d'aiuto. 
Il cuore si fermò per alcuni istanti, poi riprese a zoppicare lentamente e appena mi capacitai di chi fosse realmente la persona sopra di lui caddi a terra in un tonfo.



"No!" gridai in preda all'ansia, svegliandomi come tutte le mattine. Il mio respiro era irregolare e dovetti aver bisogno di alcuni minuti per regolarizzarlo. Solo quando una mano mi accarezzò dolcemente la schiena capii che al mio fianco c'era un' altra persona. Sobbalzai sul letto e mi misi una mano sul cuore quando capii che era solo Harry. Mi sorrise dolcemente e mi attirò a sè come una bambina.
"Shh, è tutto okay." sussurrò sulla mia testa, depositandoci un tenero bacio. Prese ad accarezzarmi i capelli, capendo che non ne avrei parlato. Ormai lui mi conosceva, sapeva com'ero fatta e -soprattutto- che cosa avevo sognato. Lui lo sapeva sempre. Sapeva che ogni sera sognavo lui, che ogni notte ricordavo ciò che mi aveva fatto, che ogni mattina mi svegliavo con le lacrime agli occhi. Lui lo sapeva perchè c'era sempre stato, dall'inizio fino alla fine. Si era assicurato che non fossi mai sola, che non passassi mai un momento di silenzio per ricordare il passato. C'era stato quando lui se n'era andato, e non gli sarei mai stata abbastanza grata.
"Shelly, va tutto apposto ora?" mi chiese solo quando sentì il battito del mio cuore rallentare. Io annuii col capo e scesi dal letto, lasciando che il freddo invernale mi colpì all'istante. Infilai i piedi nelle pantofole e scesi al piano di sotto, sapendo che ci sarebbe stata una spremuta ed un cornetto ad aspettarmi. Harry mi raggiunse dopo qualche istante, pronto ad offrirmi uno dei suoi sorrisi migliori, come ogni giorno.
"Stavo pensando.." iniziò a dire mentre si sedeva a tavola anche lui. Lo guardai e gli feci cenno di continuare, mentre masticavo ancora un pezzo di cornetto.
"Che ne dici di un bel picnick?" disse metre beveva la spremuta appena fatta, ingoiandola tutta d'un sorso. Dalla mia reazione capì che era una brutta idea e passò oltre, come al solito.
"E con Mike Olson?" ecco, l'argomento che sapevo benissimo avrebbe cacciato. Mi limitai a scrollare le spalle, facendogli intuire che non avrei proferito parola per tutta la colazione, se non per tutto il giorno.
Lui sospirò e capii che di lì a poco sarebbe incominciata la solita lamentela: dovevo uscire, farmi nuove amicizie, divertirtirmi. Lui diceva come una normale vent'enne, ma ogni volta gli rispondevo che le normali vent'enni non venivano tradite dal proprio ragazzo, il ragazzo che amavano. E il discorso finiva lì, ogni giorno. Ma probabilmente oggi aveva qualcos'altro da dirmi, si capiva benissimo da come si muoveva sulla sedia tutto emozionato e triste allo stesso momento. Alzai le sopracciglia per fargli capire che doveva parlare, anche se non ero particolarmente attratta da quei generi di discorsi.
"Mi hanno offerto un nuovo incarico, a Londra. Sarà più impegnativo, ma mi pagheranno bene. Dovrò stare lì per al massimo tre anni, dopodichè potrò decidere io se riconfermare o andarmene." sputò tutto d'un fiato. Cercai di ricollegare le parole senza senso uscite dalla sua bocca. No, perchè questo non aveva senso. 
"Shelly ti prego, dì qualcosa. So che all'inizio potrà essere difficile.."
"Difficile? Mi prendi in giro Harry?!" sbottai evitando che finisse di parlare e peggiorasse il discorso. Ero incredibilmente furiosa, ma la tristezza doveva ancora arrivare per fortuna. 
"Fammi finire. So che sarà difficile ma nulla è perduto Shelly. Sei una ragazza bellissima, sai quanti altri ne hai ai tuoi piedi? E cosa stai facendo? Stai mandando tutto a puttane per uno stronzo! Apri gli occhi Elly -disse avvicinandosi e scostando una ciocca ribelle dalla mia faccia- sono sei mesi che non vivi." scostai immediatamente la sua mano e mi allontanai due passi da lui. Non poteva farmelo, no.
"Sai quello che ho passato e non puoi pretendere che tutto se ne vada con uno schiocco delle dita. Nè tantomeno puoi permetterti di giudicarmi, Harry." con quell'affermazione così decisa lo spiazzai. Rimanemmo immobbilizzati per altri due minuti, dopo prese il cappotto e velocemente se ne andò. Se ne andò lasciandomi, per la prima volta dopo sei mesi, da sola.


Scesi dalla macchina velocemente e mi catapultai nell'immenso edificio in un millesimo di secondo. Correvo velocemente nell'aereoporto sperando di arrivare in tempo per dirgli almeno 'ciao' o semplicemente abbracciarlo. Quella settimana era stata davvero brutta senza di lui e non potevo resistere senza di lui per tre anni. Ero egoista, ma dovevo dirglielo. Dovevo fargli sapere che di lui m'importava eccome, che quel giorno ero stata una stupida a farlo andare via senza dire nulla. Una voce proveniente da un'apparecchio elettronico annunciò che l'aereo 360 stava partendo, e che io ero lì ferma, senza sapere dove andare. Ricordai improvvisamente che un anno prima avevo preso lo stesso aereo con il mio ex ragazzo e cominciai a salire le scale con una rapidità assurda. Dovevo sentire il suo profumo ancora una volta. 
Appena arrivai al piano superiore un aereo che si faceva sempre più lontano catturò la mia attenzione, facendomi credere di averlo lasciato andare senza salutarlo. Una voce richiamò di nuovo la mia attenzione e mi voltai di scatto. 
"Harry!" mi fiondai tra le sue braccia sorprese, che mi accolsero prontamente. Prese ad accarezzarmi i capelli e io feci lo stesso con i suoi, sperando di poterlo fare ancora. 
Quando si staccò da me potei notare la folla di persone dietro di lui, che ci guardavano sorprese. Io arrossii aggiustandomi il cappotto beige, stringendo la cinta in vita. Sorrisi timidamente pensando sicuramente che quelli dovessero essere i parenti di Harry e non mi sorpresi quando lui intrecciò la mia mano con la sua: lo faceva sempre quando sapeva che ero in difficoltà.
"Mamma, papà, amici e familiari: lei è la famosa Shelly!" quasi urlò il mio nome, facendomi sobbalzare. Improvvisamente nell'aria si sollevò un 'ah' caloroso e molte persone mi rivolsero sorrisi pieni d'affetto. Lui aveva parlato alle sue persone più care di me? Ero strabiliata, ed il sorriso stampato in faccia di Harry mi fece sorridere a mia volta involontariamente. 
Iniziammo a camminare quando di nuovo la voce metallizzata ci annunciò che l'aereo 365 era in partenza. Arrivati davanti all'aereo prima di salire Harry iniziò a salutare tutti i presenti con calorosi abbracci a rassicurazioni ai genitori. Quando arrivò il mio turno mi misi a piangere. Del resto, quando non lo facevo? Lui mi strinse a sè come il primo giorno che ci incontrammo, ricordo che ero uscita con una mia amica, che per farmi rallegrare un po' mi aveva portato in un bar. Lì avevo conosciuto Harry e, pian piano, anche se non ero una che raccontava i suoi episodi alla gente con cui non aveva confidenza, gli avevo raccontato tutto per filo e per segno. Lui mi aveva rassicurata, stringendomi tra le sue braccia. Da quel giorno in poi non potei fare a meno di Harry. Quando ci staccammo lui depositò un dolce bacio sulla mia guancia e mi rivolse il sorriso più bello.
"Promettimi che non ti lascerai andare. Promettimi che ti prenderai cura di te stessa Shelly, promettimelo." disse mentre io continuavo a piangere.
Io annuii incapace di trasmettere suoni vocali che non fossero singhiozzi. Mi accarezzò la guancia bagnata e salì sull'aereo lasciando tutti con un unico sguardo, che finì sul mio volto e si prolungò per alcuni istanti.
Stavo dicendo addio alla mia persona più cara rimasta, come potevo farlo, di nuovo? Harry era il mio migliore amico. Perchè si definisce 'migliore amico' una persona che ti sta accanto sempre, no? 'Migliore amico' è quella definizione di persona che ti accompagna nei momenti peggiori della tua vita, ed in quelli migliori. 'Migliore amico' è quella persona che per te non se ne andrà mai. E anche se Harry in quel momento lo stava facendo, sapevo che in realtà per me ci sarebbe stato sempre.


"Shelly, che stai facendo?" chiese per la millesima volta mio padre fuori dalla porta del bagno, come se mi stessi suicidando. Non che non ci avessi mai pensato, ovviamente. Ma quel periodo per me era -diciamo- passato. Perchè in realtà non lo era. Tutte le notti continuavo a fare lo stesso sogno, mi risvegliavo in preda all'ansia e la giornata andava una merda. Ma otto mesi non sono abbastanza per dimenticare una persona? A quanto pare no.
Sbuffai e aprii la porta all'uomo impaziente che stava aspettando.
"Jerard Enfield, datti una calmata!" sbottai quando mi fu davanti. Sapevo che odiava quando non lo chiamavo 'papà', a maggior ragione se lo facevo usando un tono ironico. 
"Non osare chiamarmi più in quel modo, figlia." disse lui facendomi da parte per andare a vedere mia sorella nel suo abito da sposa. Sghignazzai sotto  i baffi e poi richiusi la porta alle mie spalle, pronta per sentire tutti i complimenti e i pianti. 
Erano passati due mesi da quando non vedevo Harry, e oggi sarebbe venuto per il matrimonio di mia sorella. Loro due avevano fatto amicizia nel mio momento 'buio' e insieme mi avevano aiutato a superarlo. Ora stavo meglio, decisamente. Anche se mi mancava il mio ragazzo, di cui ero ancora follemente innamorata.
"Possiamo andare, vecchi signori? Ho una leggera fame!" dissi spalancando le braccia in alto, facendole ricadere sui fianchi. Mia mamma mifulminò con lo sguardo e io ridacchiai di nuovo.
"Non sono così tanto vecchia, figlia ingrata." disse atteggiandosi. Io le spinsi una spalla, rischiando di farla cadere e lei sussurrò qualcosa tipo 'il tatto di un rinoceronte' e si mise poi a ridere con mia zia. 
Io intanto raggiunsi la finestra, pronta a cacciare l'ennesima sigaretta dalla mia pochette.


La festa era quasi finita ed eravamo tutti nel grande capannone, la maggior parte ubriachi. Io ero uscita fuori a prendere un po' d'aria, accompagnata dalla nuova ragazza di Harry. Sì, mi era simpatica ed andavamo d'accordo. Stranamente non ero gelosa del loro rapporto, sapendo che nessuno sarebbe mai bastato per rompere quello mio e di Harry.
Chiacchieravamo sul quanto fosse bella New York, e su quanto io avessi voglia di andarci. 
"Ah se solo potessi avere delle ferie più lunghe!" mi lamentai per le centesima volta. Lei ridacchiò e mi rivolse uno sguardo di rimprovero. 
Qualcuno sussurrò il mio nome e mi irriggidii solo sentire la sua voce. Avevo paura di girarmi, di vedere il suo volto. Anzi, avevo paura che fosse stata tutto frutto della mia immaginazione, come la maggior parte delle volte. 
Un bracciò mi volto nella sua direzione e la sua stretta mi fece rabbrividire.
"Zayn, vattene." sussurrai in un sibilio. Lui mi lasciò andare, evidentemente sorpreso. Non se lo fece ripetere due volte che si girò e fece per andarsene.



Dedico questa storia ai one direction, mie muse.
  
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