18/01/2013
2 recensioni
...Eccomi con una nuova longfic! - sì, lo so, lo so benissimo che ho circa 4893014u389 cose da aggiornare, tra cui la traduzione kakasaku, ma proprio non sono riuscita a frenarmi.Le AU scolastiche sono un mio fetish, davvero. Se poi i personaggi sono Kakashi e Sakura, beh, tanto meglio! Cliché ovvio, personaggi OOC, errori. cazzi e mazzi: questa è la fanfic in cui voglio solo divertirmi! XD
Niente progetti troppo seri o pippe mentali troppo sentimentali!
Aspettando un vostro giudizio (critiche costruttive, vi amo!),
eveyzonk.
S-sensei!
Prologo.
Il professor Kakashi la spinse sulla cattedra, rude. Il bacino premeva contro la gamba della ragazza.
“Kakashi!”
“È sensei, Sakura” gracchiò roco.
“S-sensei”
La baciò sul collo, slacciandole i primi due bottoni della camicetta. La vista dell’indumento lo fece quasi rinsavire: gli ricordava che era una sua studentessa, quella divisa. Kakashi si fermò, il fiato caldo e veloce ancora sul collo di Sakura.
“Sakura”
“Sensei…”
“Vattene adesso, è l’ultimo avvertimento”
“...”
L’uomo si alzò da dosso l’adolescente, lasciandola lì, sconvolta, mezza nuda, sulla cattedra.
Kakashi si sedette su un banchetto, di spalle alla ragazza. Respirò profondamente e cercò di calmarsi. Si massaggiò il ponte del naso con l’indice e il pollice.
Doveva pensare a qualcosa di…diseccitante.
Un suo collega. Il professore Gai. Il professore Gai in minigonna.
Sakur– no!
L’erezione non sembrava aver intenzione di calmarsi. Kakashi piagnucolò.
Ecco i risultati dell’insegnare in un istituto femminile.
Quella ragazza lo faceva impazzire…
Il modo in cui si mordicchiava il labbro, in cui masticava la matita durante la sua lezione, i reggiseni colorati che, con la controluce della finestra vicino alla quale era seduta, trasparivano; Kakashi stava perdendo la ragione.
Lei, all’interrogazione, portava poesie romantiche e gliele recitava con quei suoi occhi verde smeraldo sgranati.
Così, quando quel giorno era venuta dopo le lezioni per chiedergli una delucidazione, e s’era sporta un po’ di più sulla cattedra dove lui era seduto, Kakashi non aveva proprio resistito.
Ed ora eccolo lì. Respiro pesante. Fronte sudata. Mani tremanti.
“Sensei”
“Sakura, scusa”
“No!” urlò la ragazza. Kakashi sgranò gli occhi.
“I-io…lo speravo. Sto impazzendo!” continuò la sua allieva, arrabbiata, facendo trasparire il suo spirito guerriero.
“Io, ti voglio sensei! Ti voglio così tanto…” disse poi, mutando il tono in uno triste e rassegnato. “E lo so, lo so che è lo stesso per te; quindi, ti prego, sensei…non mi ignorare!”
“È Kakashi…”
“Cosa?” chiese la ragazza, confusa. L’uomo si alzò e tornò di fronte a lei. Le sorrise.
“È Kakashi, per te, Sakura”
Poi le porse la mano.
Lei scese dalla cattedra, arrossita. Lui le sistemò una ciocca dietro l’orecchio, poi, con le mani grandi ma gentili, le riabbottonò la camicetta.
Sakura lo guardava in silenzio, le gote rosse.
“Andiamo?” chiese lui, una volta finito, alzando le sopracciglia.
“D-dove?”
“Alla macchina. Ti accompagno a casa”
“A-ai!” annuì la ragazza.
Kakashi le porse il braccio, lei gli si aggrappò con entrambe le mani, poi insieme camminarono verso il tramonto, ridendo e chiacchierando. Dopotutto, i sentimenti non andavano mai trascurati, pensò Kakashi.