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Autore: Hermione Weasley    07/08/2007    26 recensioni
Ovvero, come uno dei soliti litigi può trasformarsi in qualcosa di molto, molto speciale. In tre parti.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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ATTENZIONE: QUESTA FANFICTION CONTIENE POTENZIALI SPOILERS PER DEATHLY HALLOWS, SE NON L'AVETE ANCORA LETTO E VOLETE RISPARMIARVI LA SORPRESA, VI CONSIGLIO DI NON ANDARE OLTRE NELLA LETTURA.

Terza e ultima parte, buona lettura^^

* * *

In The Pink Toilet
Parte Terza

Slacciò furiosamente il nodo e scaraventò la cravatta contro il muro con una rabbia tale da guadagnarsi un'occhiata piuttosto preoccupata da parte di Harry.
"Ron, ti serve una mano?" Chiese a mezza voce. Di certo non aveva voglia di innervosirlo ancora di più di quanto già non fosse.
"No," ringhiò in risposta il rosso che aveva intrecciato le braccia al petto in un'espressione di totale sconforto e disperazione.
"Non vorrei agitarti, ma sei il testimone," gli fece notare Harry, "e il testimone dovrebbe... sorridere?"
Se non avesse avuto il buonsenso di mordersi la lingua, Ron avrebbe risposto in modo tutt'altro che simpatico, ma non poteva davvero comportarsi in quel modo in un giorno simile.
Harry e sua sorella stavano per convolare a giuste nozze e nonostante l'evidente malumore - che non si stava preoccupando di rendere un po' meno manifesto - sapeva che non se lo sarebbe mai perdonato se non avesse assunto un atteggiamento un po' più accondiscendente.
"Tra un po' ci provo," decise di dire infine, "scusa, amico," aggiunse subito dopo sentendosi in dovere di farlo.
"Non dirlo nemmeno per scherzo," tagliò corto l'altro, finendo di sistemarsi, "come sto?" Chiese infine, voltandosi verso Ron in cerca di un parere.
"Sei uno schianto," gli rispose il rosso, sorridendogli in modo tutt'altro che rassicurante, "ancora un po' di pratica e potrai diventare sexy almeno quando il sottoscritto."
"Certo, come no," Harry rise, "il magnetismo animale non se lo scorda nessuno, tranquillo. E comunque non credo di aver più bisogno di particolare charme, visto che la mia conquista l'ho già fatta."
"Vorrei anche vedere," rispose Ron con tono ovvio. Se fosse mai venuto a sapere di un eventuale tradimento di Harry, probabilmente avrebbe mandato a farsi benedire qualsiasi legge instaurata dal loro rapporto di amicizia e lo avrebbe fatto diventare calvo a suon di cazzotti in pieno volto.
Harry era tornato a specchiarsi, controllando questo o quel particolare; Ron era convinto di poter percepire il suo nervosismo nell'aria.
Quel pensiero lo colpì come un fulmine a ciel sereno: il suo migliore amico si stava sposando, si stava sposando con sua sorella, avrebbe passato il resto della vita con lei, avrebbero avuto dei figli, sarebbero invecchiati insieme, lui sarebbe diventato zio.
"Sei in gabbia," sentenziò prima di poterselo impedire.
"Prego?" Chiese Harry perplesso voltandosi nella sua direzione.
"Sei in gabbia," ripeté Ron.
"Mai stato più felice di così," borbottò in risposta, prendendolo decisamente in contropiede.
Aveva torto? Anche Ron non avrebbe mai potuto concepire l'idea di vivere con un'altra donna che non fosse Hermione, lo stava dando un po' troppo per scontato. Si domandò se era per quello che continuava a perderla e riconquistarla così spesso, forse la sua presenza fissa al suo fianco non era poi così sicura come aveva sempre creduto.
Si maledì mentalmente. C'era bisogno di uno stupidissimo contratto per dichiararsi innamorati di qualcuno? No che non ce n'era bisogno. Ron amava Hermione, era una delle poche cose su cui avrebbe potuto fare affidamento sempre e comunque; e nonostante tutto era persuaso anche del contrario, e nessuno gli avrebbe potuto far cambiare idea. Mai.
"Ohi," Harry lo richiamò di nuovo, si era reso conto che pareva essersi incantato, "tutto bene? Qualche rivelazione dal cielo? Qualche segno divino?"
"Sono un imbecille."
"Ah?"
"Sono un imbecille, un perfetto idiota, sai," Ron si era alzato in piedi e aveva iniziato a gesticolare furiosamente, "ma insomma è normale no? Lui le stava strusciando il suo microscopico pacco addosso!"
Harry alzò gli occhi al soffitto, la storia della dirty dance tra Hermione e quel misterioso ultrapalestrato soprannominato 'il Pinguino' l'aveva già sentita come minimo tre volte nel giro della mattinata.
"Era una festa di addio al nubilato, Ron," tornò a fargli presente.
"Ma non importa!"
"Sì, che importa! Se tu fossi rimasto con noi ieri sera, ti saresti reso conto che le cose non sono andate molto diversamente per noi."
"Dei cretini vi hanno strusciato il loro minipacco addosso?" Chiese inorridendo.
"Ovvio che no, Ron."
Senza spiegarsi il perché, il rosso tirò un inconsapevole sospiro di sollievo, non che si aspettasse qualcosa di così ambiguo da parte di Harry, ma andare in un locale pieno di spogliarellisti vestiti di pelle nera e latex non sarebbe sicuramente stato il suo standard di 'serata tipo'.
Storse le labbra, nuovamente sovrappensiero prima di riportare lo sguardo sul suo migliore amico.
Gli sorrise un po' più spontaneamente, battendogli una poderosa manata sulle spalle.
"Ti sposi!" Esclamò come in una sorta di rivelazione mistica.
"Mi sposo!" Fece di rimando l'altro, mettendosi a ridere, più per il nervosismo che altro.
"Non ci posso ancora credere," ammise Ron, leggermente esaltato.
"Nemmeno io."
"Bè, credo che tu debba farci l'abitudine perché sarai impegnato con mia sorella molto, molto a lungo."
"Non chiedo di meglio."
Sua sorella si sposava prima di lui. Una specie di sirena d'allarme gli risuonò nella testa, ormai teatro di mille e più avventure/catastrofi/dubbi amletici di cui lui era l'indiscusso protagonista. Di certo Ron non aveva mai avuto troppa smania di accasarsi, semplicemente non aveva mai preso in seria considerazione la cosa. L'idea di sposarsi e mettere su famiglia l'aveva sempre terrorizzato, anche se l'atmosfera che si respirava in casa sua non gli era mai dispiaciuta fino in fondo. Ovviamente non stava programmando di prolificare fino a sette volte, come i suoi genitori avevano fatto.
Rabbrividì al pensiero di sette pesti urlanti formato ridotto correre per casa come dei folli.
Fu solo il leggero bussare alla porta della stanza in cui si erano rifugiati, troppo impegnati con le varie preparazioni, a distoglierlo dalla terrificante scenetta di armonia familiare.
"Avanti," Harry invitò chiunque fosse in attesa dietro la porta, ad entrare.
Una testa riccioluta fece capolino da dietro la soglia, facendo saettare lo sguardo per tutta la stanza, prima di posarsi su Harry, (ovviamente dopo una fugace e del tutto involontaria occhiata a Ron).
Hermione indossava un abito azzurro, che le ricadeva fino ai piedi.
Ron rimase evidentemente interdetto da quell'inaspettata apparizione, si congelò in mezzo alla stanza, e non disse niente, né si azzardo a farlo.
"Vogliono sapere quanto tempo ancora ci metterete," spiegò Hermione rivolgendosi solo ed esclusivamente ad Harry.
"Non molto," le rispose.
"Puoi quantificare?"
"Un quarto d'ora."
"Bene," Hermione sorrise, "corro a sistemarmi i capelli, a dopo!"
E così come era arrivata, Hermione scomparve, lasciando un misto di amarezza e subbuglio ad aleggiare per la stanza.
Harry valutò la possibilità di dare una scrollatina all'amico che pareva pietrificato, ma le parole del rosso lo anticiparono.
"Sono fottuto, Harry," sentenziò molto poeticamente, continuando a fissare la porta.

*

Ron si chiese per quale maledettissimo motivo avevano inventato il momento dei discorsi altamente commoventi da parte di amici e parenti sui novelli sposi. Sua madre lo stava attualmente obbligando a prendere la parola, continuando a piantargli il gomito nello stomaco.
"Basta, mamma!" Stava imprecando lui, con scarsi risultati: Molly era un osso duro, non avrebbe ceduto, non nel giorno in cui la sua bambina diventava finalmente una signora a tutti gli effetti. Si era messa a piangere una decina di volte durante la cerimonia, e due o tre durante il pranzo, così di punto in bianco.
Ron era rimasto accanto a Charlie, miracolosamente di ritorno dalla Romania per quell'occasione. Gli aveva raccontato di draghi e varie conquiste amorose. Perché i suoi fratelli maggiori sembrassero sempre così spigliati e desiderati, Ron ancora lo reputava un mistero bello e buono. Dopotutto cos'è che Bill e Charlie avevano a differenza di lui? Si sarebbe fatto crescere i capelli e si sarebbe infilato un orecchino a forma di zanna in un orecchio, se qualcuno gli avesse assicurato che sarebbe stato efficace ai fini della riconquista di Hermione.
Subito dopo si era reso conto che, probabilmente, non l'avrebbe apprezzato: il look trasandato non sembrava molto in alto nella personalissima top ten di Hermione.
Ron sbuffò di nuovo, mentre Molly tentava, per l'ennesima volta, di farlo mettere in piedi.
'E' il tuo migliore amico!' gli aveva ripetuto, intervallato ogni tanto dai 'Alzati subito, Ronald Weasley' o i 'Giuro che come ti ho fatto, riesco anche a disfarti', eccetera eccetera.
Quello di cui era convinto era che sarebbero presto arrivate pesanti minacce di morte se non avesse preso la situazione di petto.
"E va bene!" Tuonò improvvisamente, mettendosi di scatto in piedi, non totalmente consapevole di ciò che stava facendo.
"Oops," fu l'unica cosa che riuscì a pensare quando si ritrovò gli sguardi della sala puntati addosso, seguito subito dopo da un finissimo, "Oh porca puttana."
Si allentò il colletto della camicia, balbettando qualcosa di incomprensibile.
Molly aveva sostituito l'espressione omicida, con uno sguardo a dir poco estasiato e continuava a fissare il figlio con tanta ammirazione e trepidante attesa che Ron avrebbe scommesso si sarebbe messe a piangere di nuovo di lì a poco.
"Bè... ," tossicchiò nervosamente, congiungendo le mani.
Spostò lo sguardo su un po' tutti i presenti, evidentemente in attesa di un paio di parole di circostanza, magari qualcosa di incredibilmente commovente sugli anni della scuola. Vide Harry che lo fissava esaltato e contento, poi Ginny che poggiava il mento sulle mani, rivolgendogli un'occhiata incoraggiante, e poi Luna che sorrideva senza senso, Neville che le sedeva di fianco e che alzò due pollici in sua direzione, esortandolo a continuare... e poi vide Hermione.
Si era imposto di non guardarla durante la cerimonia o si sarebbe sicuramente messo ad urlare in preda alle convulsioni.
Che era stramaledettamente bella conciata in quel modo l'aveva detto? Gliel'aveva anche solo minimamente accennato? Ovviamente no, né a lei né a nessun altro, nemmeno ad Harry, anche se il suo sguardo a triglia era piuttosto indicativo a riguardo.
I capelli erano lisci e setosi, almeno fino ad una certa lunghezza, perché poi dei grandi e perfetti boccoli le ricadevano sulle spalle. Stava ricambiando il suo sguardo e stranamente non sembrava furiosa o arrabbiata, semplicemente... okay, Ron non sarebbe mai stato in grado di trovare una parola per definire il modo in cui Hermione lo stava guardando, ma era sicuro che ne esistesse una perfetta al caso suo.
"Non credo di...," cominciò inaspettatamente, soprendendo più che altro se stesso, "di aver mai visto Harry così felice," disse spostando lo sguardo sull'amico, "bè a parte quella volta in cui i Chudley Cannons hanno perso solo per cinquanta punti di differenza."
"QUELLO ERI TU!" Lo informò Harry dall'altro capo del tavolo, mettendosi a ridere.
"Ah sì?" Chiese Ron divertito, corrugando la fronte, "forse ho fatto un po' di confusione, sì," aggiunse mettendosi a ridere a sua volta. Tornò leggermente serio non appena ebbe incrociato per l'ennesima volta lo sguardo di Hermione.
"Nessuno più di Harry e Ginny si merita di essere felice," mormorò perfettamente udibile, "credo che... che saranno una coppia perfetta e che...," stava ancora guardando Hermione, "che non ci sia nessuno al mondo capace di farli felici come saranno felici insieme perché...," per uno strano processo mentale gli sembrò che tutti gli invitati fossero spariti improvvisamente, "perché non ci sarà niente che riuscirà a separarli, non ci saranno stupidi palloni gonfiati che renderanno geloso Harry, e nessuna gattamorta che renderà furiosa Ginny - ," si interruppe per un attimo tornando sull'amico, " - te l'ho detto che il suo gancio destro è terribilmente potente?"
La folla rise di nuovo, mentre i singhiozzi di sua madre gli arrivarono distintamente alle orecchie.
"Ci saranno dei litigi, certo, ma ti assicuro che il dopo-litigio sarà terribilmente piacevole," ci fu una risatina sommessa che si spanse per tutta la tavolata, mentre Ron tornava a guardare Hermione, "perché... perché se anche un giorno dovessero dividersi, saranno entrambi capaci di riconquistarsi a vicenda, anche se la sfiga dovesse mettercisi di mezzo," si strinse nelle spalle, "la sfiga o dei ballerini seminudi vestiti da pinguini," furono in pochi a capire il riferimento, ma qualcuno rise comunque.
"Vi auguro di essere felici, e di non fare troppi figli perché non sono molto creativo con i regali e Natale potrebbe diventare seriamente un problema!" Esclamò improvvisamente, scollando lo sguardo da quello di Hermione e tornando a guardare Harry e sua sorella.
Alzò il calice pieno di champagne - gentile concessione della famiglia Delacour - e propose un brindisi, ai novelli sposi ovviamente.
Si rimise a sedere, sentendosi fissato fino all'inverosimile, mentre Molly gli stritolava il braccio in un'affettuosa morsa materna.
Per chi aveva parlato? Ispirato da cosa?
La musica invase prepotentemente la sala accompagnata dallo stridere delle sedie sul pavimento, segno che la maggior parte degli invitati si stava alzando per occupare la pista da ballo al centro dell'enorme sala imbiancata che avevano affittato per il matrimonio. Lo spostarsi in massa gli impedì di guardare in direzione di Hermione e quando la visuale tornò libera e sgombra, Hermione non c'era più.
Era la seconda volta nel giro di ventiquattr'ore che succedeva una cosa simile e non gli andava molto a genio.
Sbuffò sonoramente, prima che Ginny gli si accostasse, "c'è Luna in bagno che non crede di sentirsi molto bene," gli disse, "potresti andare a dare un'occhiata?"
Ron le lanciò un'occhiata che si potrebbe sintetizzare in un 'Ginny-cara-ti-senti-bene-?'. Perché doveva andare a controllare se Luna stava bene? Non era Neville che se ne sarebbe dovuto occupare?
Ma la rossa scomparve prima ancora di dargli il tempo di replicare. Guardò prima a destra e poi a sinistra incredulo di fronte a tanta sfacciataggine. Si fermò, accettando l'infausto destino che lo stava obbligando ad andare a soccorere Luna Lovegood nella toilette delle donne: quale miglior aneddoto da poter raccontare ai nipoti?
Intercettò la testa rossa di Ginny in mezzo alla folla, mentre si affrettava a raggiungere Harry per poter dar inizio alle danze. Tentò di intravedere Hermione, ma la gente si stava accalcando con talmente tanta foga sulla pista, che Ron non fu capace di distinguere alcunché.
"Grandioso," pensò mentre si rimetteva in piedi ed inforcava il corridoio per i bagni. Si infilò le mani nelle tasche dei pantaloni procedendo di malavoglia sul tappeto bordeaux che si snodava di fronte a lui. Arrivò davanti alle toilette e aprì, con riluttanza, la porta di quello delle donne. La prima cosa che gli saltò all'occhio era la presenza inesistente di qualsiasi forma di vita all'interno dello spazio piuttosto ristretto che era quel bagno.
"Luna?" Chiamò, non troppo sicuro di poter ricevere risposta: gli mancava solo una conversazione intavolata con se stesso e poi avrebbe potuto ufficialmente dichiarare di sentirsi un uomo completo. "Luna, sei qui?" Tentò di nuovo, ma c'era solo il silenzio a rispondergli tra i marmi rosati.
"Che due coglioni," imprecò nuovamente, mentre la possibilità di una Luna mezza morta in uno dei due cubicoli gli si stagliò molto chiaramente nella testa. Sgranò leggermente gli occhi alla visione agghiacciante che il suo cervello gli aveva appena proposto. Bussò alla prima porta, nessuno rispose, la aprì e dentro non c'era altro che aria. La richiuse subito, fronteggiando l'altro.
Non era del tutto sicuro di essere pronto a poter far fronte all'eventualità di una Luna mezza ubriaca che vomitava con la testa infilata nel cesso. Sperò solo che Ginny non l'avesse gentilmente inviato là per aiutarla a reggerle la testa.
Bussò, di nuovo nessuna risposta, aprì la porta sentendosi comunque in dovere di controllare.
E poi, senza che potesse rendersene conto, qualcosa di invisibile lo spinse violentemente nel bagno.
"Ron non chiuder - ," la voce di Hermione gli arrivò chiara e distinta, ma si bloccò non appena la porta si richiuse di schianto alle spalle del rosso.

*

"E' stata Ginny," borbottò Hermione, mentre Ron tentava per la triliardesima volta di forzare la porta.
"C'è Luna che sta male, certo come no," disse lui a denti stretti, continuando a fare pressione sulla maniglia, con scarsi, scarsissimi risultati.
"Ron è chiusa con la magia," gli fece gentilmente notare, stufa di tutto quello sbatacchiare di qua e di là del pannello di legno.
Conosceva quell'incantesimo e se avesse avuto la bacchetta a portata di mano sarebbe stata sicuramente in grado di liberare entrambi in un batter d'occhio.
Ma la bacchetta era rimasta nel camerino in cui si era preparata assieme a Ginny e Luna, e non ci aveva proprio pensato a portarsela dietro.
Sbuffò di nuovo, massaggiandosi istericamente la fronte, infastidita dal casino assurdo che Ron stava facendo nell'accanirsi contro la porta.
"Ron, per favore... ," tentò di nuovo.
"No!" Esclamò lui voltandosi, era rosso in volto e i capelli gli si stavano spettinando, "mia sorella me la pagherà! E anche quel pisquano di suo marito!"
"Non serve a niente perdere la calma," mormorò lei. Sembrava solo stanca in quel momento.
"E allora cosa facciamo? Mi metto ad urlare?!"
"E' insonorizzato," spiegò, "Ginny deve aver pensato ad ogni eventualità, per questo non riuscivi a sentirmi," si strinse nelle spalle con aria rassegnata.
"E quindi?" Domandò Ron, costringendosi a darsi una calmata.
"Quindi non lo so. Aspettiamo," propose lei, appoggiandosi al muro e alzando lo sguardo sul soffitto.
Non c'era nessuna via di fuga.
"Giusto, aspettiamo," le fece eco Ron, per niente divertito dall'imminente prospettiva di restare chiuso in un bagno di un metro per tre assieme ad Hermione, anche se doveva ammettere che in un qualsiasi altro momento la cosa sarebbe stata molto interessante.
Cadde immediatamente il silenzio, interrotto solo da qualche rumore in lontananza e dagli sbuffi continui e inarrestabili del rosso.
Era uno di quei silenzi scomodi in cui l'aria si riempie di aspettativa, in attesa che l'altro apra bocca e dica qualcosa di intelligente, ma nessuno dei due pareva intenzionato a prendere la parola.
Hermione fissava ostinatamente il muro, Ron il pavimento, giusto per variare.
Lei si umettò le labbra, mentre lui prese a spettinarsi i capelli, poi si infilò le mani in tasca, ne tirò subito fuori una, appoggiandola al muro, cambiò rapidamente versante, senza riuscire a trovare una posizione che lo soddisfacesse.
"Ron ti prego puoi stare fermo?" La voce di Hermione aveva infranto l'idilliaco, frustrante silenzio in cui erano immersi.
"Ahm?" Mugugnò senza capire, "aaaah... sì certo," tirò su col naso, "scusa," aggiunse subito dopo.
Hermione gli lanciò un'occhiata strana, pareva vagamente sorpresa da quello scusarsi un po' fuori luogo, ma decise di non fare domande.
Di nuovo non dissero niente: non si parlavano, non si guardavano né tantomeno si toccavano, Hermione si era spinta più che poteva verso la parete di fondo del bagno ovviamente ben attenta a non cadere dentro la tazza del water, mentre Ron era rimasto in prossimità della porta, praticamente agli antipodi l'uno dell'altra.
Ron deglutì a fatica, aveva la bocca secca e si sentiva un emerito deficente.
Hermione non pareva essere da meno, visto che continuava ad alzare gli occhi al soffitto evidentemente in preda ad uno di quei conflitti interiori in cui il cervello si divide in due: ciascuna parte sostiene un argomento ovviamente opposto all'altro, ed è un continuo battibeccarsi tra cosa è giusto fare e cosa non lo è. A livello mentale, s'intende.
Fece scivolare un piede in avanti, le scarpe cominciavano a farle male.
Ron seguiva i suoi spostamenti con la coda dell'occhio, sicuro di non essere visto.
E poi improvvisamente, qualcosa cambiò: il tempo stava iniziando a dilatarsi in modo assolutamente folle. Potevano restare lì a non dirsi niente? Potevano passare la notte in una stupidissima toilette di marmo rosa spersi chissà dove nella campagna inglese? No, non potevano.
Il rosso si rimise una mano in tasca, solo in quel momento si rese conto di avere con sé il galeone-Passaporta che Hermione si era preoccupata di lasciargli.
Prese un'improvvisa decisione.
Il problema fu che lo fece anche lei.
"Senti Hermio -"
"Ron, io -"
Avevano iniziato a parlare contemporaneamente, nessuno dei due guardava l'altro.
Si bloccarono entrambi lanciandosi un'occhiata a metà tra il divertito e il disperato, a Ron scappò un sorriso.
"Volevo dire ch -"
"Sì, insomma -"
Era successo di nuovo, stavolta Hermione non sapeva se prenderla sul ridere o mettersi ad urlare in preda ad una crisi isterica.
"Okay," mormorò Ron, contamporaneamente ad un 'Oh' di Hermione.
"Vai tu."
"Vai tu?"
Scoppiarono a ridere, una risata un po' tesa e nervosa, ma pur sempre divertita.
"Scusa," tagliò corto Ron, "non so che diavolo mi sia preso," borbottò.
Hermione restò immobile a guardarlo, aspettandosi qualcos'altro.
"E' solo che... non ci ho visto più."
"Me ne sono accorta," ribadì Hermione, "era solo un ballo comunque," mormorò.
"Sì, lo so, e Lavender mi si è abbarbicata addosso, stavo solo cercando di -"
"Togliertela di dosso," completò lei per lui.
"Già."
Di nuovo silenzio, di nuovo distolsero lo sguardo.
Hermione sospirò, mentre Ron faceva schioccare sonoramente la lingua. Ogni singolo rumore dentro quell'angusto spazietto veniva amplificato almeno una decina di volte.
"Mi hanno promossa," buttò lì Hermione, di punto in bianco, con totale noncuranza.
"Davvero?" Ron si era staccato dal muro e un'espressione di pura esaltazione gli si era dipinta sul volto, improvvisamente dimentico della lunga serie di avvenimenti che li aveva condotti fino a lì.
"Davvero," confermò Hermione, voltandosi per poterlo guardare, mentre un sorriso sincero le si dipinse sulle labbra.
"Ma è magnifico! Sapevo che ce l'avresti fatta! Me lo sentivo!" Esclamò Ron, senza preoccuparsi di nascondere la propria esultanza di fronte ad una notizia simile.
"Grazie, Ron," rispose lei senza smettere di sorridergli, "e scusami."
Sembrava che l'avessero appena colpito con una mazza da battitore in piena testa, perché l'espressione che fece non sembrava particolarmente intelligente o sveglia.
"Mi stai chiedendo scusa?"
"Sì," Hermione arrossì prepotentemente, guardando altrove ancora una volta.
Ci fu un attimo di silenzio.
Hermione si era appena scusata con lui, questo era un evento di portata mondiale, se non universale! Il suo ego stava gongolando allegramente di fronte a quella sconvolgente e inaspettata novità, ma nessuno disse niente ancora una volta.
Ron troppo preso dall'esultare, Hermione dal compiangere la propria cecità nei confronti dei sentimenti di lui.
Trascorse qualche minuto.
Lui la stava fissando, fissando molto intensamente, come se stesse aspettando chissà quale segno divino, un'improvvisa luce dal cielo, la discesa della massima sapienza su di lui, pronta ad illuminarlo e a consigliarlo e a...
Ma parlò prima di poter formulare qualsiasi discorso sensato.
"Sposami."
Hermione si voltò verso di lui, mentre le palpebre e le sopracciglia le schizzavano verso l'alto, corrugandole la fronte.
Si guarda attornò come valutando per un attimo l'eventualità che qualcuno si fosse introdotto nel bagno senza farsi vedere e avesse parlato al posto di Ron, perché... sì, insomma non era proprio possibile che avesse detto una cosa simile.
Il cervello di Hermione era attualmente una tabula rasa, non stava registrando alcun segnale, il mondo, il tempo, il suo cuore, si erano fermati improvvisamente, togliendole il diritto di replicare o mettersi ad urlare.
Deglutì a fatica, aprendo bocca per un attimo, ma la richiuse subito dopo decidendo di scegliere un po' più accuratamente le parole, prima di rispondere.
Nonostante i suoi buoni propositi, l'unica cosa che le scivolò dalle labbra, fu un acutissimo, "Eh?!"
Ron era rimasto a fissarla, probabilmente non si era nemmeno reso conto di quello che le aveva appena chiesto/proposto/ordinato di fare. L'unica cosa sulla quale era capace di concentrarsi in quel momento era il suo battito cardiaco assolutamente fuori controllo (era convinto di avere il cuore in gola, nello stomaco, sotto le ascelle, ovunque!) e la bocca di Hermione, pronto a cogliere una minima risposta da parte di lei, un piccolissimo segno di assenso.
"Sposami," ripeté più chiaramente.
Hermione era nel panico, "Vuoi che ti sposi?"
"Mi sembra di essere stato abbastanza chiaro," fece notare.
"Ma sposarti in quel senso?" Che non era in sé era evidente.
"Non sono un genio per certe cose, ma ero convinto che esistesse solo un senso per una proposta di matrimonio," Ron, in risposta, era incredibilmente allucinato, "è un no?" Domandò dopo qualche secondo in cui Hermione non stava dando alcun segno di vita.
Aveva seriamente mandato a puttane la sua dignità con quella misera e unica parola? Quelle tre sillabe che si era lasciato scappare l'avrebbero spinto nell'oblio dello sfacelo, nell'oblio del suo cervello devastato da quell'unico rifiuto che non si sarebbe mai aspettato in vita sua. Non che avesse mai pianificato di chiederle di sposarlo.
"No!" Esclamò Hermione.
"E' un no?" Ripeté lui impanicato.
"No! Cioè -"
"E' un no, sì o no?"
"No, non è un no," Hermione stava gesticolando in preda a chissà quale crisi motoria, sembrava si stesse autoesortando alla calma, a ritrovare il perso equilibrio interiore.
Continuò a scuotere il capo e ad annuire al niente, come se stesse parlando da sola.
"Sì," finì per dire.
"Sì è un no?" Ron era sbiancato.
"No! E' un sì!"
"Sì?"
"Sì!"
"Sì nel senso... sì?"
"Ron sì!"
"Oh."
Così si concluse la conversazione.
Si sarebbero sposati? Ron l'avrebbe sposata? Hermione aveva detto di sì?
Gli eventi e le risposte si stavano accavallando l'uno sull'altro senza alcun controllo, facendoli sbandare entrambi contro i garde-rail del buonsenso.
E poi Hermione fece la cosa più sensata che potesse venirle in mente: lo avvicinò rapidamente, gli gettò le braccia al collo e lo baciò con tutto lo slancio di cui era capace. Ron decise di abbandonare il look da lobotomizzato e rispose al bacio, afferrandola per la vita e tirandola su, per facilitarle la cosa.
Invertirono le posizioni e Ron la spinse contro il muro, senza smettere di baciarla.
Hermione l'aveva afferrato per la giacca e lo stava strattonando con forza verso di sé, senza nemmeno degnarsi di respirare ogni tanto.
Si scostarono solo quando erano diventati entrambi dello stesso colore del marmo da cui erano circondati.
Hermione si mise a ridere, senza alcuna ragione apparente.
"Che ridi?" Chiese Ron, rosso in volto.
"Niente," rispose lei, evidentemente molto divertita.
"Senti io non ho un cavolo d'anello," un fulmine a ciel sereno nella sua testa, "non avevo -"
"Non importa," tagliò corto Hermione, "sono contentissima anche così," aggiunse guardandolo con espressione indecifrabile.
"Meglio," annuì lui, "però te lo compro, eh," mise le mani avanti, tanto per assicurarsi di non darle altri spunti per una discussione poco amichevole, "torni a casa quindi?"
"Torno a casa," convenne lei, senza smettere di fissarlo.
Se qualcuno le avesse chiesto di descrivere il suo stato d'animo, si sarebbe probabilmente limitata ad urlare in preda all'euforia più totale.
Ron si infilò una mano in tasca, tirando fuori il galeone, "allora questo è tuo," le disse porgendoglielo.
Hermione strinse le labbra, tentando di togliersi quel sorriso rincoglionitissimo e paralizzato dalla faccia.
Prese la Passaporta.
"Grazie," sussurrò.
I loro sguardi si incrociarono di nuovo, prima che entrambi si saltassero nuovamente addosso.
Ripresero a baciarsi e a scostare freneticamente ogni singolo lembo di stoffa nel quale incappavano.
Le afferrò la gonna lunga dell'abito e cominciò a tirar su i vari strati, facendoli scorrere lungo le gambe di lei, senza smettere di baciarla.
Hermione stava tentando disperatamente di togliergli la giacca, spingendogliela sulle spalle.
Ron la afferrò per la vita, tentando di ovviare al problema della scomodità del luogo.
La fece riappoggiare con la schiena alla porta in modo non troppo pacato.
Si sentì un tonfo, ma nessuno dei due se ne curò, visto che il cubicolo era insonorizzato.
...
O no?
Bè... no.
"Hermione?" La voce di Harry proveniva da dietro la porta.
Si congelarono entrambi nelle loro posizioni.
Hermione si portò una mano alla bocca, premendosela con furia sulle labbra, impedendosi di lasciarsi sfuggire anche una sola sillaba, un solo respiro un po' più forte degli altri.
Ron era come pietrificato; si era morso la lingua, obbligandosi a non dire niente, sperando in un'improvvisa quanto provvidenziale uscita di scena dell'amico.
"Hermione sei là dentro? Stai bene? Ginny mi ha detto di -"
"Sì, sto bene, Harry!" Prese iniziativa, sperando che la voce non le fosse suonata troppo alterata.
"Uh bene."
Ci fu una pausa, ma Harry non sembrava aver intenzione di andarsene.
"Hai bisogno di qualcosa?" Le domandò, vagamente in apprensione. "Guarda che se è per Ron, non devi preoccuparti. E' un deficente, tra un po' verrà a chieder -"
"EHI!"
Ronald Weasley non era riuscito a trattenersi nemmeno stavolta.
Hermione alzò gli occhi al soffitto, pregando di sparire all'istante, mentre Harry - fuori dalla porta - realizzò immediatamente ciò che stava succedendo.
"Ooooooh, no, Ron!" Esclamò, prendendo in seria considerazione la possibilità di obliviarsi: non erano scene caste e pure quelle che la sua mente malata gli stava proponendo in quel momento, "sei una bestia!"
"Io?"
"Tu!"
"Naaah, avresti molto da imparare," rispose saccente.
"Vi lascio... da soli," borbottò Potter, palesemente sconvolto e scioccato mentre usciva dal bagno.
Ron e Hermione si stavano dando alla pazza gioia in una toilette, ne avrebbe dovuto prendere atto prima o poi.
Rimasti soli, tornarono a guardarsi.
Risero dopo essersi guardati ancora una volta.
"Andiamo di là?" Propose Hermione.
"Sì," convenne lui, liberandola dalla sua presa.
Si sistemarono alla bell'e meglio gli abiti spiegazzati, andando ad aprire la porta.
Evidentemente l'incantesimo prevedeva che la chiusura saltasse non appena avessero fatto pace, visto che non fecero fatica ad uscire.
Ron la prese per mano, mentre Hermione lo conduceva di nuovo alla sala principale.
Ed erano stupidamente felici, entrambi.
Hermione era contenta che uno dei loro soliti litigi si fosse concluso in modo diverso stavolta.
Ron le aveva appena chiesto di sposarlo in un bagno.
Dopotutto non capita tutti i giorni di ricevere proposte di matrimonio in una toilette rosa, giusto?
Giusto.

* * *


E se siete arrivati fino a qui, GRAZIE per aver letto & recensito^^ Spero che la storia vi sia piaciuta! Il mio ennesimo tributo alla coppia più bella del Potterworld (secondo me, ovviamente). Grazie ancora!
  
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