Memorie
confuse
La nave zitta. I morti a terra e solo lui in
piedi.
Per un istante, volle eccedere.
Eccedette.
Gli erano
attorno, camminavano da zombie: si porse la fesa del cappello innanzi
gli occhi, come a volerli vedere scomparire, ma sempre li
stettero.
Avrebbe voluto zittirli. Avrebbe voluto
cancellarli.
L’avevano trovato.
Un rantolo attraverso i
muri legnosi della nave, egli si bagna le labbra, si gira dietro ed
ecco l’abominio porsi innanzi la luce. Una sciabolata, uno
stocco (attacchi vari con la spada), l’ombra par fuggire.
L’elsa della spada in mano, stretta, e il sottolabbro morso per
evitare l’urlo.
L’odore del decadimento e, contempo,
il profumo della lei perduta.
Doveva ancora esser viva, in qualche
meandro di quella nave.
Non aveva potuto parlarle un ultima volta
prima del loro abbraccio immediato. Niente “ti amo”,
niente “ti voglio bene”, niente sentimenti lacrimabili o
speranzosi.
La mano sul capello, l’agita per distrarsi dai
ricordi a cui fugge, ma niente. Sembrava s’espandesse una eco
nella vuotezza a lui intorno – i cadaveri che l’impietosivano
sembravano gemere.
Quand’ecco, dal soffitto appena
frantumato, una forma completamente nera si pone innanzi l’uomo.
La figura, ciancicando e urlando, ora mostra le sue armi, degli
zampini acuminatissimi, fuoriscire dal corpo morboso.
Il
portamento innaturale, l’odore marcio, una maschera bianca
inespressiva invece che il volto laddose si supponeva fosse posta la
testa. Distanziando l’abominio con la spada, aspettava l’uomo
l’occasione per stoccare il colpo fatale. Un istante, e dal
busto il su l’ameba non c’è più. Le due
metà del mostro si liquefarono.
La spada a terra. Il
respiro affannato. Ma la volontà acciarina. Altri passi nel
corridoio nuovamente quieto. Un altro abominio.
Ripresa la spada,
nuovamente la stessa bagarre antecedente. Lo stesso esito.
Lo
volevano morto, non perché avesse arrecato tanto male agli
altri. Lo braccavano continuamente, perché sapevano di trovare
in lui la requie. Era Lui a trovarsi in quel limbo confuso, e solo
lui avrebbe potuto essere l’angelo magnanimo della sua sanità,
sanezza per la quale combatteva, circondato dalle oscurità
della pazzia.