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Autore: Fuecchan    17/01/2013    0 recensioni
Piccola storia ambientata nel medio evo, circa dove si parla di una piccola parte di celti sopravvissuti nella Germania del nord. In particolare si parla di Isolde e delle sue disavventure. Tutto questo con un pizzico di magia.
Commentate ♥ - Fue
Genere: Angst, Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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~ Beyond the horizon.~

Prologo.

-Oltre l’orizzonte-

Samhain* era appena passato quando i miei ricordi cominciano a farsi più chiari. Era inverno, uno di quelli gelidi, mentre vagavo per la foresta, i piedi scalzi a contatto con l’erba finissima delle foreste della Germania –o almeno così mi aveva detto un cavaliere mentre vagavo in una radura -  dove immense distese di querce si estendevano sontuose e meravigliose davanti ai miei occhi di bambina.
Frenai il passo, non avevo fretta, vivevo alla giornata, non avevo alcun posto, dove recarmi in fretta e furia, nessuna casa. Vidi una quercia completamente ricoperta di muschio, non di quello viscido, ma un ammasso di foglioline che sembravano piccoli quadrifogli irlandesi. Mi avvicinai alla pianta immensa, secolare, poggiando il palmo della mia mano sopra la corteccia intaccata forse dalle lame aspre di battaglie passate. Socchiusi i miei occhi verdi, come le cime di quelle maestose querce, e presi un bel respiro profondo, sentendo una sensazione di tranquillità in me mentre, come fosse una visione onirica, mi passò davanti allo sguardo, sigillato dalle mie palpebre, una ragazzina con i lunghi capelli neri, e gli occhi celesti, come l’acqua limpida di un fiume. Qualcosa mi diceva che quello che ricordavo sul Samhai era veritiero. Possibile che quella bambina fosse stata la mia futura progenie?
No, impossibile, io ero sola al mondo. Scappata dal villaggio dove ero cresciuta perché considerata una strega. Perché? Beh semplicemente perché ho una conformazione particolare delle orecchie, ma non solo per quello no. Mi era stato insegnato da mio nonno – il tipico vecchietto enigmatico con una lunga barba e lo sguardo terso verso il cielo – a fare alcuni riti di una setta in cui lui aveva dedicato la sua intera vita. Creavo miscugli medicamentosi con un pugnale argentato, e vedendomi fare ciò, il cardinale del villaggio dove abitavo prima mi accusò di stregoneria. Non stavo facendo nulla di male però, creavo qualcosa per alleviare le sofferenze di mio nonno che stava lentamente trapassando, ma avrei voluto che lo avesse fatto con meno dolore.
Appena staccai la mano dalla corteccia nodosa della quercia, mi scostai lentamente i capelli neri corti – tagliati per non essere riconosciuta da nessuno nel mio vagabondaggio con una pietra acuminata – toccandomi con un lieve passaggio dei polpastrelli le mie orecchie, che tanto avevano fatto parlare dove abitavo io prima. A dirla tutta al tatto sembravano leggermente a punta, ma non ci potevo fare nulla, ci ero nata così. Sospirai, scrollando le spalle per poi riprendere il mio lento cammino alla ricerca di qualcosa, non sapevo bene cosa, ma lo stavo cercando.
Mi chiamo Isolde.
Mio nonno mi disse che in celtico significa colei che è guardata. Ma da chi? Forse, in un’ipotetica interpretazione voleva darmi protezione in qualsiasi modo, forse voleva che Lugh* vegliasse su di me. Io non credevo. Non pensavo di essere molto fortunata.
Alzai lo sguardo, notando che il sole stava lentamente calando sulla foresta tedesca, vedendo come il sole lentamente moriva e le rondini cominciavano a far scorta d' insettuncoli per le proprie nidiate. Il vento soffiava leggero, smuovendo quei soffici fili d’erba che solleticavano le mie piante dei piedi nudi, dove, sulla destra, portavo una cavigliera con il triskele*. Non so esattamente cosa significhi, sapevo solamente che ce l’ho da quando sono nata, non l’ho mai tolto. Pare che raccolga le tre parti del Dio Unico. Chissà cosa vorrà significare.
L’odore nell’aria era di denti di leone bagnati, così freschi e bellissimi, ma sapevo che di lì a poco sarebbero tutti morti per la stagione invernale che si stava per avvicinare. Fortunatamente il clima era ancora godibile e le giornate non troppo corte ancora. Speravo di festeggiare presto l’imbolc* e la sua calda stagione per
andare a raccogliere bacche selvatiche ed erbe curative.
Non sapevo cosa mi attendeva, l’avrei scoperto, a mia insaputa, a breve.

 

 

~ Spazio dell’autrice ~

Salve, sono Fue, tornata con una storia originale. Dato che sono assolutamente affascinata dalla cultura celtica e dalla wicca, voglio condividere con voi una piccola storia che avevo in parte pensato, ma penso la proseguirò scrivendo scrivendo, si spera.
Ora vi do qualche delucidazione su alcune parole che indicano festività celtiche ed oggetti ornamentali:

*Samhain: Corrisponde precisamente con il nostro halloween ed è la festa del raccolto celtica – compresa anche nella cultura wicca. Qui si credeva che le barriere dei vari mondi fossero talmente deboli che si potesse entrare a contatto con gli spiriti, non solo si poteva venire a contatto anche con avi passati e generazioni future.

*Lugh: È il Dio Sole della mitologia celtica.

*Triskele: È un simbolo celtico di grandissimo significato (http://www.deviantart.com/download/160475242/Triskele_white_background_by_LadyAtreya.png).
Può averne di vari: la triplice manifestazione del Dio Unico, cioè forza, saggezza e amore, e di conseguenza le tre classi della società celtica considerate incarnazione delle tre energie, cioè guerrieri, druidi e produttori; le tre fasi solari di alba, mezzogiorno e tramonto; la triplicità dell’uomo quale corpo, emozioni e spirito; il passato, il presente ed il futuro, etc.

*Imbolc: Era invece la festività legata alla ricomparsa della luce, grazie all’allungarsi delle giornate dopo l’inverno, annuncio dell’imminente primavera.

Bene spero sia stata abbastanza chiara, ho paura di non scrivere bene certe volte. XD
Questo era solo il prologo ma spero lo abbiate gradito, commentate

Fue.

   
 
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