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Autore: Haley_    19/01/2013    27 recensioni
Elena Gilbert lavora in un giornale di moda a New York ma, quando il suo datore di lavoro la licenzia, è costretta a tornare a Mystic Falls dove l’attendono alcune questioni lasciate irrisolte sei anni prima. In particolare il rapporto con i fratelli Salvatore, Damon e Stefan, che la conoscono da quando è nata e che hanno un passato fatto di alti e bassi con lei.
Elena si trova a dover gestire situazioni difficili ed eventi avversi e nel mentre deve cercare di far chiarezza sui suoi veri sentimenti per i Salvatore. Quando, però, riesce ad arrivare ad una decisione, scopre che l’uomo che ama sta per sposarsi.
N.B. Sono tutti umani.
STORIA IN FASE DI REVISIONE
Revisionata fino al capitolo:3
Genere: Commedia, Drammatico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Stefan Salvatore | Coppie: Damon/Elena, Elena/Stefan
Note: AU | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Una damigella per lo sposo'
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27

Tamburello con le dita sullo sterzo della macchina.

Sono ferma dinanzi casa sua da mezz’ora, più o meno, indecisa sul da fare.

Ora che la gravidanza è una certezza, devo dirglielo... ma con che coraggio?

A pochi giorni dal matrimonio, con i nostri rapporti sempre più critici, le bugie nei confronti di Meredith. La situazione potrebbe essere più disperata di così?

Non so neanche cosa fare con il bambino che porto in grembo, che vita potrei dargli? Come potrei assicurargli stabilità, se io stessa ancora la sto cercando?

Prendo forza e arrivo di fronte la sua porta, iniziando a bussare.

“Elena..” Un minuto dopo mi è davanti.

Sapevo di trovarlo da solo perché Meredith è ancora in ospedale e non sarà dimessa almeno fino ad oggi pomeriggio.

“Damon… possiamo parlare?”

 

“Entra.” Le dico, spostandomi dalla soglia per permetterle il passaggio.

“Grazie.” Sussurra e si avvia verso l’interno.

Chiudo la porta alle mie spalle, apprezzando quel momento prima che un’altra litigata abbia inizio. Perché ormai è così che va tra noi.

“Dimmi pure.” So perfettamente che la sua non è una visita di cortesia. Dopo quello che ci siamo urlati contro l’altro giorno, dubito che sia venuta per fare quattro chiacchiere.

Sono ancora troppo arrabbiato per fingere sorrisi e lei, quasi sicuramente, sarà ancora furiosa con me.

Ha messo in pericolo la vita di Meredith ed è andata a letto con mio fratello dopo aver scelto me. Lo so che è egoistico da parte mia, ma questo non fa che alimentare la mia convinzione.

“Non voglio più litigare con te. – Afferma, mentre si avvicina facendo echeggiare il rumore dei tacchi nel corridoio.. – Voglio parlare da persone mature.”

“Di cosa vuoi parlare?” Chiedo scettico.

“Voglio sapere perché l’hai fatto. Perché sei venuto a letto con me, quando sapevi di doverti sposare. Perché i tuoi comportamenti mi suggeriscono che tu l’abbia fatto senza pensare, che sia stato un errore. Il Damon che conosco io, però, non l’avrebbe mai fatto. Non avrebbe mai fatto una cosa del genere alla sua migliore amica. Non pretendo amore da te, ma sono sempre stata convinta che tu mi volessi bene… abbastanza bene da non farmi mai del male.”

 

E questa volta che nessun discorso è stato preparato, le parole sono uscite dalla mia bocca con una semplicità sconvolgente. Forse perché le tenevo dentro da troppo tempo e l’unico confine che mi divideva dall’affrontare le sue risposte era la paura di espormi.

“Tu mi sopravvaluti. – Dice, indossando uno dei suoi sorrisetti ironici. – E forse sei troppo giovane per capire.”

“Non abbiamo così tanti anni di differenza, Damon.” Rispondo alterandomi leggermente.

“Non so la tua esperienza di vita quale sia stata, ma credimi… le persone a cui più siamo legate finisco sempre e comunque per ferirci. Questo non significa che non tengano a noi, ma siamo tutti essere umani. Sbagliare è nella nostra natura… e sai che io lo faccio continuamente. Forse, lo faccio più di tutti.”

“Ma sbagliare così… in questo modo. Con me!”

 

Non può ancora accettarlo.

Non riesce a darsi per vinta.

Mi ha sempre giustificato, da quando è nata, non ha fatto altro che giustificarmi. Difendermi e cercare di motivare ogni mio comportamento sbagliato.

Non che non mi abbia mai rimproverato.

Quello sempre.

Fatto sta che ogni volta, per ogni occasione, non importava quanto l’avessi fatta arrabbiare, lei mi ha sempre perdonato.

E ora lo sta facendo ancora.

Mi avvicino, iniziando a sbottonarle il cappotto e meritandomi un’occhiata di disappunto da parte sua.

“Che fai?!” Mi chiede allarmata, cercando di spostare le mie mani.

Non si fida più di me, e come potrei biasimarla?

 

Quando mi si avvicina mi sento morire, timorosa di cedere nuovamente ai suoi begl’occhi e ai suoi modi.

Questa volta, però, è diverso.

La parte di me che insiste per non cedere ha la meglio.

Il mio orgoglio ha la meglio.

“Ti sto soltanto sbottonando il cappotto. Vuoi parlare, no? Sarà una lunga chiacchierata, quindi andiamo in salotto.” Mi risponde con una calma invidiabile.

Lo seguo lungo quel corridoio che può farsi vanto di aver assistito a scene di panico e urla. È da quella sera che non entro in casa sua, è qui che ho concepito questo esserino che ancora non mi capacito di portare con me.

Noto, però, che molte cose sono cambiate: una camera è completamente vuota, ad un'altra manca la porta.

“Scusami, ho fatto dei lavori in casa e devo ancora finire di sistemare.” Spiega, come se mi avesse letto nel pensiero.

Poggio cappotto e borsa sul divano, in salotto, e poi mi giro verso di lui intenta a continuare la discussione.

“Lo so. Le persone feriscono continuamente e noi feriamo a nostra volta, ma questo non significa che, quando lo facciamo, tutto quello che si prova, tutti i nostri sentimenti vengano cancellati. Quello che non posso credere è che tu mi abbia trattata come una ragazza qualsiasi, una che rimorchi ubriaco ad un bar e di cui, poi, non hai più la minima considerazione.”

“Tu non sei una qualsiasi… te l’ho già detto!”

“Sì, ma subito dopo mi hai detto chiaramente che è stato un errore e ieri, non contento, me l’hai ripetuto!”

 

Mi si spezza il cuore a sentire la sua voce cedere, non fa che ricordarmi quanto male le ho fatto.

“Elena.. –  Mi avvicino, prendendo le mani nelle mie. Le stringo e abbasso lo sguardo verso il suo, sembra che stia trattenendo le lacrime; anzi sono quasi sicuro che sia così. Cerca sempre di mostrarsi forte, in ogni situazione, ma con me non può simulare. – Ieri ero arrabbiato con te. Hai fatto qualcosa che mi ha deluso terribilmente e poi… si trattava di Meredith. Se le fosse accaduto qualcosa… non so cosa avrei fatto.”

Mi guarda ancora con quegli occhioni che diventano sempre più lucidi e scuri e maledico me stesso per il dolore che sto continuando ad infliggerle.

“Ma sono stato uno stronzo… perché non dovevo aggredirti così. Perché eri ubriaca e perché dovevo capire che ti avevo spinta io sino a quel punto. Avrei dovuto dire qualcosa a Meredith… e non lasciare che tu diventassi la sua damigella. Quindi, se c’è qualcuno a cui dover dare la colpa… quello sono io.”

“Sì, sei stato uno stronzo.” Dice flebilmente e io sorrido intenerito per il modo in cui, dolcemente, mi insulta.

“Quando ti ho detto che è stato un errore… - Inizio, e lo sento. Mi sto lasciando andare ad un momento di debolezza. Con lei è sempre una lotta per non cedere, per non perdermi in quegli occhi e per non rimare ferito. – Dicevo sul serio. Ho fatto la cosa peggiore che potessi fare a Meredith… ma è stata anche la peggior cosa che potessi fare a te. Non meritavi tutto ciò…”

 

L’ho odiato e lo odio ancora, perché non importa quante me ne dica o quante me ne faccia, ogni volta che diventa così, dolce e protettivo, non riesco più a mantenere la mia corazza da dura.

Che poi, in fin dei conti, non sono mai stata credibile.

Mi porta a rivalutare tutto quello in cui ho creduto per giorni, mesi. Mi porta a mettere in discussione me stessa.

E ora che siamo così vicini, così calmi, dovrei dirglielo. Perché non ci sarà una seconda opportunità, non ci sarà un altro momento di intimità come questo. Ma come si fa a confessare una gravidanza ad un uomo che sta per sposarsi con un’altra?

“Damon, devo…” Inizio spaventata, ma lui non mi fa continuare.

“Scusami. – Abbassa la sua testa per poggiare la fronte sulla mia. Sentirlo così vicino, dopo tanto tempo e soprattutto dopo tanta distanza, mi fa battere il cuore così forte da rischiare un attacco cardiaco. – Ho sbagliato tutto con te.”

Prendo coraggio, facendo un respiro profondo, e obbligandomi a non guardare le sue labbra perfette che soggiornano proprio davanti ai miei occhi.

“Pensavi veramente quello che mi hai detto?”

“Cosa?” mi chiede, deglutendo. Forse anche lui si è accorto che lo spazio tra di noi è minimo.

“Quello… - Tentenno. Ho paura di sapere. -  Lascia perdere.”

 

Non continua.

Mi stava per chiedere qualcosa, ma si è bloccata.

Per quanto volessi sapere di cosa si trattasse, mi sento sollevato dal fatto che abbia desistito.

Non potrei fingere, non ora che la distanza tra noi è estremamente pericolosa.

È sbagliato, ma non posso staccarmi da lei.

Un solo minuto. Uno solo. –  Mi ripeto – E poi la lascerò andare per sempre.

Perché questa è l’ultima volta, l’ultimo attimo tutto per noi.

Non potranno essercene più.

La mia vita è con Meredith e dovrò sforzarmi per essere un  uomo migliore.

Nessuno dei due, però, sembra voler staccarsi dall’altro.

Elena chiude gli occhi, e lo stesso faccio io.

Il suo respiro è affannato e Dio solo sa cosa mi stia trattenendo dal baciarla. Mi tocca il braccio e io impazzisco.

Mi aggrappo alla sua vita, anche se in realtà vorrei aggrapparmi alle sue labbra.


Sento quasi il suo sapore sulla bocca, quando si discosta  di qualche centimetro da me facendomi avvertire un vuoto indescrivibile.

“Non posso. – Si allontana e io mi sento rifiutata per la millesima volta. – Amo Meredith.”

“Non ci credo.” Urlo, stanca di ascoltare bugie.

Sì, sono bugie.

“Credi che non possa amare qualcun’altra al di fuori di te? Ti sembra così assurdo?” Inizia ad urlare anche lui. Sapevo che quel momento non sarebbe durato a lungo.

“No! Però spiegami cos’era quello che stavamo facendo prima! Spiegami perché ti infastidisce vedermi con Stefan… perché io non lo capisco! – Damon rimane in silenzio, c on un’espressione tra il disturbato e il sorpreso. Io, dal mio canto, continuo ad insistere sperando in una sua reazione genuina. – Spiegami che diavolo significava quel bacio in palestra e…”

Mi blocco, nonostante avessi da dire molto e molto altro.

Mi blocco perché le urla non mi hanno permesso di sentire nulla all’infuori di me stessa, non mi hanno permesso di sentire la probabile apertura della porta di casa.

Mi blocco e davanti a me trovo il viso scioccato di Meredith.

 

Sono entrata di soppiatto in casa per fargli una sorpresa.

Solitamente a quest’ora di domenica dorme.

Mi sarei buttata sul letto, addosso a lui, come faccio sempre per dargli fastidio. Lui, probabilmente, si sarebbe lamentato mettendo un falso broncio su quel viso che mi incanta ogni volta e poi avrebbe esclamato stupito un ‘Dovresti essere in ospedale’ oppure mi avrebbe semplicemente guardato sorpreso.

Questo era quello che immaginavo, ma non pretendevo di certo uno svolgimento degli avvenimenti così fedele alla mia immaginazione.

Potevo trovarlo davanti alla tv, o mentre lavorava a quei maledetti casi che non gli davano l’opportunità di riposarsi neanche per un secondo. Poteva essere dovunque, con chiunque, a fare qualunque cosa… ma non con lei.

La mia più grande paura si è tramutata in realtà.

Lei,  nella casa che presto sarebbe diventata nostra.

Lei che è troppo vicina a lui.

Lei che gli appena chiesto il significato di un bacio.

“Meredith..” Damon mi chiama. Lo guardo sprezzante, delusa, amareggiata e poi lo ignoro.

Mi avvicino a lei, che intanto mi guarda con aria colpevole e vorrei prenderla a schiaffi.

“Tu. – la indico, sforzandomi di mantenere la calma. – Vattene via!”

Deve andarsene.

Deve andarsene di qui o non risponderò più delle mie azioni.

“Mered…” Inizia a parlare e io perdo il controllo. Mi vuole prendere in giro?

Pensa che sia stupida fino a questo punto?

“Basta così, Elena. Come ti permetti di venire in casa mia, agire alle mie spalle e continuare imperterrita questa messa in scena! Dopo che ti ho addirittura perdonato per lo scherzo dell’altra sera! Vattene. ORA!” Urlo e quasi certamente sono paonazza. Ma il sangue mi è andato al cervello e non riesco più a mantenere un contegno, a sopportare, a cercare di essere cordiale.

 

Elena abbassa lo sguardo, prende le sue cose e scappa via.

Sotto i miei occhi.

E io mi sento per l’ennesima volta un bastardo.

“Mi hanno fatto uscire prima. –  Sussurra, deglutendo e guardando nel vuoto. – E volevo farti una sorpresa. Beh, a quanto pare, sei stato tu a farmela.”

Dopo tutto quello che ho fatto, mi dovrebbero togliere anche il diritto della parola. E lei, la donna che mi è stata sempre accanto, che mi ha amato nonostante tutto, non sa neanche tutta la verità.

“L’hai baciata. –  Continua a parlare, non spostandosi di un millimetro. Le sono vicino in un paio di passi veloci, ma lei indietreggia quasi spaventata. – Stammi lontano! Sai quanto la temessi! Sai quanto avessi paura di lei! E tu mi rassicuravi… dicendomi di non preoccuparmi, che ero sempre io la sola per te. Si è visto. Complimenti!”

“Meredith, ascolta. – Le prendo per il braccia. Cerca di scostarsi da me, ma sebbene io non eserciti nessuna forza è sempre troppo debole. – Ascoltami, ti prego!”

Si calma, ha il fiatone e gli occhi lucidi. Vorrei stringerla e dirle che va tutto bene, che può contare su di me, fidarsi, ma non è così.

“Ti amo. – Le dico, tirandola verso di me con delicatezza. – Ti amo da morire e non potrei mai vivere senza di te.”

Una luce attraversa i suoi occhi ma so che non basta questo per non perderla, e se anche bastasse per me non sarebbe abbastanza. Sta per sposarmi e merita di sapere tutto. Mi sono comportato in modo ignobile e non sarei degno neanche di essere chiamato ‘Uomo’.

“Ascoltami. Quello che sto per dirti non ti piacerà e se vorrei lasciarmi non mi opporrò. Ne hai tutto il diritto. – Sento gli occhi pungermi. Tutto il male che ho fatto si sta riversando su di me e vedere lei, così distrutta, non aiuta. – Ricordi la nostra ultima litigata?”

“Sì.” Risponde in un sussurro fioco.

“Quella sera Elena è venuta da me. – Confesso, spostando lo sguardo verso il suo petto che si alza e si abbassa troppo velocemente. – Lei…”

“Lei cosa, Damon?”

“Lei ha confessato di amarmi.”

“E tu?” Chiede di slancio, mutando inaspettatamente il suo tono di voce da collerico a malinconico.

“Io ho fatto la peggior cazzata della mia vita.”

Sto per confessare.

Sto per dirle la verità, quella che in queste settimane non mi ha fatto dormire.

Verso le undici di sera, Meredith crollava in un sonno profondo, dopo una giornata di intenso lavoro, e io indugiavo sulla sua espressione rilassata e felice. Mentre la guardavo, non riuscivo a capacitarmi di come avessi potuto fare ciò che ho fatto ad un angelo come lei.

Si dice che confessare le proprie colpe porti un ad un eden di libertà e leggerezza, che confessare infedeltà sia un lusso per i traditori. Perché poi, si sa, chi raccoglie i cocci, tagliandosi, di un tradimento consumato senza pensare alle conseguenze sono coloro che lo subiscono.

Per me, invece, non è così. Perché non posso vederla soffrire.

“Damon… che…”

 Spalanca i suoi enormi occhi marroni quando, come un lampo, realizza cosa le sto dicendo e forse si mantiene ancora in piedi perché ci sono io a sorreggerla.

“Ho sbagliato, ti ho tradito… e mi odierò per il resto della mia vita.” Sussurro, ritenendo opportuno non dire più niente dato che, ora come ora, ogni parola sarebbe un’ulteriore coltellata al suo cuore.

Uno schiaffo colmo di rabbia e frustrazione mi colpisce in piena faccia, proprio dove anche Stefan mi ha colpito.

Me lo merito.

“Perché me? – Chiede disperata, urlando e allontanandosi. – Non hai mai tradito! Neanche quella che ti facevi quando ci siamo conosciuti! L’hai scaricata prima ancora di darmi un bacio… però hai tradito me con quella di cui eri follemente innamorato!”

Il suo pianto è intervallato da singhiozzi strozzati.

“Ma forse tu… tu sei ancora innamorato di lei! Non è così?! Perché non avrebbe senso altrimenti. A meno che non volessi farmi del male gratuito.”

“Mer…”

“Sei ancora innamorato di lei?! Rispondi!”

La domanda da un milione di dollari.

“Amo te. – Dico, lo urlo quasi. – E voglio stare con te, avere dei figli con te. Se solo tu mi perdonassi… non te ne farei pentire neanche un giorno. Se tu mi chiedessi di non parlare più con lei, di non sentirla più… io lo farei. Perché tu sei più importante di qualsiasi altra cosa al mondo.”

 

***

 

Apro quella porta chiusa da troppo tempo.

La mia amica è ancora a terra, accovacciata nel buio della camera e Dio solo sa che cosa le stia passando per la mente. La capisco, forse sono l’unica che può capirla così in fondo in questo momento.

“Non puoi stare rinchiusa qui fino alla fine dei tuoi giorni.” Le dico con un sorriso sulle labbra che dubito servirà a qualcosa, ma tentar non nuoce.

“Sì che posso.” Risponde atona, mentre con le mani si copre gli occhi dalla luce che ho appena fatto entrare.

“Elena, tesoro. – Mi avvicino, chinandomi verso di lei. – Devi reagire e dirlo a Damon.”

“Mi ha chiamato dicendomi che non era più il caso di sentirci o vederci. Non posso calpestare per l’ennesima volta la mia dignità per uno che neanche vuole sentirmi nominare.”

“Ma questo bimbo è anche suo. Deve sapere, ne ha il diritto… – Le dico placidamente, mentre le accarezzo il ventre. – E tra due giorni si sposa… ti prego Elena, cerca di ragionare.”

Sul suo volto, però, leggo solo quella apatia che l’accompagna da interminabili giorni.

“No, Care. Non avrò nessun bambino.”

“Cosa?!” Mi sto seriamente preoccupando. Ha dovuto affrontare così tanti problemi in quest’ultimo anno che, in fondo, non mi stupisce vederla stesa sul pavimento e senza forze per rialzarsi.

“Ho deciso di non tenere il bambino. Non posso crescere un figlio in queste condizioni. Ti prego, non dire nulla. Rispetta soltanto la mia decisione.”

Sospiro come per accogliere la sua richiesta. Mi siedo accanto a lei, prendendole la mano.

“Ti accompagnerò io. –  Le dico ed intravedo un suo sorriso nel buio come risposta. – Vuoi che parliamo d’altro?”

“Sì, ti prego.” Mi supplica.

“Allora ti parlerò della mia scelta.” Annuncio fiera, sperando di farle dimenticare i problemi almeno per qualche minuto.

“Sul serio?”

“Ho avuto seriamente paura quest’ultima settimana, quindi credimi quando ti dico che capisco cosa stai provando. E proprio questo che mi ha fatto aprire gli occhi.”

“Non tenermi sulle spine, Care!”

Sorrido, continuando volutamente ad ignorarla, ma poi torno seria per continuare il discorso.

“Quando la possibilità di avere un figlio stava per diventare quasi realtà, volevo solo una persona accanto a me.”

“Cavolo, si può sapere chi hai scelto?!”

“Tyler. – Confesso. – Per quanto possa essere attratta da Klaus, non lo conosco davvero. Tyler è parte di me ormai. Abbiamo condiviso così tante cose insieme, e ce ne sono ancora troppe che voglio condividere con lui. Tra di noi non è finita.”

“L’importante è che tu sia sicura.”

“Sì, lo sono. – Dico decisa. – E poi ho avuto ulteriore conferma l’altra sera.”

“Cioè?” Chiede Elena.

“Quando Klaus gli ha dato quel pugno. Il vecchio Tyler sarebbe scattato in un istante, invece ha mantenuto la calma. Questa è la dimostrazione che sta cercando di controllare la rabbia… lui lo faceva per me.”

“Sembri convinta come non mai. Sono contenta per te.”

“Devo scappare a lavoro. – Le dico, mentre mi alzo da terra aiutandomi con le braccia. – Preso parlerò con lui, devo soltanto trovare il coraggio di confessargli ciò che c’è stato con Klaus.”

“Glielo dirai?” Chiede, stranamente non sorpresa.

“Sì. Se torneremo insieme, dovrà sapere tutto. Un buon rapporto si basa sulla sincerità e sul rispetto reciproco.”

“Già. Ecco perché alcune relazioni sono destinate a fallire.” Dice, più a se stessa che a me.

“Chiamo Mason, lui sa come tirarti su di morale.”

“No, Care. È tornato alle quattro di questa mattina dal turno di notte e Kyle non gli ha dato pace fino alle sei. Lascialo dormire. Ora mi alzo e mi vado a fare un bel bagno caldo, contenta? – Annuisco e prima di poter varcare la soglia della porta la sento continuare. – Ah, per quanto possa contare qualcosa: Klaus ha preso a pugni Tyler perché ha fatto qualche commento un po’ spinto su di te. Non avercela con lui.”

“Commento spinto?!” Chiedo confusa.

“A sfondo sessuale. Sai, le solite chiacchiere tra uomini… non penso sia nulla di ché. Klaus, però, sembra essersi infastidito…”

“Ah.”Ammetto di essere sorpresa.

Positivamente sorpresa.

 

“Meredith mi ha inviato un messaggio.”

Elena è stesa supina sul letto che condividiamo da un bel po’, mentre gira e rigira il cellulare tra le mani.

“Che ti ha detto?” Chiedo senza perdere tempo.

“Di farle comunque da damigella.”

“Cosa?! – Esclamo – E perché mai?”

“Perché non vuole che la gente parli.”

“In effetti, qui a Mystic Falls non fanno altro che aspettare che scoppi uno scandalo! – Affermo – Tu, però, devi fare quello che ti senti di fare. Non fregartene dei commenti di gente che non sa nulla di te.”

“No, Care. Non ho la forza di affrontare anche questo. Hanno da poco smesso di parlare di quello che è successo a me e Jenna… non ho bisogno altri pettegolezzi sul mio conto. – Sospira, abbassando di nuovo lo sguardo sullo schermo del telefono –  E poi ha aggiunto che Damon vorrebbe che fossi lì.”

 

***

 

Il giorno del matrimonio

 

“Non ti sembra di aver esagerato con quella ragazza?” Chiede mio fratello mentre sono intenta ad aggiustarmi il velo, sebbene questo sia perfetto già così com’è. Tuttavia ho bisogno di una scusa per non fermarmi a pensare.

“Non farlo. Non giudicarmi. – Gli rispondo. L’ultima cosa di cui ho bisogno è un grillo parlante che mi consigli di porgere l’altra guancia. – Sai benissimo tutti i fatti. Più di quanto sappia mamma.”

“Proprio per questo mi spiego ancora di meno il suo accanimento. – Dice, riferendosi a nostra madre. – Dai, Ditta. Ti conosco troppo bene, so che non sei questa persona.”

“Non chiamarmi in quel modo… - Scuoto la testa, pensando a quanto odiassi quel soprannome da piccola. – E mi dispiace deluderti, ma non sono una santa.”

“Non sarai una santa, ma sei la persona più buona che conosco. Quante altre spose avrebbero dato la possibilità che hai dato tu ad Elena?”

“Hai visto quale è stata la mia ricompensa?” Chiedo retorica.

“Quello che ti voglio far capire è che questa ragazza non ti doveva niente. Lo so che è ingiusto, perché tu ti sei comportata divinamente con lei, ricevendo una coltellata alle spalle. Ad esser sinceri, però, poco importa cosa volesse ottenere… l’unico ad essere responsabile è lui. – Lo guardo dal riflesso dello specchio di fronte al quale mi trovo, come suo solito arriva al nocciolo della questione lentamente. Purtroppo mi conosce troppo bene, sto ignorando il problema reale. – Lui non doveva cedere, Meredith. Sei sicura di volerlo sposare? Ti fidi ancora?”

“Mi conosci troppo bene, sai cosa penso e non vedo il motivo per cui tu debba farmelo dire ad alta voce!”

“Perché tra un paio di ore ti sposi e io, come tuo fratello, non posso permettermi di farti fare uno sbaglio simile senza neanche esserne consapevole!”

“Ne sono consapevole! Sei contento? Ma cosa dovrei fare, lasciarlo andare? Non posso, perché lo amo in un modo che tu neanche immagini!” Scoppio in uno sfogo liberatorio.

Benché mio fratello sia una persona particolarmente sensibile, per quanto riguarda le relazioni non mi ha mai dato l’impressione di essere abbastanza preso da una ragazza da poter capire quello che sto passando. Si crogiola passando da un letto all’altro, ma forse sta solo aspettando la donna adatta a lui.

“Sei disposta a rimanere nel dubbio pur di averlo?”

“Ha chiuso tutti i ponti con lei.”

“Non stai rispondendo alla mia domanda. Sei sicura che non li riaprirà?”

“Mi impongo di esserlo.”

 

***

 

“Elena!” La mia biondissima amica mi raggiunge sull’ampia scalinata d’entrata per la Chiesa.

“Ehi, Care.”

“Matt mi ha detto della tua missione suicida. Sappi che ti ammiro, poche avrebbero avuto il tuo coraggio… - Caroline si sforza di apparire calma, ma è palese che sia molto agitata per l’imminente matrimonio. Pochi secondi prima l’ho sentita urlare a telefono perché i fiori ordinati per allestire la Chiesa non sono ancora stati recapitati. – Come ti senti? Sei sicura di voler rimanere? Se vuoi lascio tutto e scappiamo da qualche parte.”

“Non preoccuparti. – La rassicuro. – Qualche settimana fa mi sono ripromessa di affrontare tutto a testa alta, e così farò. Stasera, per fortuna, sarà tutto finito.”

“Non devi dimostrare niente a nessuno, Elena..”

“Sì invece. Devo dimostrare molto a me stessa.”

Caroline mi guarda curiosa, ma la sua attenzione viene a mancare all’ennesima chiamata.

Mentre urla con chissà chi a telefono, mi guardo intorno alla ricerca dell’altra persona a cui devo delle scuse.

“Mason e Jenna?” La bionda mi ridesta dai pensieri, e noto che ha finito di parlare.

“Jenna non è ancora pronta… sai, per questo genere di eventi. La gente ha così poco tatto a volte ed ancora troppo instabile per affrontare sguardi di pietà e domande indiscrete.”

“Mason è con lei?”

“Sì. – Sorrido. – Come sempre.”

Caroline mi riserva uno dei suoi sguardi più maliziosi.

“Sai per caso…”

“No, Care! Non stanno insieme. Penso che una relazione sia l’ultimo pensiero di Jenna, al momento. Anche se…”

“Anche se?!” Chiede impaziente.

“Ogni tanto li ho trovati molto, molto vicini.” Le dico, sorridendo sorniona.

Caroline lancia un urlo acuto, portando a sé l’attenzione di alcune persone che ci sono intorno; sorrido, coprendomi il volto con le mani dalla vergogna.

“Mason è un ragazzo d’oro! Non lo so, è la reincarnazione del principe azzurro che ogni donna vorrebbe!” Care sembra non importarsene della figura appena fatta, e in fondo neanche io.

“Hai ragione. – Mormoro malinconica, ma allo stesso tempo felice per mia zia. – Ma non farti sentire da lui! Ce lo rinfaccerebbe per tutta la vita!”

Caroline ride, contagiando anche me, ma il momento di ilarità ha breve durata perché vedo passare davanti ai miei occhi l’uomo che sta portando la mia anima alla dannazione.

“Care, scusami. – Le dico, sorpassandola e lasciandola interdetta. – Devo fare una cosa.”

 

È da solo.

Lo guardo.

Forse sembrerò stupida, ma non posso togliergli gli occhi di dosso.

È bellissimo nel suo smoking nero.

Quando mi sono avvicinata avevo l’intenzione di dirgli addio, volevo farlo io anche per lui che non ha avuto il coraggio di lasciarmi andare di persona.

Ora che mi è davanti, però, penso che non sia stata una buona idea.

Inaspettatamente mi fa segno con il capo di seguirlo dietro la Chiesa. Ho un momento di esitazione, ma poi sento le gambe andare da sole; un passo dopo l’altro, e sono ancora succube di lui.  Entriamo nel piccolo edificio che permette l’accesso al campanile.

È buio, solo qualche filo di luce penetra dalle, fin troppo piccole, finestre sbarrate. Mi chiedo come il prete riesca a salire con quest’oscurità, ma la domanda si rivela stupida appena formulata: il campanile non funzione da mezzo secolo, se non di più.

Mi sento un po’ a disagio a dividere con Damon quello spazio ristretto e polveroso, senza volerlo mi viene in mente che qui dentro non siamo in due ma in tre.

Come gesto involontario, tocco la pancia ma fortunatamente Damon non sembra accorgersene.

“Non potevo dirti addio con una chiamata.” Mi dice, evitando prontamente il mio sguardo.

“Neanche io. – Sorrido malinconica. – Ma forse non è stata una buona idea.”

“Sei molto coraggiosa. – Lo guardo interrogativa. - Ad essere venuta oggi, nonostante tutto.”

La frase potrebbe significare che la mia presenza qui non sia gradita, ma il tono che usa fa capire che sta dicendo l’esatto contrario.

“Beh, me ne sto già pentendo.”

“Per fortuna uno tra di noi ce l’ha.”

“Cosa?”

“Il coraggio. Se fosse stato per me, probabilmente, quella chiamata sarebbe stata l’ultima volta che ci saremmo sentiti.”

“Essere coraggiosa non una mia prerogativa. Semplicemente, è quel genere di forza che senti dentro quando sai di star per perdere qualcosa… o qualcuno.”

Mi stringo nello scialle, mentre lui resta lì senza niente da dire. L’inverno ancora non se n’è andato, e poi questo posto è così umido.

“Hai freddo?”

“No. – Taglio corto. – Noto che non abbiamo più molto da dire e fuori staranno cercando lo sposo, quindi… addio.”

Faccio per andarmene, ma Damon mi ferma.

“Cosa stavi per chiedermi qualche giorno fa? – Chino di lato la testa, inarcando un sopracciglio. Avevo, ed ho ancora, così tanti dubbi che ricordare a quale facessi riferimento sarebbe un’ardua impresa. – Mi hai chiesto se lo pensavo veramente… se pensavo veramente cosa?”

 

Trovo il coraggio di chiederglielo.

E penso che ha proprio ragione: quando si è sull’orlo del precipizio si trova la forza per aggrapparsi a qualsiasi cosa per non cadere.

Allo stesso tempo, mi do dell’idiota per non esser stato sincero da subito e per aver portato la situazione ad un punto di non ritorno.

Ho promesso a Meredith che mi sarei allontanato da Elena, ma sono stato uno stupido a pensare che farmi odiare sarebbe stata la soluzione migliore.

Mi avrebbe odiato se avessi chiuso con lei con una misera chiamata, ma come avrei potuto guardarmi allo specchio per gli anni a venire?

Leggo sul suo volto chiarezza, dopo un primo momento di confusione.

“Ma ora che senso avrebbe? Ho cercato delle risposte per tutto questo tempo e ti sei sempre tirato indietro. Stai per sposarti, non ti sembra un po’ tardi?”

“Lascia che rimedi.” La prego, facendo un passo verso di lei.

Annuisce, forse non del tutto sicura.

“Stavo per chiederti…  se per te è stato davvero solo sesso.” La voce le trema.

“Sai la risposta… – E tremo anche io – Abbiamo fatto l’amore quella sera, per certe cose non si può fingere.”

“È sempre tutto così scontato per te?! – Inveisce contro di me, cercando di nascondere la sua sorpresa. -  Come potevo capire cosa ti passasse per la testa?! E se per te è stato amore, allora non mi spiego ancora perché la sposi!”

 

“Ricordi quando sei venuta da me? Hai confessato che mi amavi, che amavi anche Stefan. E poi mi hai detto di aver capito di dover fare una scelta… e che io ero ciò di cui avevi bisogno.”

“Lo penso ancora.” Rispondo senza più imbarazzo.

“Pensavo fosse una follia. – Sorride. – Io, semplicemente, non credevo che qualcosa del genere fosse possibile.”

“Che vuoi dire?”

“Quando sei tornata a Mystic Falls hai portato a galla una miriade di sentimenti che pensavo morti da tempo. Ho seriamente creduto di avere una nuova opportunità con te, di poter ricominciare. Ho lasciato Meredith e lei, forse spinta proprio da me,  è partita per il Kenya…  - Prende una pausa. – Quando tu hai passato un periodo di inferno, mi sono sentito vicino a te come non mai. Anche se ci sentivamo solo per telefono, o per messaggi. E poi, un giorno ti ho baciato.”

“Io.. quel giorno ero ancora confusa. L’aggressione e poi Kol mi aspett…”

“No. – Non mi fa finire. – Il punto è che tra di noi non ha funzionato non per il cattivo tempismo, o per Kol … c’è sempre stato un enorme muro tra me e te. La verità è che c’è sempre stato Stefan tra di noi.”

“No! – Sbotto – Magari sei anni fa.. ma ora non più!”

“Elena… - è calmo, fin troppo, e quasi rassegnato – Sai che non è così. E poi c’è… Meredith. A volte la vita gioca brutti scherzi.”

“Che vuoi dire?”

“Voglio dire che quando è tornata qui a Mystic Falls è successo qualcosa di inaspettato. Non pensavo di poter provare… quello che ho provato rivedendola.”

“E quindi sei tornato con lei prima della festa di pensionamento di tuo padre…”

“No! – Esclama, accigliato – Se fossi stato con lei, non avrei mai fatto quella scenata di gelosia quando ho trovato te e Stefan nella camera, dichiarandoti praticamente cosa provassi per te.”

“Hai fatto così tante cose che non avresti dovuto fare! –  Sputo inacidita. Lui non fiata, quindi prendo le redini della discussione – Cosa provavi per me? E ora, cosa provi per me?”

Ride, poggiando una mano sulla fronte, palesemente nervoso.

“È così difficile da immaginare? – Scuote la testa incredulo – Provo sempre le stesse cose per te. Sono stato sempre innamorato perdutamente di te.”

“E allora perché la sposi? – La mia è una supplica, quasi urlata, mentre il mio cuore si riempie di speranze. – Perché non scegli me? Perché l’altro giorno mi hai detto che l’amavi!?”

“Perché è così! – Urla, più di quanto abbia urlato io – Perché mi è capitata la stessa fottutissima cosa che è capitata a te!”

Mi stringo ancora di più nello scialle, ma questa volta non è per il clima freddo bensì per le sue parole che sanno essere più gelide e appuntite di un iceberg.

“Fino a quella notte non me ne capacitavo, fin quando non sei venuta da me a professare il tuo amore per me e mio fratello. – Un altro passo e a dividerci è un sospiro. – Pensavo che fosse il nostro passato a rendermi così legato a te, che quello che provavo erano solo i rimasugli di un amore non consumato. Perché non me lo spiegavo, come potevo essere così innamorato di Meredith ma reso instabile da te ogni qual volta mi stavi vicino?! E invece abbiamo fatto l’amore e mi sono sentito così bene che non poteva essere una semplice infatuazione.”

Non dico una parola, lo lascio continuare, e solo ora capisco tutto il male che ho fatto a Stefan. Io sono lo Stefan di questo strano triangolo che coinvolge me, Damon e Meredith.

“Hai scelto l’amore che ritenevi più giusto per te.” Sussurro spenta, abbassando lo sguardo verso i miei piedi.

“Sì. – Mi prende le mani e io ormai sono un corpo morto che si presta a qualsiasi sua mossa – Non perché tu non sia la persona giusta, ma perché non è mai stato giusto tra di noi.”

“Sono tutte cazzate. – Dico, trattenendo a stento le lacrime. – Sono tutte frasi fatte che poi non conducono a nulla.”

“Elena. – Lascia le mie mani per prendermi il viso tra le sue. – Tu sei innamorata di mio fratello! Non capisci?”

“E tu sei innamorato di Meredith! – Lo spingo per le spalle, non lo voglio vicino, ma pesa troppo per me. – Probabilmente avrei accettato anche questo per stare con te!”

“No, io non posso. Io sono egoista, ricordi? Non posso accettare di dividerti con un altro.”

“Non mi avresti diviso con nessuno. Ho scelto te… ti sembra una cosa da nulla? Volevo… voglio stare con te e te solamente.”

“Non sto dicendo che non ti credo. Ma alle volte non so come fai ad essere così ingenua. Tu sei ancora innamorata di lui e non posso chiederti di allontanarlo perché significherebbe allontanare mio fratello dalla ragazza che ama.”

Ha il suo sguardo dolce.

Ha sempre lo sguardo dolce quando parla di Stefan.

“Stefan sa cosa provo.”

“Nonostante ciò non riuscite a stare lontani.” Commenta, avvicinandosi ancora di più a me.

“Se è per quello che hai visto l’altro giorno..” Inizio, volendo chiarire il malinteso.

“No, ti prego. Non voglio spiegazioni. Hai detto tu stessa che quando si è ubriachi si mostra la parte più vera di se stessi…” Distoglie per un attimo lo sguardo dal mio.

“Ma..” Obietto invano.

“Avete quell’intesa, quella complicità… se scegliessi te, impazzirei lentamente. Sarebbe un tormento. Sono già stato troppo male a causa tua quando te ne sei andata anni fa e Dio solo sa come Meredith sia riuscita a farmi tornare indietro dal baratro. Voglio un amore che mi dia passione, sì, ma anche tranquillità e serenità. Tutte cose che non posso avere con te. – Mi spezza il cuore il mille pezzi. E ogni volta che lo fa è sempre peggio, perché nel frantumarsi non torna più come nuovo. – Inoltre non posso mettere a rischio il rapporto con Stefan, perché non sarà sempre così forte. Questa situazione tra noi tre sarebbe capace anche di distruggere un legame di sangue.”

Ed è vero.

Solo qualche giorno prima i due si sono presi a pugni per me.

Esiste una corda invisibile che hanno tirato per interi, lunghi anni, ma questa corda fatta di sentimenti non è ideale. Prima o poi si sarebbe spezzata.

Come ho fatto ad essere così egoista?

Come abbiamo fatto, tutti, ad essere così egoisti?

Siamo legati tra di noi inesorabilmente e credendo di potar acqua al nostro mulino non abbiamo fatto altro che alimentare un mare di sofferenze.

Ho trattenuto Stefan come lui ha trattenuto Rebekah e come Damon ha trattenuto me. Ci tratteniamo a vicenda per egoismo, lo stesso che finirà per ucciderci.

Forse io sto già morendo.

“Quindi dopo che siamo stati insieme, hai scelto lei?” Chiedo da pure masochista, mentre una lacrima mi riga la guancia destra.

“L’avevo già scelta, in realtà, quando pensavi che ad aggredirti fosse stato Mason. Hai chiamato Stefan… e io ti ho chiesto il perché. Tu mi hai detto che lui è stata la prima persona a cui hai pensato. E lì ho capito… non potevo più sopportarlo.”

“Ero arrabbiata con te per non avermi detto nulla di Meredith!”

“Era una situazione critica… se tu avessi avuto solo me nel tuo cuore mi avresti chiamato qualsiasi cosa fosse successa tra di noi!”

Lui vuole un amore tutto per lui.

Merita una donna che glielo dia, e io non posso.

Ed è proprio per questo che non posso dirglielo.

Confessargli di star aspettando un figlio da lui lo costringerebbe a mettere tutto in discussione, perderebbe l’amore che merita e i suoi obblighi verso il bambino lo farebbero sentire obbligato anche verso di me. Finirebbe per odiarmi e per odiare se stesso.

Sono stata io a sbagliare tutto e io devo pagarne le conseguenze.

Con il pollice tampona delicatamente le lacrime che mi stanno irrimediabilmente rovinando il trucco. Mi avvicino di un soffio, poggiando le mie labbra sulle sue.

Lui non mi scosta, né osa approfondire il bacio; semplicemente porta le sue mani tra i miei capelli mossi e un po’ raccolti accarezzandoli lievemente.

Le nostre labbra combaciano perfettamente, come se fossero state progettate per un unico grande disegno, e per questo mi è ancora più difficile separarle.

“Addio.” Sussurro flebilmente, mi allontano ma la sua mano scivola per il mio braccio fino a giungere verso la mia. Mi trattiene mentre io vorrei varcare quella porta e lasciarmi tutto alle spalle, come se poi fosse possibile.

Spinge il mio viso verso il suo e di nuovo ci baciamo, questa volta con più intensità e quasi con rabbia. La rabbia di non poter avere un lieto fine.

Mi lascia andare, poi, mantenendo gli occhi chiusi. Lo ringrazio mentalmente perché non potrei sopportare la vista di quei meravigliosi occhi azzurri.

“Ti amo. – Mormora sulle mie labbra. – Non troverai mai nessuno che ti amerà più di me.”

Mi stacco da lui, questa volta definitivamente, senza trovare opposizioni e lui riapre gli occhi.

“Ti amo anche io. – Rispondo – Ma spero di trovare qualcuno che mi ami di più.”

 

***

 

La marcia nuziale si innalza per le alte mura della Chiesa.

Sono l’ultima delle damigelle, per ovvi motivi che la gente non riesce a comprendere, e avanzo verso l’altare dove il prete, Damon e Stefan attendono l’arrivo della sposa.

Mi sistemo all’estrema sinistra, vicino a due ragazze bionde che, come tradizione vuole, indossano un vestito identico al mio. Non le ho neanche conosciute, ma mi guardano storto quindi suppongo che siano amiche strette di Meredith e che sappiano tutto.

Damon è irrequieto, mentre lo fisso scopro Stefan a guardare nella mia direzione. Mi riserva un sorriso confortante e mima con le labbra un ‘presto sarà tutto finito’ o qualcosa del genere.

Gli sorrido a mia volta e penso che, appena finita la cerimonia, dovrò parlargli. Gli devo delle scuse per come mi sono comportata.

Perché ora so come ci si sente.

La sposa entra in Chiesa, accompagnata dal padre, nel suo abito di Vera che la fa sembrare una vera principessa.

Trattengo un conato di lacrime e chissà cosa altro, sforzandomi di non guardare verso Damon. Ho paura di quello che potrei vedere: i suoi occhi luminosi dalla gioia, la sua emozione.

Solo un’ora o qualcosa di più e sarà tutto finito.

Devo farmi forza.

 

“Vuoi tu, Damon Salvatore, prendere come tua legittima sposa la qui presente Meredith Fell, per amarla, onorarla e rispettarla, in salute e in malattia, in ricchezza e in povertà finché morte non vi separi ?”

Il prete pronuncia le fatidiche parole.

Socchiudo gli occhi, quando in realtà vorrei tapparmi le orecchie.

Inizio ad odiare questa mia presa di posizione del cazzo; se fossi stata seduta vicino Caroline sarei potuta uscire quando volevo. Avrei potuto benissimo saltare tutto il matrimonio.

Sento qualcosa alla pancia, di scatto porto le mani su di essa. Magari sto diventando pazza, forse mi sto soltanto suggestionando.

Sono così folle da pensare che quest’esserino voglia dirmi qualcosa? Che ho fatto un grosso errore a non dire niente al padre , che sono una stronza considerato quello che ho intenzione di fare?

“Sì, lo voglio.”

 È finita.

Ha pronunciato quelle tre parole, senza voltarsi indietro… senza voltarsi verso di me.

“ E tu, Meredith Fell, vuoi prendere come tuo legittimo sposo il qui presente Damon Salvatore, per amarlo, onorarlo e rispettarlo, in salute e in malattia, in ricchezza e in povertà finché morte non vi separi ?”

“Sì, lo voglio!”

“Per il potere conferitomi dalla Chiesa vi dichiaro marito e moglie. Puoi baciare la sposa!”

E mentre i novelli sposi si uniscono in un bacio casto, ma intenso, mi sento la persona più brutta sulla faccia della terra e penso che non sono più così sicura di lasciare andare questo bambino.

Le persone iniziano ad uscire in massa, per prepararsi a lanciare il riso sugli sposi; approfitto della confusione per sgattaiolare verso un lato della Chiesa e appoggiarmi al muro, mi mancano le forze e un dolore al petto mi sta facendo impazzire.

“Elena. – Cinque o dieci minuti dopo, vedo gli sposi uscire fuori e Stefan venirmi incontro. – Stai bene?”

“No. Non sto bene.” Rispondo a stento.

“Andiamo a chiedere al parroco un po’ d’acqua, è stata una cerimonia lunga. – Mi rassicura e mi tiene per il braccio, notando la mia instabilità. – Se vuoi ti accompagno a casa. Posso dire che non ti sei sentita bene, non è necessario che tu venga alla cerimonia.”

“Non è la cerimonia il problema.”

“E qual è?” Chiede ancora preoccupato.

“Portami via di qui.”

  
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