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Autore: Ariadne_Bigsby    08/08/2007    6 recensioni
Salve lettori e lettrici: ecco che la qui presente Russian Fanatic ritorna su un argomento già affrontato: la battaglia di Stalingrado. Solo che, se nell'altra Fanfiction mi sono limitata a riproporre un pezzo del film "Il nemico alle porte", qui me ne esco con una trovata tutta mia. O meglio, basata su argomenti veri, e scritta in collaborazione con un mio amico... Spero vi piaccia anche se, dovrò mettere rating R perchè la ff può non essere gradita da persone che non amano argomenti così delicati trattai con occhio cinico.... Leggete e recensite!!!!!
Genere: Triste, Malinconico, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Bianca

 

 

 

When dreaming ends

 

Salve lettori e lettrici: ecco che la qui presente Russian Fanatic ritorna su un argomento già affrontato: la battaglia di Stalingrado.

Solo che, se nell'altra Fanfiction mi sono limitata a riproporre un pezzo del film "Il nemico alle porte", qui me ne esco con una trovata tutta mia.

O meglio, basata su argomenti veri, e scritta in collaborazione con un mio amico...

Spero vi piaccia anche se, dovrò mettere rating R perchè la ff può non essere gradita da persone che non amano argomenti così delicati trattai con occhio cinico....


 

Il freddo avvolgeva la città di Stalingrado come un manto.

L'assalto era durato meno del previsto...ma ormai tutto era perduto.

I "crucchi" i tedeschi, i nazisti o come dir si voglia erano penetrati in città.

La difesa dei Russi era stata disperata: disperata ma vana.

Pochi erano sopravvissuti, del nutrito gruppo di ragazzi che avevano imbracciato le armi ed erano scesi a morire per la salvezza del loro Paese.

Fra questi figuravano, oltre a molti soldati, innumerevoli "volontari", ragazzi di città,  che non sapevano cosa fosse la guerra e la morte.

Ragazzi che andavano in visibilio alla vista di un fucile, ragazzi che volevano "far fuori qualche crucco"

Non sapevano, poveri ingenui, cosa li aspettava....

Erano tutti caduti sotto le mitraglie dei tedeschi..che non avevano esitato a far fuoco anche su dei ragazzini..

Ragazzi che avrebbero potuto essere benissimo loro figli.

Non fosse stato per il fatto che servivano un altro capo, che cantavno un altro inno nazionale, che parlavano un'altra lingua.

Nella piazza principale della città, i morti erano numerosissimi.

Pochi si muovevano ancora, pochissimi.

A loro insaputa, cecchini tedeschi li spiavano, per sparare al primo che si fosse alzato.

Il primo che avrebbe dimostrato di non aver perso qualcosa di importante in sè.

La vita.

In una fontana, semidistrutta alcuni avevano cercato penosamente un rifugio.

I tedeschi avevano provveduto personalmente ad riempire di piombo lo spazio vuoto della fontana ,dove un tempo si trovava l'acqua.

Il cielo era oscurato dal fumo, l'aria irrespirabile.

In mezzo a tutto questo, in mezzo alla morte tuttavia c'era ancora chi respirava ancora.

Aveva trovato rifugio in una nicchia che un tempo doveva contenere un santino.

Era rannicchiato là dentro ,come un topolino impaurito e tremava di freddo e paura.

Era un ragazzino, non poteva avere più di sedici anni.

Era un volontario, un pazzo per alcuni, un autentico eroe per altri.

Non era nell'esercito: aveva solo imbracciato il fucile ed era sceso in battaglia.

Sebbene avesse 16 anni, il suo viso faceva pensare che ne avesse minimo 14.

Era un bel ragazzo, con un visino fine fine.

Veniva dalla campgna, l'unica arma che avesse mai inforcato era la vanga.

Il ragazzo si chiamava  Radion Evgyenevich Trofimov.

Il ragazzo si tirò le gambe vicino al petto, in un tentativo di riscaldarsi, lasciando cadere il fucile badando a non fare rumore.

Si scostò i lunghi capelli biondo cenere dalla fronte e fissò attentamente il paesaggio di desolante davanti a lui.

"Ma cosa ho fatto? Perchè sono andato ad impelagarmi in tutto questo?"

Il freddo lo avvolgeva lentamente, e  gli faceva fare fatica a respirare...anche per via dell'aria densa di fumo.

Ripensò a quando la sua mano maledetta aveva afferrato il fucile, lo stesso fucile che si trovava adagiato accanto a lui, fiducioso che avrebbe fatto strage di tedeschi...

Non era andata così: per poco i tedeschi non avevano fatto la festa a LUI.

L'avevano colpito molto di striscio ad un braccio: ma era bastato a farli cacciare un urlo di autentica paura ed a farlo cadere.

Poi era strisciato piano piano in quel buco, al riparo dal fuoco dei tedeschi.

Non osava piangere: un coraggioso servitore della patria non piange MAI.

Tuttavia sulla sua mente si affollavano mille pensieri:

primo fra tutti COSA gli avrebbero fatto i crucchi se l'avessere scovato in quel buco.Probabilemente l'avrebbero fatto fuori.E gli avrebbero fatto MOLTO MALE.

poi cosa gli avrebbero fatto i suoi stessi compatrioti, nel vedere che lui aveva OSATO disertare....

Di sicuro avrebbero messo su un "processo lampo" e l'avrebbero fatto fucilare, con tanti saluti alla fratellanza della Russia.

Pensò al suo paese: il suo piccolo paesino, fuori quella città dannata, baciato dal sole.

"Probabilemente ora papà starà facendo le scorte per l'inverno...e mamma starà pensando a me...però si metterà di buona lena ad aiutare papà. E Sonja..."

I suoi pensieri si interruppero bruscamente, nel sentire alcuni passi.

Si tenne la bocca con le mani per non farsi udire respirare, e con suo sommo orrore vide due grossi stivali passare roprio davanti alla niacchia in cui si era nascosto.

Se si fosse abbassato, il crucco avrebbe visto un ragazzino che si teneva la bocca, con gli occhi sbarrati.

Radion chiuse gli occhi e si abbandonò su un fianco, fingendosi morto: poco dopo infatti gli arrivo nelle narici, prepotentemente una zaffata di alcool, proveniente dal tedesco.

Questo si era abbassato per controllare che non ci fossero superstiti.

Radion non potè saperlo, ma il tedesco, vedendolo si soffermò a fissarlo:

"Ah questi Russi!" pensò " mandano anche i ragazzini a farsi ammazzare...ma bravi!"

Poi se ne andò

Radion riprese a respirare regolarmente: la paura gli aveva fatto saltare il cuore di 2 o 3 battiti.

Il suo paesino: un'immagine della sua piccola isba( casette d ilegno tipicamente Russe) gli entrò con forza nella testa ed insieme ad essa tante altre care immagini.

La messa di Natale, con i suoi genitori:le candele accese i canti in chiesa.

I ragazzini che facevano i regali agli anziani..estranei dalla guerra, estranei da tutto.

La sua sorellina, Sonja...la povera piccola Sonja, che era cieca ed amava Radion profondamente, ricambiata.

La sua piccola ad amata sorellina di 10 anni, con gli occhi grigi chiusi dal buio per sempre.

Una lacrima fece capolino dall'occhio destro del coraggioso soladatino: ma una determinazione improvvisa, una rabbia tremenda presero possesso di Radion.

Per Dio!Lui sarebbe tornato a casa!

Già si vedeva...vedeva la sua piccola Sonja seduta sul tronco dell'acacia, lui le si sarebbe avvicinato e le avrebbe preso la manina come faceva sempre.

Sonja gli sarebbe saltata al collo, avrebbe strofinato il suo visino nella giacca pesante del  fratello e gli avrebbe scompigliato i lunghi capelli.

Radion odiava quando qualcuno gli scompigliava i capelli, ma sua sorella....da lei si sarebbe fatto fare tutto.

Avrebbe ucciso per lei.

Ed invece non aveva ucciso nessuno...

Passarono alcune ore, Radion sprofondò nel sonno: un sonno nero e grigio, come i film di Chaplin che aveva visto una volta sola, quando era andato dalla zia Nina, a Mosca.

Ma nel so sogno non c'era nulla di comico, come Chaplin.

Si svegliò di soprassalto: il sudore freddo gli colav sul collo, gli dava fastidio.

Ormai non doveva esserci più nessuno, era notte fonda.

Lentamente, lentamente, molto lentamente il ragazzo scivolò fuori dal buco rimanendo tuttavia ben accucciato.

Rimase così per 5 interminabili minuti a studiare il paesaggio ed a cercare un luogo sicuro dove passare.

Trovatolo si alzò.

Poi accadde tutto velocemente.

Insieme a lui si alzò un tedesco.

Lo stesso tedesco che aveva sbirciato nel buco prima, solo che ora aveva un'aria molto più terrificante.

Era ubriaco fradicio, ed urlava cose incomprensibili.

Raion alzò le mani in segno di resa.

Poi ci fu uno schiocco, una luce e il ragazzo si portò il braccio allo stomaco.

Il tedesco gli aveva sparato.

Radion non respinse le lacrime che stavolta gli uscirono a fiotti, come il sangue dalla ferita.

Nella sua testa pochi secondi prima del buio, si formò un pensero...

Non ci sarebbe stata una messa di Natale per lui, non avrebbe mai scambiato regalini con gl iamici, Sonja non gli avrebbe più scarruffato i capelli...non avrebbe mai capito cos'era l'amore, e la vita...

E il sogno fin anche per lui.

 

   
 
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