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Autore: 210695    17/01/2013    2 recensioni
la ragazza era andata ad abitare con la famiglia in una casa che trasformava gli umani, in ombre.
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologo
 
Ho sempre desiderato cambiare casa, avere una stanza tutta mia, fare nuove amicizie, o comprare un cane anche, insomma, voltare pagina e lasciarmi alle spalle questa vita monotona che non mi piace affatto. 
Quindi potete immaginare come ero felice quando una sera la mamma è arrivata a casa dal lavoro dicendo a me e alla mia sorellina Jenna, che ci saremo trasferite (causa lavoro) dall'altra parte della città, in una casa che aveva trovato in affitto ad un prezzo bassissimo. 
Era arrivata la mia occasione per cambiare vita, finalmente, ma io non potevo di certo sapere che andando la non ci sarei riuscita, o almeno, non ci sarei riuscita nel modo che desideravo.
  
  
Parte prima
 
«Bambine, guardate che meraviglia!» disse la mamma parcheggiando la macchina davanti la nostra nuova casa. 
«Sicura che sia questa la casa giusta?» domandai sbalordita. 
Mi sembrava davvero troppo bella per essere vera, nemmeno nei miei sogni più improbabili avrei mai immaginato di poter vivere in un posto simile. Era enorme, tre piani, tutta in legno, con ampie finestre che davano su ogni lato della casa, e poi il giardino, sembrava di essere nel bel mezzo di una foresta, pieno di fiori e alberi d'ogni tipo, era tutto bellissimo.  
«Sì, sicurissima, l'indirizzo è quello giusto.» rispose lei.
«La stanza più grande è mia!» urlò Jenna, scendendo dalla macchina e correndo veloce verso la porta. 
«Jenna stai attenta!» la rimproverò la mamma, scendendo anche lei dall'auto. 
«E tu non scendi Hellen? Vai a vedere cosa combina tua sorella mentre io scarico la macchina.» aggiunse.
«A gli ordini capo!» scesi dalla macchina e mi avviai verso il portico, stavo per entrare in casa e, con la coda dell'occhio, mi sembrò di vedere un'ombra dietro uno degli alberi, ma quando mi sono girata del tutto per guardare meglio era sparita, quindi pensai di essermela solo immaginata. 
«Jenna dove sei?» domandai entrando in casa. 
«Qua su!» esclamò lei. 
Salii le scale di corsa e quando arrivai nella camera di mia sorella, la vidi che stava giocando con una scatolina. 
«Dove l'hai presa quella?»
«Era sotto il letto, c'ho guardato per controllare se c'erano dei mostri, e invece ho trovato questa.» prese in mano la scatola cercando di aprirla.
«Jenna, che cosa ti ho detto riguardo hai mostri?»
«Che non esistono.» rispose scocciata. «Ma io non ti credo, continuo ad avere paura lostesso!» aggiunse. 
Mentre eravamo nel succo della discussione, dal piano di sotto arrivò un busso, seguito da un urlo. 
«Mamma!» urlammo all'unisono. 
 
Scendemmo le scale di corsa e trovammo la mamma intenta a raccogliere le cose uscite da uno scatolone.
«Scusate, sono inciampata nel gradino, penso che mi dovrò abituare, ma hei Jenna, cos'è quella scatola?» domandò alzando lo sguardo. 
«L'ho trovata sotto il letto, ci sono delle foto dentro.» rispose. 
«Fa vedere!» dissi, e le strappai la scatola dalle mani. Erano foto vecchissime, si riusciva a vedere a mala pena il soggetto della foto dal gran che era sfocata. Chissà come mai si trovavano ancora là sopra dopo tutti questi anni. 
«Ridammela!» gnolò lei, riprendendosi la scatola e correndo di sopra. 
Poi, mentre aiutavo la mamma a raccogliere la roba caduta dalla scatola, mi sembrò di vedere di nuovo delle ombre che oltrepassavano il muro; una mi sembrava un'uomo e l'altra un cane. Possibile che fosse l'ombra di un cane? No, scrollai la testa, pensando che fosse solo colpa della stanchezza. 
«Mamma ti dispiace se vado a dormire?» domandai. 
«No tesoro, va pure, adesso ci vado anche io, metteremo a posto tutto domani mattina.» disse baciandomi la fronte. 
 
Parte seconda
 
Passammo tutto il giorno successivo a disfare gli scatoloni e a metterli a posto. 
La sera, per festeggiare, mangiammo la pizza, con contorno di patatine e coca-cola. 
«Vi piace? L'ho presa nella pizzeria in fondo alla strada.» domandò la mamma. 
«Mm!» Esclamammo noi con la bocca piena.
«C'hanno anche dato il ben venuto, sapete? Solo che non capisco perchè quando gli ho detto che abitavamo in questa casa, hanno subito cambiato atteggiamento.»
«Che cos...?» le mie parole furono interrotte da dei passi al piano di sopra. Il pavimento scricchiolava. E non smetteva. I passi erano sempre più forti, più forti! Mi cinsi la testa con le braccia, sembrava che il pavimento dovesse crollare da un momento all'altro. 
Poi, tutto d'un tratto, finì.
«Tesoro, stai bene?» chiese la mamma preoccupata. 
«Cosa stavi per dire?» aggiunse Jenna, tranquillissima, sembrava che nessuno delle due l'avesse sentito.
«Ma non l'avete sentito?» domandai ancora spaventata. 
«Sentito cosa?»
«Quel rumore! Sembrava che stesse per crollare la casa!» non potevo credere di averlo sentito solo io, sembrava così reale!
«Forse sei solo molto stanca, Hellen, finita la pizza andiamo tutti a letto, è stata una lunga giornata oggi.» affermò la mamma, mangiando un boccone di pizza. «Comunque dicevo, quelli della pizzeria, hanno subito cambiato atteggiamento, sembravano spaventati, come se volessero dirmi qualcosa...» non l'ascoltai più, ero ancora scioccata da quello che avevo sentito, non poteva essere solo stanchezza, c'era qualcos'altro dietro. 
 
La mattina dopo mi svegliai tardissimo, a quanto pare ero veramente tanto stanca. 
In casa regnava il silenzio, ed era strano perchè a Jenna piace guardare la televisione alla mattina. Scendendo le scale mi sentivo leggerissima e riposatissima, come se avessi dormito per dei mesi. 
Girai tutta la casa, ma della mia famiglia nessuna traccia, nessun segno di vita. Allora corsi di nuovo di sopra per prendere il telefono, ma quando passai davanti allo specchio vicino alla porta del bagno, cominciai ad urlare. 
Ero invisibile, non avevo ne occhi, ne bocca, ero semplicemente una sagoma di colore grigiastro.  Cominciai a darmi dei pizzicotti per vedere se era solo un sogno, ma non ci riuscivo, le dita pizzicavano il niente. Poi mi vennero in mente le ombre che avevo visto il primo giorno, ero uguale a loro adesso. 
Per scendere di sotto passai attraverso i muri, chi l'avrebbe mai detto che sarei riuscita a fare una cosa simile?
Giarai per tutto il giardino alla ricerca di un'ombra, e all'improvviso me ne ritrovai una davanti. Trasalii per un momento. 
«Ciao!» disse lui. Era un ragazzo, riuscivo a capirlo dalla voce. «So che cerchi delle risposte, giusto?»
«Beh sì, non capita tutti i giorni di essere un'ombra.»
«Haha, vedo che non ti manca il senso dell'umorismo! E noto che già sai che siamo delle ombre, quello che non sai invece è che è stata la casa a trasformarti.»
«La casa?» 
«Sì, è maledetta, da secoli e secoli questa casa trasforma le persone in ombre. Siamo in tanti, non ci siamo solo noi due qui.» 
Distolsi lo sguardo e mi guardai attorno, c'erano ombre ovunque, nemmeno ad un concerto avevo mai visto tante persone. 
«E se lo vuoi sapere, la tua famiglia sta bene, sono andati via appena hanno visto che eri scomparsa, la  polizia sicuramente gli avrà raccontato tutto della casa, e di quello che fa.»
«Però stanno bene.» dissi, l'importante era quello, e dopo tutto, anche io stavo bene, avevo realizzato il mio sogno di cambiare vita, e in tutti i sensi c'ero riuscita. 
Il ragazzo mi prese la mano «Non mi sono presentato, mi chiamo Sam.» 
«Io sono Hellen.» 
«Lo so.» ribatté lui.
Gli presi la mano a mia volta e scomparimmo lentamente attraverso il muro della casa. 
 
 
 
Nota Autrice:
Questa storia l'avevo già scritta tempo fa, ma l'ho voluta modificare aggiungendo/cambiando un po' di cose che mi sembravano banali.
Dato che mi piacciono molto le storie di fantasmi e compagnia bella, ho pensato di scrivere una storia simile, ma  che non fosse una delle solite già sentite e risentire mille volte. 
Detto questo, spero che vi piaccia. 
  
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