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Autore: Clover GD    17/01/2013    4 recensioni
Kurt ha diciassette anni, ed entra in terapia con il dottor Anderson, dal momento che si trova sull'orlo del baratro. Il loro rapporto, però, potrebbe non rimanere il classico paziente-dottore.
KLAINE AU (Kurt e Blaine non si sono mai conosciuti). Doctor!Blaine x Patient!Kurt.
Gioca un ruolo importantissimo la trama de I pilastri della terra, di Ken Follett, ma non è necessario conoscerla, per capire la storia. Magari, se lo state leggendo in questo momento, aprite consapevoli di trovarvi molti spoiler sulla trama del libro.
Non è tuttavia una crossover.
Enjoy (:
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Anche se fa male, non m'importa



Noi leggiavamo, un giorno, per diletto,

di Lancialotto come amor lo strinse:

soli eravamo e sanza alcun sospetto.

Per più fiate li occhi ci sospinse

quella lettura, e scolorocci il viso;

ma solo un punto fu quel che ci vinse.

Quando leggemmo il disiato riso

esser baciato da cotanto amante,

questi, che mai da me non fia diviso,

la bocca mia basciò tutto tremante.


Dante Alighieri, Inferno, V, 127-136


La bacheca di sughero chiaro con una cornice in noce scuro che troneggiava sull'unica parete libera, quella accanto alla porta, aveva attaccato, oltre alle mille foto e ai mille pentagrammi che Kurt aveva ritagliato da vecchi spartiti ormai imparati a memoria, un foglio con scritti i piani della settimana, un colore per ogni giorno.

Il rosso era dedicato al Venerdì.

Il rosso era dedicato al Venerdì perché, dalle tre e mezza alle cinque, Kurt andava da Blaine, la sua ancora in quell'oceano troppo grande perché il castano lo affrontasse da solo.

All'inizio era stato particolarmente difficile, per Kurt, metabolizzare l'idea di avere uno psicologo: era sempre stato in grado di farcela da solo, era stato destabilizzante per il suo orgoglio doversi abbassare a chiedere aiuto ad un esterno. Eppure nemmeno il suo orgoglio sfavillante era stato in grado di tenerlo a galla, dopo la trappola che gli avevano teso Dave e gli altri giocatori della squadra di hockey.

E dire che ci aveva quasi creduto, quando Rick gli aveva detto di essere diverso dagli altri, che magari con lui avrebbe potuto confidarsi. Aveva lavorato subdolamente, insinuandosi nella mente di un Kurt con troppa poca esperienza e troppo bisognoso di un pilastro nella propria vita campata a castelli in aria. Era stato paurosamente paziente e forse era stato proprio per questo che Kurt si era fidato di lui: non pensava minimamente che un giocatore di hockey annoverabile nella schiera degli omofobi potesse aver così tanta pazienza con un ragazzo così palesemente gay.

Invece quello di Rick era solo l'appostamento di una leonessa alla preda designata: una quantità incalcolabile di tempo passato solo ad aspettare, per poi sferrare l'attacco e distruggerla senza che ne rimanesse la più bieca traccia.

Rick aveva passato mesi su mesi ad affilare lo stiletto di platino e ruggine con il quale aveva poi sferrato il primo e l'unico colpo, che aveva trafitto Kurt senza pietà, arrivando quasi a trafiggergli il cuore.

Perché quasi?

Perché il cuore di Kurt aveva una cicatrice marcata, ma non era spezzato, o meglio, era stato rinsaldato. Lo stiletto l'aveva ferito, scheggiato, tagliato e graffiato, ma non spezzato. Non completamente, almeno.

Proprio quanto stava per cadere nel baratro, le braccia forti di suo padre l'avevano riacchiappato per il colletto di una delle sue tante camicie firmate, forse strappando qualche bottone, e l'avevano portato da uno psicologo.

Il viaggio in macchina era stato terribile.

Io non ci parlo con quello.”

È per il tuo bene, Kurt.”

Kurt era rimasto in silenzio, caricando l'aria di una tensione intrisa di parole non dette.

La targhetta d'ottone dorato recava Dr. Blaine D. Anderson inciso, ed era ben lucidata. Sicuramente, questo giocava a favore dello psicologo, ma ci sarebbe voluto ben altro per conquistare il ragazzo. Una volta trovatosi, però, davanti a due occhi dello stesso colore della targhetta e ad uno sguardo dolce, era stato un po' più facile respirare.

Blaine era un bell'uomo sui trent'anni – o forse ne aveva ventinove? Ventotto? –, laureato da poco e alle prime armi, ma sembrava ottenere ottimi risultati nel suo campo, e Burt l'aveva scelto anche perché aveva pensato che suo figlio si sarebbe difficilmente aperto con una persona che avesse una gran differenza d'età con lui.









Al terzo incontro, Kurt aveva buttato giù il muro che aveva lui stesso innalzato, mettendo a nudo la verità: era gay e, se il dottore avesse avuto qualche problema con questo, le sedute sarebbero potute benissimo finire lì. Di certo, non si aspettava che Anderson distendesse la bocca in un sorriso quasi accecante, rispondendogli di averlo capito da quando l'aveva visto, dal momento che il suo radar gliel'aveva suggerito.

Il cuore di Kurt aveva fatto una capriola: il suo psicologo stava cercando di fargli capire che era gay anche lui? Non aveva resistito, gliel'aveva chiesto a parole dirette e il risultato era stato un altro sorriso e un dolce cenno d'assenso col capo.

Ma questo non cambierà nulla. Saresti anche potuto essere etero, oppure lo sarei potuto essere io, o addirittura avremmo potuto esserlo entrambi; saresti comunque rimasto Kurt Hummel, un diciassettenne sull'orlo del baratro.” aveva detto il dottor Anderson.

Sentirlo pronunciare quelle ultime tre parole era stato devastante, perché Kurt aveva, in un certo modo, sempre fatto finta che tutto quanto non stesse succedendo davvero. Era stato un po' come respirare ammoniaca: una scarica di dolore tra le ossa del cranio, qualcosa che si squaglia come una pasta modellata troppo a lungo che cola lungo il marmo nero sul quale la si è lavorata.

Kurt non era stato in grado di trattenere le lacrime, anche se queste erano solo una manciata. Anderson, guardandolo, si era rivisto in quegli occhi persi in un buio che non era nemmeno lontanamente blu, ma che virava decisamente verso il nero, magari con qualche sfumatura di grigio.

Kurt Hummel viveva in un mondo in bianco e nero, lo stesso che lui aveva attraversato per pochi giorni, anni prima.




Due settimane dopo, Kurt aveva iniziato a dargli del tu, ovviamente su sua insistenza. Avevano iniziato a parlarsi quasi come se fossero amici, più che psicologo e paziente. Blaine era contento di dare a Kurt un'occasione di sfogo, Kurt d'altra parte si stava finalmente liberando di tutti quei pesi che si portava appresso.









Quel Venerdì sarebbe stato il decimo incontro dalla prima volta che si erano visti, e le mani di Kurt accarezzavano nervosamente il volante della vecchia Ford che stava guidando. Ormai, gli incontri con Blaine erano diventati un modo per respirare.




Sei in anticipo.” sorrise Blaine, quando lo vide entrare nel suo studio alle tre e ventisei.

Quattro minuti in più non mi faranno male, non pensi?” sorrise di rimando Kurt, liberandosi del piumino nero e lungo con una striscia di pelliccia chiara sul cappuccio.

L'uomo lo guardò negli occhi per pochi attimi, studiandone ogni sfumatura. Dopo dieci settimane lo conosceva abbastanza bene da poter dire che quel sorriso era tirato e simulato.

Si accomodò sulla poltrona e gli fece cenno di mettersi sul divanetto accanto. Kurt si accoccolò contro il bracciolo più lontano da Blaine, unendo i pugni a coprire le labbra e raccogliendo le ginocchia al petto. A Blaine sembrò così piccolo.

Non fingere.” disse soltanto.

Kurt tirò immediatamente su col naso.

Rick ha iniziato a frequentare il mio stesso corso di chimica. La professoressa me l'ha messo come compagno di banco perché ero l'unico che non ne aveva uno.”

Buttò tutto fuori immediatamente, senza riservarsi dal tremare.

È terribile, Blaine.” pigolò, portandosi i polpastrelli alle palpebre.

Non perde occasione per minacciarmi. Ieri ho rovesciato un becker con un po' d'acqua dentro e mi ha detto che, se succederà ancora, mi chiuderà in uno sgabuzzino con Karofsky. Di nuovo.”

Il petto del giovane sussultò e Blaine si sentì improvvisamente impotente.

Quel giorno, fecero un passo avanti, perché il più grande si sedette accanto a lui, sul divanetto sul quale Kurt non si era mai sdraiato del tutto, ed allungò titubante un braccio, fino a toccare con i polpastrelli il polso destro del ragazzo, che sobbalzò.

Kurt non si era mai fatto toccare da lui, realizzò Blaine in un istante. Rabbrividì, ponderando quanto scarsa fosse la fiducia che il castano dava al contatto fisico.

Questi, però, lo stupì, abbassando le braccia e mettendo completamente in mostra i suoi occhi umidi. Pochi secondi dopo, Kurt allungò le braccia verso Blaine, quasi pregandolo per un abbraccio; portò le gambe giù dal divano e lo guardò con quel suo sguardo spento. Il moro lo circondò con le braccia con così tanta paura di stringere che non lo fece neanche; Kurt, dal canto suo, appoggiò la testa sul petto dell'altro, sciogliendosi in lacrime.

Blaine continuava a sussurrargli qualche tranquillo, timoroso addirittura di toccargli i capelli con la guancia.

Passarono il resto del tempo in quella posizione, mentre Kurt parlava e Blaine ascoltava, analizzava e consigliava.

Quella fu, per lungo tempo, l'emozione più forte che Kurt ricordasse di aver provato.









La settimana seguente, Kurt arrivò puntuale, si sedette sul divanetto e parlò, come sempre. L'unica cosa diversa fu il fatto che sostenne lo sguardo di Blaine, che, dopo un'ora passata ad ascoltarlo, si alzò e si diresse verso la libreria che teneva dietro la scrivania scura.

Puntò gli occhi sul quarto scaffale e prese a scrutare i libri, fino a che non sorrise, tirandone fuori uno con la copertina bordeaux.

Vuoi un the? Avevo pensato che potremmo... non so, leggere un po'. Per staccarci un attimo da tutti i problemi che abbiamo.” suggerì.

Kurt rimase fermo per qualche manciata di secondi.

Blaine aveva usato il plurale e non l'aveva mai fatto prima. Il castano trattenne il respiro per un momento. E gli aveva proposto di leggere, un'attività che ormai quasi nessuno faceva più. In un mondo dove cellulari e computer avevano ormai preso il sopravvento, quell'uomo dagli occhi gentili che gli stava chiedendo di leggere insieme era una vera e propria mosca bianca.

Una mosca bianca bellissima, puntualizzò Kurt nella sua mente.

Senza né latte né limone, magari con un cucchiaino e mezzo di zucchero.” rispose.

Le labbra di Blaine si distesero in un sorriso dolcissimo, mentre prendeva due tazze da una vetrinetta lì accanto.

Come desidera.” scherzò.

Portò le tazze alla segretaria che presiedeva il bancone chiaro all'entrata dello studio, chiedendole se, per cortesia, le avrebbe potute riempire di the caldo. La donna assentì e Blaine tornò nello studio, accendendo anche uno stereo con un cd di musica d'atmosfera.

Cosa leggiamo?” domandò Kurt.

Pensavo a qualcosa di maledettamente coinvolgente. Qualcosa che ci faccia dimenticare il mondo mentre scorrono le pagine.

Kurt sorrise.

Avrei scelto I pilastri della terra, beh, io l'ho trovato coinvolgente. Da morire.”

Il ragazzo guardò il libro con attenzione. Era ben rilegato e la copertina in pelle rossa scura recava il titolo in lettere dorate: senza dubbio, Blaine amava quel romanzo, tanto da comprarsi un'edizione speciale. La cosa che preoccupava Kurt, però, era il numero delle pagine: e se Blaine si fosse accorto che erano troppe? E se avesse deciso di non leggere proprio niente, visto che tutti i suoi libri erano lunghissimi?

Il numero delle pagine non era un problema, per Kurt, ma lo era la paura di dover interrompere la terapia o la lettura, più avanti nel tempo.

Avrà mille pagine, Blaine! Uno più corto?” domandò, con la speranza che l'uomo gli rispondesse che il numero delle pagine non aveva importanza.

Più è lungo, più sarai costretto a tornare qui per sapere come va avanti. Non pensi sia bello? Ha precisamente mille e trenta pagine. Potresti venire qui anche più spesso, se vuoi, ma ci terrei che tu- cioè, che noi- che il libro venisse letto.” rispose l'uomo, con somma felicità di Kurt.

Penso che vada benissimo. Ne hai due copie?” chiese, pensando di dover leggere con gli occhi, magari seduto vicino al dottore.

In realtà, speravo potessi leggerti io. Ad alta voce. Cioè- uhm, non so se mi spiego.”

Kurt studiò il viso dell'uomo che aveva davanti. Era adorabile all'ennesima potenza.

Perché no?”

Si stese sul lettino – stese, notò Blaine: Kurt, fino a quel giorno, non si era mai steso – e chiuse gli occhi, mentre la musica continuava a suonare.

Sentì il rumore familiare di due tazze portate su un vassoio e riaprì le palpebre appena in tempo per vedere Blaine che gliene porgeva una.

Un cucchiaino e mezzo di zucchero. Come vuoi tu.” gli disse, dolcemente.

Il ragazzo prese la tazza calda che il dottore gli stava porgendo e se la portò alle labbra: un sorso e tutto quell'oceano di problemi che risiedeva nel suo corpo si era fatto momentaneamente da parte. Poi Blaine iniziò a parlare e Kurt affogò in quella voce calda.

[...] Lo stato d'animo della folla era strano. Di solito ci si divertiva a un'impiccagione. Il condannato era quasi sempre un ladro, e tutti odiavano i ladri con l'accanimento di coloro che hanno guadagnato con grande fatica ciò che possiedono. Ma questo era un caso diverso. Nessuno sapeva chi fosse il ladro o da dove venisse. Non li aveva derubati, aveva commesso un furto in un monastero lontano venti miglia. E aveva rubato un calice ingemmato, un oggetto dal valore così ingente che sarebbe stato impossibile venderlo... e non era come rubare un prosciutto o un coltello nuovo o una bella cintura, la cui perdita danneggiava qualcuno. Non si poteva odiare un uomo per un reato così futile. [...]

Il giovane Hummel ascoltò rapito Blaine che leggeva per la mezz'ora successiva. Alle cinque, però, fu il momento di andarsene e, mentre si rinfilava il piumino nero, Kurt aveva una luce diversa negli occhi.

Una volta che il ragazzo uscì dallo studio di Anderson, dopo aver deciso, insieme al dottore, di vedersi due volte a settimana e non più una, questi si accasciò sulla poltrona con un sorriso stanco e strabiliante, riflettendo, mentre attendeva il paziente successivo, che sembrava ritardare.

Forse il suo rapporto con Kurt andava oltre il classico rapporto paziente-dottore.









Dodici incontri dopo, Jack non era più un bambino scheletrico di undici anni, Aliena era diventata una ragazza dalla bellezza accecante e Tom stava finalmente progettando la cattedrale di Kingsbridge.

Il terzo capitolo della parte seconda fu terribile, per Kurt, sin dall'incipit.

William Hamleigh non riuscì a frenare l'eccitazione quando giunse in vista di Earlscastle.” lesse Blaine, e il castano vide tutto nero, per un attimo.

Il dottore aveva temuto che, a quel punto del libro, Kurt avrebbe avuto una ricaduta. Anche se non era mai stato violentato, aveva subito una violenza psicologica, che, sì, non si avvicinava nemmeno lontanamente ad uno stupro, ma sempre di violenza si trattava.

Andò comunque avanti a leggere.

William si calò sopra il suo corpo: stava immobile, tesa, a occhi chiusi. Era madida di sudore, ma rabbrividiva. William assestò la propria posiz-

Possiamo saltare questa parte?” domandò, con voce incrinata, Kurt.

Non era la prima scena di sesso in cui s'imbattevano nel corso del libro, ma questa, beh, era diversa. Qui una bella, giovane e, soprattutto, vergine Aliena stava per venir presa da William Hamleigh, una sottospecie di bullo medioevale, senza che lo volesse. Con la forza.

Kurt non ce l'avrebbe fatta ad arrivare alla fine del capitolo, ne era sicuro.

Penso tu possa farcela, Kurt.” sospirò Blaine, appoggiando la mano sinistra sulla spalla del ragazzo.

No. Non posso.” replicò, con le lacrime agli occhi, l'altro.

Kurt, I pilastri della terra l'abbiamo letto in tantissimi. È un best-seller. Tutti siamo passati per lo stupro di Aliena, e siamo ancora tutti vivi. Le cose vanno a finire bene, Kurt, Aliena si riprende. Guardami.” gli prese il mento fra l'indice e il pollice.

Kurt, si esce da tutto. Si esce da tutto, ricordatelo. Non importa quanto sia profondo il burrone o quanto sia scura l'aria, se ne può uscire.”

Forse era stato troppo, o forse la situazione emotiva di Kurt era troppo fragile; fatto sta che il corpo del più piccolo iniziò a venir scosso da forti singhiozzi, mentre questi scoppiava a piangere, chinando il capo per accoglierlo fra i palmi.

Perché non mi dici cos'è successo?” chiese il dottore, accarezzandogli la spalla delicatamente.

Kurt continuava a piangere, senza parlare. Una volta che alzò gli occhi, Blaine quasi vi annegò dentro.

Ti ricordi David Karofsky?” iniziò.

Anderson annuì lentamente. Cosa aveva fatto quel bastardo a Kurt?

Mi ha baciato.” sparò tutto d'un fiato il ragazzo, per poi rimettersi a piangere.

E Blaine non vi capì più nulla. Quello che sentiva non era una furia assassina verso un bullo omofobo e represso che aveva dato un bacio al suo paziente preferito (che, poi, era ancora opportuno definire Kurt un semplice paziente?), ma era una terribile sensazione d'impotenza. La stessa che aveva provato qualche settimana prima, quando aveva saputo che Rick aveva ricominciato a minacciare Kurt.

Era... voglio dire, è stato il tuo... avevi mai...” balbettò il moro, cercando di essere il più delicato possibile.

No, Blaine. Nessuno mi aveva mai baciato. E sì, era il mio primo bacio.” ammise Kurt, e la sensazione d'impotenza di Blaine aumentò fino a sfiorare il massimo della sopportazione.

Lo psicologo rimase colpito da un pensiero, che gli si stampò nella mente nemmeno vi fosse stato inciso a lettere corrose: Kurt e Aliena si erano ritrovati privati di una prima volta importante con la forza.

Kurt non voleva che lui gli leggesse quella parte perché aveva fin troppa paura di ritrovarcisi dentro.

Allo stesso tempo, però, era necessario che Blaine gli leggesse quel capitolo: doveva pur sempre insegnare a Kurt ad affrontare le proprie paure, aggirarle non era il modo giusto di andare avanti.

Kurt, dobbiamo leggere questa parte. Devi affrontare te stesso e David, ma prima di tutto queste pagine. Provaci, almeno.” gli spiegò.

Non ci riuscirò.”

Sì, invece. È necessario.” replicò Blaine, con voce più ferma.

Kurt si arrese e si raggomitolò, tremando più forte ad ogni parola che esplicitasse di più quanto William stesse ferendo Aliena.

Allo scadere di pagina 351, il castano piangeva senza vergogna, ma perlomeno era riuscito a superare quello che gli era sembrato il capitolo più rude dell'intera storia.

Blaine lo guardò da dietro una coltre di lacrime: pur avendo già letto quel libro un paio di volte, quella scena era sempre un colpo al cuore.

Kurt, devi affrontarlo.” sentenziò.

Affrontare chi?” domandò, con la voce spezzata, il ragazzo.

David.”

Lo sguardo di Kurt si fece ancora più perso.

No, Blaine. Non posso.”

L'uomo si sedette sul divanetto, allora libero per metà poiché Kurt si era raggomitolato in un angolo, e appoggiò gli occhi sulla carnagione candida del più giovane.

Sì che puoi. Come Aliena si ribella a William, tu puoi ribellarti a lui.”

Portò una mano ad accarezzargli la tibia.

Kurt rimase fermo a godersi le coccole di Blaine.

Blaine, dal canto suo, mentre lo accarezzava, si stava facendo molte domande, la cui più bisognosa di una risposta era come posso essermi preso una cotta per un mio paziente che ha undici anni meno di me?









Pagina 592, secondo paragrafo.

La prima frase era La domenica seguente, Jack sparì, e mentre Blaine la leggeva, Kurt trasalì. Era legato ad Aliena per via della forte somiglianza che aveva con lei, ma il suo personaggio preferito era indubbiamente Jack. Temeva che gli fosse successo qualcosa, ma sorrise quando Blaine lesse che anche Aliena provava la sua stessa ansia. Mentre lei correva al mulino, Kurt fremeva d'aspettativa: non sapeva cosa aspettarsi, sperava però in un incontro fra i due che fosse molto dolce.

Mai speranza fu più rispettata dal correre degli eventi: qualche riga dopo, Jack ed Aliena si stavano baciando con passione e, oh, il più piccolo si ritrovò a fissare le labbra di Anderson, mentre questi leggeva.

Erano piene e ben disegnate, Kurt non se n'era mai accorto. In un lampo di pazzia, pensò al sapore che avrebbero potuto avere. La sua mente passò in rassegna una gamma di sapori possibili, alcuni plausibili ed altri piuttosto improbabili, come il sapore di primavera. La primavera sa di qualcosa?

Rimase fermo, in silenzio, ad ascoltare quel fiume di parole che era la descrizione più bella di un bacio che avesse mai sentito.

Tremò visibilmente quando Blaine lesse quell'era inorridita al pensiero di ciò che avevano fatto... si erano baciati e toccati come una puttana e un ubriaco in birreria!, perché era un romantico, e certe parole non si addicevano, secondo la sua modesta opinione, al concetto di bacio.




Quando finì il capitolo, Kurt salutò il dottore e, indossata la giacca leggera – la bella stagione si stava finalmente avvicinando –, uscì dallo studio.

Blaine si passò velocemente le mani fra i capelli, massaggiandosi il capo.

Durante la lettura, si era trovato a domandarsi più e più volte come sarebbe stato baciare Kurt. Chiuse gli occhi e lasciò che il pensiero vagasse.

Nelle sue fantasie, la scena era molto simile alla scena fra Harry e Margaret di Notte sull'acqua, l'ennesimo capolavoro di Follett che lui aveva letto e riletto fino allo sfinimento.

Nella sua mente, Lui provava a baciare Kurt, che si ritirava, titubante, per qualche secondo, per poi tuffarsi fra le sue braccia. Il bacio era dolce, lento e calibrato, le labbra is sfioravano con dolcezza, prima che si passasse a qualche morso e poi, chissà, anche a qualche leccatina.

Quella fu la prima volta che Blaine non interruppe il flusso di immagini che gli attraversavano la mente, ma solo perché troppo crogiolato nel piacere effimero che quel flusso gli stava dando.









«Aliena!» disse Jack. «Vieni nel chiostro! Là saremo al sicuro!» «Non posso!» gridò lei. «La mia lana!»

A pagina 627, nel pieno della quinta sezione del decimo capitolo della terza parte del romanzo, Kingsbridge stava bruciando per mano di William Hamleigh.

Kurt strabuzzò gli occhi quando Blaine lesse di Aliena che, incurante del fuoco, cercava di salvare la lana. Li sgranò ancora di più quando sentì Blaine raccontare di Hamleigh che gettava la torcia fra i sacchi, dando alle fiamme tutti gli averi della giovane.

Blaine, posso farti una domanda?” chiese, dopo che Anderson finì il paragrafo.

Ovviamente.” gli sorrise lui.

Aliena dovrà patire ancora molto?” scandì, con voce rotta.

Blaine sospirò.

Purtroppo sì. La figura di Aliena è molto travagliata, ma è anche una delle più forti del libro.” spiegò.

Kurt si lasciò sfuggire un sospiro affranto.

Succede qualcosa?” gli chiese Blaine.

No, nulla. È solo che io ed Aliena ci assomigliamo, quindi... Beh, quanto ancora dovrò soffrire, prima di trovare un senso alla mia vita?” rispose, con voce tenue.

All'altro si strinse il cuore.

Kurt, questo è un libro. È una storia fittizia, inventata, non vuol dire che corrisponda alla vita reale di qualcuno.”

Ma quando arriverà il mio momento? Sei uno psicologo, cerca anche tu di capirmi: ho bisogno di qualcuno che mi faccia sorridere così tanto che i lati della bocca mi facciano male.”

Blaine appoggiò la mano su quella di Kurt senza pensarci.

Arriverà.”









Erano passati otto mesi dal giorno in cui si erano immersi nella lettura de I pilastri della terra, ed era arrivato il fatidico capitolo. Il preferito di Blaine.

Aliena si stava per sposare con Alfred, il fratello di Jack, ma questi era appena sgattaiolato all'interno della casetta dove lei avrebbe dormito quella sera, in attesa delle nozze, che sarebbero cadute il giorno successivo.

Kurt era attento, aveva capito che in quel capitolo i due si sarebbero baciati.

Stavano seduti entrambi sul divanetto, Blaine composto con le gambe accavallate; Kurt in ginocchio, con le braccia tese e le mani poggiate sul cuscino, proteso verso l'altro.

All'improvviso, Aliena comprese che poteva dirglielo, e si confidò, di slancio. «Mi presero con la forza» disse.” lesse Blaine, e Kurt gli si fece più vicino.

Voleva sentire meglio possibile e voleva guardare, fissare le labbra di Blaine, mentre questi leggeva.

Jack chiuse gli occhi. Era pallidissimo e contratto. Aliena continuò. «E così, capisci, quando noi due ci siamo baciati, avrei voluto che facessi l'amore con me; ma questo mi ha fatto ricordare William e il suo stalliere e i sono sentita sconvolta e spaventata...

Kurt, ormai, distava da Blaine solo una decina di centimetri.

...Perciò sono scappata via. Perciò sono stata così cattiva con te e ti ho fatto soffrire. Perdonami.» «Ti perdono» sussurrò Jack...”

Blaine alzò un attimo lo sguardo e quello che vide lo colse totalmente di sorpresa.

Kurt era a pochi centimetri da lui, tanto che poteva sentire il suo respiro lambirgli dolcemente il viso.

L'attirò vicina, e lei lasciò che la circondasse di nuovo con le braccia. Era un conforto. Poi lo sentì rabbrividire. «Ti faccio schifo?» chiese ansiosamente...”

Kurt tese le braccia ai limiti dell'impossibile, fino a trovarsi a pochissima distanza da Blaine.

...Jack la guardò. «Ti adoro» disse. Chinò la testa e le baciò la bocca.”

In quel momento, Blaine sospirò – quella era la sua parte preferita – e distolse lo sguardo dal testo, volgendosi verso Kurt. Che stava ad una manciata di millimetri da lui. Che stava sorridendo. Che non aveva bisogno di parlare, aveva tutto scritto negli occhi color cielo.

A Blaine bastò avvicinarsi di un nonnulla.




Si baciarono dolcemente, quasi come nelle fantasie di Blaine. Non c'era altro contatto se non quello fra le labbra, che restavano immobili, seppur le une sulle altre.

Non posso. Farà male. Blaine, io--”

Tutto d'un tratto, Kurt si alzò e corse fuori dallo studio, lasciando la porta socchiusa e Blaine con un'espressione a metà fra il disperato e lo scioccato.

Cosa aveva fatto?

Aveva appena perso il suo paziente preferito?

Aveva appena distrutto la meravigliosa relazione che si era andata a creare fra di loro?

Si accasciò su se stesso, compiangendosi.

Non fece però in tempo a notare che il libro era sparito dalla stanza che sentì una folata di vento provocato dallo spostamento repentino della porta. Un attimo dopo, le labbra di Kurt erano di nuovo sulle sue, baciandole con entusiasmo e devozione.

Non avevi detto che non potevi? Che avrebbe fatto male?” mormorò Blaine, così piano che il castano riuscì a sentirlo per miracolo.

Ti desidero tanto che, anche se fa male, non m'importa.” rispose Kurt, mentre Blaine sorrideva e lo baciava di nuovo, mordendogli il labbro inferiore e godendosi suoi i sospiri.

Una lacrima scese a tracciare la linea della guancia del maggiore, quando si rese conto che la frase era la stessa frase che Aliena avrebbe detto a Jack solo pochi paragrafi dopo la loro interruzione.


Galeotto fu il libro e chi lo scrisse:

Quel giorno più non ne leggemmo avante.

Dante Alighieri, Inferno, V, 137-138






Uh, io... Niente. È la terza storia sul fandom, la prima che conti veramente. Una recensione non mi dispiacerebbe affatto

   
 
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