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Autore: Vally98    18/01/2013    2 recensioni
una ragazza. a prima vista così semplice, così sorridente. a conoscerla, una pazza.
deve convivere con l'immagine di un ragazzo, un ragazzo distante, magnifico, perfetto.
vuole conquistarlo, avvicinarsi, ma si trova a combattere contro il suo passato, i suoi dubbi e la sua timidezza. chissà se le cose andranno come lei vorrebbe.
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Una ragazza.
Un sorriso.
Tanti boccoli dorati, troppi forse.
Un paio di occhi rossi e gonfi.
Occhiaie.
Questo era tutto quello che vedevo nello specchio. Ero io, nella mia semplicità. Certo, non era uno dei momenti migliori della mia vita, ma il mio aspetto malconcio era dovuto all’influenza, non potevo liberarmene. Nemmeno con chili e chili di trucco.
Il mio stereo gridava le parole di “You da One” con la voce di Rihanna.
Il mio cuore gridava il suo nome.
La mia testa gridava e basta.
Mi faceva male, e non solo quella: gli occhi mi bruciavano, erano così gonfi che le palpebre si serravano da sole, e io facevo una fatica immane a riaprirle.
Non potevo ancora andare a dormire, avevo un paio di cose da fare, ancora.
Era l’una di notte, ma dietro la porta sigillata di camera mia mi sentivo al sicuro, come se i pensieri  che riguardavano il resto del mondo ne restassero fuori, lontani, così come la paura che i miei genitori mi scoprissero sveglia a quell’ora.
Il giorno dopo sarei dovuta andare a scuola.. non avevo voglia di alzarmi presto, sinceramente, soprattutto in quel momento, in cui l’unico bisogno urgente che avevo era dormire. Tanto.
Frequentavo il primo anno di liceo scientifico. La scuola era vicina a casa mia, impiegavo sì e no dieci minuti in autobus nel tragitto da casa mia.
Detto sinceramente andavo volentieri a scuola. So che può sembrare strano detto da una ragazza della mia età, che di solito di studiare non ne vuole sapere. Il fatto è che, per non so quale oscuro motivo, io sono in grado di ricordarmi qualunque cosa legga, anche solo una volta, anche solo di sfuggita. Non ho bisogno di passare le ore a studiare, anzi mi bastano venti minuti a materia – e sono già tanti! -.
Inoltre i miei compagni sono simpaticissimi, io li adoro.  Sono solo quattro mesi più o meno che li conosco, ma mi sembra che siano con me da sempre. Mi trovo bene con loro, molti mi assomigliano, altri condividono molte mie passioni, altri ancora mi servono per confrontarmi o prendere spunto dai loro atteggiamenti. Poi, naturalmente ci sono quelli con cui ho parlato solo un paio di volte, che ancora non conosco benissimo. Diciamo che però con tutti ho una grande confidenza, forse anche grazie al mio carattere molto aperto.
Con loro le lezioni volano, e tolta la preoccupazione dello studio, loro riescono ad abolire anche la noia delle ora di scuola. Ci sono soggetti molto particolari nella mia classe, con cui è impossibile non ridere o divertirsi. Non credo, però che i professori la pensino allo stesso modo: a volte sanno essere arroganti, e sfacciati, e fanno gli spiritosi, spesso mancando di rispetto ai docenti, solo per rendersi simpatici e far ridere la classe. Direi che questo metodo funziona, sia per le risate, sia per innervosire i professori.
Ho un altro motivo che attira tutte le mie attenzioni a scuola. Non è difficile immaginarlo.
È un ragazzo. Già.. ultimamente ha rapito i miei pensieri rimpiazzandoli con la sua immagine, che è l’unica cosa che ho fissa in testa, come un chiodo, penetrato nel profondo, dentro di me..
 
Il pensiero della scuola scivolò in fretta fuori dalla mia mente, insieme alle ultime note della canzone di Rihanna, mentre finivo l’elenco degli invitati e dell’occorrente per la festa che avevo organizzato per il giorno dopo.
Tirai su col naso. Non avevo voglia di alzarmi a prendere un fazzoletto, così mi strofinai un lembo della felpa dove  il naso colava. Strizzai gli occhi per il bruciore: avevo il naso tutto rosso a causa di quell’orrendo raffreddore.
Sbuffai, infilandomi impaziente un ricciolo dietro l’orecchio. Odiavo quando mi trovavo continuamente i capelli davanti agli occhi, impedendomi di vedere bene, il che succedeva spesso, dato che i miei capelli erano più selvaggi e disordinati di una fiera.
- Federico – sussurrai scrivendo l’ultimo nome della lista.
Lasciai cadere il block notes e la penna sulla scrivania, su cui stavo seduta a gambe incrociate. Già, proprio sulla scrivania: sono una ragazza strana, e mio padre mi chiama “animale” proprio perché riesco a trovare le posizioni più improbabili e apparentemente scomode.
Mi agitai i capelli in uno sbadiglio assonnato, balzai giù dal tavolo e mi buttai sul letto.
Mi accolse il profumo di lavanda che caratterizzava da sempre le mie lenzuola, e dalla freschezza di una trapunta ancora inviolata, non vissuta, almeno in quella serata.
Strisciai fino al cuscino, infilai le gambe sotto il piumino, dove mi accoccolai al calduccio, rassicurata da quel caldo abbraccio che sembrava garantirmi la sicurezza di una bella dormita.
Chiusi gli occhi, e come oramai d’abitudine mi apparve la sua immagine, sfocata, come in un sogno. Lui era così lontano, nella realtà, mentre col cuore lo sentivo molto vicino. Sapevo che in parte era colpa mia, e della mia stupida timidezza se lui era ancora così distante. Non mi ero resa conto che non lo era affatto, che cercava di dimostrarmi qualcosa, qualcosa che nel profondo non volevo vedere, per non illudermi.
 

   
 
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