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Autore: javaddseyes    19/01/2013    1 recensioni
Anche il tempo è una cosa strana, riflette il ragazzo. Ogni passo che fa verso di lei sembra durare miliardi di anni, e quando è di fronte a lei è già troppo vecchio per riuscire a dire qualsiasi cosa. Le mani gli tremano, e non riesce a non sudare sotto il suo sguardo confuso e un po' stordito. E poi arrivano. Le parole, in ritardo, arrivano troppo velocemente per riuscire a riguadagnare il tempo perduto, e dalla bocca alla fine gli esce solo una centrifuga di suoni sconnessi, incomprensibile anche per lui. Respira ancora, il suo odore che gli pizzica le narici. Poi, ci riprova.
- Vieni a fare due passi?
Lei sorride, un sorriso capace di illuminare il mondo. E quando lei annuisce, lui pensa di non aver mai avuto tanta voglia di fare una passeggiata in vita sua.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Due passi


Uno sguardo. Respiri profondi. La punta della scarpa affonda ancora di più nel terreno, occhi bassi, cappuccio sulla testa. Passerebbe le ore a stare così, a nutrirsi delle sue occhiate, del profumo del suo shampoo portato dal vento, della sua risata che arriva sbiadita alle sue orecchie. Non si avvicinano, non parlano; rimangono lì, lontani, ognuno perso nei propri pensieri, non sapendo di essere nella mente dell'altro. Lui aspira ancora una volta dalla sigaretta, immaginando di respirare lei. Poi fa finta di ridere ad una battuta di uno dei suoi amici, una battuta che in realtà non ha neanche sentito. I sorrisi nascono spontanei, guardandola. Le fossette nelle guance gli spuntano automaticamente, sfiorando con lo sguardo i suoi occhi. Sono nocciola, ma di un nocciola che gli ricorda il cioccolato al latte, la pelle di un bambino nero, il tronco degli alberi, la terra subito dopo aver piovuto. Sono quel tipo di occhi che attraggono, ipnotizzano, stregano. O, per come la pensa lui, ti fottono del tutto. Perché un istante dopo aver visto quegli occhi, aveva capito di essere rimasto fottuto da una perfetta sconosciuta. Conosceva a malapena il suo nome, ma già si era innamorato. Butta la sigaretta per terra, e si volta verso di lei con discrezione. Gli sguardi sono la cosa più strana del mondo, pensa. Uno sguardo non dura neanche una piccolissima frazione di secondo, eppure a volte ti lascia impressi dettagli superflui, come il pallido colore della sua pelle, il neo che risalta sul dorso della mano destra, l'incisivo che sporge leggermente quando ride. Tutte piccole imperfezioni, che però la rendono ancora di più meravigliosa di quanto non sia. Non ci ha mai parlato, non sa come sia il suono della sua voce, non ha idea di come sia la sua scrittura, se le piaccia disegnare oppure se lo odi, se le piacciano le fragole o il limone, se vada bene a scuola, se abbia un fratello o una sorella, e non sa un altro milione di cose. Sa solo che adesso, vorrebbe andare di fianco a lei e prenderle la mano. Nient'altro. Anche il tempo è una cosa strana, riflette il ragazzo. Ogni passo che fa verso di lei sembra durare miliardi di anni, e quando è di fronte a lei è già troppo vecchio per riuscire a dire qualsiasi cosa. Le mani gli tremano, e non riesce a non sudare sotto il suo sguardo confuso e un po' stordito. E poi arrivano. Le parole, in ritardo, arrivano troppo velocemente per riuscire a riguadagnare il tempo perduto, e dalla bocca alla fine gli esce solo una centrifuga di suoni sconnessi, incomprensibile anche per lui. Respira ancora, il suo odore che gli pizzica le narici. Poi, ci riprova.

- Vieni a fare due passi?
Lei sorride, un sorriso capace di illuminare il mondo. E quando lei annuisce, lui pensa di non aver mai avuto tanta voglia di fare una passeggiata in vita sua.



  
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