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Autore: DK_    06/08/2007    2 recensioni
Lo faresti? Potresti? Squall&Rinoa, la guerra civile di Timber, e cose che avrebbero fatto meglio a rimanere inespresse.
Genere: Azione, Avventura, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rinoa Heartilly, Squall Leonheart
Note: Traduzione | Avvertimenti: Contenuti forti
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Devotion

Una Fanfiction su Final fantasy VIII

by DK

L’amore è troppo giovane per sapere cos’è la coscienza.

-William Shakespeare

i.

Rinoa Heartilly si svegliò mentre un grido si faceva strada con forza attraverso la sua gola.

Non fermarlo stavolta, Rin, disse un’esile voce metallica da qualche parte nella sua testa. Non pensavo che saresti riuscita a trattenerlo tanto a lungo. Sei sempre stata una persona che urla tanto, lo dicevano sia il tuo papà che Seifer. Certo, era per ragioni diverse, ma rende lo stesso l’idea, no?

Rinoa non urlò. Un basso gemito smorzato le uscì dalle labbra mentre si chiudeva la bocca con le dita, i denti che affondavano nel palmo della mano. Lacrime di dolore e di terrore si formarono agli angoli dei suoi occhi e barcollò per un momento, presa da un capogiro, alla deriva nel buio con nient’altro che la sua stessa paura, di poco tranquillizzata, a tenerle compagnia, col respiro che si faceva affannoso e veloce come se stesse scopando o morendo o tutte e due le cose.

Nei primi giorni aveva pensato che fosse un incubo, un qualche cosa di sfuggente che inseguiva furtivamente la giungla del suo sonno, alimentato dalle sue paure, incombendo su di lei e riducendola in brandelli prima di svanire al suo risveglio. Aveva sofferto di più di quanto le toccasse davvero, specialmente dopo la morte di sua madre, e ricordava ancora di essersi svegliata spesso a causa di incubi, strillando per lo spavento, con sulla spalla la mano di suo padre che la rassicurava nel buio. E’ stato solo un brutto sogno, Rinoa, le diceva (lui non la chiamava mai Rinny, non una volta, ma andava bene perchè lo rendeva speciale), solo un mostro immaginario, torna a dormire.

Non posso, papà
, pensò, ed ecco che improvvisamente aveva di nuovo cinque anni, ed era da sola, con una coperta d’oscurità che le si stringeva addosso così stretta e calda che pensava di soffocare. Non posso, perchè non ho paura di quello che vedo quando dormo. Ho paura di essere sveglia.

Sembrava ridicolo anche a lei, ma era innegabile. Voleva urlare ogni volta che si svegliava non perchè avesse sognato, ma perchè, mentre il velo veniva strattonato via, il suo orrore rispuntava come prima, costringendola a capire di nuovo e di nuovo che era successo tutto davvero. Timber. Era successo proprio tutto quello che ricordava - nessun errore dettato dall’isteria, niente momenti immaginati, niente illusioni. Solo la realtà, fredda e dura e affilata, spietata, come la punta di un gunblade -

(PER FAVORE, andiamo, lei non sa niente, lo giuro, davvero -)

BASTA.


Rinoa si alzò, i capelli che ricadevano in serpenti bagnati di sudore sulle sue spalle candide. Li spostò con la mano, lanciando un’occhiata dispiaciuta alle ciocche biondo platino. Nell’ultimo mese, avevano già iniziato a sbiadire, le radici stavano già tornando al loro colore originale. Nel giro di qualche altro mese, sarebbero tornati completamente alla normalità, a differenza di tante altre cose.

(Lo faresti?)

La luce lunare deviò tra gli spicchi delle tendine, proiettando fioche strisce di luce nella camera da letto. L’orologio digitale dall’altra parte della stanza annunciava il tempo con precisi, dritti numeri militari: 2:53. Non aveva dormito neanche un’ora, allora. Non ricordava neanche di essere andata a dormire; doveva essersi semplicemente assopita.

Squall dormiva rannicchiato accanto a lei, col viso rivolto verso la finestra, la sua figura solo una vaga massa nella stanza buia. Respirava silenziosamente e profondamente. Non aveva fatto sempre così. Le prime volte che avevano dormito insieme, di solito si svegliava di soprassalto al rumore più insignificante, cercando a tastoni il suo gunblade, mettendo le mani davanti a sè sulla difensiva. Ora si fidava abbastanza di lei da permettersi di dormire completamente e profondamente. Quando aveva capito il motivo per cui il suo sonno si faceva sempre più profondo, ne era rimasta colpita più di qualsiasi altra parola goffa ma sincera che le avesse mai potuto dire; ora, era semplicemente lieta di non averlo svegliato.

A quanto pare ci siamo scambiati il modo di dormire, Squall. Allungò una mano per toccargli la guancia, rigata dalla luce della finestra, e poi -

(Asfodelo Nero)

la ritirò, bruscamente.

Non è giusto, si disse. Ma non importava se fosse giusto, importava se fosse vero, e importava che quella canzone, che quella stupida, sporca -

(Lo faresti?)

La voce echeggiò nella sua testa, dolce e risonante e accusatoria. Femminile e lenta, sentimentale e fluente come il miele. Lo stomaco di Rinoa si rivoltò.

(Lo faresti, potresti?)

BASTA.


Rinoa prese un profondo, tremante respiro, sforzandosi di stare calma. Tranquilla. I numeri sull’orologio cambiarono.

3:00.

I pensieri di Squall erano quieti; il lento brusio regolare di una mente dormiente. Era lieta che in compenso lui non potesse sentire la sua.

C’erano molte cose sul legame che ora condividevano che lei non sapeva. Quando avesse iniziato a formarsi, per esempio (pensava che forse potesse essere quella notte a Balamb in cui Squall, che era ubriaco come un delinquente e si comportava in maniera molto diversa dal solito, si era dichiarato grandiosamente suo cavaliere e lei, ridacchiando, gli aveva accarezzato la spalla col piede prima di buttarlo sul letto), o quanto avrebbe potuto diventare forte un giorno. Sembrava crescere esponenzialmente; all’inizio non aveva neanche capito che i piccoli suggerimenti che stava avendo su cosa lui provasse venivano da qualcosa in più dell’intuito femminile, ma ora poteva sentire ogni suo cambiamento d’umore senza doverci neanche provare.

Era ovviamente uno scambio a senso unico, dato che Squall ne era rimasto all’oscuro come sempre. Non sapeva ancora come dirgli che lei poteva vedere nella sua mente. Era stato solo per tanto tempo che si sentiva ancora a malapena a suo agio nel parlarle dei suoi sentimenti, e non sapeva che cosa avrebbe fatto se avesse scoperto che poteva vederli. Smetterla non era un’opzione - non avrebbe più potuto smettere di ascoltare a meno che non si fosse tagliata la testa. L’unico modo che conosceva per spezzare il legame era la morte di uno dei due.

Forse a qualcun altro questa cosa avrebbe dato fastidio, ma a lei aveva fatto solo piacere. Squall, dopotutto, la affascinava perché stava visitando un territorio inesplorato, e fino a quando lui non avesse avuto qualcosa da nascondere, non aveva niente da temere. Lei non era una persona tanto meschina da essere gelosa di un occasionale pensiero libidinoso su una passante in strada, e aveva creduto che quello fosse l’unico segreto che avrebbe mai potuto tenerle nascosto.

Così era prima di Timber. Così era prima che il suo castello, costruito fin nei minimi dettagli, iniziasse a crollare, facendola precipitare dalle sue finestre più alte e scaraventandola per terra prima di sprofondarle addosso.

Il suono dei demolitori che arrivavano sulla spiaggia era rasserenante, e sapeva che se si fosse alzata e avesse camminato fino alla finestra, rivelata da uno spiraglio delle tendine, avrebbe visto l’oceano sotto la scogliera avvolgere la sabbia, bianca come ghiaccio, e scintillare alla luce lunare. Sarebbe stato bellissimo. Era bellissimo.

E’ fantastico, Rin, aveva detto Selphie, un ampio sorriso a illuminarle il volto. Era saltata giù dalla sedia e aveva spalancato le braccia magre, parlando con voce eccitata mentre piroettava sul posto. E’ il posto perfetto per una vacanza, vi piacerà da morire! La sabbia si riscalda di giorno e trattiene il calore tutta la notte, vi potete rigirare da tutte le parti come vi piace. Pure io e Irvine l’abbiamo fatto quando abbiamo avuto la nostra settimana libera!

Ma conosceva benissimo Selphie. L’aveva già vista nascondere le sue emozioni dietro quella facciata allegra, ed era proprio quello che stava facendo quando le parlò allora. Cosa c’era dietro quegli occhi? Rimpianto? Paura? Non lo sapeva. Non voleva saperlo. Se l’avesse saputo, allora forse avrebbe saputo come sentirsi.

Selphie… come ti sentiresti…

(Io ne ho il diritto, tu non puoi)
(Lo faresti davvero?)

BASTA.


La ventola sul soffitto ronzava come un pigro insetto in punto di morte. Rinoa sedeva nell’oscurità, le gambe incrociate sotto di lei sul letto, e ascoltava quel rumore costante e calmante. Il tempo sembrava passare a strani scatti irregolari, brevi istanti di chiarezza sparpagliati a caso nel groviglio dei suoi pensieri.

Pensiero.

Non l’avrebbe mai lasciata sola. Avrebbe voluto pensare ai suoi amici o a suo padre o a quel gelataio all’hotel o a come stesse aspettando l’arrivo del suo ciclo il giorno dopo, a tutto, a tutto tranne che all’unico pensiero che continuava a correre nella sua mente, su e giù. Più ci pensava, più semplice diventava pensarci, come se si stesse sciupando col tempo che passava, indossando le sue punte frastagliate, infide e consumate mentre penetrava nel suo cervello. Come una vecchia registrazione rotta, bloccata sull'autoreverse, che si consumava per le continue riproduzioni, fino a ridursi in polvere.

Sapeva di quale registrazione faceva parte.

(Potresti farlo davvero?)


Nota della traduttrice: salve a tutti:D Spero di non aver fatto casini con l’HTML, l’ho messo manualmente… Bah. Mi intrufolo qui soltanto per spiegare un paio di cose e inserire qualche ringraziamento: in originale la storia è stata pubblicata come one-shot in nove parti, di cui questa è la prima, per un totale (in italiano) di un settanta pagine. Dato che mi sembrava un po’ troppo, col permesso di DK, ho spezzettato il tutto in quattro parti compreso questo prologo. Visto tra l’altro che l’autore le aveva postate tutte insieme per non spezzare la tensione, per la prossima settimana sarà già tutto pubblicato. Ah, e vi suggerisco di prendere il rating seriamente.
I ringraziamenti riguardano invece i vari beta-reader che ho avuto per questa parte e questa parte soltanto (XD), quindi un grazie mille a: Edhel, kar85 (maschio, femmina, androgino… XD Io ti ringrazio lo stesso per quanto hai corretto, nonostante sia abbastanza inutile.), Gaia Loire e infine (L’UNICA SUPERSTITE XD Grazie ancora ;_;) a caith_rikku, che invece mi ha sostenuto fino alla fine (;_;).
I commenti verranno inoltre tradotti e inviati all’autore dalla sottoscritta, grazie dell’attenzione e spero vorrete continuare a leggere:)
Youffie
   
 
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