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Autore: Blinktothefuture    18/01/2013    2 recensioni
Non ce l’avrebbe fatta, pensò, non era più sé stessa. Cos’era diventata? Un mostro vendicativo? Plasmata dai giochi come l’acqua che prende la forma del vaso in cui si trova. Lentamente sollevò il braccio, la colt stretta nel pugno, tremante. E premette il grilletto.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Annie Cresta
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Nell’acqua e nel sangue

DISTRETTO 13, 19:24

Non ce l’avrebbe fatta, pensò, non era più sé stessa. Cos’era diventata? Un mostro vendicativo? Plasmata dai giochi come l’acqua che prende la forma del vaso in cui si trova. Lentamente sollevò il braccio, la colt stretta nel pugno, tremante. E premette il grilletto.

DISTRETTO 13, 14:03

 
Il letto scricchiolava e questo non poteva che far aumentare il mal di testa di Annie.
Con uno sbuffo si alzò, trascinandosi fino alla piccola cucina, dove avrebbe trovato le erbe per l’infuso che le aveva prescritto la madre di Katniss. Poche foglie, aveva detto, l’avrebbero fatta sentire meglio. Forse viste le circostanza era meglio abbondare.
Si mise a fissare l’acqua che si stava scaldando sul fornelletto e tutti i pensieri che aveva trattenuto si liberarono in una massa confusa: Finnick, Capitol City, i baccelli di cui le aveva parlato suo marito, così simili ai tranelli dei giochi…
 
Diede le spalle al fornello, cercando di tranquillizzarsi ma era inutile, stava per avere un altro attacco, di nuovo. Erano sempre più frequenti da quando Finnick le era stato portato via, da quando era stato mandato nel cuore della battaglia, lontano da lei. Si portò le mani sugli occhi, sentì le ginocchia piegarsi, la schiena scivolare e sfregare contro il duro metallo dell’armadietto. Le lacrime le bagnarono le dita.
 
Era nell’arena…no, no, no era nel distretto 13…c’era acqua, stava nuotando, doveva restare a galla…era sul pavimento della sua unità…la riva era lontana, non ce l’avrebbe fatta…era al sicuro…un grido soffocato, qualcuno stava affogando. Il ragazzo del distretto 9, una decina di metri lontano da lei, agitava le mani freneticamente, teneva la testa sollevata. E poi andò giù. Non riemergeva, non riemergeva…era persa, persa nella sua indecisione, passarono secondi…lunghi anni…ma sconfisse l’esitazione:  nuotò fino al punto in cui era andato a fondo il ragazzo, lo vide scalciare impotente poco sotto il livello dell’acqua, lo afferrò con mani esperte e lo trascino con sé. Era pesante, troppo pesante per lei e lui stava perdendo coscienza, le palpebre si abbassavano pesanti sugli occhi stanchi. Con delicatezza il ragazzo si liberò dalla stretta di Annie, che si voltò confusa. Il corpo del ragazzo stava scivolando nel nero abisso del lago, doveva tuffarsi, doveva salvarlo…si  tuffò sott’acqua cercando di afferrargli le mani ma le scivolarono via…urlò…un urlo muto, intrappolato dalla massa d’acqua che la sovrastava, gli occhi spenti del ragazzo del 9 ancora impressi nella mente. Si voltò, arrancando passivamente verso la riva dove si abbandonò,sentiva la terra bagnata e i fili d’erba solleticarle il collo…era completamente bagnata dall’acqua del lago e dalle lacrime che le rigavano il viso…proprio come le stava accadendo ora. Aveva urlato, come nel suo ricordo, lo capiva dalla gola, che bruciava dolorante. Sollevandosi  udì un rumore, un ribollio e solo allora si ricordò dell’acqua. Bollendo era salita ed era uscita dal pentolino, macchiando il fornello. Ripulì il disastro e mise a scaldare altra acqua, a cui avrebbe prestato più attenzione.

DISTRETTO 13, 16:58

Di soprassalto si alzò dalla sedia della cucina, rovesciando la tazza vuota che aveva posato sul tavolo. Si era appisolata in una posizione scomoda, sentiva le braccia doloranti. Il campanello dell’unità stava suonando.
Raccolse la tazza e si diresse verso la porta, gettò uno sguardo allo spioncino e aprì: un uomo pallido e alto la guardò. Portava l’uniforme grigia del distretto, che sembrava molto più scura in contrasto con il candore
del corridoio.
L’uomo inspirò profondamente, cercando di farsi coraggio, consapevole delle parole che avrebbe pronunciato di lì a poco: «Signora Odair…»  si bloccò, schiarendosi la voce, «Sono arrivate notizie da Capitol City. Suo…suo marito è rimasto coinvolto in un attacco di un gruppo di ibridi e...e non è…non ce l’ha fatta Annie…le mie condoglianze».
Tutto si stava offuscando: la sua vista, mentre le lacrime le riempivano gli occhi, il suo udito, mentre sentì la tazza scivolarle dalle mani e caderle al suolo, rompendosi in mille frammenti taglienti che si sparpagliarono sul pavimento.
Sentì l’uomo sorreggerla mentre cadeva ma si divincolò. Si accovacciò sul pavimento, incurante dei tagli che le si stavano aprendo su braccia e gambe a causa delle schegge di ceramica. Urlò di nuovo, urlò fino a perdere i sensi.

DISTRETTO 13, 18:42

L’avevano sedata e portata in ospedale. Era da più di un’ora che combatteva contro l’effetto della morfamina. Era sola, si erano riuniti tutti nella sala dei congressi per le dichiarazioni ufficiali della Coin sull’andamento della guerra. Avrebbe parlato di Finnick. Una fitta di dolore la squarciò, attutita dagli effetti dell’anestetico.  Solo qualche infermiera era rimasta a controllare i pazienti. Sentì la propria mente cambiare, diventare più lucida.
 Il miglioramento della sua condizione fisica comportava il peggioramento della sua condizione psicologica. La perdita la faceva sentire un guscio, non era più niente, cos’era lei senza Finnick? Una folle incontrollabile, una malata inutile e debole. 
 
Si stava alzando dal letto…correva, con addosso la veste dell’ospedale che le ondeggiava attorno alle ginocchia. Arrivo alla sua unità, la F237, dove avrebbe trovato quello che cercava: nascosta tra il materasso e la rete c’era una piccola scatoletta in pelle nera, con la chiusura argentata. Con mani tremanti la aprì, rivelando un involucro di velluto verde scuro su cui era posata una piccola colt, carica. Correndo tra i corridoi si diresse alla sala dei congressi…tutti le davano le spalle…mirò a lei…a lei che lo aveva mandato a Capitol…a lei che le aveva rovinato l’esistenza. La presidente si voltò verso di lei senza vederla facendo ondeggiare i capelli grigi.
Non ce l’avrebbe fatta, pensò, non era più sé stessa. Cos’era diventata? Un mostro vendicativo? Plasmata dai giochi come l’acqua che prende la forma del vaso in cui si trova. Lentamente sollevò il braccio, la colt stretta nel pugno, tremante. E premette il grilletto.
Lo sparo la riscosse…aveva avuto un altro attacco? O forse era un sogno...

DISTRETTO 13, 20:19

Nella stanza entrò un’infermiera, aveva una cartelletta stretta nella mano. Si mise la mano nella tasca del camice bianco, che copriva la divisa grigia sottostante, e ne tirò fuori una penna. Stava annotando le sue condizioni quando si accorse che Annie era sveglia. Timidamente le fece un sorriso.
«Mi scusi se l’ho svegliata, vorrei mostrarle una cosa…». Sfilò dalla cartelletta un foglio e glielo porse. Annie controvoglia sollevò una mano e lo prese.
«Sono i risultati dei suoi esami, non avrei dovuto dirle niente fino a domani mattina, ma volevo che lei lo sapesse prima, potrebbe essere d’aiuto…».
E Annie lesse...e non poteva  credere a ciò che quel foglio le diceva. Fu allora che lo sentì, un piccolissimo movimento dentro di sé…e ricominciò a sperare.



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Ciao a tutti, questa è la mia prima fanfiction e spero non faccia troppo schifo :) 
Ogni critica è bene accetta, se no non posso migliorare, quindi se mi lasciaste una recensione anche piccola piccola ve ne sarei grata! :)
Un bacio,
L. 
  
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