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Autore: Black ashes    17/01/2013    1 recensioni
Sophie: diciassette anni, capelli rossi, occhi color cielo e vita normale. Scuola normale, casa normale, famiglia normale, fidanzato normale.
Il diciannovenne Jack è, invece, il contrario: è sempre stato anormale, è sempre stato diverso. La sua è una vita nomade, totalmente inadatta ai deboli, ai fragili.
Infanzia piena di tristezza, di dolore, di lacrime.
Tutti hanno sempre visto Jack come quello diverso, così lui ne ha fatto un lavoro, uno stile di vita.
Jack ha sempre colpito la gente, ma questa ragazza ne sarà colpita in modo diverso.
Genere: Erotico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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5.


Era seduto al penultimo posto, con un paio di Ray Ban classici, arrotondati, di quelli con le lenti riflettenti, che non ti fanno vedere gli occhi.
La solita giacca di pelle anni '70, una maglietta bianca con scollo a V che recitava la scritta "Nobody asked you" in stile macchina da scrivere nera, al centro. Un paio di jeans consunti e anfibi ancor più consumati.
Sembrava che quella mattina i suoi capelli avessero deciso di arruffarsi sulla sua testa in modo tremendamente sexy, dandogli un'aria da trasandato affascinante.
Mi guardai attorno: era pieno di urlanti ragazzini delle medie che occupavano ogni posto, alcuni stavano anche in piedi.
Era tutto occupato. Tutto.
A parte il sedile di fianco allo Stronzo.
Sbuffando mi feci strada tra i ragazzini, arrivando di fianco alla sua coppia di sedili.
Se ne stava attaccato al finestrino con un paio di cuffiette nelle orecchie, isolato da tutto e da tutti.
Aveva posato nel sedile di fianco una borsa nera rettangolare nera di tela resistente, a tracolla. Teneva i piedi contro il bracciolo di plastica grigia del sedile che dava sul corridoio del pullman, le caviglie appena sopra alla borsa.
Gliele afferrai e le spinsi dal suo lato, poi gli buttai la borsa in grembo e mi sedetti sul sedile di fianco al suo.
Un paio di ragazzine dei sedili dietro lo stavano guardando imbambolate e tentavano in ogni modo di attirare la sua attenzione, urlando frasi senza senso. Quando mi sedetti di fianco al ragazzo si zittirono e mi guardarono male.
Lui si girò verso di me e mi guardò in faccia. Poi sorrise. «Nirvana! Che spiacere rivederti!»
«Non sono in vena di litigare.» Borbottai io, poi alzai il cappuccio della felpa e accesi l'IPod. Selezionai la playlist "Wake up!" e partì Spitting Fire, dei The Boxer Ribellion.
Lui disse qualcosa, poi si raddrizzò sul sedile e la sua spalla premette contro la mia.
Profumava di menta e di un odore particolare, che non sapevo definire. Probabilmente era il suo odore naturale, quello della pelle. Un profumo unico, che nessuno avrebbe mai portato se non lui.
Mi chiesi se anche io avevo un odore così buono. O se avessi un profumo mio. O se lui stesse analizzando il mio odore come stavo facendo io col suo.
«...Ella.» La sua voce fece breccia nei miei timpani quando finì la canzone.
Tolsi una cuffietta. «Cosa?»
«Dicevo, la canzone che stai ascoltando l'ho già sentita. E' bella.» Ripeté.
Lo guardai confusa. «Ah.»
Lui fece ripartire la canzone che stava ascoltando, poi dopo un paio di secondi si strappò via le cuffie e rimise in pausa Sheena is a punk rocker dei Ramones.
«Senti, scusami per ieri.» Si tolse gli occhiali e se li appese alla maglietta. «E' che non mi piace essere chiamato "signore".» Spiegò.
«Perchè? Ti fa sentire vecchio?» Domandai.
Lui scosse la testa. «No, no, non è quello. E' una lunga storia.» Mi guardò negli occhi, piantandomi uno sguardo talmente verde che se non fossi stata seduta mi avrebbe piegato le ginocchia. «Allora... sono perdonato?»
Finsi di pensarci un po' su, e lui sorrise. Io annuii.
«Mi chiamo Jack, ma gli amici mi chiamano Stronzo.» Disse, porgendomi la mano.
La strinsi, lentamente, cercando di prolungare il più a lungo possibile quel contatto. «Mi chiamo Sophie. Ma gli amici mi chiamano Nirvana.»
Sorridemmo entrambi, senza smettere di stringerci la mano. Dopo un po' lasciammo la presa, e lui prese una mia cuffietta e mi guardò. «Posso? Ho visto dei pezzi in "Wake up!" che mi interessano molto.»
«Prego.» Risposi io.
Lui infilò la cuffietta e selezionò Bitter Sweet Symphony dei Verve.
Si dovette avvicinare un po' per non tendere il filo delle cuffiette, e sentii il suo profumo di menta invadermi.
Stavo il mio cuore iniziò a battere veloce quando la sua mano sfiorò la mia appoggiandosi all'unico bracciolo centrale dei sedili.
Improvvisamente mi vibrò il cellulare e quando lessi il nome sullo schermo tutte le mie fantasie su Jack esplosero in una nube di polvere.
Un messaggio da: Kirk.
  
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